Mi dispiace dedicare così tanto spazio e tempo sul blog a parlare della situazione culturale in Italia, ma si tratta del mio lavoro e, soprattutto, della mia vita - o di ciò che ne resta vista l'età non più giovanissima.
«Nel 2007 il 60% degli italiani - 29 milioni di persone con più di 14 anni di età - non ha letto nemmeno la pagina di un libro, né tantomeno si è sognato di comprarne uno», scrive Anna Ardissone nell'editoriale della rivista «Bookshop».
Beh, - si può dire - i libri non sono mica tutto. Ci sono un sacco di altri media.
I giornali, per esempio.
In Italia la diffusione media giornaliera di quotidiani è inferiore del 50% a quella francese. Un quarto di quella tedesca. Un sesto di quella giapponese. E siamo l'unico paese europeo con ben 4 testate quotidiane esclusivamente sportive...
Internet: siamo al 24° posto nell'UE (i membri UE sono 27, ricordo) per l'uso personale del web.
Prendo a piene mani ancora dai dati ISTAT ripresi da «Bookshop».
L'Italia è al 22° posto per la diffusione dell'istruzione secondaria, al 17° per l'apprendimento delle lingue straniere. Ha il più basso rapporto laureati/popolazione nel G9. In compenso è al 5° posto in UE per il tasso di abbandoni scolastici. Al 3° per quanto riguarda la telefonia mobile. Al primo per la spesa pro capite in scarpe e abbigliamento.
Ignoranti come zucche, ma ben vestiti.
Damerini, ma con le pulci.
Insomma, la scarsa diffusione del libro non è una bizzarria statistica ma fa parte del quadro generale di un paese vecchio, ignorante, provinciale e per giunta caciarone e pettegolo («Quest'estate parla quanto vuoi!»)
E l'ignoranza rende vittime della paura. Alla paura si reagisce alla cieca. Si diventa prima reattivi, poi reazionari per ritrovarsi criptonazisti. Si dicono ad alta voce solenni idiozie tanto per farsi coraggio ma si resta sprovveduti e incapaci di capire quando un lestofante ci sta prendendo in giro. Siamo o non siamo il paese dei «furbi»? Siamo poco abituati a riflettere e incapaci di decodificare un testo scritto - oltre il 50% della popolazione adulta italiana letteralmente si perde in un testo che supera le mille battute. Schiavi dell'unico medium davvero diffuso, la TV.
Di chi è la TV?
Vabbè, qui non si parla di politica.
Ma non è politica, un quadro come questo. È pura emergenza, un'emergenza civile e culturale della quale, in apparenza, non frega nulla a nessuno.
Non è un problema di carta stampata sostituita da media più rapidi e moderni, come abbiamo visto. Si consolino gli esponenti della sinistra patetica che tuonano contro internet e i blog: chi frequenta poco i libri e i giornali frequenta poco anche internet.
E viceversa: i lettori di libri e giornali hanno meno difficoltà nel padroneggiare le pagine web.
Q.E.D.
Di chi la colpa di questa situazione?
E come se ne esce?
Le colpe sono moltissime e a voler dare a Cesare quel che è di Cesare si dovrebbe ritornare ai tempi della Controriforma e chiacchierare ad libitum. Limitiamoci agli ultimi 30 anni.
Nessun investimento sulla scuola, nessuna politica di recupero dei minori non scolarizzati, nessuna politica nazionale di promozione culturale, nessuna politica nazionale sul libro e la lettura.
Il massimo vi è stata una politica di sostegno pubblico della stampa periodica che ha reso i giornalisti strilloni del potere politico ed economico. Questo anche senza contare la balordaggine per la quale io mi trovo a sostenere - in quanto contribuente - un giornale di merda (scusate il francesismo) come «Libero» mentre un ipotetico sostenitore della Destra della Santanché contribuisce a sostenere «Liberazione».
Per il resto, nessun investimento, nessuna idea.
Nulla di nulla.
A destra, va bene, ma nemmeno a sinistra. A meno che non si consideri politica culturale escogitare qualche sinecura a livello di ente locale per giovani laureati a spasso.
Il guaio è che investire sulla cultura vuol dire vedere i risultati civili ed economici, se va bene, dopo vent'anni.
Un tempo impensabile per i manager e l'arco di ben quattro legislature per un politico.
E se uno vuole i soldi, il potere, la fama e li vuole prima come fa?
E se uno sceglie la carriera politica esclusivamente per rendere un servigio a se stesso?
Mai visto, vero?
Non volevo parlare di politica, ma non ci sono riuscito.
La prossima volta, lo giuro, parlerò soltanto di libri.
Ma com'è difficile...
...
E i rimedi?
Beh, per quelli siamo già in ritardo.
C'è soltanto da tener duro e fare la farfalla brasiliana che batte le ali.
In attesa del ciclone.
8 commenti:
Che fotografia orrenda della situazione, sono allibita.
Almeno posso dire di annoverare una famiglia di lettori che si regala ancora libri per Natale, che NON sono gli unici libri che ognuno di noi legge. Ma quanti possono dire la stessa cosa?
Deprimente.
Bo', secondo me la letteratura è finita in secondo piano anche come valore. Si possono leggere 10 libri a settimana assimilando comunque soltanto idiozie e luoghi comuni. Alla fine si discute e si assimila molto più su Internet mentre gli editori che si lamentano di chi legge poco sono i primi ad aver fatto scappare la gente coi libracci noiosi che stampano.
Poi a questa storia dell'informazione controllata io non ci credo, o meglio non basta che uno ti mostri un'immagine perché tu ci creda, ma bisogna volerlo fare. Poi è sempre chi ha certe idee politiche che si lamenta di determinate cose, e viceversa, e in mezzo c'è chi sceglie di credere all'uno o all'altro.
Simone
Per Simone:
1) I dati sono veri, sono docente (di matematica) e questo quadro è il nostro pane quotidiano.
2)Informazione controllata: non è necessario controllarla in maniera strutturata e capillare, si fa prima a distrarre l'attenzione garantendo di far parlare ognuno "tutto il tempo che vuoi" (e prendendo sarcasticamente per i fondelli il target: non per niente la pubblicità televisiva mostra una mandria di scemi che comunicano a base di bla-bla).
Per MaxCiti
Quando politici e media commentano dati catastrofci come questi di solito terminano dicendo più o meno: "colpa della scuola". E solo qualche volta, invece di puntare i ditoni indici sui docenti (tra i quali ve ne sono di mediocri, ovviamente, ma anche di piuttosto decenti) cominciano a parlare delle carenze strutturali della scuola: scarsi investimenti, pochi corsi d'aggiornamento azzeccati, stipendi da fanalino di coda europeo ecc.
Io ho constatato spesso che la scuola è purtroppo abbastanza ininfluente. A scuola si legge, si parla di libri, si incentiva la lettura e addirittura esistono insegnanti che NON chiedono le orride schedature con riassunto della narrativa. A scuola si raccontano storie (non balle) e da parte dei ragazzi, le si ascoltano volentieri: nella mia classe, quando comincio a raccontare (e io lo faccio spesso perché, oltre a insegnare, leggo recensisco e scrivo) i pivelli si mettono in posizione di ascolto, partecipano.
Ma a casa quasi tutti NON VEDONO NESSUNO CHE LEGGE. Nè libri, né giornali.
Senza fare della sociobiologia cretina, noi primati siamo gregari, impariamo per imitazione - è la nostra grandezza, in fondo.
Ho il forte sospetto che "leggere" per molti dei miei alunni (quartiere di forte passaggio, utenza medio-BASSA) sia un'attività che non viene nemmeno in mente. E' bello sentirle, le storie, ma LEGGERLE da soli?
Per buttarla sul pressapochismo becero, una popolazione ignorante la si controlla meglio.
Quadro allegro allegro.
Pero', mettiamola in questo modo, abbiamo raggiunto il fondo (o quasi). Quindi ora si tratta solo di risalire...
Ci metteremo a scavare, con l'entrusiasmo di sempre.
Al peggio non c'è mai fine.
Commento leopardiano... ancorché perfettamente condivisibile.
Bentornato, Davide. Com'era Parigi?
Fresca ed affollata di giapponesi.
Maggiori news e foto sul mio blog nei prossimi giorni.
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