8.2.08

Il laureato illetterato e la riscoperta dell'acqua calda


Compro «La Repubblica» ma non la amo per nulla.
D'altro canto «La Stampa» è un gazzettino di condominio pieno di refusi e il Corsera è infestato da gente come Galli Della Loggia e Antonio D'Orrico. Su «Il Manifesto» scrive gente piena di buona volontà e che spera di riuscire a fare - un giorno o l'altro - un giornale, e degli altri non merita parlare.
D'altro canto «La Repubblica» ha il vezzo/vizio di riscoprire continuamente l'acqua calda e di sparare la pseudonotizia come fosse uno scoop straordinario. Ultimo esempio tre pagine di R2 del 6 febbraio dedicate all'illetteratismo - il paraneologismo non è mio - dei laureati. Si scopre così che un 20% abbondante di laureati non legge nemmeno un libro all'anno e che qualcuno di loro (il 6,0% del 20% = 0,3% del totale dei laureati) afferma che leggere è un medium lento mentre lo 0,3 sempre del 20% - cioè un irrilevante 0,015 del totale dei laureati, come dire 15 persone su 10.000 - pensa che leggere non serva più.
È così difficile trovare 15 cretini su 10.000 bipedi appartenenti alla specie homo sapiens? E 3 cretini su 1.000? Io ripensando alla mia classe del liceo avrei accreditato la cretineria di un buon 33%, quindi l'articolo mi ha, in realtà, consolato. Tanto più che le statistiche su Le cifre dell'editoria edizione 2000 davano i laureati che non leggevano nemmeno un libro all'anno al 30% circa. Quindi in un meno di un decennio ci sono un 10% scarso di lettori (di almeno un libro all'anno) in più.
M pubblicare notizie consolanti non è lo scopo di un quotidiano. Prima di imbastire un articolo inevitabilmente in equilibrio tra il gusto plebeo di scoprire che anche il professionista o il dirigente so’ 'gnoranti e i toni blasé da intellettuale purosangue e un po' cinico ci si poteva informare, nevvero? Ma no, informarsi prima di scrivere è raro e «lento». Per essere media «veloci» bisogna commentare senza sapere di che cosa si sta parlando.
Non si può sapere tutto, certo, ma un po' di cautela non sarebbe fuori luogo.
Se si voleva affermare che in Italia non esiste una politica di sostegno alla lettura, che il sistema bibliotecario è obosoleto e bisognoso di finanziamenti, che la classe dirigente italiana è scarsa di riferimenti culturali, provinciale e meschina si potevano semplicemente scrivere alcuni articoli informati sulla diffusione del libro in Italia.
Prima si valuta la reale possibilità di leggere, poi si commenta la volontà o meno di farlo.
Si potrebbe finire per scoprire che in realtà già da diversi anni esiste una politica contro la lettura, presentata come attività obosoleta, vecchia, fuori moda. Una passione avara e solitaria praticata soltanto da sfigati, tagliati fuori, intellettuali stitici e occhialuti, pallidi e flaccidi.
È molto probabile che chi ha recepito e praticato il messaggio vero trasmesso dai media - «non leggere, non stare a romperti la testa su cose inutili e che tanto non capisci» - non sia formato soltanto da un 3% circa della popolazione laureata. Il grosso problema è che l'ignoranza fino a qualche anno fa era percepita come limite e ammessa con pena mentre ora è considerata un prezzo da pagare al tentativo di affermarsi.

5 commenti:

Davide Mana ha detto...

Come al solito, nel citare la statistica Istat, nessuno si è premurato di dirci
. quante persone sono state intervistate
. come sono stati intervistate

Io sono rimasto abbastanza colpito, diciamo tra il divertito e il furioso/omicida, da alcune delle motivazioni fornite dai non lettori.
Cose tipo "so leggere male" oppure "la lettura è un medium lento".
Che sono baggianate orride e preoccupanti, ma ciò che mi domando è...
Sono risposte grezze, o scelte da un elenco fornito dai rilevatori?
Perché qui, sapere chi ha pensato a certe giustificazioni, diventa centrale per identificare i veri idioti.

Massimo Citi ha detto...

Credo sia molto probabile che si sia trattato di una batteria di risposte parzialmente aperta, nel senso che si potevano scegliere alcune risposte già predefinite («ho poco tempo») e indicare sotto «altro» ulteriori possibili motivi («la lettura è un medium lento»).
La cretineria suppongo doversi attribuire a chi ha risposto, in sostanza. Comunque sia un piccolo specchietto tipo "materiali e metodi" avrebbe reso possibile confrontare la statistica presentata con altre e conoscerne la rappresentatività. Ma questa è una buona abitudine persa ormai da tempo.

Anonimo ha detto...

Medium lento. Mi mancava proprio, questa spettacolare definizione. C'è già dentro tutto, coem fa già notare Davide. Medium lento... un ruffiano paragnosta con le articolazioni arrugginite?
Da non credere.
Ma poi, quali sarebbero i media veloci? TV? Radio? Internet? No, internet no, a parte YouTube bisogna leggere pure lì. Rimangono le TV, mi sa. Che per fortuna sono veloci.
Da non credere.

Anonimo ha detto...

Io consiglio una lettura del sito nazionale di statistica (istat), che di dati ne fornisce parecchi, sperabilmente attendibili e gratis:
www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070510_00/

Volendo, comunque, anche internet è un medium lento se la connessione non è veloce :-)

Meno male che ho lasciato perdere i quotidiani italiani, se questo è il livello...

Davide Mana ha detto...

Interfaccia neurale diretta uomo-macchina.
Ecco un medium veloce.

Oppure una bastonata sulla schiena a chi definisce la lettura "medium lento".
Nulla è più rapido del dolore, come spunto per la riflessione.