3.9.08

Incontri

Obbligato a rimanere a casa per buona parte del giorno, perdo molto più tempo di quanto avrei ritenuto possibile. Non riesco a scrivere recensioni né ho voglia di leggere qualcuno dei tanti libri tra quelli la libreria riceve.
Colpa della produzione?
No, onestamente non credo.
Il problema reale sta, probabilmente, nel troppo tempo passato a leggere.
Nel leggere troppi libri dei quali, sinceramente, non importa nulla o dei libri dei quali importerebbe qualcosa giusto in un altro momento, in un altro tempo, in un altro segmento della propria vita.
È capitato a tutti, no, di leggere qualcosa di importante in quel momento ma del quale, sinceramente, in un altro momento della propria vita non ci sarebbe stato nulla di particolare da ricordare. Posso anche fare degli esempi - L'uomo che fu Giovedì di E.T.Chesterton o Furia dall'ignoto di Lloyd jr. Biggle - due libri a caso tra i tanti che mi hanno regalato e che, letti in un viaggio o nel corso di un soggiorno, mi diedero qualcosa di inestimabile. Poi, una volta ripresi in mano a distanza di tempo, si sono rivelati - nonostante tutto - normali. Eppure i personaggi, i luoghi, la vicenda o l'intreccio non erano cambiati. Era qualcosa in me stesso il problema, probabilmente, qualcosa che non era possibile recuperare se non casualmente e per un breve istante.
C'è qualcosa di sottile e inestimabile che un libro può regalare. E ciascun libro, viceversa, può assumere diversi connotati e fisionomie in attimi differenti della nostra vita.
Che è un po' come dire che cercare furiosamente & disperatamente un libro che finalmente può saziarvi ed essere allineato sullo scaffale d'eccelsa bellezza è, in definitiva, una cavolata.
I libri che valgono sono quelli che vi regalano qualcosa. Magari l'assurda storia degli anarchici-poliziotti di fine '800 o l'avventura di un monco lungo l'asse del tempo della Terra.
O quello che preferite.
E nel momento che preferite.
Il problema - in definitiva- è soltanto quello di riuscire a incontrarla.


8 commenti:

Fran ha detto...

Io trovo che questo accada anche con la musica. Canzoni che non ci si stanca mai di ascoltare vanno bene per diversi tipi di sensazioni e si collegano a momenti particolari.
Eppure ci sono libri che riesco a rileggere in ogni stato d'animo...

Anonimo ha detto...

Perfettamente d'accordo con te, MaxCiti. Anche a proposito delle stesse (ri)letture. In ogni caso, per quel che riguarda "The Man who was Thursday"... è curiosa l'aria di famiglia tra questo romanzetto e altri consimili... penso ad Anatole France, "La révolte des anges" (simile anche nell'impostazione 'teologica', benché arbitrata un po' a contrariis), o a "The Dynamiter" di Stevenson, innanzi tutto. Ecco, forse le riletture potrebbero essere utili per tornare a un bivio, o crocicchio, che ci siamo lasciati alle spalle... 'otros senderos que se bifurcan'...

Massimo Citi ha detto...

Ciao a tutti!
Breve premessa: senza un'arcigna attenzione è molto probabile che allinei errori come ciliege.
Ciò detto:
A Fran: ciao! Un po' hai ragione, ovviamente. D'altro canto ho volutamente esagerato. Ma continuo a pensare che, nonostante tutto, non sia realmente possibile rileggere nello stesso modo le stesse righe.
Ad Anonimo: molto piacere di ritrovarti, anche se non so se sei Celio Vibenna o Franco. La tua osservazione è molto interessante (ovviamente!) anche se sposta un pochino il terreno. Ci trasferiamo da singolo libro all'insieme...

Fran ha detto...

Premettendo che non ho letto nessuno dei libri che menzionate, ma so che per me i libri, come la musica e a volte i film, sono collegati a periodi e sensazioni particolari della mia vita. Quando provo ad ascoltare la musica "sbagliata" per un determinato momento mi "scollego", non ascolto, o sono disturbata. Lo stesso vale quando provo a leggere un libro che non va con il periodo che sto vivendo, anche se l'ho già letto in passato e trovato meraviglioso.
Per cui no, non si rileggono le stesse righe nello stesso modo, ma - secondo me - si rileggono le stesse righe per richiamare un momento, una sensazione. Non so se si capisce cosa voglio dire, in questi giorni sono piuttosto fumosa. :-(

consolata ha detto...

Raramente trovo il tempo di rileggere e mi dispiace molto, perché non non sempre ci guadagno. Però l'esperienza, sia pure limitata, mi dice che hai ragione, purtroppo. Purtroppo perché certe volte è come quando si incontrano certi fidanzati del passato e ci si chiede: ma che cosa ci avrò visto allora? Non posso dimenticare la tristezza quando ho riletto Stendhal, grande amore dell'adolescenza, e non l'ho più capito. Devo dire però che la tristezza veniva dal fatto che sapevo che ero io a essere cambiata, non certo Stendhal, avevo perso quel qualcosa che mi aveva permesso di amare senza capire, o meglio capire per amore.
Discorso confuso e prolisso per dire che secondo me tante volte è meglio non rileggere e conservare ricordi felici.

S_3ves ha detto...

Accidenti, mi distraggo un momento e tutti a dire cose ultrainteressanti!
Cerco di recuperare il tempo perduto:
1) D'accordo con il post di Massimo. Potrei citare un mucchio di titoli che ora non mi direbbero niente e un tempo sono stati importanti. Lo stato d'animo, come dice Fran, è fondamentale. Per citare testi di lett. fantastica, mi chiedo ancora, a distanza di più di vent'anni, che cosa avevo potuto trovare in un romanzetto fantasy di Marion Zimmer Bradley (autrice evitata come la peste solo pochi anni dopo)... eppure, negli stessi giorni, lo ricordo benissimo, apprezzavo un romanzo molto cattivo di Vance... Mah. Forse era lo stato d'animo particolarissimo di allora.
2) Bella l'idea della rilettura come "ritorno" a bivi e biforcazioni, per ritrovare tracce ed esplorare strade lasciate indietro.
3) ha ragione Fran, non si rileggono le medesime righe nello stesso modo. A volte, però rileggere è una sorta di illuminazione.
4) Rileggere per richiamare un momento trascorso, una sensazione... sì, è vero, ma a me accade soprattutto con la musica che non richiede mediazione linguistica: ascoltando certi pezzi riprovo le emozioni di allora, il senso critico si ottunde per un attimo, è come se fossi ancora "là". Poi si riaccende e magari mi dico: "ma davvero mi piaceva questa roba?"
5) Tornando ai libri, quelli che non smettono di parlarti (dicendo cose diverse in epoche diverse) sono i nostri "classici" personali.

Anonimo ha detto...

Caro Max, lusingato per l'incertezza tra me e Franco (mio alter ego, d'altra parte... ;-)

Ci vediamo la prossima settimana in libreria, se ci sei (le mie figlie hanno urgente bisogno di razzolare nel 'reparto innocenti' prima dell'inizio della scuola... )

A presto, e auguri di cuore!

celiovibenna

Fran ha detto...

Silvia: vero con i "classici personali"!
Alcune cose rilette a tanti anni di distanza offrono nuove letture e nuove risposte a domande che non sapevamo di voler porre in tempi precedenti...