Si parlerà qui di Sincronicità e Causalità.
La colonna - ovvero le colonne - vertebrali della narrazione.
Gli incontri imprevisti e quelli prefissati, gli eventi preparati e quelli improvvisi... Una partita che chiunque scriva ha dovuto affrontare e cercare di condurre alla fine.
Soltanto un consiglio, comunque.
Se avete un dubbio di come debba procedere un evento, comunque non barate.
Non immaginate un sogno dal quale il protagonista alla fine si sveglierà, permettendovi di inserire quello snodo che starebbe tanto bene lì ma che non osate condurre fino in fondo.
Non fatelo.
Si rischia che il lettore s'incazzi e dica di voi tutto il male possibile.
Davvero.
Sincronicità e Causalità
Il brano che segue e il grafico allegato sono tratti da: R.Rucker - La quarta dimensione - Biblioteca Scientifica Adelphi
La figura 185 illustra un evento che potrebbe essere sincronico. Qui due oggetti B e C distanti tra loro si scindono, per coincidenza, esattamente nello stesso istante. La scissione di B non è causa di quella di C, la scissione di C non è causa di quella di B: semplicemente capita che avvengano nello stesso istante.
Il punto è che causa ed effetto possono essere considerati come una sorta di strutturazione «verticale» dello spazio-tempo, mentre la sincronicità ne é una strutturazione «orizzontale». Causa ed effetto creano certe ramificazioni nel tempo; la sincronicità mette queste configurazioni al passo tra loro. Quando entrambi i processi di strutturazione sono all’opera, si ottiene quella complessa configurazione di eventi che è caratteristica della vita vissuta.
Sembra evidente che un universo di qualità davvero superiore debba contenere una miscela di entrambi i tipi di strutturazione dello spazio tempo.
Stiamo parlando ancora di M. Non vi allarmate, il fatto è che io credo al felice sposalizio tra cultura scientifica e umanistica.
Siete seduti alla scrivania.
Volete raccontare la storia n° 10. Vi piace l'idea che una persona possa, per così dire, trovarsi disancorata dalla propria vita grazie a un trauma o a un evento accidentale.
Cominciate a scrivere.
Di A si tratta di dire qualcosa, almeno come è arrivato a smemorarsi.
L’evento A1 ha determinato la smemoratezza di A.
Il rapporto è di causalità, ovvia causalità.
Ma se l'evento A1 consegue all'ingestione di una forte dose di psicofarmaci, a una ubriacatura, a un tentativo, in sostanza, di danneggiarsi?
Bene - dite voi autori - questo rende il personaggio di A più interessante. A ha tra i trenta e i trentacinque anni, a vent'anni aveva l'abitudine di fumare erba ed era batterista in una piccola band. Ha poi di abbandonato la musica per andare a lavorare con lo zio che ha una piccola impresa di prodotti chimici per l'agricoltura A è frustrato, stanco, il secondo figlio che sta per nascere (B è incinta) è un bel problema. A incontra C, un amico (o un amica) dei tempi dalla band (chitarrista / cantante), insieme decidono di prendersi una bella sbornia, come ai vecchi tempi, ma A beve troppo e picchia la testa (o qualcosa del genere).
Ecco, in questo sviluppo vi sono numerosi esempi di causalità (se A non avesse bevuto non avrebbe perso la memoria, ma non avrebbe bevuto se non si fosse trovato in una situazione difficile ecc. ecc.), ma la cosa realmente interessante è che ha INCONTRATO C.
A non ha cercato C (narrativamente sarebbe stato meno efficace), semplicemente, come nel diagramma del libro di Rudolph Von Bitter Rucker (matematico di Berkeley ed esponente di punta del Cyberpunk californiano) abbiamo qui una COINCIDENZA, ovvero un buon esempio di sincronicità.
Sapete cos'è un diagramma di spazio-tempo?
Bene, una volta stabilito che l'ordinata Y rappresenta il tempo e l'ascissa X rappresenta lo spazio, definiamo il percorso di spazio-tempo di A e C.
Come vedete a un tempo t(O) A e C si trovano l'uno in un luogo chiamato Qui e l'altro in un altro luogo denominato Là. E solo al tempo t(l) che i tracciati di spazio tempo di A e C si accostano.
Noterete come in un tracciato di Spazio-tempo non esiste il concetto di causalità.
La cosa realmente interessante è che su un piano Macroscopico (in termini fisici) causalità e sincronicità rientrano entrambe nel piano degli EVENTI. Come dire che non siete TENUTI - per costruire una vicenda il più possibile verosimile - a fornire la spiegazione di tutto, così come non siete vincolati poi troppo strettamente alla causalità.
... Perché a meno di cento metri da loro, più o meno dove si erano fermati i pompieri, si è schiantato un arnese del peso di un paio di chilogrammi. La vernice non c'è più, arrostita dalla discesa veloce nell'atmosfera, ma su un pezzetto di metallo che ha bucato i vetri della Mativa c'è scritto U.S.Navy.
Molto d'altro del coso non è rimasto, anche a voler cercare nel buco fatto nell'asfalto.
Comunque, come The End un banale satellite metereologico non poteva sperare di meglio.
Non poteva mancare l'autocitazione, da Le bambole in volo.
Ma ho anche le mie buone ragioni: ho qui utilizzato un esempio madornale di sincronicità, ovvero di incrocio di linee di universo (così si chiamano le traiettorie di un punto in un tracciato di spaziotempo), determinando l'incontro imprevisto tra un satellite metereologico e una fabbrica occupata.
Se siete dei fanatici della causalità dovreste supporre l'esistenza di una cosa che per comodità chiamaremo DIO che ha deciso di far naufragare i piani dei protagonisti del mio romanzo.
Se siete appena un po' meno mistici ne concluderete che cose del genere POSSONO accadere, ovvero che siamo sul piano della verosimiglianza.
Non è virtualmente possibile, penso, scrivere un buon romanzo senza utilizzare le coincidenze. Certo, se tutto sembra accadere senza una buona ragione e le coincidenze si fanno troppo frequenti la gente comincerà a ridere, come in certi film d'avventura particolarmente sgangherati. Ma anche nella realtà le coincidenze sono una quota non piccola di ciò che può accadervi.
Ricordate sempre le linee di universo: spezzate, contorte, imprevedibili e non pretendete di far discendere rigorosamente sempre Evento3 da Evento2 da Evento 1. Un romanzo o un racconto senza coincidenze, senza "i casi della vita" non è semplicemente vivo e non arriva neppure a essere divertente come può esserlo un romanzo con troppe coincidenze.
Tenete comunque ben presente che per ogni personaggio che inserite avrete la necessità di definire un minimo di linea di universo che lo riguardi.
E non confondete la vicenda personale con il punto di vista. Il punto di vista è quella cosa che trovate magistralmente interpretata da Rijnosuke Akutagawa in Rashomon (da leggere assolutamente]
La vicenda personale (linea di universo di ciascun personaggio) è una premessa al punto di vista, la condizione essenziale. Poche cose possono riuscire altrettanto irritanti quanto una percezione senza un percipiente (percettore? Percettente?) definito o almeno sufficientemente noto.
In Rosaura alle Nove e mezza di M.Denevi abbiamo un esempio magistrale e appassionante dì narrazione interamente basata sul punto di vista (e sull'errore). In Confessioni di un artista di merda P.K.Dick ha cambiato il punto di vista (ovvero la percezione soggettiva della stessa vicenda attuata da un personaggio particolare) in ogni capitolo.
Molto diverso è invece condurre avanti due o anche tre vicende insieme, destinate a incontrarsi a un punto determinato (o anche a non incontrarsi mai). Si parla di romanzo corale, in questi casi.
Tenete presente che anche nei Promessi Sposi vi sono accenni di romanzo corale (pensate alla vicenda dell'innominato o a quella di Fra' Cristoforo), come l'uso di diversi punti di vista.
Piccola nota personale: molti confondono l'intento edificante di Manzoni con il risultato. I promessi sposi è viceversa il primo e vero romanzo moderno in lingua italiana.
Il fatto che Manzoni sia riuscito, nonostante il suo intento moralista, a scrivere un buon romanzo è la riprova che una narrazione vive di vita propria, indipendente dalle intenzioni dell'autore, e che giudicare un romanzo solo in base alle opinioni politiche di chi lo ha scritto è, per quanto in voga in Italia, una pericolosa scemenza.
Non abbiamo affatto esaurito il problema della M, ma quantomeno abbiamo definito alcuni altri capisaldi:
R!CAPITOLIAMO:
1) Parzialità del punto di vista -> utile ERRORE.
2) Personaggio (o personaggio in complicità con l'autore) che percepisce costituisce la vera essenza del testo.
3) Personaggio frutto di un processo indiziario.
4) Lo stile è una finzione obbligata del tema scelta
5) Rapporto essenziale tra causalità e sincronicità.
6) Pluralità di vicende = pluralità di linee di universo, premessa a una pluralità feconda di punti di vista.
6 commenti:
"A ha tra i trenta e i trentacinque armi, a vent'anni aveva l'abitudine di fumare erba..."
E già. Tra i 30 e 35 armi, vero? Typo? Errore? Sbaglio voluto e perfido? Coincidenza?
A potrebbe essere il padrone dell'Armida o del Cerea, grasso e baffuto sul lungo po, a veder scorrere tutti insiemi i suoi 30 o 35 armi, imbarcazioni lunghe otto metri e mezzo quando sono corte, singoli, e che arrivano ai dodici e più quando occupano otto canottieri. E A potrebbe pensare alla moglie, grassottella, vecchia e grigia, mentre la canottiera che spinge decisa sullo skiff azzurro è giovane, bella e quasi certamente maiala. E così A pensa di sacrificare uno dei suoi 30 o 35 armi, per simulare uno strano incidente fluviale in cui una vecchia signora di 57 anni potrebbe perdere il grigio, il respiro e la vita.
O magari è tutta trappola dell'OCR, che legge "rm" minuscolo invece del giusto "nn", ma allora che cosa hai in libreria, oscuro narratore MC? Macchine alla Philip Dick, orchestre di fili?
O solo coincidenze.
O, peggio, solo un typo.
Neanche un commento, è tardi.
Cavolo! Eh sì che stavolta ero convinto di aver ricontrollato tutto. Comunque è incredibile che cosa certa gente riesce a inventare partendo da uno stupido typo... Sarà il gusto per lo scrivere laterale, di soppiatto, di nascosto? Comunque interessante la storia del proprietario dell'Armida e dei suoi 30 o 35 armi. La continuazione?
La continuazione non c'è, ci sarà, potrebbe esserci in un tempo condizionale, congiuntivo o perfino gerundio.
Mi sarebbe piaciuto continuare con il proprietario dell'Armida e al tempo stesso chiamare in causa la spettacolare somiglianza grafica del gruppo "rm" col gruppo "nn", in pratica sempre tre archi romanici con una frattura, solo che nel primo caso la frattura è precedente al secondo pilone, mentre per "nn" il pilone è spaccato in due.
Ma a che serve? Armi al maschile girano facilmente in armi al femminile, e da qui posso passare alla fabbrica d'Armi della mia infanzia o ai giochi di parole che l'inglese consente coi molti diversi significati di "guns". Ma non si può continuare, c'è sempre un'interruzione, un mondo esterno alla scrittura che governa: nel primo commento era il sonno feroce, in questo secondo è la pausa pranzo finita. E in ogni caso conta poco argomentare d'argomenti, quello è facile. Quel che non è facile è argomentare gli stili e i tempi, ed è per questo che sei tu a dover continuare col Koro, e io continuare a leggerti.
Che bello questo: "il fatto è che io credo al felice sposalizio tra cultura scientifica e umanistica"
Solo per questo stacco meriti un abbraccio virtuale, ma dopotutto questo manuale è talmente interessante che varrebbe la pena farci molto più che un commento così scemo, così mi fermo qui.
Finora non ho commentato, ma ho letto ogni puntata con attenzione.
E devo dire che questo è il più insolito - e di conseguenza, probabilmente - il più utile "manuale" che mi sia capitato di leggere in tanti anni.
Attendo le prossime puntate.
Ma intanto... pensare di farne una bella edizione cartacea e venderla ad un prezzo ragionevole alle masse?
[ps - bello il nuovo tema del blog]
Ciao Davide!
Mi fa molto piacere leggerti in queste pagine.
Ringrazio per l'apprezzamento. Il manuale è frutto del lavoro del Koro (Ahiahia, il nome, il nome!) e il suo essere poco formale - e forse un po' sorprendente - è una conseguenza diretta del lavoro di allora.
Per quanto riguarda la sua pubblicazione direi che il manuale andrà su LN, poi vedremo.
Posta un commento