12.8.19

Il Mare Obliquo 27

Il duca Kwister, Usif-Lizhi e i loro amici sono giunti ad Audiebarr, al cospetto del cavaliere di Vandel. Ma c'è una strana atmosfera nel castello, qualcosa che non riescono ancora a comprendere
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Il villaggio di Audiebarr sorge adagiato sul fianco di un basso colle coperto di giganteschi platani ed esso stesso è in gran parte nascosto dalle chiome di piccoli alberi da frutto e da siepi impenetrabili alla vista del viandante.
Nella scarsa luce della sera vi era il rischio di non vederlo e di vagare ancora nella direzione di Wetie o di Fenygattlan fino a quando le cavalcature stanchissime non si sarebbero fermate comunque.
– È là, ne vedo i tetti grigi e più oltre, dietro quegli alberi più grandi vedo la facciata della Rocca Vandel.
Kwister di Lö si inchina sulla sella all'indirizzo di Usif Lizhi, autore di un'osservazione così precisa.
– Certamente con voi non si rischia di perdersi, Messer Notturno, soprattutto con questa luce così debole e incerta. Sapete anche dirmi se gli abitanti nelle case riposano o si accingono a consumare la cena?
Usif-Lizhi non sembra aver rilevato il tono scherzoso del Duca e la sua risposta suona tanto seria quanto inquietante: – Questo non posso dirvelo, Duca, ma posso senz'altro dirvi che dalle apparenze ben magra deve essere la loro cena.
Il Lupo-Drago non risponde e si limita a lanciare un'occhiata perplessa all'indirizzo di Enklu, unico testimone della conversazione.
– Non è una buona nuova quella che ci date, Messer Usif-Lizhi. – Commenta quest'ultimo. – Dobbiamo quindi prepararci a mangiare del poco che portiamo con noi o dobbiamo addirittura prepararci a difenderlo?
Il Notturno scuote il capo. – Posso sbagliarmi. Ma vi prego, proseguiamo.
Il sentiero man mano che si avvicinano all'ingresso del villaggio non migliora e ben pochi sono i segni lasciati dalle ruote dei carri o dagli zoccoli di altri cavalli. L'erba in molti punti ha guadagnato terreno sul tracciato della strada giungendo in qualche punto a ricongiungersi con quella che cresce al centro della carreggiata, folta e verde come se avesse da poco smesso di piovere.
– Ho tanta paura che la nostra sosta non sarà troppo felice. – Commenta a bassa voce Kirzil Pennarossa, parlando più che altro a se stesso.



All'ingresso del villaggio nessuno si para loro davanti per richiedere un pedaggio o fare altre richieste, solitamente assurde o esose, ed il piccolo gruppo di cavalieri entra silenziosamente come visitatori di un cimitero.
In capo a pochi minuti, seguendo la via centrale affiancata da case buie e silenziose accomunate da un odore penetrante di marciume e da evidenti segni di incipiente rovina come porte divelte e spalancate sul buio, pareti alonate di muffa, tetti sfondati raggiungono la piazza principale dove una fontana silenziosa e coperta di alghe maleodoranti li accoglie.
Qui non possiamo neppure abbeverare i cavalli. – Osserva il Barone Enklu. – Ma cos'è accaduto alla gente di Audiebarr? Lungo la strada ho visto solo poche luci, molto fioche e nessuna voce o pianto di bimbo.
– Lo ignoro. – Mahaderill si guarda intorno pensierosa. – Audiebarr non è mai stato un luogo ricco e rumoroso, ma neppure ha mai avuto un'aria così misera e abbandonata. Mi chiedo cosa può essere accaduto, a meno che le armate di Artamiro o di Bartsodesh non siano giunte fino qui a portare fame e malattie.
– Lo escludo. Entrambe le armate sono molto lontane da qui e poi queste terre non sono così ricche da suscitare facilmente la cupidigia di un bottino.
– Hai ragione, Wediliun, e chi più di un mercante può giudicare se un luogo merita o no di essere spolpato? – Cerca di scherzare Harvaiun. – Ma adesso cosa faremo, staremo qui ad aspettare che sorga la luna?
– No. – Il Duca Kwister si volge verso Usif-Lizhi. – A quanto pare i vostri occhi sono ottimi giudici non solo di ciò che si vede ma anche di ciò che si può imparare con una semplice occhiata. Sapete condurci ora alla rocca di Vandel, sperando di avere miglior fortuna?
– Certo. – Usif-Lizhi sembra sul punto di aggiungere qualcosa ma si limita a voltare il cavallo verso una delle piccole vie che sboccano sulla piazza ed a dirigersi in quella direzione.
La rocca si trova al culmine del piccolo dosso che affianca Audiebarr, praticamente invisibile dal basso, procedendo lungo la via che si arrampica serpeggiante tra i grandi platani. Un piccolo spiazzo ed un grande portone di legno irto di punte metalliche li accoglie al termine della salita.
Il Duca Kwister studia la situazione per qualche secondo quindi estrae da una tasca della sella le insegne della Marrak di Ruthen e Lö e le appunta sulla spalla.
– Aprite, presto! – Urla con tutto il suo fiato Share Harvaiun. – Il duca Kwister di Ruthen e Lö, Twimarrak delle terre occidentali oltre Zemann e consigliere speciale del trono di Dancemarare chiede ospitalità al Signore di queste terre!
Dopo un tempo che chiunque alla corte di Artamiro definirebbe sconveniente una voce stridula dall'alto degli spalti li apostrofa: – Come è possibile che un così potente signore si trovi in questi luoghi desolati? Mostratevi bene alla luce di una torcia e vi sarà aperto.
Kwister, al quale non è mai accaduto che qualcuno dubiti della sua parola, si irrigidisce per un attimo mentre la mano gli corre all'elsa della spada. Lancia uno sguardo incendiario alla stupida porta e subito dopo al tanghero che si nasconde nel buio.
– Harvaiun! – Grida infine, lasciando che il suo ignoto ascoltatore intuisca tutta la sua ira. – Illuminami con una torcia, presto, perchè anche i ciechi possano vedere.
Il servitore Syerdwin, indignato almeno quanto il suo signore, si affretta a recare un tizzone acceso con il quale illumina la massiccia figura del Lupo-drago.  


– Va bene. – Replica la voce dagli spalti. – Ma chi sono gli altri che vi accompagnano?
Stanco di quell'insulso dialogo Kirzil Pennarossa, il fondo schiena anchilosato dalla cavalcata e lo stomaco vuoto e triste almeno quanto le case di Audiebarr, esplode: – Stupido lacché, nato e cresciuto in mezzo al cozzare dei maiali, figlio di un ladro e di una meretrice, prova ad usare quel pezzo di carne putrida che hai in mezzo alle orecchie! Puoi immaginare chi sono i compagni di un sì potente signore o hai bisogno di penzolare da una fune per saperlo?
– Per carità, Kirzil, così temo che saremo accolti da un lancio di frecce o di olio bollente.
– Signore Usif-Lizhi, tu sei troppo raffinato per conoscere le malizie che si devono impiegare con uscieri, guardiani o guardiaporte. È gente meschina, vendicativa e boriosa la cui misera autorità su una porta, un corridoio o una stanza rende tracotanti come Re o siniscalchi di casa reale. Bisogna spiegargli qual'è il loro rango per averne ragione.
Usif-Lizhi annuisce incerto alla tirata del Gu'Hijirr e si volge inquieto verso la grande porta. Un istante dopo un poderoso cigolio annuncia la vittoria della filosofia di Kirzil Pennarossa.
Dal portone aperto esce un ometto magro e stempiato, vestito con una livrea vermiglia attraversata da una fascia azzurra che si inchina fino quasi a giungere a toccare la terra con il naso e dichiara:
– Buonasera, buonasera, miei Signori. Il cavaliere di Vandel vi invita a condividere con lui gli scarsi lussi della sua povera magione, sperando che essi non vi appaiono troppi rozzi per coloro che sono abituati ai palazzi della capitale ed ai magnifici banchetti reali.
Usif-Lizhi fissa stupefatto l'ometto, chiedendosi se la voce sgradevole proveniente dagli spalti fosse di proprietà dello stesso personaggio che ora, soavemente, li invita ad entrare con modi perfettamente urbani. Il Notturno lancia un'occhiata in tralice al Gu'Hijirr che sorride soddisfatto e scuote il capo: il mondo della gente diurna non cessa mai di sorprenderlo.
– Ben volentieri accettiamo. Siate così cortese da condurci a conoscere il vostro signore.– Interviene con sussiego Share Harvaiun.
L'interno è rischiarato da fasci di torce che illuminano il cortile lastricato di rotonde pietre di fiume e le scalinate che salgono agli spalti o si perdono sul fianco delle torri.
La loro guida li conduce ai piedi della scalinata d'ingresso alla cittadella posta al centro della rocca dove li attendono alcuni servitori per prendersi cura dei loro cavalli.
– Vi prego di entrare. – Li esorta il guardiano con un nuovo inchino ancor più profondo.
Appena superato il secondo ordine di mura un gruppo di dignitari si fa loro incontro. Li precede un uomo piuttosto giovane, dai capelli chiari, lunghi e ricci, illuminato alle spalle dalle rotonde lampade di carta portate dai servitori.
– Duca Kwister, che immenso onore per la mia povera casa!
Il Lupo-Drago lo saluta con un cortese cenno del capo, mentre il Cavaliere di Vandel cade letteralmente ai suoi piedi baciandogli l'orlo dell'abito.
– Vi ringrazio dell'accoglienza, Cavaliere. Alzatevi vi prego. Mi scuso dell'ora così sconveniente per una visita, ma questioni d'onore ci impongono una simile condotta.
– Certo, l'onore viene prima di ogni altra cosa. – Approva il Cavaliere di Vandel.
– Permettete che vi presenti i miei compagni. – Annuncia il Duca Kwister.
Le presentazioni sono di breve durata ed il cavaliere dispensa un inchino per ognuno, esitando solo un istante, per il timore o la sorpresa, alla vista di Usif-Lizhi.
All'interno del palazzo vengono condotti in una grande sala dove in un caminetto largo come un'intera parete alcuni servi si affannato a girare su un grande spiedo una quantità di cacciagione e pollame sufficiente a sfamare un intero esercito. 

 
– Desiderate prendere un bagno caldo e ristoratore prima di sedervi a tavola? – Chiede loro il cavaliere e la sua proposta è accolta con entusiasmo dalla piccola compagnia.
Vengono condotti in un'altra ala del palazzo. I bagni, stanze tiepide dalle pareti coperte di tessere multicolori di pietra lucida, nel cui pavimento è scavata un'ampia vasca colma d'acqua profumata.
– Che meraviglia! – Kirzil si sbarazza degli abiti da viaggio e si catapulta nell'acqua. – Che infinito piacere! Io non sono nato per stare troppo lontano da questo elemento così semplice e sincero… E voi signore Usif-Lizhi, non vi bagnate?
Il Notturno fissa perplesso la piccola piscina e annuisce. – Certo. Il fatto è che presso di noi il bagno non è una pratica troppo comune. Il nostro corpo non ha bisogno di essere lavato e l'elemento liquido ci spaventa.
– Suvvia, signore, un bel bagno è così piacevole. – Replica il Gu'Hijirr.
– Certo, certo è possibile. Immagino che dovrò liberarmi degli abiti.
Kirzil guarda il notturno incredulo: è possibile che egli non abbia mai preso un bagno in vita sua? – Sì. – Approva il Gu'Hijirr.
Usif-Lizhi dedica a quell'attività una cautela bizzarra. Toglie l'abito magico di Mahaderill e lo depone ben piegato su una panchetta di marmo posta contro la parte e lo stesso fa per la cotta d'acciaio, il sottoabito di lana e gli altri capi d'abbigliamento. Kirzil lo osserva cercando di nascondere la sua curiosità. Il Notturno ha un corpo esile e sottile del colore della pietra più chiara, non ha peli in nessuna parte del corpo ed ha gambe e braccia delicate e aggraziate come quelle di una fanciulla umana o di una fata.
Il Gu'Hijirr, che lo ha visto battersi con la spada come un guerriero di molte primavere si chiede dove si nasconda tutta la forza in quel corpo così fragile. Torna a guardare il notturno con la sensazione di spiare il bagno di una fata e si stringe nelle spalle.
– Allora com'è il bagno? – Chiede.
Il Notturno, che è entrato nell'acqua con una cautela del tutto esagerata, annuisce. – È un po' caldo.
– Se attendete un po' di raffredderà. O volete che chiami uno degli inservienti?
Usif-Lizhi approva. – Non amo l'acqua troppo calda.– Spiega.
Al richiamo del Gu'Hjirr una fanciulla entra portando un'anfora.
– Grazie, carina. L'acqua è per il mio signore.– Spiega Kirzil.
La ragazza annuisce e si volta incontrando lo sguardo del Notturno.
– Grazie. – Le dice Usif-Lizhi, ma la fanciulla paralizzata lo guarda senza muoversi.

 
– Allora, carina, non hai mai visto un notturno? – Le grida scherzosamente Kirzil. – Beh, questa è la tua occasione.
La ragazza si avvicina alla vasca di Usif-Lizhi reggendo l'anfora davanti a sè come uno scudo. Giunta sull'orlo della vasca si affretta a vuotarla ed a fuggire.
– Timida. – Commenta Kirzil. – Ma non bisogna disperare, il più delle volte le femmine temono ciò che più desiderano.
Il Notturno non risponde. Il ricordo di Adwina è tornato prepotente alla sua mente, risvegliato dallo sguardo insieme timoroso e affascinato della fanciulla, lo stesso sguardo di Adwina quando il silenzio e le notte erano la loro unica compagnia.
– Avete notato, signore Usif-Lizhi, gli occhi del Cavaliere di Vandel?
Il Notturno si scuote dalle sue reminiscenze. – Certo, Kirzil. Egli ha evidentemente l'abitudine di migliorare il suo sguardo ed il suo incarnato con polveri e creme. Lo trovi riprovevole?
– Mah, proprio riprovevole no. Strano, ecco, questo sì. Strano quanto il suo castello così ricco ed il suo villaggio così povero.
– Già. È strana anche la presenza di quegli armigeri sulle mura più interne della rocca, quando sarebbe logico che essi fossero all'esterno.
– E come siete riusciti a veder… Come non detto. E quanti erano?
– Una trentina, direi. Armati.
– Non è che…
– Non so, Kirzil. Essi erano lì già prima del nostro arrivo. Lascio a te trarre le conclusioni che desideri.
– Troppi misteri, signore Usif-Lizhi.
– Potremo cercare di venirne a capo a tavola. Non ci hanno tolto le armi, comunque.
– È vero. – Concede il Gu'Hijirr. – Comunque mi sento già molto meno tranquillo.

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