31.5.08

Ubiq, l'imperatore Ming e i giovani

A leggere le opinioni altrui nel corso di una discussione in un forum o in un blog non si perde (quasi mai) tempo.
Anche se tali opinioni sono non solo significativamente diverse dalle nostre ma anche poco articolate, esposte aggressivamente e non del tutto oneste. Quando qualcuno esprime un'opinione su una cosa qualunque fatalmente si espone ed esprime il suo «esser-ci» (mi dispiace scomodare Heidegger, ma il suo concetto di dasein è proprio quello che ci vuole in questo caso), illuminando miracolosamente anche il nostro.
Un momento, però.
Non sono un santo, anzi.
Quindi un'opinione che sia stata esposta in maniera rozza e brutale e sia poco motivata e di dubbia onestà intellettuale mi manda su tutte le furie, come accade a chiunque.
Per un tempo variabile tra i dieci minuti e la mezza giornata resto di cattivo umore e mi ingegno a escogitare immaginarie risposte umilianti, sferzanti e risolutive. Poi, se ho il buon senso di aspettare, mi vengono in mente risposte d'altro genere, fondate sui motivi che hanno spinto un mio simile a sparare a zero su qualcuno o qualcosa.
La bontà non esiste, esistono soltanto gradi diversi di curiosità.
Questa riflessione è nata dalla frequentazione e dalla co-gestione con Davide Mana e con altri soggetti che sarebbero stati ritenuti interessanti dai frenologi ottocenteschi del blog ALIA Evolution. Lì è avvenuto un fattaccio, colpevole in primo luogo Davide e complici tutti noi.
Il fattaccio è un post piuttosto divertente che affronta il tema del marketing in campo letterario.
Già, il tema dell'intervento non è il fantasy, non è il romanzo al centro del progetto e non è l'autrice di esso, ma semplicemente il marketing. Davide, suscitando una volta di più la mia invidia, da osservatore attento e critico qual è ha colto in un fenomeno apparente (l'emergere di autrici giovanissime) il suo senso profondo:« [il marketing] è l' arte e la scienza di individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento».
Si parla di economia, insomma, ovvero di politiche aziendali.
L'esistenza fisica di un'autrice e di un libro sono inessenziali alla discussione.
Ma non è stato così per i molti lettori che hanno bombardato il blog ALIA Evolution di contumelie, minacce, sarcasmi, anatemi, fischi, pernacchie, bucce di patate e pomodori marci.
«Parlate di un libro senza averlo letto!» È stata l'accusa più rovente e inferocita.
Accusa che anche l'autrice, peraltro, ha lanciato a inidentificati «appassionati» dalle pagine de «Il venerdì di Repubblica», nel corso di un'intervista-marchettone imbarazzante per concezione e sviluppo.
Inutile spiegare alla turba inferocita che non si poteva logicamente parlare di un libro non ancora letto e che, quindi, la critica riguardava esclusivamente la politica aziendale di promozione al libro stesso.
Inutile perché si voleva, evidentemente, leggere nei nostri interventi la malevolenza - se non l'invidia - di chi non pubblica fantasy con Einaudi, non viene intervistato da «La Repubblica» e, soprattutto, non ha più 17 anni da un bel po'.
In più, probabilmente, si ravvisava la spocchia intellettuale di chi «disprezza» il fantasy in quanto genere letterario. Insomma, siamo stati intesi come i soliti radical-chic, odiosi, snob e con l'aggravante del livore invidioso.
A colpirmi - beninteso dopo una riflessione lunghetta - soprattutto il tono di assoluta partigianeria degli interventi, in tutto e per tutto degni di un forum politico o calcistico. A colpirmi ancora di più l'evidente difficoltà di molti dei nostri interlocutori a cogliere l'obiettivo reale del contributo di Davide. Il fatto di essere oggetto di una politica di marketing ed essere «target», ovvero il bersaglio di tale politica non veniva compreso e non provocava quindi nessuna reazione, nemmeno qualche legittima perplessità.
Si parlano linguaggi diversi, insomma, e non si condivide nemmeno il quadro di riferimento.
Un passo indietro.
Forse per uno come me far parte di un target è inaccettabile mentre per molti altri, soprattutto giovani, non è così. Ci sono abituati fin da bambini.
Possibile, ma non abbastanza risolutivo.
Forse l'incapacità pura e semplice di discutere secondo categorie razionali, potendo oltretutto abbandonarsi all'aggressività gratuita e fracassona che l'anonimato di avatar e nicknames permette.
Possibile, ma parziale.
No, il discorso potrebbe essere un altro.
Strazzulla, l'autrice del libro, è un simbolo. Un'icona. Un modello. Un segno di riscatto.
È la diciassettenne - la vergine simbolica ed eterna - che sfida il mondo logorato e materialista dei maggiorenni e vince.
La virtù riconosciuta e premiata.
Il riscatto che i giovani - proprio perché semplicisticamente ritenuti scemi, faciloni, schiavi di mode futili e telecomandati dallo star-system - aspettavano. Un segno, insomma, qualcosa che noialtri - senescenti, cinici e crudeli come l'Imperatore Ming - non siamo nemmeno riusciti a riconoscere.
Cacchio.
Ho sempre desiderato di fare la parte del cattivo.
Mao Zedong avrebbe parlato di «contraddizione in seno al popolo».
I giovani a dire: «Vecchio caprone» e i non giovani a dire: «Giovane babbeo»
Ma, un momento...
Se è così vuol dire che siamo finiti in un loop.
Come in «Ubiq» di Philip Dick non riusciamo a uscire dal sogno che qualcun altro - molto prosaicamente l'ufficio marketing di Einaudi - sta sognando per noi. Dobbiamo combattere a favore (o contro) la minorenne «definitiva» per sempre alle soglie dell'età adulta, proprio com'è scritto e sottinteso nel copione e nella promozione mediatica.
Ah, diabolici post-einaudiani.
Ma sarà almeno lecito dire: «abbiamo scoperto il vostro gioco!», sperando che tutto intorno a noi non cominci a decadere.

5 commenti:

Davide Mana ha detto...

Grazie Massimo.
Con questo post hai detto tutto - o quasi - ciò che avrei voluto dire io sul mio blog.

Ora potrò dedicarmi ad argomenti più costruttivi.

Anche se il problema rimane: i fan sono cretini.

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Cari Sumeri,

ho risposto alle vostre banali critiche sul sito
aliaevolution...

http://aliaevolution.wordpress.com/2008/01/30/einaudi-apre-al-fantasy-e-chiude-all%e2%80%99intelligenza/#comment-294

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Non vedo il commento sul sito aliaevolution provvederò a inviarlo in scrittura cuneiforme...

Fran ha detto...

Se non fosse per il fatto che l'argomento è veramente triste il post è veramente divertente.

Ragazzi, internet è per il momento il mezzo più democratico a disposizione, e permette di dar voce proprio a tutti. Cani e porci, avrebbe detto mio nonno.

Massimo ha detto...

Godibilissimo commento il tuo sul blog di Alia Evolution Enzo!