29.5.15

Corrente: la comunicazione via buchi neri


Debbo fare una breve digressione agli articoli sulla Corrente. Il primo lo potete trovare qui.
«Cominci?»
No, il fatto è che qualcuno dei lettori ha sollevato il (maledetto) problema delle comunicazioni all'interno di un sistema stellare. Probabilmente (quasi) tutti ricorderanno che cos'è l'Ancible di Ursula K. LeGuin, cioè un elemento centrale del suo universo abitato. E, bene o male, ho dovuto "inventare" qualcosa del genere anch'io. Parlandone nelle note al primo articolo ho citato la meccanica quantistica e i microbuchi neri. Qui cercherò di spiegare un po' meglio i miei riferimenti. 
Nota a margine: ovviamente tutto ciò che affermo qui e nei miei testi è una semplice - e sicuramente errata - teoria. Ma torno a dire che io sono solo un autore, non un astrofisico e non mi capiterà mai (o perlomeno me lo auguro) di doverne parlare a un congresso di astrofici.
Al centro della comunicazione della Corrente ci sono una particella - finora non ancora osservata ma ammessa secondo le teorie vigenti -, il microbuco nero, ovvero una struttura virtuale con un limite di Schwarzschild che non superi i 10−33 cm., e un effetto quantistico altrettanto dimostrato anche se i suoi motivi restano oscuri: l'effetto entanglement
A questo punto si dovrà disporre di un trasmettitore/ ricevitore (nodo, nella terminologia dell mondo della Corrente) che potrà inviare in un'area ben definita flussi di comunicazione subquantici, ovvero modulati secondo i fotoni emessi, e che tramite entanglement saranno disponibili in tutti i microbuchi neri a una distanza n non definita e che evaporeranno, come postulato dalla meccanica quantistica. Insomma, si parte con un microbuco nero carico di informazioni in forma fotonica e si arriva con un microbuco nero che evapora liberando tali informazioni[*]. Altamente efficiente con un tempo totale della connessione pari a microsecondi.
Che poi i messaggi possano rimanere relativamente a lungo nei microbuchi neri che non evaporano subito, è ovvio. Lo si deduce in Il perdono a dio, dove il temporaneo [**] di uno dei personaggi permane a lungo anche dopo la sua morte fisica. Ed è probabilmente questo, detto di passata, il motivo del suo successo. 
Ma la connessione ha spazio anche in Luna lontana e in Un problema di tempo e in Settembre. In Un problema di tempo c'è anche un accenno alla connessione non via microbuchi ma mediante gli universi paralleli. Complicata, costosa e pericolosa. 
E con ciò spero di aver spiegato il mio personale ancible (perdonami, Ursula). Per chi non avesse capito si possono tenere ripetizioni a prezzi modici...
...
Detto ciò taglio la corda e vado in montagna - ho scritto questo post con le valigie già pronte. A rileggerci la prossima settimana. 

[*] Il numero di microbuchi neri non è stato definito ma si suppone che siano un numero non inferiore a 10 alla nona per Km. cubo. Ovviamente un microbuco nero potrebbe attraversarvi in questo momento e tutto ciò che sentireste è un leggero prurito da qualche parte.
[**] Un temporaneo è una riproduzione in forma subquantica di una persona in grado di comunicare instantaneamente a distanza di n anni luce. 
  

2 commenti:

Paolo ha detto...

L'entanglement quantistico POTREBBE permettere la comunicazione a velocità istantanea, ammesso che si possa codificare un messaggio variando o non variando lo stato di una particella per volta, MA ogni coppia di particelle "entangled" si separa alla velocità della luce, o poco meno. Che significa? Supponiamo di aprire un canale di comunicazione con la redazione dell'Eco di Tau Ceti (vedi "Dialogo all'uscita del Nodo" in "Fata Morgana 12"). Cominciamo a generare il flusso di particelle e una parte lo indirizziamo verso Tau Ceti, mentre l'altro... lo immagazziniamo in un acceleratore circolare? Supponiamo che sia possibile. Ebbene, ci vogliono dodici anni prima che sul pianeta di Tau Ceti sia possibile ricevere un messaggio dalla Terra. Poi, una volta stabilito il canale, sarebbe possibile trasmette con continuità.

Inutile dire che, come mezzo di comunicazione fra veicoli spaziali in volo interstellare, l'entanglement quantistico mi sembra presentare difficoltà insuperabili.

Non ho assolutamente capito il discorsi dei microbuchi neri. I più piccoli o evaporano immediatamente o devono essere stabilizzati da una forma di gravità quantistica che per il momento è solo una ipotesi abbastanza confusa. A meno di non intenderli come i punti di ingresso di una rete di miniwormholes - ma in quel caso non c'è bisogno di entanglement, basterebbe un sistema di trasmissione e ricezione laser basato su tecnologia già disponibile, perché la "lunghezza" del wormhole sarebbe trascurabile rispetto alla distanza dei punti di ingresso e uscita nello spazio normale.

Ovviamente, nel fare queste considerazioni alquanto approssimative, non dimentico che Heinrich Hertz, quando dimostrò che era possibile trasmettere e ricevere segnali elettrici a distanza, non aveva alcuna idea di possibili applicazioni pratiche :-)

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: ti rigrazio per essere entrato nel merito. Ovviamente essendo due profani rischiamo di aggiungere sfondone allo sfondone, ma non facciamoci troppi problemi. L'entanglement è più o meno un modo furbetto per creare connessioni istantanee a distanza di anni-luce. La realtà è che l'entanglement non è stato sufficientemente spiegato, se non attraverso la meccanica quantistica. In quanto autore posso comodamente immaginare che in un futuro più o meno vicino l'entanglement possa diventare un fenomeno sotto controllo. Idem posso fare per quanto riguarda i micro buchi neri che evaporano (quasi) istantaneamente ma che, secondo alcune ipotesi, si riformano altrettanto rapidamente. In ogni caso i tuoi rilievi mi sembrano utilissimi, ne terrò conto nel prossimo romanzo.