12.2.19

Calibano 30-1=29. È arrivata la bufera…



È arrivata la bufera/ è arrivato il temporale/
chi sta bene e chi sta male / e chi sta come gli par”
 
La Terra dopo il triplice messaggio televisivo é diventata molto simile ad una stia di polli accerchiata da un incendio: un luogo molto rumoroso ma scarsino in fatto di intelligenza.
Nelle ore seguenti agli ultimatum extraterrestri le azioni delle principali aziende aerospaziali sono schizzate alle stelle, per poi chiudere per eccesso di ribasso quando si è sparsa la voce che nessuna aveva in cantiere astronavi atte a trasportare anche solo i più ricchi tra i ricchi e che comunque il viaggio avrebbe avuto una durata dell’ordine dei cinquanta- sessantamila anni, lasso di tempo inconcepibile per qualunque operatore economico.
Dopo numerose, stravaganti oscillazioni che avevano visto via via andare alle stelle per poi rotolare allo zero assoluto le quotazioni di industrie belliche, imprese di giocattoli, minuscole società per la promozione dello spettacolo d’autore, fondazioni religiose, unioni mistiche per lo sviluppo della levitazione e del volo trascendente, holding dell’informatica e della Warner Bros. Inc., per via della somiglianza tra Aquila Yò-yò e Bugs Bunny, tutte le borse avevano chiuso le contrattazioni a tempo indeterminato dopo aver coscienziosamente macinato i capitali di tutto il mondo.
Nel breve volgere di un giorno tutte le principali imprese mondiali avevano sospeso le attività, il management aveva tagliato la corda e a reggere la baracca erano rimasti pochi capi – quelli che se la tiravano meno – e tutti i dipendenti.
Là dove avevano fallito cinque generazioni di comunisti erano riusciti gli alieni.
E pensare che per certa gente la fantascienza è puerile evasione.
Ovviamente prime tra tutte avevano chiuso le società che gestivano reti televisive, in qualche caso assaltate e distrutte da gruppi di cittadini terrorizzati.
Tale repentino crollo del sistema tardo – capitalista non stupì chi aveva capito che l’economia mondiale era da tempo entrata nella fase “delle figurine”, cosi’ detta per la sua fondamentale somiglianza con gli scambi di foto di calciatori tra bambini tra i sei ed i dodici anni, basati sul valore puramente convenzionale dei titoli trattati (dieci Carpanini per un Maracà. Eh, no. Domenica Maracà ha fatto schifo, al massimo ne vale otto), senza nessun legame reale con i beni materiali ed i mezzi di produzione.
I ricconi, i faccendieri, gli agenti di borsa, i politici di spicco, tutti coloro insomma che contavano davvero erano nel frattempo scomparsi, ingoiati da remoti rifugi antiatomici ed anti-guerra chimica o batteriologica, lasciando il popolo di valvassini e valvassori, di giornalisti da poltrona, intrattenitori, critici in saldo, tuttologi e lookologi, bellezze al bagno, anchormen, opinionisti, vignettari da angiporto, comici coprolalici, moralizzatori amici del ministro, addetti a pubbliche relazioni, redattori di riviste di tendenza, scrittori giù di vena, invitati perenni, imbrattacarte e polemisti a noleggio, organizzatori di festival, Karaokisti qualunquisti, diffamatori turpilalici, balletti di minorenni con accluso pedofilo, tenutari di aste TV, mezzibusti maschi e femmine, astrofisici intimi di Dio e astrologi della buonanotte nel guano fino al collo, ostaggi di un popolo furibondo e schiumante.
Impossibilitati a raggiungere le città sotterranee dei potenti e sciaguratamente arcinoti a tutti, gli interpreti della demenza televisiva degli ultimi trent’anni furono trucidati senza processo, quasi sempre ripresi da cameramen passati dalla parte dei rivoltosi e solo in qualche occasione difesi senza successo da gruppi di fans.
La televisione adesso trasmette per due ore al giorno e unicamente aggiornamenti di telegiornali letti da un esponente del Nuovo Governo Straordinario, in casco da motociclista ed abito da antico romano.
Il Direttorio Mondiale di Salute Pubblica, dopo aver proclamato la fine dell’era delle telecomunicazioni (fatto!) ha fondato un nuovo governo mondiale (fatto!), ha preso possesso (fatto!) di tutti i mezzi di produzione in nome del movimento dei neo-iconoclasti o intervallisti (il loro programma prevede l’utilizzo della televisione solo per la trasmissione di lunghissimi intervalli, notiziari, qualche film senza spot, documentari della BBC) e infine ha lanciato un messaggio agli alieni (fatto!), invitandoli a trattare con il nuovo governo e assicurando la fine delle trasmissioni nocive.
L’unica risposta è venuta dalla flotta Kerrabbia, una comunicazione di sei minuti letta da una sorta di grosso gufo dall’aria esausta il cui succo era «Onestamente é un po’ tardi per i ripensamenti.» 

 

Mamma guarda affascinata Via col Vento trasmesso senza spot, mentre papà sbuffa leggendo il giornale ridottosi a sole due pagine.
Papà é scettico e pessimista sulla rivoluzione e sugli Intervallisti ma non ha smesso di andare a lavorare solo per questo.
E comunque è ancor più deluso per il comportamento dei potenti, squagliatisi alla velocità della luce al primo annuncio di guai.
Infine é tuttora inferocito con l’universo in generale per la figuraccia rimediata la domenica pomeriggio dei famosi messaggi ed é seccato dalla quantità di richieste di aiuto che riceve quotidianamente da amici e parenti che hanno visto suo figlio in TV e sono convinti che egli sia in grado di salvare se non proprio l’umanità almeno un po’ di conoscenti.
Squilla il telefono. Mamma, ubriaca di Humprey Bogart, Clark Gable, Catherine Hepburn, Erroll Flynn e altro immaginario Hollywoodiano nemmeno lo sente ed é papà ad alzarsi a rispondere.
– Ah, Febo, sei tu, da quanto tempo… Eh, lo so com’é, non ti preoccupare… Sì Edoardo credo stia bene, anche se ultimamente l’ho visto ben poco… Certo, non ho la minima idea… È inutile che … Febo, ti giuro… Ma non voglio soldi, per la miseria… Ma non é vero, cribbio… Non ti ho sempre odiato, ragiona… Ma non sono stato io a farti rimandare in produzione… Ehi, modera i termini…
Papà stacca la cornetta dall’orecchio, la riavvicina per un attimo poi chiude la comunicazione.
– Era Febo, un mio vecchio collega. – Dichiara tornando in cucina. Mamma grugnisce senza staccare gli occhi da Rossella O’Hara.
Suonano alla porta e papà guarda la moglie con il blando terrore di un testimone scomodo. Infine si alza e va ad aprire: è fatto di una stoffa migliore dei suoi ex-padroni. Sulla soglia di casa si erge un individuo in toga azzurro-jeans, casco integrale con la scritta a pennarello «Morte alle Carlucci» (tuttora latitanti) e kalashnikoff a tracolla.
Papà sbianca, il nuovo governo l’ha già interrogato più volte per via delle apparizioni televisive del suo sciagurato erede e ogni volta l’hanno lasciato andare riluttanti, sicuramente sospettando di lui come l’ex-collega Febo Marazzi.
– Salve. – Dice l’individuo in casco e toga e papà lo riconosce finalmente come Armando Gerboni.
– Entra pure. – Si fa da parte mentre l’inquietante figura percorre il corridoio in direzione della cucina.
– Buongiorno Armando. – Lo saluta mamma, dotata di capacità soprannaturali come tutte le casalinghe. – Ti sei messo le pattine?
L’attivista Intervallista annuisce e si toglie il casco.
Papà li raggiunge e scopre che la sua poltrona preferita é occupata dall’ex-fanatico di calcio.
– Avete notizie di Edoardo?
Papà lo guarda con sospetto e fa un cenno di diniego.
– Allora ne ho io.
– Vuoi un wafer? – Domanda mamma.
– Sì grazie.
– Cos’hai detto? – Chiede papà con voce malsicura.
– Ho detto “sì grazie”, nel senso che mangerei volentieri un wafer.
– NON quello!
– Ci vuoi insieme un po’ di vin dolce? – Mamma procede nel suo programma come un videogioco giapponese.
– Volentieri, grazie.
– Caro, per favore, vai a prenderlo?
– I miei corbelli, prima… – Papà si comporta in modo poco ospitale, ma ha le sue buone ragioni.
– Caro! – Ripete mamma con un inflessione nazista nella voce ed il coniuge scatta in direzione della cucina.
Una volta rifocillatosi, il Gerboni tira fuori un DVD cone l'etichetta più volte corretta e riscritta e la porge a papà.
– È qui. – Spiega. – Quelli che stanno con Edoardo hanno inviato un messaggio tramite il canale riservato al Governo di Salute Pubblica. Questa é una copia che ho fatto un po’ di fatica a portare fuori, ma tanto entro qualche giorno verrà trasmessa.
Papà guarda con nuovo rispetto quello che ha sempre considerato un perfetto imbecille al pari del suo rampollo e prende il disco con cautela.
– Se volete potete chiamare anche i genitori di Mirella: c’é anche lei. – Il Gerboni ha un mezzo sorriso misterioso ed infila il casco. – Arrivederci. 


 
La grande illusione. 
 
Un’ora dopo le due coppie di genitori sono installate davanti al mega-schermo del tv modello «Gentle Elephant» da 44 pollici. Mamma e papà non hanno ancora finito di pagarlo, ma non se ne danno più pensiero visto il fallimento della Casa Produttrice. Pagato per intero, viceversa, il masterizzatore-riproduttore semiprofessionale con manuale di istruzioni spesso come una guida telefonica in inglese, tedesco, olandese e giapponese, del quale il genitore maschio sa padroneggiare solo i comandi di registrazione e riproduzione.
Papà introduce religiosamente il DVD mentre mamma serve vol-au- vent al tonno e maionese e al burro e gorgonzola che fratello e cognata ingurgitano senza risparmiarsi.
Sul megaschermo appare Mirella in jeans e felpa nera.
Lamento della zia di E. – Poteva almeno truccarsi un po’…
– Buongiorno a tutti. – Mirella è corrucciata e sbrigativa. Suo padre sorride.
– Come vi ha già spiegato il mio amico nella precedente trasmissione… – La telecamera sorretta da Pelagio inquadra E. che agita la mano come un giurato del Festivalbar. Accanto a lui siede una bionda mozzafiato.
– MA CHI È QUELLA? – Si allarma mamma.
Papà sbarra gli occhi incredulo ma prova un brivido di soddisfazione: “Visto di cosa é capace il sangue del mio sangue?”
– …Siete nella merda fino al collo, cari i miei simili.
Spiega Mirella.
– Mirella, che linguaggio! – Geme la cognata, mentre il marito sorride estasiato.
– Noi qui abbiamo alcune idee per tirarvi fuori di lì, ma dovete darci retta senza farci perdere un sacco di tempo in discussioni inutili. Innanzi tutto… – La puffa cannibale sorride come un grazioso piranha e guarda in macchina. – Innanzi tutto, dicevo, tra 72 ore dovrete cessare qualunque tipo di trasmissione via etere, via cavo o via radio , insomma se vorrete comunicare tra voi potrete usare solo piccioni viaggiatori o telegrafi ottici, chiaro?
I genitori annuiscono tutti insieme senza accorgersene.
– Perfetto. Dopodichè oscuramento totale, tutti a letto presto senza nemmeno una candela e chi ha paura del buio si arrangi, é la volta buona per piantarla. Attenzione però, alcune trasmissioni ed alcune luci dovranno continuare a funzionare e ad essere accese. Vi spiegherà meglio la cosa Doppio Kuemmel.
La camera inquadra un umanoide con baffetti biondi e un sorriso maliardo.
– Richard Harris! – Strepita mamma.
– Buongiorno, io sono Doppio Kuemmel. Volevo innanzi tutto ringraziarvi della gentile collaborazione. È la prima volta che lavoro con un intero pianeta e, beh, spero che vada tutto per il meglio…
– Come ha detto che si chiama? – Chiede il padre di Mirella aggrottando le sopracciglia. Nessuna risposta.
– Per prima cosa sarà bene spiegarvi che cosa abbiamo intenzione di fare. Noi vogliamo nascondere il pianeta, camuffarlo perché non riappaia sul più bello dopo una stupenda scena di catartica distruzione. Quindi vi chiediamo di fare alcune semplici operazioni per ottenere il risultato, operazioni che vi spiegheremo meglio dopo aver ricevuto conferma della vostra disponibilità. Per il momento vi ringrazio ancora e vi saluto insieme ai miei collaboratori…
Pelagio arretra allargando il campo e mostra, tra l’altro, Mirella ed Edoardo vicini vicini, manina manina, da veri innamorati nuovi. – E ricordatevi: non credo che avremo un’altra possibilità, dev’essere buona la prima. Arrivederci.
Il messaggio finale di Doppio Kuemmel non viene recepito come dovuto in quanto nel salotto buono di mamma é scoppiata una furibonda querelle tra le due cugine su pregi e difetti dei rispettivi figli e sull’eventualità di divenire oltre che cugine, consuocere.
Nel frattempo i due papà degustano un bicchierino di vodka russa ghiacciata introdotta clandestinamente nella stanza dall’ex-quadro aziendale. Si scrutano un po’ dubbiosi ed un po’ complici, sorseggiano il liquore degli Zar e sorridono, felici come due ragazzi scappati di casa. Scrollano le spalle e se ne fanno un altro.
– Ma è poi solo un film? Possibile?
– Non capisco, giuro. – Papà ce l’ha sulla punta della lingua che lui l’aveva capito subito, ma lascia perdere, anzi cambia argomento. – Mirella é la ragazza giusta per un coglione come mio figlio. – Bisbiglia.
– Tuo figlio é un buon ragazzo, quello che ci vuole per una virago come la mia Mirella.
– Siamo a posto.
Guardano le mogli intente a dibattere ferocemente sulla biondona intravista sul video.
– Alla salvezza della Terra!
– Salute! 


 
Missione Impossibile (2) 
 
Pelagio, ha un’età decisamente ragguardevole. Se interrogato a bruciapelo ci deve pensare un po’ prima di rispondere. Ma certe abitudini prese da ragazzi sono impossibili da perdere: il tartoide da giovane scendeva in bicicletta dalle colline della sua città – Grigialba – continuando a voltarsi indietro per paura dei furgoni che si facevano il percorso collinare sparatissimi e prendevano le curve schiantando i rami degli alberi.
Anche adesso, mentre pilota la Voodoo, ogni tanto si volta.
Naturalmente non vede la gigantesca nave dei mangiasabbia che macina parsec alle sue spalle, ma il poncho con il disegno di una carrozzina che rotola su una scalinata di Eisenstein, il fotografo.
– Qualcosa non va? – Chiede il lemuroide taciturno, il volto seminascosto da un paio di occhiali da sole di dimensioni da carnevale di Venezia.
Di spiegare tutta la storia dei furgoni, delle biciclette e delle discese con i piedi staccati dai pedali nemmeno a parlarne.
– Niente. Niente, a parte il fatto che il nostro campo statico Kalmarx si sta indebolendo, che non possiamo entrare in propulsione Gaalighe, che ci stanno sparando addosso con tutte le armi possibili e che la Voodoo più di così non può andare.
– Ah. – Commenta laconico il fotografo.
– …E che detesto avere qualcuno dietro di me che fa il civettone mentre tento di salvare gli organi miei e di tutti.
Eisenstein si stringe nelle spalle e fa un passo indietro. – Basta dirlo.
È evidente che Pelagio é più nervoso del solito. Restano da chiarire due punti: uno, il motivo di tanto nervosismo, due che cos’é il campo statico Kalmarx.
Per quanto riguarda il punto uno: Ahriman a suo tempo aveva accennato alla necessità di una missione difficile e pericolosa.
Bene, ci siamo, Pelagio e gli altri della Voodoo si trovano per l’appunto in missione.
In quanto al campo statico Kalmarx, non mi sembra il momento di parlarne. In compenso inserirò un breve spot pubblicitario commissionatomi da una ditta di deodoranti intimi, che, a differenza di quanto avviene in TV potrete agevolmente saltare evitando di leggere quanto contenuto tra le due file di asterischi (*) 
 
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Lui è un lui di quelli tosti, quadromascelluto, pettorali ad angolo retto, mani che schiantano ma sanno anche accarezzare. Se ne sta scultoreo a torso nudo e asciugamani bianco sui fianchi.
Lei è bellissima, biondissima, tuttùna curva ma una curva atletica, sana. Stanno per congiungersi carnalmente, evidentemente, ma senza enfasi, con un po’ di raffinato distacco come si addice agli iperbelli. Soprattutto senza una goccia di sudore.
Primo piano su di Lei che sorride meno sicura, si avvolge nella coperta disegnata da Poveri e scappa come una ladra in direzione di un bagno tutto vetri e luci soffuse.
Lui scivola lentamente sotto le lenzuola. L’asciugamani bianco vola su una sedia disegnata da Sottsass. L’adone-BigJim inalbera un’espressione di (virile) perplessità.
Campo sulla mano di lei appoggiata alla maniglia della porta del bagno. La luce della stanza regredisce lentamente ad un bagliore remoto. Il corpo nudo della Venere si disegna in silhouette nella luce abbagliante della stanza da bagno.
Lo splendido fa l’occhio vacuo. I piedi nudi della perfetta, di nuovo sicura, calpestano il morbido tappeto dal disegno astratto…
La luce si spegne.
Ansiti e sospiri come da copione.
--- HANNIBAL RETRO’, il deodorante di QUEI MOMENTI… TU, LUI e HANNIBAL RETRO’ un TRIANGOLO da non SPEZZARE. --- 
 
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– Computer! – Abbaia il tartoide.
– Son qua.
– Diminuisci la velocità pian pianino. Quel mostro ha un bel campo subgravitazionale, immagino.
– Bello grosso, sì.
Il computer di bordo della Voodoo, Mater, ha una voce maschile bassa e roca e sembra masticare continuamente qualcosa, come il secondo pilota di un bombardiere B-17.
– Bene, voglio che il nostro campo sia assorbito dal loro, poi voglio spegnere i motori e viaggiare per qualche secondo a spese dei Mangiasabbia senza che se accorgano. Poi dovrai invertire il campo e riaccendere la propulsione. Questo dovrebbe bastare a seminarli.
– Bella idea, altrimenti ci rivedremo all’inferno, Pelagio. È stato un piacere.– Conclude Mater. – Procedo.
– Ottimo, mi state dando un piano stupendo.
La voce felicemente infervorata di Doppio Kuemmel penetra in sala comando attraverso l’interfono, mentre un monitor alla sinistra di Pelagio trasmette la scena ripresa dalla olocamera manovrata dal sosia di Richard Harris.
E. guarda il video, contempla la forma geometricamente crudele dell’enorme nave – una specie di squalo cubista dalle mascelle irtodentate – e si chiede in quale film l’abbia già vista.
Solo ogni qualche secondo il mio protagonista si rende conto di far parte della scena e sente i capelli della nuca sollevarsi e le gambe farsi di burro.
Uno scrupolo macho lo fa voltare verso Mirella. Ma la cuginetta ha l’espressione cocciuta e intenta di uno Schwarzenegger in miniatura e quindi è fuori discussione stringerla a sé con fare protettivo.
Vista la sua concentrazione correrebbe il rischio di essere accolto con uno sventolone maligno sotto l’equatore personale.
Si rassegna quindi a lanciare poche occhiate preoccupate alle riprese e a fissare il retro del poncho nero di Eisenstein, con il disegno di un gruppo di cavalieri medievali che sprofondano in un fiume ghiacciato.
Di fianco a lui, Neurite, il figlio di Ahriman si agita scompostamente a bocca aperta. Dalle orecchie gli scendono due fili sottili che si uniscono e terminano all’interno della tasca del giubbotto da aviatore.
Il sauroide lo vede, sorride senza smettere di agitarsi ed urla: – CON LA MIA LI AVREI GIA’ LASCIATI INDIETRO.
E. annuisce, restituisce il sorriso e si volta. Nel monitor l’astronave Mangiasabbia ingrandisce inesorabilmente mentre Mater diminuisce l’emissione di energia proveniente dal reattore a fusione ed E. e Doppio Kuemmel, con sentimenti profondamente contrastanti, possono cominciare a contare gli oblò e le luci della forma scura ed incombente della Katakomba. 


 
«Li abbiamo in pugno.» Sta dicendo in quel momento il comandante della nave Xingù al suo primo ufficiale.
«Ma… » Sta iniziando a dire il Duca di Kroton.
«Chiudi quel fetido becco« Sta per rispondergli il primo ufficiale della Katakomba.
«Aspetta un po’ e vedrai» Sta per pensare l’umiliato ex-Re della truffa immobiliare. 
 
– Fatto, siamo nel loro campo. – La voce di Mater spezza l’attenzione ipnotica di E. e Mirella. – Come gioielli su un cuscino. Ci portano a spasso. –
– Buono. Tra undici secondi inversione.– Pelagio si volta, dà una occhiata fuggevole al monitor dove appaiono le scene girate da Doppio Kuemmel, sbarra gli occhi scuri dalla pupilla orizzontale e fissa Eisenstein, Mirella, E., Neurite in discoteca e Rumpus, intento a mordicchiarsi la zampa posteriore sinistra. – Probabilmente stanno preparando l’aggancio.

«Pronte le squadre per l’aggancio.» Il secondo ufficiale Xingù fissa bieco il comunicatore. «Come sarebbe dodici secondi? Ach, massa di rospi artritici, lo sapete quanto ci mettono i Kerrabbia, eh?»
 
– Sono mercenari Xingù e non valgono i Kerrabbia. Se qualcosa andasse storto ricordatevi di non parlare mai, per nessun motivo, di pittura con uno xingù.
Eisenstein sorride, Mirella ed E. annuiscono perplessi, Neurite picchia un dito sulle cuffie con aria interdetta per poi riprendere ad agitarsi e Rumpus solleva la testa dalla zampa, la inclina, sbadiglia e comincia ad arrotare le unghie sul tessuto sintetico del pavimento della sala.
– ORA! – Ulula Mater.
– Buonaaaa! – Grida Doppio Kuemmel ed afferra per la vita con la mano libera dall’olocamera Conan – Vala Halla.
– Kazzz… – Commenta E. mentre sul monitor la forma della nave Xingù si riduce alle dimensioni di un pesce rosso inquilino di un vaso lasciato cadere dalla cima di un grattacielo.
– Crepa. – Sibila Mirella con una smorfia da legionario.

«È colpa sua.» Il computer di bordo della nave Xingù indica con grosse frecce accese sui monitor il Duca di Kroton immobile in mezzo alla sala comando della Katakomba. «Puzza.»

2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

E come la bufera stanno arrivando anche alcune svolte narrative. ;)

Massimo Citi ha detto...

@Nick: un romanzo può essere katsone quanto si vuole ma a un certo punto deve stringere i nodi aperti. Entro 3 - 4 puntate arrivarwemo al punto finale. Grazie per averlo seguito finora.