21.5.08

La caccia

Così tra poco in Italia per essere colpevoli di qualcosa sarà sufficiente essere stranieri senza permesso di soggiorno. Magari che lavorano - come badanti, per dire - ma senza permesso.
Bella notizia. Che fa il paio con la frettolosa pulizia di Napoli a seguito della visita del governo.
A quando gli aerei spostati da un aeroporto all'altro per convincere il Cavaliere della potenza della nostra armata aerea?
Intanto l'Europa ci considera con il sospetto e il disgusto che si dedica a un parente sgradevole, pericoloso e mentalmente malato.
Ma la cosa non preoccupa gran parte dei nostri concittadini che se vanno all'estero è solo per ritrovarsi in altrettante Rimini sul Mar Rosso o sull'Oceano Indiano.
Chissenefrega dell'Europa?
Ma con questa Europa dobbiamo lavorare tutti. E risulta difficile vendere qualcosa a qualcuno se quel qualcuno pensa che sei ladro e bastardo: «forte coi deboli e debole coi forti», ovvero spietato con i rom e sottomesso alla camorra, come ha detto una deputata olandese (liberale, mica comunista) al Parlamento europeo.
Calma, calma. È soltanto propaganda.
Soltanto propaganda.
Le parole sono pietre, è stato detto. Ma le parole hanno corso inflattivo in Italia.
E intanto chi dovrebbe preoccuparsi del nostro grado di civiltà (la sinistra ultraparlamentare) balbetta e scevera pietosi distinguo, preoccupata innanzitutto di continuare a essere opposizione ombra.
Ma io non sono un notista politica o di attualità. Me l'hanno fatto giustamente notare.
Quindi affronterò il problema secondo i miei strumenti, ovvero come uno che scrive. E scrive - tra l'altro - fantascienza e fantastico.
Traslare la situazione italiana in fantascienza è facile.
Può uscirne un discreto racconto o anche un romanzo.
Come si fa in ambito sf si prende una tendenza - la xenofobia divenuta legge dello stato - e la si sviluppa.
«Se essere stranieri è reato e se qualunque cittadino può contribuire al mantenimento dell'ordine pubblico, le “ronde” potrebbero diventare altrettanti gruppi di cacciatori»

Luogo: imbrunire, piazzale di fabbrica in disuso. Personaggi: Luca, produttore d'auto, Andrea, Co.Co.Co. in un'agenzia pubblicitaria, Goran, ex-sottufficiale proveniente dai reparti speciali di Milosevic e amico personale di Gianni, taxista e caporonda. Sono armati e la battuta avviene utilizzando un paio di SUV corazzati di proprietà di Gianni e di Luca. Hanno una decalcomania sul cofano. Sembrerebbe una specie di croce, ma per via della la scarsa luce non è facile descriverla. La benzina costa 5 euro al litro, ma Gianni ha la possibilità di acquistarla a prezzo agevolato in quanto taxista. Nella zona sono segnalati gruppi di stranieri illegali, fuggiti da una manifattura chiusa dalla polizia perché dava lavoro a immigrati clandestini. Dopo la chiusura alcuni lavoratori stranieri sono rimasti imprigionati nel sotterraneo dove dormivano. I poliziotti non li hanno trovati e qualche giorno dopo sono riusciti a scappare. Ma li hanno visti un paio di pensionati che vivono lungo la gora che passa dietro l'ex-parcheggio della fabbrica e hanno telefonato alle Ronde. Pensano che la polizia sia troppo morbida con gli stranieri. Gianni fuma seduto al posto di guida, Andrea è nervoso: è la sua prima caccia. Spara a un gatto che corre in fondo al piazzale. Lo manca. Il rumore del colpo fa abbaiare tutti i cani della zona. «Stai a cuccia, pistola. Così fai scappare la selvaggina. » Dice Goran.

La fantascienza funziona così.
Quando è buona ti porta dove non vuoi andare e ti dice quello che non vuoi sentire.
Personalmente non credo avrò voglia di scrivere davvero il racconto. Mi basta sapere che non è troppo lontano dalla realtà.

1 commento:

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

"...il vero protagonista di un racconto o romanzo di sf è un'idea. Se si tratta di buona science fiction, l'idea è nuova, è stimolante e, cosa probabilmente più importante di ogni altra, mette in moto nella mente del lettore una reazione a catena di ramificazione di idee; apre delle porte nella mente del lettore, e così anche quella mente, come quella dell'autore, comincia a creare. Quindi la sf è creativa e ispira la creatività, cosa che la narrativa mainstream, in gran parte, non fa".
P. K. Dick (14/5/1981)