21.5.13

La malinconia del Salone

Lo so, hanno scritto del grande afflusso, delle migliaia e migliaia di persone che hanno affollato il tre scatoloni grigi del Lingotto, di un 20% e più di incremento... Lo so, lo so. Io sono un triste dubitatore, un freddo calcolatore, un gelido contatore, ma sinceramente ho più che qualche dubbio sulle cifre presentate. Il Salone del Libro esiste dal 1988, è partito con 550 espositori e poco più di centomila visitatori ed è arrivato nella seconda decade del XIX secolo a circa trecentomila visitatori, con un trend oscillante tra i 305.000 e i 315.000 e più o meno 1500 espositori. Affermare, come hanno scritto in molti, che l'aumento dei visitatori sarebbe stato di un 20% è come dire che sarebbero stati circa 60.000 in più i visitatori. Un numero abbastanza delirante, diciamo la verità. 





Non che siano mancate, le code, ma nulla di straordinario, in questo. Io sono stato al Salone tutti i giorni che Dio manda in terra ma non ho mai avuto la sensazione di un accrocchiarsi maggiore di altre edizioni - in questo anche per il minor numero di espositori, con spazi liberi imprevisti e in realtà poco beneauguranti. Insomma, intorno ai 300.000 ci siamo, molto oltre non credo. Poi potete anche mettere a confronto la mia pochezza con i titoli dei giornali e ridere di me, ma io rimango dello stesso parere.[1]
E poi ci sarebbero anche gli incassi, per definire l'andamento del Salone. E qui le cifre latitano. I grandi editori ovviamente cantano vittoria, ma mi sarei stupito del contrario. I piccoli editori non si sa, dal momento che nessuno glielo chiede. 
Personalmente, in quanto lillipuziano editore, non posso lamentarmi. Ho portato al Salone libri usciti da almeno un anno - quindi non-novità - e ne sono uscito onorevolmente, anche se ho dovuto organizzare quattro-presentazioni-quattro per movimentare un pochino le cose. Con un paio animate dalla ripresa video che presto uscirà, qui, sul sito di LN e su quello di ALIA. Che poi non è che le presentazioni servissero davvero a vendere di più, se non marginalissimamente, ma sono servite a motivare gli autori e a incontrarli. ALIA è un buon esempio, da questo punto di vista, ma ne parlerò nel blog ALIA Evo. 

Qui l'eroica Silvia Treves in attesa dell'autore per iniziare una delle presentazioni

La sensazione personale, di coatto che vagava per il Salone nei momenti di relax, non è stata esattamente gaia [2]. Editori - medi e piccoli - che promettevano sconti più o meno fin dal primo giorno, poche novità e rivolte a un possibile o probabile Grande Pubblico, nel tentativo di raggranellare qualche eurino, presentazioni all'Incubatoio meno affollate, un movimento rallentato - con la felice eccezione dello stand di Bao, dove l'autore di Zero Calcare firmava le sue copie -, in generale una sensazione di malinconia sul tipo: «Sì, siamo qui, ma non ci speriamo troppo».  
Nulla di strano, in fondo. Da un'anno che minaccia di essere tra i meno vitali della storia recente dell'Italia non mi sarei aspettato molto di più. Anche se, come cerco di ricordarmi sempre, a sperare non si fa peccato. Poi ho qualche motivo di personale soddisfazione in più, qualche movimento personale e collettivo in corso, ma anche una sensazione di malinconia che fatico a togliermi di dosso. Il Salone del Libro ha in qualche modo confermato la sensazione di profonda crisi del libro in Italia. E una volta terminato si ritorna a chiedersi chi leggerà domani, che cosa leggerà, quanto leggerà? Bello ritrovarsi tra affetti della malattia della lettura ma dimenticarsi ciò che accade fuori rimane impossibile. 

A dx, sul bancone, qualche copia del mio libro. Una copia omaggio a chi ne indovina la posizione. No, sul serio
 
[1] Ultimissime nuove: i partecipanti sarebbero stati 340.000, cioé un dieci per cento in più. Un buon risultato, in apparenza, ma poco significativo senza conoscere i dati reali delle vendite. Che comunque non avremo mai.  
[2] Sì, ho anche comprato una decina di libri. Miei personali l'ultimo di Rosa Matteucci, La civiltà dello spettacolo di Mario Vargas Llosa e Lui è tornato di Timur Vermes. Gli altri regali per moglie e figlia. Ma la cosa davvero agghiacciante è che mi sono rimasti ben pochi desideri inappagati. La prima volta che mi succede da quando vado al Salone. Sto invecchiando? 

12 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Dov' è il tuo libro? Dove i due ragazzi stanno parlando.
Comunque non serve che me lo regali ce l' ho già
:)

Massimo Citi ha detto...

@Nick: già, ma tu sai com'è fatto, quindi la tua risposta non vale. Bisogna comprenderlo profondamente e sentirlo fin nei precordi. A un agnostico come te non l'avrei regalato comunque. Tiè.
A proposito, devi sempre dirmi com'è. Non preoccuparti di offendermi, dopo il trattamento di Iguana Jo non ho più paura di nulla.

Paolo ha detto...

A me il Salone di quest'anno non è dispiaciuto, anche se rispetto agli anni precedenti si notavano gli spazi più vuoti e qualche segno di economia. Uno che mi ha colpito è stata la mancanza di un evento di chiusura; sia l'Arena Piemonte che lo stand della RAI hanno chiuso presto. Ricordo un momento davvero magico nel 2006 quando Mauro Pagani aveva suonato, proprio all'ora di chiusura, "Impressioni di Settembre" fra le ovazioni di tutto il pubblico rimasto al Lingotto. Quest'anno la malinconia della serata finale era fortissima.

marco ha detto...

Cosa vuol dire che ti son rimasti pochi desideri inappagati?
Vermes l'avevo occhieggiato tempo fa ma le recensioni tedesche non erano positive (sono linguisticamente strabico, non sapevo neppure fosse stato tradotto) della Matteucci ho letto un paio di cose e mi sono abbastanza piaciute.

Massimo Citi ha detto...

@Paolo: il problema fondamentale è stata - naturalmente - la riduzione dei fondi disponibili, a cominciare da quelli della Regione che, lo so per esperienza personale, non aveva denaro sufficiente nemmeno per un catering o per un demi-chansonnier da Costa crociere. La sensazione finale è stata quella di un compleanno finito troppo presto e senza che sia avvenuto nulla da ricordare.

Massimo Citi ha detto...

@Marco: io non ho letto recensioni tedesche e mi auguro che si tratti semplicemente dell'antipatia tipica di molti tedeschi per tutto ciò che ricorda loro il 3° Reich. Dopodiché, se il libro non merita avrò sprecato un po' di denaro in un libro. Non è la prima volta né l'ultima che accade. Ho una considerazione particolare per Rosa Matteucci, una grande scrittrice che non è ancora riuscita a scrivere un testo irrinnunciabile, ma che prima o poi ci riuscirà. Quanto ai desideri inappagati, nascono dall'offerta che ho avuto a disposizione. Normalmente amo i libri di divulgazione scientifica, di fantascienza e di narrativa dell'estremo Oriente o di autori tedeschi e mitteleuropei. Quest'annno delle categorie citate ho visto ben poco al Salone e quindi non ho dovuto rinunciare a granché (salvo Le Rane di Mo Yan che recupererò più avanti), da qui la sensazione di "pochi desideri inappagati", nel senso di carenza di desideri, non di gioia da indigestione.

marco ha detto...

Anche a me piace la Matteucci. Il suo tipo di umorismo mi sembra raro in Italia.
Per gli altri discorsi, temo che le letterature "minori" ormai vadano cercate col lanternino nei cataloghi di editori specializzati.
Per esempio da germanistica.net ho scoperto che da un paio di anni esiste una piccola casa editrice di Trento, Silvy, che sta traducendo opere di autori tedeschi di dominio pubblico come Musil, Hermann Bahr, Ernst Weiss. Poi ci sono Lavieri e Zandonai, che hanno tradotto fra gli altri Arno Schmidt e Jenny Erpenbeck.
Oppure Voland che è più orientata sulla narrativa dell'est - mi piacciono molto Shiskin e Cartarescu - ma ha anche qualche titolo tedesco, come Franziska Linkerhand di Brigitte Reimann.
L'altro giorno leggevo su un blog la recensione del romanzo (di fantascienza) della russa Starobinec e ho scoperto una nuovissima casa editrice, Atmosphere, che ha un catalogo di sole traduzioni.
Voland di queste è la più grande, eppure non ne trovo i libri nella libreria della mia città e fatico anche se vado a Pisa o Firenze. Le altre non se ne parla nemmeno. Di solito ordino online (e preferisco leggere in lingua originale nelle lingue che conosco) ma quando vado al Pisa Book Festival (che è specifico per gli editori indipendenti) in genere mi faccio prima una lista di cose da cercare, senno mi perderei e uscirei frastornato e insoddisfatto.

Massimo Citi ha detto...

@Marco: mi fa davvero piacere scoprire qui un appassionato di letture oblique come le mie. Conoscevo Atmosphere attraverso internet e Voland e Zandonai in quanto ex-libraio ma ignoravo l'esistenza di Silvy e ti ringrazio per avermene informato. Naturalmente le "fiere" possono essere una buona occasione per incontrare i libri che si cercano - o quelli che non si sapeva di cercare - ma possono anche essere soltanto un luogo di confusione e perdizione. In fondo anche il web ha questa caratteristica. Quanto alle librerie so per esperienza che la disponibilità di volumi di piccoli e piccolissimi editori è per la maggior parte delle volte una fatica e un peso economico inutile. Il che non fa troppo onore ai librai, lo so, ma la fatica per riuscire a vendere un libro di Zandonai o di Voland (che non sia il consueto Amélie Nothomb) è eccessiva per chi ha un rapporto soltanto superficiale con il libro. E basta entrare in una Feltrinelli e scambiare due parole con il personale per comprendere immediatamente l'impossibilità di trovare da loro un libro di Erofeev... Il fatto che io abbia deciso di smettere dopo qualche decennio di mestiere temo sia una buona spiegazione allo stato della letture e delle librerie in Italia.
Mi chiedevo, comunque, se normalmente scrivi recensioni o schede per i libri che leggi. Io sono uno dei coordinatori della rivista LN-LibriNuovi e, tra le altre cose, cerco collaboratori alla rivista. Ovviamente, viste le premesse la rivista non paga, ma potrebbe essere interessante uno scambio o una collaborazione. L'indirizzo della rivista è www.librinuovi.net e il suo e-mail è redazionelibrinuovi[at]gmail[dot]com. Dai un'occhiata alla rivista, se ne hai voglia, poi nel caso se ne può riparlare.

marco ha detto...

Eh, mi rendo conto.

Naturalmente conosco Ln e ora che c'è il nuovo sito con calma ripercorrerò a ritroso le recensioni.
Ti ringrazio dell'offerta. Come dicevo quando si parlava di blog, non ho l'abitudine di scrivere i miei pensieri sui libri, e in genere mi viene da commentare solo quando somebody is wrong on the int... ci sono differenze di opinione. Probabilmente non sento il bisogno di chiarirmi le idee attraverso la scrittura, quanto piuttosto la fatica di tradurre le mie impressioni in discorsi coerenti anche per altri.
Ai tempi dell'Università per Letteratura Tedesca dovevo fare quattro tesine all'anno e mi riducevo sempre a scriverle la notte prima del termine, perché senza la scadenza non riuscivo a motivarmi.
Poi è un periodo che ho tanto altro per la testa. Iguana mi ha estorto la promessa di recensire per il suo blog un romanzo che mi ha fatto leggere, ma l'ho avvertito che prima di luglio non se ne parla.
Se poi prendo gusto alla cosa, naturalmente ti proporrò qualunque recensione mi venga in mente di scrivere.
Non trattenere il fiato ;-)

Massimo Citi ha detto...

@marco: tranquillo, noi di LN sappiamo attendere. A rileggerci presto.

Romina Tamerici ha detto...

Alla fine io non sono potuta venire, purtroppo. Spero di rifarmi il prossimo anno!

Massimo Citi ha detto...

@Romina: dimmelo per tempo, sarà un piacere incontrarti.