17.1.13

Letture natalizie, terminate e da terminare

Non ho poi letto, molto, ultimamente. 
Cinque o sei libri in tutto, se non ho sbagliato i conti, un numero curiosamente sotto la (mia) media. Certo se, inserisco anche i libri riletti, il risultato migliora. Anche perché tra i riletti ci sono i tre libri del ciclo di Gormenghast di Mervyn Peake, Tito di Gormenghast, Gormenghast e Via da Gormenghast. Mmmmhhh, sono più o meno 1500 pagine, quindi direi che i conti tornano. Senza contare L'atlante delle nuvole di David Mitchell che ho riletto perché stimolato dalla presentazione del film, che andrò a vedere in questi giorni [1]. Sul ciclo di Gormenghast, a parte la speranza un po' flebile che un giorno o l'altro ne traggano un film, non ho molto da dire oltre a consigliare tutti coloro che passano da queste parti di leggerlo. Io devo essere più o meno alla terza rilettura e continuo a stupirmi per la sommessa grandezza di un simile capolavoro. Non lo contrapporrò al Signore degli Anelli - che peraltro ho letto una sola volta -, troppo diversi per intonazione, stile e sfondo per poter essere confrontati. Se il Signore degli Anelli è una perfetta ricostruzione in chiave moderna di un classico norreno, Gormenghast è un sottile incubo, un universo completo schierato accanto al nostro, alla portata di chiunque, che potrebbe terminarvi da un momento all'altro, condannato a un ruolo senza uscita né speranza - o desiderio - di riscatto.  
Per quanto riguarda L'atlante delle nuvole sono alla prima rilettura, dopo una prima lettura che giudicai a suo tempo affrettata. Un gran libro, capace di trascorrere tra stili diversissimi - dal diario di viaggio settecentesco al romanzo epistolare fino al romanzo di un mondo dopobomba. Un libro da compagnia, al quale ritornare. 
I libri letti - per la prima volta - sono stati comunque diversi per tema e oggetto, un giallo, due saggi e un 'antologia e due romanzi di sf. I libri che mi attendono, acquistati o ricevuti in regalo, sono altri nove, che formano una pila piuttosto allarmante sullo scaffale accanto al letto. 
Procedendo a ritroso, inizierò da un Urania uscito a dicembre, Vendesi tempo, affare sicuro di Paul Di Filippo. Una buona antologia, con alcuni racconti particolarmente gradevoli come Billy Budd, vita difficile di un umano di origine vegetale, La ragazza nel Metrò, cronaca di un suicidio pre-vissuto, Siamo tutti soli, insieme, sull'apparente impossibilità di mutare un presagio e sulla qualità discutibile della comicità sui quotidiani e Il futuro brilla sull'Iowa, comica avventura ispirata a Jules Verne, ambientata in un mondo direttamente ispirato all'Isola misteriosa. Una lettura piacevole, con racconti da gustare con calma e una tazza di buon té.
Un buon saggio Superconduttività di Stephen Blundell. Scorrevole e divertente la parte biografica dedicata agli scopritori della superconduttività e istruttiva, senza essere eccessivamente didattica, la sezione dedicata al funzionamento dei meccanismi - in funzione e previsti,  basati sulla superconduttività. Di particolare interesse il capitolo finale: Che cosa hanno mai fatto i superconduttori per noi?, con la descrizione di apparecchi come l'MRI, in grado di condurre una scansione approfondita del nostro cranio o l'analisi della levitazione magnetica, ovvero il meccanismo che permette ai treni nipponici come lo Shinkansen Chuo di toccare velocità superiori ai 500 km/h.
Altro ottimo saggio Deserto di ghiaccio di Fergus Fleming, una storia dell'esplorazione artica. Volume decisamente corposo - supera infatti le 400 pagine - che racconta la storia dei numerosi tentativi dapprima di trovare un «passaggio a Nord-Ovest», avvenuti nel corso della seconda metà del XIX secolo e in seguito di giungere per primi al polo Nord, dapprima ubbidendo a malconfessati desideri espansionistici e in seguito per intese e rabbiose ambizioni personali. Una lettura sicuramente affascinante, anche il talento antiretorico dell'autore, capace di non nascondere nessuno degli intenti anche i più folli e deliranti – dei «conquistatori» dell'artico. Una lettura tanto più raccomandabile in un momento nel quale la crosta di ghiaccio della banchisa artica si riduce a una velocità allarmante. Piccolissima nota a margine: non so quanti editori italiani utilizzano ancora la rilegatura «americana», ovvero con i fogli incollati uno ad uno alla costa. Carocci evidentemente da ancora uso di questo genere di legatura, con il pessimo risultato che il libro è attualmente sfasciato.
Non sta al porco dire che l'ovile è sporco è un giallo ambientato a Cotonou, capitale del Benin (ex-Dahomey). L'autore, Florent Couao-Zotti «è uno scrittore di fumetti, opere teatrali, e racconti, che vive a Cotonou, Benin. È anche editore di numerose riviste satiriche e un cronista culturale», come recita «Roma multietnica», la guida all'intercultura delle biblioteche di Roma. Un giallo crudo, nitido, incredibilmente freddo, una storia di droga, di piccoli e medi trafficanti e di femme fatale inevitabilmente puttane, sostenuto da uno humour tagliente e da una capacità di restituire l'ambiente dell'Africa atlantica davvero raro. Un libro che merita la lettura.
Vengo adesso a due libri iniziati e non finiti. Il primo, Anniversario Fatale di Ward Moore, «Urania collezione», edizione originale 1955, pomposamente presentato come esempio di storia parallela, si è rivelato un romanzo «americano per americani», di interesse molto vicino a zero per chiunque americano non è. Interrotto per stanchezza a pagina 160 (su 245), temo di non avere né il tempo né la voglia per riprenderlo.  Il secondo è, viceversa, un problema. Si tratta de I Senza-tempo di Alessandro Forlani, Urania di Novembre 2012, interrotto a pagina 80 su 180. Un problema perché dell'autore avevo letto, con un certo diletto, il suo Tlaloc verrà, racconto di ucronia dell'antologia Ucronie impure. Questo romanzo, invece, non riesco a trovare la voglia di finirlo. Ne leggo poche righe e mi annoio. Senza speranza. I personaggi mi sembrano desolatamente vuoti e assurdi, le vicende inutilmente contorte, lo sfondo poco credibile. Ho la sensazione che il buon Forlani abbia elaborato un romanzo volutamente nefando per épater le bourgeois, creando un esercizio di stile come ne ho incontrati tanti e che, alla mia età, non si ha più molta voglia di leggere. Spero che Forlani non si offenda, da un certo punto di vista il suo romanzo è perfettamente riuscito: coerente, stimolante e provocatorio. Non è colpa sua se io non ho voglia di lasciarmi provocare. 

Tra i libri che mi aspettano, e che sono particolarmente ansioso di avere in mio potere - come direbbe il villain di un romanzo d'appendice - c'è un regalo della mia inimitabile figlia, le opere complete di Dino Buzzati in un Meridiano Mondadori, un autore che amo particolarmente e che, come mi accade per i dischi, ho il sogno di possedere interamente. Ad aspettarmi c'è anche L'avventuroso Simplicissimus di Grimmelhausen, ripescato in un mercato. Un testo tedesco del 1670, in una buona traduzione italiana, un autore che la mia meravigliosa prof di tedesco mi aveva fatto balenare: «Merita, leggere Grimmelhausen» e che finora non avevo avuto l'occasione di trovarePoi c'è Frank Close, con il suo Neutrino, La battaglia di Canne di Massimo Bocchiola e Marco Sartori, Generi della letteratura popolare di Valentino Cecchetti, suggeritomi da un post di Davide Mana, I posseduti di Elif Batuman, ideale per un posseduto di Tolstoi, Cechov e Destoevskij come il sottoscritto, L'Estranea di Patrick McGrath, La regina Vittoria e il suo tempo di Robert Marx, recuperato per due euro su un bancarella, I demoni del potere di Marco Revelli, La teste di cerbero di Francis Stevens, acquistato per 50 cent in una libreria remainder's e il consueto Urania, La terra al tramonto, con racconti di Gaiman, Martin, Simmons e altri.  Probabilmente troppi libri, ne sono conscio, anche se questa volta non ho progetti di rilettura. Però Lo hobbit, per dire, meriterebbe rileggerlo. O Wallenstein di Golo Mann, meriterebbe... vabbè, tra qualche tempo saprete com'è finita. 

 

[1] ...e che ho puntualmente fatto proprio iersera. Che dire? Non sono abituato a recensire film, quindi non tenterò neppure: diciamo che il film - nonostante un'evidente intento pedagogico - mi è piaciuto parecchio. Dove si allontana dal libro è per aggiungere o giustapporre elementi che regalano qualcosa al film. Divertentissimo - immagino anche per gli attori - il cambio di ruoli all'interno dei singoli frammenti temporali, con un Tom Hanks bravo da urlo e un Hugo Weaving - indimenticabile nel ruolo dell'agente Smith di Matrix - in una mezza dozzina di ruoli, tra i quali quello di un killer pasticcione e quello di un'infermiera psicopatica.

7 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Su Forlani sai che non la pensiamo allo stesso modo, però su Ward Moore si.
Purtroppo i suoi scritti sono invecchiati male, probabilmente aggiungo io, erano già considerati pesanti all'epoca in cui erano stati scritti.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: su Forlani ho un'opinione nient'affatto ufficiale. Mi dispiace, ma non riesco a finire il suo libro - troppo horror? troppa poca sf? troppo calcolato distacco? - comunque cose che capitano. Probabilmente non avrei dovuto accostarlo come romanzo di sf ma come horror pirandelliano. Quanto a Ward Moore "pesante" è purtroppo un aggettivo che gli va persino un po' comodo. Non riesco a capire quale fosse lo scopo del suo testo, fatto sta che se fa fuggire i lettori, direi che non funziona :)

cily ha detto...

Mamma che carrellata di libri!
Anche a me le riletture fanno perdere tempo ma a volte ci vogliono proprio.
Mi sono procurata l'atlante delle nuvole dopo che lo hai nominato l'altra volta. Il titolo era così suggestivo...
Sì lo so che è uscito pure il film ed è assurdo che io non mi fossi accorta del libro ma fare la mamma mi immobilizza a casa e vedo solo ciò che pesca la mia rete su internet...
Che poi detto fra noi la locandina del film mi attira molto meno della copertina del libro, una mongolfiera ha sempre i suoi perchè...
Per quel che riguarda Forlani mi tocca ammettere che anche io non riesco a finire il suo libro, ma potrebbe essere perchè non è il momento giusto per quella lettura. A volte mi capita di non essere nel mood giusto per un genre di storia.
Più che altro a periodi mi succede di avere voglia di leggere solo un certo tipo di cose, un po' come succede con il cibo.
Io mangio di tutto ma a periodi ho proprio voglia di un certo tipo di sapore e snobbo gli altri, poi passa.
Ad esempio ora è un periodo che preferisco i racconti ai romanzi e anche questo potrebbe essere un aspetto della faccenda anche se stiamo parlando di un romanzo breve.
Credo che riporrò il libro e ci tornerò in estate perchè adesso proprio ho la testa altrove e magari ti saprò dire.

Massimo Citi ha detto...

@Cily: il libro dell'Atlante delle Nuvole lo scoprii grazie a una conversazione con Davide, che mi incuriosì e non poco sul libro di Mitchell. Meno male perché, nonostante il mio lavoro, non mi ero accorto dell'uscita del libro. Il motivo - banalmente - era che il libro uscì da Frassinelli, un marchio della Sperling & Kupfer, e io non guardavo in genere le novità di Sperling... Quindi, come vedi, il suo essere una mamma non è un problema di per sé, ma lo diventa per come funzionano gli editori italiani.
Quanto a Forlani, credo anch'io che il «mood per un genere di storia» sia fondamentale. Molte volte ho messo da parte un libro perché in quel momento non mi prendeva. Intanto il libro l'ho messo da parte, vedremo se tornerà un momento per rileggerlo.

Argonauta Xeno ha detto...

Io tempo addietro dicevo che "lo dovrei leggere" (Gormenghast) ma è ancora lì in attesa. Però c'è, e non manca molto.
Su Forlani... capisco le tue impressioni. Io l'ho apprezzato molto, ma non è un libro per tutti. O meglio, non è un libro per tutte le occasioni. È un libro che fa discutere, non solo per i contenuti ma anche dal punto di vista estetico.

Massimo Citi ha detto...

@SX: mi rendo conto che attaccare una trilogia di quelle dimensioni non è una decisione che si prende a cuor leggero. Io ricordo che leggere il primo volume la prima volta fu un esercizio ingrato. Con la convinzione di leggere un altro fantasy pseudomedievale carico di armi, magia e incantesimi mi trovai in un ambiente degno dello Shakespeare della Tempesta, ma raccontato da Harold Pinter e dal Dino Buzzati del deserto dei tartari. Ne uscii confuso, con la sensazione di aver sbagliato qualcosa. Quanto al libro di Forlani temo che la tua prima conclusione sia corretta: non sono fatto per apprezzare un romanzo come il suo, perlomeno non in questo momento della mia vita : (

S_3ves ha detto...

Ciao. È sempre divertente leggere i tuoi post e "scoprire" qualcos'altro su di te. So bene ciò che stai leggendo, vedo le pile di volumi in procinto di crollare sul tuo comodino e sulla scrivania, ma leggere le tue recensioni aggiunge e chiarisce i tuoi commenti in fieri… Concordo su Cloud Atlas (film) e tra poco leggerò il libro. Su Gormenghast mi sono fermata al primo, come sai, ma è un gran libro e un gran "luogo", ci tornerò. Per i libri che non si ha voglia di finire, come sai sono un lettore senza sensi di colpa, il motivo per cui un libro "non acchiappa" è intrigante anche per quel poco che scrivo, forse ha ragione Cily, ci sono momenti sì e altri no.
Piuttosto mi chiedo perché i curatori di Urania abbiano sentito il bisogno di ripubblicare Ward Moore. Costa poco, magari?
A proposito, prestami "Non sta al porco". Gli esploratori artici per la prossima volta, in questo periodo, come lettore, sono già stata troppo tempo nel grande Nord.