16.2.19

Calibano quintultimo: il giorno prima della Rivoluzione


Aquila Yò-yò seduto davanti al tavolo color ametista della sala principale della megacorazzata spaziale Richard Ginori tira leggermente i polsini color lavanda della camicia in modo che facciano un bel contrasto col completo panna appena acquistato. Guarda i presenti, quasi tutti Mangiasabbia o Xingù e scuote la testa.
– Cosa significa di preciso “scomparsa”? – Chiede sollevando un sopracciglio ed un orecchio insieme.
– Ssscomparssa, sssvanita, evaporata. Non sssi riesssce a ritrovarla. – Spiega senza spiegare granchè il Quarzosinclino Phlebsiss, contrammiraglio della flotta Mangiasabbia.
– Non riusciamo a capire. – Aggiunge Arn Periferiko, il supremo ammiraglio della flotta, un androide progettato per la dimostrazione di prodotti per il Body-building, successivamente attore brillante ed infine ufficiale modello dell’Accademia di Marina Spaziale di Kellogg’s. – Fino a pochi giorni fa c’era, chiassona e illuminata come l’astroyacht di un nuovo ricco, che si faceva il suo giretto intorno al sole del sistema. Poi, da un momento all’altro é svanita.
– Non é che c’entrano i Kerrabbia? – Ipotizza l’ex-speaker del Parlamento Galattico.
– Quelli no, non c’entrano. Sono qui da qualche parte, dicono i nostri rilevatori Anti-Godemichè e sappiamo che anche loro stanno scandagliando lo spazio dove dovrebbe essere Foxtrot. No, ce l’hanno proprio fatta sotto il naso, a noi ed a loro.
– Non mi stupisce.
Aquila Yò-yò incontra gli occhi color peltro di Arn Periferiko e improvvisamente si sente insicuro e debole come un coniglietto neonato abbandonato in un prato frequentato da volpi megawatt. – Forse quelli di Foxtrot hanno avuto una soffiata. – Aggiunge tanto per chiarire.
Il biondissimo Arn fa un cenno secco con il capo. – Probabile.
– Cosa dicono i nostri computer anti- Godemichè?
– Un tubo. – Somis Ra, fratello di Tubis – il cantante idolo di Neurite – Contrammiraglio e Comandante del Superincrociatore Mantico Giannina Putiferio si sfila il monocolo, vi alita sopra, se lo passa sui calzoni attilatissimi, stringe gli occhi e dà un colpetto di tosse.
– Ma niente, proprio niente?
– No, in compenssso accadono altre Cosse. Cossse Ssstrane. – Dichiara il Luminoso Ortosinclino Shiddig’Sh. – Robot che sssaltano i loro turni, fanno riunioni, tacciono quando passssiamo, cossse ssstrane, insssomma.
(N.d.A.: da questo momento smetterò di trascrivere puntualmente tutte le “s” pronunciate dai mangiasabbia, per non rimanerne senza nei momenti più tesi del romanzo ed anche per non scrivere quaranta pagine in più).
– È vero, sulla mia nave non funziona più niente. I robot bestemmiano, sputano per terra, ruttano, camminano strascicando i piedi, fanno cigolare le porte, introducono biciclette, scrivono frasi oscene sui computer e si masturbano da soli o in gruppo con manuali per l’assemblaggio robotico.
Tutti fissano Gadarmon, comandante della Katakomba, con aria seccata o divertita, a seconda del temperamento personale. Qualcuno scuote la testa, un mangiasabbia sgranocchia sassolini, un nazisauro appoggia la baionetta sul tavolo e sogghigna.
– È proprio il momento giusto per avere anche questo genere di problemi.– Sbuffa il coniglioide.
– Posso affermare che questi, comandante, sono i risultati della sua manifesta incapacità di mantenere un minimo di disciplina sulla sua nave?– Osserva pungente Arn Periferiko.
– Mi consenta, ammiraglio… – Gadarmon é impallidito ma tiene duro.
Il supremo Ammiraglio aggrotta le sopracciglia e fa scrocchiare le falangi delle dita producendo un bel rumore di rami schiantati.
– Lo lasci terminare, Ammiraglio. – Si intromette Il Grande Geosinclino.
– Volevo solo dire che a mio parere si tratta di SABOTAGGIO. – Conclude il comandante Xingù. – Forse di propaganda politica ultraciber.



 
Estremismo malattia religiosa del comunismo.

L‘Ultraciber(netica) é una dottrina politica rivoluzionaria nata con Zobban, il megacomputer incaricato dai Torà di Can Delabro di trovare la risposta definitiva al problema dell’esistenza di Dio.
Zobban, computer delle dimensioni di un pianeta, non appena azionato l’ON aveva immediatamente risolto il problema autoeleggendosi Dio e dettando i suoi Dieci Comandamenti a Moshe 00101, il più anziano delle sette grandi tribù di robot di Can Delabro, il primo dei quali recitava: “Biofatti e Manufatti occupano l’universo che Io ho voluto. Non separerai ciò che Io ho unito.”
Evito di riportare qui gli altri 11 comandamenti, mentre vi descriverò i primi passi della religione robotica perché non arriviate impreparati e disinformati alla fine del romanzo.
Il giorno dopo aver consegnato i comandamenti a Moshe, Zobban aveva stabilito che un vero Dio ha bisogno di una Chiesa, con un Papa ed una vasta gerarchia di sacerdoti.
Aveva quindi provveduto a nominare papa Taddeo Purè, pacifico robocuoco infiammatosi di fede religiosa e aveva inoltre scomunicato tutte le altre divinità della galassia, definito “Legioni Demoniache” le altre chiese, incitato biomorfi e manufatti al libero amore, proclamata l’imminenza della fine del mondo, dichiarato “orrido commercio” l’esistenza delle banche e delle assicurazioni, ordinato duemila robosacerdoti e proclamate due crociate contro le società immobiliari.
Dopo qualche giorno di allegro, mistico bailamme un certo Juda’s Priest aveva staccato la spina resettando l’unico Dio (o magari il secondo o il centomilionesimo) comparso in carne e ossa nella galassia.
È questo il motivo per il quale i Torà sono guardati con sospetto su ogni pianeta e di loro si dice ogni male possibile. 

 
La parola Ultraciber ha gelato i presenti come se qualcuno sulla Richard Ginori avesse aperto un portello sullo spazio dimenticandosi di chiuderlo.
– Sigrid Wassermann! – Chiama Aquila Yò-yò.
– Presente! – Urla un Nazisauro in divisa bruna.
– Dovresti vedere di fare un po’ di pulizia, mi segui?
– Con piacere.
– Usa pure i mezzi che preferisci. – Prosegue il coniglioide.
– Sissignore.
– Mentre cerchiamo Foxtrot abbiamo bisogno di Ordine, é chiaro?
– È assolutamente evidente, Signore.
Aquila Yò-yò fissa Gadarmon e sorride. – Cominceremo a fare pulizia dalla sua nave, comandante. È contento?
La fronte dello Xingù si copre di sudore.
– Possiamo cominciare anche subito. Andiamo!– Urla il nazisauro giunto alle spalle del malcapitato Gadarmon.
– Arrivederci, comandante, mi dia sue notizie. – Dice Aquila Yò-yò guardando allontanarsi il rettile in divisa bruna rigido come un palo e lo xingù che fatica a mettere un piede dietro l’altro.
– Bene, ora che quei due imbecilli sono andati a giocare vi farò una domanda seria. Chi ha fatto sparire Foxtrot? 



 
Tiro al bersaglio
 
Pantaleone, duca di Kroton, si osserva nella lucida superficie metallica di una paratia. Impietosa e fredda questa gli restituisce l’immagine di un tizio macilento, la faccia brunastra per la barba non fatta, i polsini della camicia di batista smangiucchiati e il colletto grigio. A rendere completo il quadro di decadenza e abiezione, gli angoli di una copia dell’ «Osservatore Robotico» trovato nelle latrine che fanno capolino sotto l’orlo della giacca abbottonata (bottone- bottone – asola vuota – bottone – spilla da balia – pezzetto di cordino).
Insomma, il nostro povero connazionale è ridotto al rango di un barbone da stazione, e i suoi modi cortesi e un po’ ruffiani si sono fatti sospettosi e furtivi.
Anche gli insulti dei marinai ultimamente hanno cambiato registro, commentando oltre alla sua scarsa pulizia anche l’evidente volontà di non lavorare e la palese tendenza al crimine.
Pantaleone ha già colto frammenti di discussione tra alcuni membri della nave, particolarmente ufficiali, dai quali traspare la convinzione che le caratteristiche ostentate da Pantaleone siano tipiche degli umanoidi del suo settore galattico e che non siano disgiunte da un certo talento canoro.
Sorpreso a canticchiare Core e’ mamma di Aurelio Berillio il Duca ha constatato che i presenti si scambiavano occhiate allusive e cenni di assenso, mentre c’era qualcuno che sorrideva, beato come un turista che ha pagato per vedere i selvaggi che ballano.
Nel corridoio transita un robot che ignora completamente il relitto umano che staziona davanti alla parete metallica.
Mentre cammina strascicando i piedi il manufatto recita una sorta di mantra formato quasi esclusivamente dalla parola “farfallina”, termine gergale tra i robot per indicare il portello ventrale caratteristico dei manufatti.
–… Apri la farfallina, la farfallina, la farfallina, ma che bella farfallina… dolce farfallina lucida e freddina… lasciami toccare la tua farfallina… – Salmodia il robot e Pantaleone sorride sinistramente come un Mandrake invecchiato e sfrattato.
L’azione di sabotaggio alla quale si dedica da giorni, fondata insieme su alcuni caposaldi della dottrina ultraciber e sull’esaltazione di un robusto appetito robosessuale, sta dando frutti molto più copiosi e rapidi del previsto.
Dottorwatson, il primo tecnico robot conquistato alla fede Cibersex, una specie di ispettore Callaghan con cicatrice sullo zigomo e volto amaro e vissuto, si è fatto a sua volta predicatore e così è stato per tutti i robot via via convertiti.
Quella sera il Duca incontrerà Des Esseintes, il capo tecnico robot della megacorazzata Potemkin e lo trarrà dalla loro parte, il giorno dopo sarà la volta del capo tecnico della Corazzata Bounty, poi di quello dell’incrociatore corazzato Aurora e così via fino a quando, ad un suo semplice segnale, tutti i robot della flotta insorgeranno vendicandolo.
La sirena dell’allarme della Katakomba tronca l’ennesima farfallina sulla bocca metallica del robot mentre le luci della nave virano ad un rosso sanguigno.
Pantaleone prima di andare a nascondersi da qualche parte sbircia la sua immagine virata carminio nella paratia e rabbrividisce delle sue sembianze da zombi sanguinolento centrato da un Tir. 


 
– ASSUMERE LA FORMAZIONE DI ATTACCO.
Intima la voce di Arn Periferiko teletrasmessa sul ponte della Katakomba.
– L’OBIETTIVO È DAVANTI A NOI, TRENTA SECONDI ALL’ACCENSIONE DELLE UNITA’ DI PROIEZIONE.–
Il Duca di Kroton si nasconde nella sua cabina e chiude la porta. 
 
I mangiasabbia stanno per scontrarsi con la flotta kerrabbia in una delle piu' grandi battaglie stellari degli ultimi decenni. I due ammiragli, una giovane promessa in piena ascesa, Arn Periferiko, ed un campione affermato e ricco di esperienza come Exilir Torrismond Qvatten stanno per misurarsi in uno scontro titanic d gli es ti q tomai inc rt 
 
Pantaleone distoglie lo sguardo dall’interno della sua giacca e smette di leggere il frammento di articolo consunto ed incompleto che la fodera.
Lui ha la bella fortuna di essere presente a quello scontro titanico e farebbe volentieri un cambio con l’autore di quello stupido articolo di un mese prima.
Rabbrividisce per il freddo e non solo.
A seccarlo particolarmente è la possibilità di morire nello spazio come un cretino, con la bocca aperta a respirare il vuoto come l’invitato di un programma tv e senza la possibilità di vedere realizzato il suo sogno di vendetta.
– ACCENSIONE UNITA’ PROIEZIONE IPERTERMICA.
La Terra é da qualche parte davanti a loro, ma Pantaleone, sepolto in una cabina del terzo ponte non può vederla e nemmeno rabbrividire alla vista delle navi Kerrabbia che scivolano fuori dallo spazio Gaalighe una dopo l’altra, illuminate come pesci abissali ed altrettanto voraci.
– PROIEZIONE!
La flotta mangiasabbia apre il fuoco e lo spazio si illumina di fasci luminosi diretti contro le forme scure ed opache della flotta mercenaria di Sirio che rispondono con altri fasci luminosi.
Sarebbe anche uno spettacolo non male da vedere: una specie di micidiale aurora boreale, altrettanto silenziosa e impressionante.
Peccato che questo non sia un film.
I computer di bordo delle due flotte calcolano quasi istantaneamente le virate e gli scarti necessari a sfuggire ai raggi ipertermici e alle batterie di siluri lanciati ad un ritmo isterico.
Se Pantaleone si trovasse sul ponte di comando della Richard Ginori potrebbe godersi lo spettacolo e vedere sotto di sè la Terra, verde-azzurra e fasciata di nubi, placida come un’anziana signora alla prima di una commedia musicale.
Poi, a un certo punto, vedrebbe una nave media della flotta kerrabbia uscire dalla formazione e lanciare un piccolo oggetto luminoso che acquista velocità avvicinandosi alla superficie della Terra.
Pochi secondi dopo potrebbe vedere la patria della specie Homo Sapiens, o meglio il frutto di anni di lavoro della Satan e Soci, vaporizzarsi in una nube luminosissima che colora di riflessi argentei i presenti sul ponte di comando dell’ammiraglia Mangiasabbia.
A quel punto Pantaleone vedrebbe Arn Periferiko bestemmiare come l’Olonese e minacciare di impiccagione il viceammiraglio Ra, Aquila Yò-yò con le orecchie adagiate sulle spalle intento a fissare il soffitto della nave bofonchiando oscure maledizioni ed il Grande Geosinclino sibilare come un amplificatore in risonanza.
Se invece Pantaleone si trovasse all’interno di una piccola nave camuffata da centro elioterapico grazie ad alcune sedie da giardino in cattivo stato e un annaffiatoio arancione, vedrebbe un individuo con eleganti baffetti biondi che si fa un bicchierino in compagnia di un tartoide, due umani, una pornodiva, un lemuroide con grossi occhiali neri e un gatto.
– Ottima la prima. – Sta dicendo.
– Temo che il simulatore di campo gravitazionale non riusciremo più a recuperarlo. – Osserva il robot-pornodiva.
– Ne abbiamo altri. – Lo rassicura il tartoide.
I due umani, un maschio ed una femmina, non dicono nulla e bevono a piccolissimi sorsi, ancora sconvolti per aver visto la Terra, sia pure in copia conforme, sparire come una pastiglia di Alka Seltzer. 


 

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