11.2.20

Il Mare Obliquo 55

Dharlemhiun è caduta e il Horr Vamaiun è morto, ma la situazione non è affatto pacificata. L'Arciduca Kostantin sta raccogliendo un'armata e i popoli antichi devono affrontarlo prima che sia troppo tardi.
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Dharlemhiun accoglie in silenzio il vincitore.
Vecchie case dei tetti di ardesia, strade chiare di pietre di fiume, bagnate dalla pioggia e la lunga fila dei nuovi soldati delle Case d'Acqua che salutano Teardraet levando le armi al cielo immobile.
Maldanea cavalca accanto al suo Id'Iun e vede passare i colori delle isole e delle coste dei Syerdwin. Dalla Porta Candeliera, la più antica della città, hanno risalito i quartieri di mare salendo verso la Sirena, la lunga collina dove sorgono le residenze delle più antiche Case e il Fondongiano, che raccoglie nelle sue mura il palazzo reale e la piccola rada di Rarin, dalla quale, ai tempi delle guerre con i Lupi-Drago, partivano e arrivavano i rifornimenti per la capitale assediata.
– Quanti morti, Nivel'iun?
– Non abbiamo ancora terminato di contarli, Liest. In quest'ultima settimana i fedeli di Vamaiun hanno forzato le porte di tutte le grandi case della città. Hanno trascinato via i vecchi vicini al cambiamento e i piccoli appena trovati sulle spiagge. Volevano farne ostaggi per costringerci a cessare l'assedio. Ma molti si sono rifiutati di seguirli, hanno combattuto, anche le femmine e gli anziani. Qualche Casa ha sprangato le porte ed è stata bruciata.
Teardraet annusa l'aria. – Ho avvertito l'odore. E dalla Yinnavaud ho visto gli incendi che coloravano le acque. Che ne è stato degli ostaggi?
– Li hanno rinchiusi nei sotterranei del Fondongiano. Quando i Lupi-Drago di Deshigu sono entrati dal varco nelle mura i fedeli di Vamaiun hanno aperto le chiuse e allagato i sotterranei. Ben pochi si sono salvati.
Teardraet china il capo e macchinalmente risponde al saluto di un gruppo di soldati provenienti da Kirup, l'ultima isola abitata dai Syerdwin prima della seconda linea dei ghiacci. Come gran parte di coloro che hanno abbattuto Horr Vamaiun non sanno ancora nulla di ciò che è accaduto durante il breve assedio della capitale ed esibiscono con soddisfazione le armi e le insegne.
– Abbiamo chiuso la via del mare, le vie di terra. Vamaiun e i suoi non avevano più alcuna speranza. Perché uccidere ancora?
– Forse proprio perché non avevano più alcuna speranza. E la punizione sapevano già sarebbe stata comunque terribile.
Nivel'iun non ama speculare inutilmente su reconditi motivi e lontane ragioni. Non è quello il suo compito. È un soldato, un vero soldato: da lui non otterrà di più.
La strada che sale verso la fortezza è stretta, sinuosa. Non ha nulla di grandioso, regale. È ritagliata tra i palazzi delle più antiche Case d'Acqua, nata quasi casualmente e ora corre nel silenzio, supera muri ombreggiati dal fumo, giardini macchiati di cenere. Dalle finestre sicuramente vi è ancora qualcuno che guarda passare i liberatori e il nuovo Reggitore del Trono delle Acque. Ma ancora per molto tempo ogni mattino come quello sarà occupato dal ricordo di quanti non sono tornati dal Fondongiano.
La strada si apre finalmente su una grande piazzale e sulla porta Airaillon, spalancata dall'interno dai soldati venuti da Baran e Verhida e da Therrelise.
Teardraet ferma la cavalcatura al centro della piazza. Accanto a loro passano soldati, servi, carri carichi di armi e degli oggetti rubati alla città, carri macchiati di sangue dove i difensori dell'usurpatore e le loro vittime giacciono abbracciati.
La porta e le mura non portano segni della battaglia. Le grandi macchine da guerra portate dalla isole, manovrate dalle sue navi alla fonda nel Rarin hanno aperto un grande varco nel Fondongiano dal quale sono entrati per primi i Lupi-Drago e gli Oddinak.
"È stata una manovra notevole" Aveva detto Saisek, il principe Gu'Hijirr che li accompagnava, ambasciatore del nuovo re di Farsoll, Tydly il testardo.


Teardraet in quel momento non aveva potuto trattenere un sorriso. Aveva dedicato un paio di notti, in compagnia dei maggiori ufficiali dell'armata, a studiare un modo per rendere più breve possibile l'assedio.
Fin dall'inizio aveva stupito il nemico con i suoi Oddinak, entrati in Dharlemhiun passando per i Cancelli di Roccia, impresa che nessuno aveva mai tentato. Dalla porta Candeliera, aperta dai guerrieri di Gudlinak, erano poi entrati a migliaia i suoi soldati, in testa le bandiere di Baran e di Wessiun.
Una "manovra notevole", come ha detto Saisek, un grande successo la cui eco arriverà fino alla Reggia di Dancemarare, alle orecchie di Konstantin. Una guerra è fatta soprattutto di parole.
Oltre la porta Airaillon lo attendono i trecento cavalieri dell Fama, da sempre la scorta dei Re delle Acque. Uomini, Lupi Drago, Gu'Hijirr uniti dalla fedeltà al re dei Syerdwin. Davanti a loro Marr Ghenerik solleva la spada all'altezza della fronte. La luce liquida della mattina scivola languida sul metallo rendendo il suo movimento lento, dolce come un carezza. Onore al Re! Gridano insieme trecento voci.
Teardraet abbassa il capo per salutare la sua nuova guardia personale e cerca con lo sguardo gli occhi di Marr Ghenerik.
– Fortunatamente non avete mandato la vostra ultima parola alla Marrak, Marr Ghenerik. È stato un bene per tutti.
– Per molti, Seliest, non per tutti. – Il lupo-drago esita, cerca le parole tra le pietre lucide del cortile. – Se avessimo davvero tradito, se fossimo rimasti accanto a Vamaiun fino all'ultimo istante e non avessimo abbandonato il Fondongiano, probabilmente avremmo evitato di contare tanti morti. Vamaiun e i suoi non si sarebbero sentiti tanto disperati da commettere questa vergogna. Così ho salvato il mio inutile onore. Molti innocenti l'hanno pagato.
– Non dovete tormentarvi, Marr Ghenerik. Gud'jen ark tennet veach. – Mormora il barone Deshigu in ordruke.


La porta del passato è chiusa.
Quella frase non lo abbandona. Mentre attraversa le sale del palazzo reale, devastate e imbrattate, mentre si affaccia alle finestre e ai balconi, saluta i suoi soldati, visita i feriti e rende omaggio ai morti.
Per lui si è riaperta, ora è di nuovo l'unico re dei Syerdwin. Contro di lui in tutte le terre della Corona delle Acque è rimasta solo la piccola armata di briganti riunita da Liest Kaidiun, l'ex-primo ministro dell'usurpatore, già sconfitta da Tamu Hiniun e ora rifugiatasi nella selva di Wentur.
Ancora remoti, indefiniti nelle brume del futuro, ci sono l'Arciduca Konstantin e le innumerevoli schiere dei Cancelli d'Occidente. 
 


– Ci sono prigionieri? – chiede Maldanea.
Sulla grande terrazza che domina il Rarin sono rimasti soli. La sua Id'iun non gli ha rivolto la parola per tutto il giorno ma non si è mai allontanata da lui, eretta sul cavallo, forte e silenziosa come un'antica regina.
La luce grigia del giorno scompare lentamente nella caligine salmastra della sera. Molto sotto di loro un mare opaco stringe i moli scuri e le navi dalle vele grige e nere in un abbraccio freddo e instancabile. Le luci gialle accese sulle torri e sugli alberi dei vascelli navigano inafferrabili nell'acqua. La calma è tornata, una pausa nell'affannoso rotolare di una guerra che deve terminare presto.
– Pochi, mia id'iun. Qualcuno ferito. Li ho veduti poco fa. Portano ancora i colori di Vamaiun come se non capissero che sono divenuti i colori dell'infamia. Se facessi aprire le porte delle celle di loro non rimarrebbero superstiti. E nessuno avrebbe rimproveri da muovermi per un gesto tanto crudele. Tra loro non ci sono ufficiali né membri di Casa Vamaiun. Fuggiti o suicidi. Domani il Liessthion decreterà la cancellazione della loro Casa. I libri dei Nomi saranno bruciati. Sarà come se Vamaiun non fosse mai esistita. Ed io approverò.
– Che ne è stato di Vamaiun?
– L'hanno trovato nella Torre dei Cormorani. Ucciso a coltellate. Probabilmente qualcuno dei suoi debitori d'acqua che voleva ottenere la grazia del nuovo re. Ma nessuno è ancora venuto a reclamarla. Probabilmente gli Oddinak non l'hanno ascoltato. Una fine ben miserevole per un re: ucciso da un vassallo traditore. Anche se il suo sicario non deve aver avuto morte migliore.
Maldanea, appoggiata al parapetto della terrazza, è perfettamente immobile e i tratti del suo viso sono nascosti dall'ombra. Teardraet non vede la sua espressione e gli è difficile immaginarla.
– Un vecchio piangeva nel giardino dei Kurdem'iun. Diceva che solo un Moeld avrebbe potuto assalire il Fondongiano quando così tanti erano gli ostaggi nelle mani di Vamaiun. E insieme al suo nome malediva il tuo. I soldati volevano farlo tacere, ma non glielo l'ho permesso. L'ho ascoltato, fino a quando non mi ha visto. Ha sollevato la testa per guardarmi e non mi ha salutato. Aveva gli occhi pieni di paura per il Cambiamento e i gesti stanchi degli ultimi giorni. I nostri soldati erano a disagio, tenevano le mani sulle spade. "Il vostro regno ha inizio nel sangue, Lie." "No. È Vamaiun ad aver terminato così il suo." Non mi ha risposto. Accarezzava una sciarpa e guardava oltre noi. Me ne sono andata piano, camminando sull'erba secca e bruciata. Mentre gli davo quella risposta sentivo di dire la verità, ma non posso fare a meno di chiedermelo: chi decide qual'è la verità? Ma forse è perché c'è qualcosa di terribile e meraviglioso in questa giornata. Avevo visto Dharlemhiun solo altre due volte, in compagnia del mio padre-zio. Adesso la città ci attendeva, l'ho sentita respirare di sollievo ma anche nascondere il viso per la paura mentre camminavamo per le strade. Ho visto migliaia di syerdwin felici salutarci come divinità e tanti morti quanti non avrei mai neppure immaginato. È questa la guerra, Teardraet? Città, soldati, viaggi sangue e morti? E la paura che ti accompagna sempre, quella che ti spinge a muoverti, fare. Fatico a credere di essere divenuta anch'io la nemica di qualcuno, qualcuno che neppure conosco. Eppure possono colpirmi e uccidermi, perché sono di Casa Wessiun, perchè sono la sposa del re dei Syerdwin. Non ho paura per me, non temere. Ho paura perché una cosa tanto sciocca è divenuta reale. E ciò che è avvenuto qui mi ha mostrato che non esiste un limite. I miei cugini erano ansiosi di partire e combattere. Ma non esistono il coraggio e le bella morte, solo una serie di gesti, ciascuno dei quali provoca il successivo. In questo modo sono divenuta anch'io la nemica di qualcuno. Quanto ci fermeremo a Dharlemhiun?
– Pochi giorni. Davanti all'Isola del Cinghiale incontreremo l'armata di Tidly il Testardo. I soldati della Meridiana di Therrelise sono già arrivati ad Annadille e domani supereranno i confini del regno. Li attendiamo per unirci a loro. Li guiderà Deshigu. La nostra flotta partirà domani e incontrerà le navi del Gu'hijirr e insieme attaccheranno i porti di Konstantin. La nostra sola speranza è la rapidità. Se diamo settimane, mesi ai Cancelli d'Occidente l'Arciduca riuscirà a riunire un'Armata che spazzerà via i popoli antichi.

 
– Non abbiamo altri alleati?
– Quali? I Notturni sulle montagne sapranno della guerra solo quando sarà finita. E il loro tempo è ormai prossimo alla fine. La Lega delle Acque è già stata attaccata e lungo il Drew non abbiamo più amici. Le Porte d'Oriente sono dominate dalla gente nuova e comunque Bartsodesch sa che Konstantin per il momento non intende continuare la guerra. E anche a lui non importa molto della gente antica. Dentro i suoi confini ci sono solo pochi notturni e qualche mercante gu'hijirr che commercia lungo il Defin quando non è chiuso dal ghiaccio. Viviamo con le spalle rivolte al mare e non abbiamo nessuna via di fuga. Questa è l'unica risposta che potrei dare al vecchio Kurdem'iun. Lui ha perduto i suoi nipoti ma tutti li perderemo se Konstantin vincerà.
Maldanea accarezza con il palmo della mano la vecchia pietra del parapetto. Lo stesso gesto faceva sulle terrazze della piccola reggia di Baran. Subito dopo l'alba, davanti al sole pallido e confuso dal vento salato, il vento che portava fin lì l'odore dei ghiacci e le voci delle grandi sorelle dal ventre chiaro che nuotavano oltre gli scogli più lontani.
– Perché Konstantin ci vuole distruggere?
– Gli uomini sono più prolifici di noi, premono su tutti i confini per conquistare nuove terre. E non tollerano più di dover dividere lo spazio con i popoli antichi. I Cancelli d'Occidente hanno iniziato la guerra contro Bartsodesch per respingerlo oltre le Terre Notturne e le Montagne dell'Orlo. Questo era il sogno di Artamiro, che ancora rispettava gli antichi patti tra le genti del tramonto. Ma Konstantin ha compreso che gli Antichi Regni, le terre di Farsoll, Dharlemhiun e Therrelise sono più vicine e più deboli delle Porte d'Oriente. Per questo Bartsodesch non interverrà in questa guerra, almeno finché non sarà certo dell'esito e sia noi che Dancemarare ci saremo abbastanza indeboliti.
– E quando sarà terminata?
– Resterà la prova più dura. Il-Mondo-tra-molti-istanti.


– Seliest?
– Non la senti? È la voce di Bediun.
– La sento.
– Non rispondi?
Teardraet sorride. Alza le mani e la fa scivolare sulle spalle di Maldanea. È una carezza e insieme una richiesta di aiuto. Nessun'altra creatura è mai stata tanto importante per lui. Lei rabbrividisce, ha ossa sottili e fianchi appena disegnati.
– Sono qui Bediun.
Maldanea si volta. – Ti attendono, dunque. – Lo afferra per il braccio e stringe leggermente. – Vai. Ti attendo nelle mie stanze. Per continuare la nostra conversazione.


2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Sarà un caso ma a me i Notturni mi piacciono! ;)

Massimo Citi ha detto...

@Nick: per la verità anche a me. Ma si stanno estinguendo, purtroppo.