17.5.16

Un altro salone, il XXIX


Ritornato dal Salone, più o meno il solito mercatone con qualche appuntamento di utilità più o meno discutibile e l'occasione per incontrare qualcuno che conoscevo soltanto via web o qualcuno degli autori di ALIA. 
In tutto ciò ho anche avuto la possibilità di gettare quantomeno le basi dell'attività futura di ALIA, anche se non è questo il luogo o il momento per parlarne. Diciamo che se son rose, fioriranno. 
Nei cinque giorni del salone ho sentito dire più volte che «Questa volta non è come le precedenti. Poca gente e/o pochi acquisti e/o la gente è venuta solo per gli appuntamenti».  È vero? Non è facile dirlo. Girando da perfetto incosciente da uno stand all'altro non sono riuscito a capire se il mercato girava o meno. Un'amica mi ha fatto notare che mancava la musica, particolare non tanto secondario come parrebbe e diciamo che non ho mai avuto, nemmeno domenica, l'occasione di fare la coda per pagare. E non ho frequentato soltanto i consueti sfortunati stand dove non si ferma nessuno.
Nel corso dell'inchiesta svoltasi nei mesi passati, dove — tra gli altri — è stato indiziato di reato un individuo discutibile come Rolando Picchioni, è emerso che i dati di ingresso dei visitatori erano gonfiati in una misura compresa tra il 7 ed il 15 per cento. Per quest'anno non credo che ci sarà la solita gara all'esagerazione da parte dei consueti tromboni di turno, ma di primo acchito direi che si è trattata di un'edizione minore, soprattutto più povera di altre precedenti.
Tra gli appuntamenti, una volta scartati per eccesso di presenze i più frequentati (Zalone, Ligabue, Saviano – comunque incontrato casualmente in compagnia dei suoi bodyguard –, Shirin Ebadi – che avrei visto volentieri, detto di passata – e Samantha Cristoforetti [idem]) ho seguito un paio di incontri presso l'Indipendent Corner e uno con Sergio Altieri nello spazio «Book to the Future».

 
Sergio Altieri è l'uomo (distante) col microfono...
Che dirne? 
Sostanzialmente inutili, diciamo, dove finivano per trionfare i piccoli ego dei protagonisti (escluso, e non lo dico per campanilismo di genere, proprio Altieri) e la consueta soddisfazione un po' pelosa di essere chierici e non lettori, o venditori o librai, a chiunque – in sostanza — viva il libro nella sua realtà quotidiana.
Particolarmente deludente l'incontro con Elisabetta Sgarbi, ideatrice del nuovo marchio «La Nave di Teseo». 


Ovviamente invisibile, al centro della mia brillante fotografia...
La Sgarbi, in ogni caso, ha iniziato polemizzando sotto traccia con l'innocuo Culicchia e, nervosissima, ha continuato lamentandosi di trovarsi in uno spazio angusto come casa editrice e di non ritenersi propriamente indipendente, dal momento che negli States essere «indipendent» significa essere degli sfigati e così via per cinque minuti buoni. Ha seguito Eugenio Lio cercando di essere un minimo più puntuale, ma senza troppo successo. Coniugare un verbo come «invadere» evidentemente non usa nel suk dell'editoria, come non usa «ribellarsi», «dire basta», «andare da soli» ecc. Chi si fosse trovato a passare avrebbe potuto concluderne di assistere a un dibattito altamente fumogeno sulle ragioni di una lontana e sconosciuta secessione in una sperduta zona dell'Asia. Totale, ho totalizzato quindici minuti di ascolto prima di andarmene, rifugiandomi ad ascoltare un'interessante relazione sui rapporti tra il blues, il rock e la letteratura.
Più utile e positiva la serie di incontri avvenuti nel salone, tra le persone perse di vista e lì ritrovate e con persone lette tutti i giorni on line ma mai incontrati in carne e ossa.
Parlo di Derek Zoo, una presenza costante su FB e tra i blogger, finalmente incontrato di persona, o Maurizio Cometto, qui in una fotografia di Paolo S. Cavazza, con Consolata Lanza, Silvia Treves e Franco Nosenzo. L'individuo a sinistra nella foto con un sorriso a metà tra l'ambiguo e il sonnacchioso sono io. 


Altro incontro notevole, soprattutto tenendo conto della distanza normalmente esistente tra noi, è stato quello con Francesco Troccoli, presenza costante su ALIA ma con il quale in genere ci accontentiamo di scriverci. Particolare non secondario, Francesco si trovava a Torino con alle spalle l'uscita — il 12 maggio — di Mondi senza tempo, il terzo volume del ciclo dell'Universo Insonne.
Ultimo elemento, i libri. 
Ho compiuto il consueto percorso tra gli editori che seguo con maggiore attenzione: Codice, Einaudi, Fanucci, Adelphi, Neri Pozza e Beat, Laterza, Sellerio, Marcos y Marcos, Elliot e Iperborea più un paio di editori di sf italiani. Sono uscito a mani vuote dallo stand di Fanucci – non mi sono sentito di imbarcarmi in casa Esegesi 2-3-74 di P.K.Dick né avevo molta voglia di leggermi Ancillary Sword, per il momento. Quanto agli altri il bottino è questo:

 
Piccolo particolare, allo stand di Iperborea, visitato verso le 20.00 del lunedì, ho recuperato oltre al libro anche un'edera in buone condizioni, destinata a essere gettata al termine del salone. 
Soccorso Verde (mia moglie) è subito partita e l'edera ci ha seguito. 
Per solidarietà anche lei è finita in libreria. 


Arrivederci alla prossima!

7 commenti:

Francesco Troccoli ha detto...

È stato un piacere incontarti personalmente, caro Massimo. Bellissimo articolo. A presto!

Massimo Citi ha detto...

@Francesco: grazie per il commento. L'incontro con te è stato breve ma ricco di riflessioni interessanti. Speriamo di replicarlo presto.

Glò ha detto...

Una mezza delusione dunque (incontri a parte) :O Mi ha stupito particolarmente il tuo racconto sulla Sgarbi e relativa CE o.O
Il bottino pare interessante: tra tutti, la mia attenzione va a Cime abissali *__*
E comunque... Iperborea RULEZ XD (sia per libro che per pianta)

Massimo Citi ha detto...

@Giò: un salone in chiave minore, come dicevo, anche se è bene constatare che non si ammettono dissidenti in sala e che «tutto va ben, madama la marchesa». Qualche anno fa fummo noi, un pugno di librai in compagnia del compianto Salsano della Bollati Boringhieri, a cantare fuori dal coro con l'iniziativa dello «Slow book», ma non se ne fece nulla e ora regna una pace cimiteriale.
Quanto a Cime Abissali si tratta di un acquisto lungamente rimandato e ora giunto in porto. Non posso che congratularmi con me stesso *_*
Ultima cosa: la pianta iporborioca sta bene e vi saluta tutti.

Marco L. ha detto...

Io quest'anno non sono andato. Mi ci sento troppo sperso (l'ultima volta tra l'altro ho incontrato Maria Grazia Cucinotta).
Comunque se la Sgarbi si lamenta del trattamento non all'altezza, dovrebbe vedere che vita passiamo noi piccoli autori.
A proposito, questo mercoledì alle 18 presento il mio libro alla biblioteca civica di Moncalieri. Se riesci a venire, sarebbe un vero piacere. Ma senz'alcun impegno, eh! Altrimenti ci si incontra domenica al Mufant. :)

Massimo Citi ha detto...

@Marco: capita anche a me di sentirmi sperso, soprattutto se quelli che incontro non hanno nulla, che io sappia, a che vedere col libro. Infatti non riesco a immaginare che cosa avesse a che fare la Cucinotta col libro.
Quanto alla sorte dei giovani autori lasciamo perdere, per carità di patria: ho la netta sensazione che se non entri nei giri giusti resterai - resteremo - giovani esordienti anche a settant'anni suonati.
Per mercoledì non credo di riuscire a esserci, ho un impegno precedente con mia moglie - la vita nell'ultimo periodo dell'anno scolastico è tale che anche solo per comprare un paio di scarpe bisogna mettersi d'accordo in anticipo - ma ti faccio tutti i miei migliori auguri e direi che ci vedremo al Mu.Fant. domenica.

Marco L. ha detto...

Immagino, non ti preoccupare.
Allora a domenica! :)