10.5.19

Il Mare Obliquo 7

Ma anche gli uccelli di Canddermyn, come nella corte di Re Artamiro, sono preoccupati per la presenza dei guerrieri-orca syerdwin e si interrogano su come poterli scacciare. In questi casi ricorrere ai consigli di una Gwellyniun e all'aiuto dei suoi compagni può essere consigliabile.
--------------------------------------------------------------------------------------------

– Io odio i syerdwin! – Urla il piccolo scricciolo- Ottavino, alto Calarhin, subito zittito da Maestro Selestin.

– Bisogna impedire loro di nuocere. – Sentenzia a voce più bassa Endler-Timpano. Tutti gli uccelli-di-legno presenti annuiscono con ampi cenni del capo e sbattendo le ali.

– Dovremo batterci? – Ipotizza con scarsa convinzione Baritono Calarhin, fringuello- flauto basso. Gli altri uccelli di legno si guardano improvvisamente incerti e rimangono immobili.

– Violano il nostro bosco! E poi i Syerdwin non hanno orecchio per la musica! – Insiste Alto Calarhin.

– Ma noi non abbiamo armi né sapremmo usarle. Noi siamo musicisti. – Velard-Arpa scuote la testa con rammarico. – Molti di noi potrebbero scordarsi o anche rompersi senza rimedio in una… battaglia.

– Che facciamo? – Si chiedono gli uccelli di legno l'uno con l'altro, mentre sotto di loro i syerdwin, protetti dall'Invisibile, attraversano la selva senza neppure accorgersi della loro presenza.

– Chi può battersi tra coloro che vivono nel bosco? – Chiede Maestro Selestin.

– L'amico di Basso Okme, Klog il Boldhovin, tanto per cominciare. – Urla un fringuello- violino, sopran-Zwick.

Tutti si voltano verso il corvo di legno che scuote la testa con rammarico. – A parte che si tratta di una sola persona contro dieci, temo che il mio amico come soldato valga molto poco. Dovremmo convincere la Gwellyniuin Sibiell, nella cui casa riposa Klog, a parlare con alci e cervi per convincerli a combattere contro i syerdwin. Ma le gwellyniuin non amano occuparsi delle cose che riguardano il mondo dei nati-dalla-terra e senza il loro intervento cervi ed alci non ci daranno semplicemente ascolto.

– Ma forse costoro sono solo i primi, altri ne seguiranno che taglieranno gli alberi ed uccideranno gli animali per cibarsene. Forse vorranno combattere una battaglia tra questi antichi alberi. – Il tono angosciato della gazza-flicorno, Alto Mahoal, fa sussultare il vecchio Bariton'Onodio, uno dei primi uccelli di legno costruiti da Kerfilluan, un fagotto- cornacchia.

– Chi vuol combattere qui? – Chiede il vecchio uccello. Tutti i presenti scuotono la testa con dispetto.

– Non stavi attento, Bariton'Onodio. – Puntualizza Maestro Selestin. – Però, ora che mi ci fai pensare, tu godi di molta considerazione presso le Gwellyniuin ("chissà perché" si sente dire nel folto di un gruppo di scriccioli- violini.) Credo che sia tu la persona adatta ad incontrare ed a convincere Sibiell. Insieme a Basso Okme, che ha dimostrato più volte le sue capacità a trattare con gli intrusi. Ho detto.







– Smettila, tu! E lascia andare quel latte e miele! – Klog con un gesto rapido della mano blocca la zampa del piccolo animale che si vendica con un leggero morso.

– Ahi! – Il boldhovin guarda la piccola volpe, apparentemente dedita solo alla cura della sua grande coda, con disapprovazione.

– Il latte e miele è un bene di tutti. – Sentenzia Plinio, il grande gatto che Sibiell onora della sua amicizia e della sua ospitalità.

– Sarà anche così per voi, che mangiate, ed in abbondanza, tutti i giorni che gli dei mandano in terra. Ma per me non è così, non è mai stato così e quindi mi riesce difficile fare il signore.

– Che ragionamento volgare. – Osserva Matushka, la piccola volpe, interrompendo per un attimo le cure della propria coda.

– Essere così aggrappati all'esistenza, ai beni quotidiani, rende il proprio orizzonte talmente piccolo… – Il gatto scuote la testa e tace.

Klog fa le spallucce ed intinge il biscotto d'avena nel latte e miele. Dopo qualche secondo guarda il gatto, appisolato davanti al caminetto: – Talmente piccolo cosa?

Plinio sbadiglia, si stira e lo guarda con paziente sopportazione. – Credevo fosse chiaro. Il fatto è che il tuo atteggiamento determina le esperienze che ti capiteranno, le calamita, le sceglie, in un certo senso.

– Questa sì che è bella. Così sarei stato io stesso a mandarmi all'accampamento di re Bartsodesch per essere appeso a testa in giù su un falò.

Il gatto lo guarda socchiudendo leggermente gli occhi.

– Proprio così. – Risponde per lui Matushka. – Sembri un poveretto che vive di espedienti e mette a stento insieme il pranzo con la cena e quindi SEI un poveretto eccetera. Se non sembrassi così sospettoso, zuffoso, rissoso, chiassoso, litigioso, scontroso e pettegolo avrebbero scelto qualcun altro. Non c'è dubbio.

Klog non replica e mangia un altro biscotto, ma senza la soddisfazione del precedente. – Dov'è Sibiell? – Chiede con l'aria di quello che vuole cambiare discorso.

– Com'è il latte? – Replica sullo stesso tono Matushka.

– Tieni, a me è passata la fame.

La piccola volpe si china sulla scodella e comincia a leccare il contenuto con evidente soddisfazione.

– Bravo. – Commenta dopo un po'. – Quest'azione ti pone insieme nell'elenco degli stolti ed in quello dei saggi.

– Mi avete preso in giro, vero, voi due?

– Non necessariamente. – Plinio ha aperto gli occhi, di un bel giallo ambrato, e parla lentamente, come se desiderasse che le sue parole rimanessere ben impresse nella giovane mente del boldhovin. – Non ricadere nello stesso errore, Klog. Chi crede che il mondo sia formato solo da furbi e scemi prima o poi finirà nella seconda delle due categorie. In quanto a Sibiell è nella stanza da té per incontrare due uccelli- di – Legno che hanno chiesto di vederla.

Klog scuote la testa con una smorfia. – Siete bravi a chiacchierare, voi due. Il fatto indiscutibile è che il latte l'ha bevuto tutto Matushka…

– Tutto? – Chiede Plinio.

– No, dolcino mio. Te ne ho lasciato un bel po'.– Risponde la volpe.

– Bene. – Con un salto il gatto sale sulla tavola e si china sulla scodella. – Dicevi, Klog?

Il boldhovin apre la bocca per parlare, ma rinuncia e si alza da tavola. – La stanza da té è di là, vero?

– Proprio dritto davanti al tuo naso.

Subito prima di uscire Klog fa in tempo a vedere il gatto e la volpe con i musi vicinissimi, intenti a scambiarsi tiepide effusioni, cosa che insieme lo indispettisce e lo fa sorridere. – Buon pro vi faccia, fratellini. – Dice tra sé. – Un po' di latte non è un gran prezzo, in fondo. 
 





– Buongiorno! – Lo saluta la gwellyniuin. – Ben sveglio, caro Klog.

– Buon giorno Madre-sorella Sibiell. Buon giorno Basso Okme.

Con loro è un altro Uccello che non ha mai visto, dal corpo di legno reso scuro dagli anni, gli occhi piccoli acquattati dietro due lenti piuttosto spesse, portate a cavalcioni del becco.

– Klog, questo è bariton'Onodio. – Lo presenta Basso Okme. – Bariton'Onodio questo è Klog, il Boldhovin, il nostro recente ascoltatore.

Il vecchio uccello fa un breve cenno laterale con il becco chiuso mentre il Boldhovin abbozza un inchino un po' goffo, incerto sull'etichetta di quelle circostanze.

– L'idea è divertente, ma in questa stagione cervi ed alci sono occupati con i loro amori e nei loro cervelli non c'è posto per altro, purtroppo. Sarebbero capaci di interrompere la battaglia per scontrarsi tra loro, dimenticando il nemico.

Spiega Sibiell, mentre con le dita agili e leggere intreccia fili di paglia colorati e raggi di luce a costruire una cesta- lampada. – Avete pensato a Mille-Nomi?

Basso Okme annuisce. – Purtroppo in questi giorni è Darighor, il grande eremita- filosofo ed i Syerdwin potrebbero anche bruciargli la casa senza ottenere da lui altro che consigli e lunghe tirate sulla caducità di ogni cosa.

– Capisco. E chiedere aiuto ai soldati ed ai maghi di Re Bartsodesch?

Bariton'Onodio scuote la testa. – Quella strada non sappiamo dove ci porterebbe. E se poi volessimo liberarci di loro, a chi dovremmo chiedere aiuto? –

– È molto giusto.

Klog che ha capito quasi subito qual'è il problema del quale i suoi amici stanno discutendo sente l'improvviso desiderio di non essere più lì per almeno qualche ora. Se è di combattenti che hanno bisogno lui non è certo una prima scelta, ma può anche essere considerato un seconda o terza scelta, tanto più vista l'assenza di altri candidati a formare l'Armata di Canddermyn.

– Scusa, Sibiell, ma gli Erbani?

La Gwellyniuin ride mostrando gli incantevoli, piccoli denti. – Gli erbani hanno in mente solo due cose, le loro piantine e l'amore di noi Gwellyniuin. Se una delle due cose fosse davvero in pericolo non avremmo soldati migliori, caro Basso Okme, ma convincerli di una simile minaccia è impossibile.

– Eppure… i Syerdwin non sono certo simpatiche creature e tutti sanno che odiano i boschi e la terra. – Osserva con gravità Bariton'Onodio.

– Certo. I Syerdwin sono creature di mare, chiuse in un bosco si sentono prigioniere come pesci presi in una rete. Se appena ne avessero facoltà distruggerebbero Canddermyn come tutti i boschi di questa metà del mondo. – Concede la fata. – Desiderate assaggiare l'aroma del mio té?

I due uccelli di legno annuiscono, incupiti e si chinano sulla scatola del té aspirando fortemente il suo meraviglioso aroma.

– Delizioso.

– Incantevole.

– Vi ringrazio, amici. È una ricetta di mia invenzione che contiene anche salsapariglia, melissa, verbena, xamhin e radice di fashcol secca e tritata finemente.

I due uccelli di legno si guardano per un istante, sicuri che la ben nota volubilità delle Gwellyniuin induca Sibiell a dimenticare il motivo per il quale si trovano qui.

– E tu figlio-fratello Klog hai qualche suggerimento da darci?

Il Boldhovin guarda la fata incredulo. Evidementemente ella sta facendo violenza alla propria natura, insistendo a parlare di quel problema, quando sarebbe preferibile parlare di miscele di té, ceste-lampade e mosaici di foglie e fiori.

Klog la guarda con attenzione. Il suo viso sottile e pallido è attraversato da ombre di sottili linee testimoni della fatica di essere così concreta e seria, che rendono il suo volto levigato simile a quello di una giovane donna. Gli occhi lunghissimi della gwellyniuin sono velati e socchiusi e le labbra corallo serrate.

Il Boldhovin sorride incerto cercando di risvegliare il suo sorriso, poi non tollerando di vedere ancora Sibiell in quello stato prorompe in un: – Vado io! Io solo li combatterò!

I presenti lo guardano increduli mentre la fata ride scuotendo i capelli del colore della felce. – Non ti sapevo così combattivo, Klog.

"Nemmeno io" Pensa il Boldhovin, subito pentitosi dell'inopinata audacia.

– Ma, caro figlio-fratello, tu non sei che uno solo e poco esperto di guerra. Chi ti affiancherà in questa tenzone?

Proprio in quel momento entrano nella stanza Plinio e Matushka e il boldhovin li indica deciso: – Loro! Loro combatteranno con me.

– Prego? – Chiede il gatto guardando a turno i visi chini su di lui.

– Si tratta di una nobilissima impresa, caro Plinio. – La Gwellyniuin lo prende in braccio con qualche fatica e lo adagia sulle ginocchia. – Si tratta di combattere per salvare la selva e noi tutti.

– Combattere con chi? – Chiede la volpe, messasi a sedere ai piedi della Gwellyniuin.

– Ecco. – Bariton'Onodio si schiarisce la voce con imbarazzo. – Si tratta di alcuni Syerdwin, diretti verso l'accampamento di re Barstodesh.

– Quanti alcuni? – Chiede il gatto.

– Dodici. – Sussurra Klog.

– E noi siamo…

– Tre.

Il gatto abbassa le orecchie e agita la coda mentre la piccola volpe fa udire un leggero ringhio.

– Avremo bisogno di alcuni incantesimi, cara Sibiell. – Osserva Plinio.

– Certo. – La fata sorride. – Non è splendido questo cesto- lampada? Dove pensi che figurerebbe meglio?

Il gatto chiude gli occhi per un attimo e li riapre fissando i due uccelli- di – legno. – Dobbiamo consultarci. Venite con noi. 

 

Nessun commento: