5.12.11

Once upon a time - parte terza



Perché mai, once upon ecc.?
Beh, perché il «c'era una volta» è un ottimo modo per descrivere la situazione delle librerie indipendenti allo stato attuale delle cose. 
Siamo stati ottimi pionieri, eccezionali cercatori nel mondo librario. Ma adesso stanno arrivando gli altri. I regolari della vendita. I normalizzatori di sogni e gusti. Quelli che in cambio di un pugno di euro sapranno proporvi esattamente i libri che tutti già amano. 
Non vi sentite già un pochino maledettamente sedotti? Non è un po' come la pubblicità di Sky con i babbi natali trasfigurati in Batman, Pirati dei Caraibi e Gandalf? Dite la verità, non avete sempre sognato di riuscire finalmente ad accontentarvi? Di esaltarvi leggendo ciò che tutti amano? 
In fondo siamo tutti esseri umani e, in definitiva, piacciono a tutti le stesse cose. Un po' di dramma a lieto fine, un po' di banana e un po' di patata, un po' di commozione, un pizzico di paura, una spolverata di moderata perversione... 
Il mercato dei libri sta lentamente diventando come quello della TV. Viene lentamente invaso. In libreria come in TV è un'invasione di libri di cucina. Un eccesso di thriller. Un incubo religioso dai tratti comico-grotteschi. Avete presente Paolo Brosio, l'ex-giornalista del Berlusca divenuto il miracolato del terzo millennio con la sua Medjugore? Ecco, appunto. 
E noi siamo qui a proporre libri, sentendosi un po' come i venditori di videocassette VHS della nostra comune preistoria. 
...
Diventa difficile continuare dopo un breve cattivo viaggio come questo. Ma forse è questione di ricordarsi e di cominciare a capire che il mondo è peggiorato, da un po' di tempo in qua. 
O che, forse, si tratta soltanto della mia maledetta e dolentissima nevralgia del trigemino, risvegliatasi dopo qualche anno...
A parte gli scherzi, passiamo oggi a parlare dei clienti che tentano di cavare da te, libraio, un consiglio particolare.
Quelli che dicono: «Ha letto qualcosa di bello, ultimamente? Qualcosa che mi consiglierebbe?»
Un bel problema. Non è che non si sia letto qualcosa che ci è piaciuto, ultimamente, ma se si tratta di un romanzo di Yukio Mishima, un sf urbano di China Mieville, una raccolta di racconti di Ambrose Bierce, uno più cattivo dell'altro o un reportage della Politkovskaja, cosa consigliare di leggibile per lei alla gentile cliente che  aspetta il tuo parere? Un parere basato evidentemente sulla stima nei tuoi confronti ma che poco o tanto ignora la profonda, inaccessibile distanza che separa un essere umano dall'altro. 
E poi lo ammetto, io dovrei leggere i libri che mi arrivano in libreria, pascermi di Baricco, Faletti, Volo, Mazzantini, Allende, Carrisi, Simoni, Kinsella e non andare in giro a cercare libri che mi piacciono. Non è professionale non degnare di uno sguardo il Simoni del Mercante di libri maledetti per inseguire un inedito ripescato da qualche microeditore. 
Non è serio. 
Ma la cliente in attesa è una vendetta del destino.
Non posso che mentire biecamente. «Ma, io ho dato un'occhiata [dico sempre «ho dato un'occhiata», mai «ho letto», mentire sì, ma con stile] a quest'ultimo Eugenides e non mi è parso male. O a Ferrante. Sempre un'ottima lettura. Sì, ho visto l'ultimo Zafon, ma si tratta di un vecchio titolo pubblicato una ventina d'anni fa, sì, un piatto riscaldato... C'è anche questo di Sepetys, una lettura decisamente potente... o magari, se vuole rimanere sul leggero, può provare con l'ultimo di De Silvia. Nulla di che, ma si legge piacevolmente... »
Non è che poi non sappia nulla dei libri qui citati. Di alcuni ho letto qualche pagina, di altri ho avuto info dai clienti o da qualche amico, di altri ho letto la prima e l'ultima pagina più qualcuna in mezzo. Nulla di diverso, a pensarci bene, di quello che facevo per l'interrogazione di storia, di filosofia o italiano da giovane. Dove avevo buoni voti, peraltro. 
Un mio caro amico qualche giorno fa sosteneva che a vedermi fare il libraio si ha l'impressione che le domande che mi fanno i clienti siano per me come un'esame. Avevi ragione, caro Piotr, non sai quanto. Sono un esame. Per me è accettabile non sapere dire nulla di un libro in un caso su cinque. Due su cinque è uno smacco. Tre su cinque una vergogna. Quattro su cinque un'infamia dostoevskiana. Cinque su cinque... il suicidio. 
Ma i clienti sono ricchi di mille altre domande e millanta osservazioni. «Ma lei ha letto tutto di quell'autore?»; «Ma non trova che XY stia perdendo smalto?»; «ma secondo me WV non è più la stessa, non trova?»; «Come racconta l'amore  YG non ci riesce nessuno, vero?»
Ma a questa miscellanea di osservazioni e domande dedicherò un'altro giro di questo OUT. 
A presto!

8 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Si respira sempre di più un aria di rassegnazione e di rinuncia, vero?
Ma prima o poi un inversione di tendenza dovrà pur arrivare.
Spero che sia sempre il prima possibile.

Massimo Citi ha detto...

Ciao Nick! L'ìnversione è senz'altro possibile, ma ho paura che non riguarderà la mia vita attuale. Troppo pessimista? È possibile, certo, e cerco di non perdere il coraggio e la voglia di continuare. Ma gli incassi di questi giorni sembrano fatti apposta per convincermi del contrario. Ma il problema, probabilmente, non è neppure la crisi di per sé, ma il timore della crisi, la paura della recessione che anticipa la recessione in sè. È la paura a ucciderci un pochino tutti i giorni.

cily ha detto...

Quando leggo questi post sul tuo lavoro sento sempre due sentimenti contrastanti.
Il primo è tutto l'entusiasmo e la freschezza con cui tu ti rapporti ai libri, quanto ti piacciono e il legame forte che hai con loro. Anche con quelli che non ti piacciono. Quando ne parli è come se parlassi di entità con cui tu hai un rapporto, non oggetti inanimati. E mi piace molto questo entusiasmo.
Poi mi viene una malinconia alla fine dei post pensando al contesto in cui ti muovi. A chi proponi le cose.
Ripenso alla signora una-bottiglia-era-meglio oppure ai clienti che notano la penna caduta dietro la pila dei libri.

Io non la vedrei proprio la penna tanto mi attraggono i libri quando entro in libreria. E ti parlo di tutti i libri, prima ancora di leggere autore e titolo.
La libreria mi fa proprio l'effetto che fa un negozio di giocattoli a mia figlia.
Voglio "provarli" tutti anche quelli che non mi piacciono.

E proprio ultimamente, per i regali di Natale, ho apprezzato quanto sia più piacevole comprare i giocattoli da un giocattolaio che ti consiglia e ti propone piuttosto che nella grande distribuzione.
Sarà che vicino casa ho ben 3 piccole botteghe di giocattoli con venditori davvero bravi.
E' da notare che invece per Natale non ho avuto il coraggio di regalare libri quest'anno visto quanto non sono stati graditi l'anno scorso...SIGH!

Mi chiedevo qualche giorno fa come evolverà la faccenda per persone di talento come te.
Perchè ci vuole talento per fare il lavoro che fai tu.
Ma quanto talento sprecato!

Mi chiedevo come sfruttarlo (io sono ingegnere è più forte di me sfruttare le risorse buone!).
Nell'era del digitale un talento come il tuo come può continuare ad offrirci il suo servizio?
Credo che ci sia un modo, ma ancora non ne ho idea.
Tu cosa pensi?
Se i lettori forti si spostano tutti verso il digitale come sarà possibile raggiungerli?
Posto che i lettori forti amano essere raggiunti da gente professionale come te. :)

Cily

Massimo Citi ha detto...

Ciao Cily! Mi dispiace essere un po' latitante alla tastiera, ma sono giorni comunque intensi. Per vendere un libro di 5 euro, infatti, si fa la stessa fatica che per venderne uno da 10 o da 20.
I miei post provocano effetti curiosi. Una mia amica - lettrice e scrittrice - ha detto che leggerli è come imporsi un bagno gelato. La soddisfazione è poi quella di tornare alla vita normale. A volte sono tentato di darle ragione, ma se le cose sono così non posso nasconderle o migliorarle. E non ho raccontato il peggio :)
In quanto a cosa farò da grande, sinceramente non lo so. Secondo mio padre, ex-dirigente Fiat, avrei dovuto fare economia e commercio e correre sotto l'ala della Fiat. Fortunatamente, visto com'è andata, non l'ho fatto. Ma in tempi di libri elettronici che diavolo esiste a fare un libraio biologico? D'altro canto una competenza è una competenza. L'unico problema è quello di saperla utilizzare. Riviste elettroniche, consigli sintetici, editing virtuale, assistenza a distanza per la stesura di titoli a comando? A parte gli scherzi, spero di riuscire a durare ancora per qualche anno, perlomeno fino all'età della pensione (anche se il governo sta remando contro) e poi si vedrà. Ho la mezza idea di «lasciare» la baracca alla mia unica e inestimabile figlia, e credo che lei di idee ne abbia qualcuna più di me. In tutti i casi una guida per i lettori - discreta ed economica - può servire a tutti. Non è vero?

Lucrezia Simmons ha detto...

Certo che serfe Max.
Il mondo sta peggiornado, è vero.
I "regolari" dei libri, quelli che seducono la massa pigra e commerciale non sono affatto seducenti.
Se i librai indipendenti partono per primi sconfitti e rassegnati trasmetteranno questa cosa inevitabilmente al lettore-compratore.
Io detesto le fabbriche dei libri dove mirate scelte di marketing uguali per tutti pilotano gli acquisti.
E come me molti. Siamo quelli che spulciano tra gli scaffali, che scovano l'ultima copia del libri dimenticato persino dal libraio.
Siamo quelli che amano la qualità della lettura, piuttosto che la mondanità delle pagine di Cassano o le ultime novità in classifica.
Siamo una moltitudine silenziosa.
Ma siamo, Max, molti più di quello che pensi. Solo che - perdonate il francesismo - siamo scoglionati dall'offerta mediocre delle librerie "di massa", e di qualche libreraia più piccola, magari troppo incavolata per fare minimarketing personalizzato.
Insomma se funziona all'estero può funzionare anche qua. Siamo fatti anche noi di "lacrime e sangue" per citare un recente contaballe italiano.
Resisti.

Massimo Citi ha detto...

Ciao Lady. Penso anch'io che siano tanti i lettori scazzati - francesismo per francesismo - ma penso anche che questo non sia un buon momento per leggere. Come diceva un mio amico, un rappresentante editoriale, «la lettura è come il sesso: non vuole pensieri». Una manovra economica alla viglia di natale non era esattamente ciò di cui tutti noi avevamo bisogno. Ma il problema non è solo quello. Posso misurare su me stesso quanto si sia stanchi di leggiucchiare libretti idioti o presuntuosi. Eppure questi sono i titoli di punta, in cima alle classifiche. E se si parla di titoli per il mass-market io e diversi altri librai siamo tagliati fuori in partenza.
Dovrebbe modificarsi profondamente l'editoria italiana. E forse la crisi può essere un'occasione, chi può dirlo? Comunque non ho nessun desiderio di mollare. Mi restano ancora sei o sette possibilità da inventare. E poi, come tutti gli italiani, «tengo famiglia».

cily ha detto...

Una guida per i lettori CERTO che può servire...
Solo che a me sembra che spesso il consiglio sia magari ben accetto ma non ben valutato.
Mi spiego.
Per consigliarmi, per guidarmi tu hai certamente "studiato" le cose. Hai letto più del libro che mi consigli.
Il tuo consiglio è una sintesi di un lavoro che ha portato via del tempo.
Ma il consiglio è preso dalla parte che riceve il servizio come una cosa che ha richiesto poco sforzo e poche energie. Cosa non vera.

E' lo stesso problema che ha mio cugino avvocato che mi racconta che la gente lo incontra al bar e gli chiede "Avvoca' ho un consiglio da chiederle" e parte con una sequela di fatti e cose tale che l'avvocato per darti un consiglio comunque un'occhiata a quello che dice la legge la deve dare.
Ecco nessuno considera che "quell'occhiata" meriti di essere retribuita.

Pensa se si tratta di un libraio che legge "per passione".
Come se una cosa fatta per passione non meritasse retribuzione.
Ecco la mia perplessità è come veicolare il fatto che un servizio simile merita una ricompensa.

Cily

Massimo Citi ha detto...

@cily. Capisco perfettamente il tuo cugino avvocato. Succede anche a me di essere interpellato per strada o al bar: «Ma com'è quel libro, quello di cui si parla... Merita? O no?». Domanda a bruciapelo per la quale diventa essenziale capire che cosa vuol sentirsi rispondere l'interpellatore. «Oh, che peccato, volevo regalarlo a mia sorella» / «Ma, sarà anche, ma io di quello lì penso tutto il male possibile». Un esempio di due risposte inattese a un'osservazione sincera. Non è questione di non essere sinceri, ovviamente, ma di ricordare che siamo 7 miliardi di persone con 7 miliardi di pareri diversi e quindi di andare giù leggeri. In quanto all'essere pagato per il lavoro di consulenza, beh, il servizio è compreso se paghi il libro a prezzo di copertina. Se fai lo sconto tagli il prezzo della tua consulenza e, a rigore, dovresti tacere. Poi io non ci riesco e fornisco ugualmente la consulenza anche se non «pagato». Ma io non sono un tipo normale. Sono malato.
La mancanza di una consulenza viene pagata con un libro insoddisfacente, ovvero con un po' di soldi buttati via. Ma in questo momento viaggiamo tutti di corsa e perdere tempo a chiedere al libraio è giudicato semplicemente «perdere tempo». Questo siginifica scegliere nell'ambito dei soliti 5-6 autori, sperando che non deludano. E per vendere 5-6 autori non serve un libraio, ma basta un mastino che prevenga i furti.