23.10.12

Narrativa on line?


È un po' che medito su questo post. Poi, spinto da una mossa del buon Nick Nocturnia e la pubblicazione di un suo ottimo racconto, ho rotto gli indugi.
La prima domanda - in un certo senso la principale: «Ha senso pubblicare racconti o altra narrativa sul proprio blog?»
La domanda secondaria: «Perché nessuno o comunque pochi commentano il brano pubblicato? È un giudizio di valore o semplicemente un sintomo di disinteresse?»
La terza domanda: «I lettori di blog che cosa cercano? Intrattenimento rrrrrapido e qualche battuta veloce o qualcosa di più serio o serioso
Possono seguire altre domande, me ne rendo conto, ma diciamo che queste sono le principali. 
Cerchiamo di avanzare qualche genere di risposta, contando o sperando che altri lettori abbiano la voglia o il desiderio di intervenire. 
Partirò dalla domanda «secondaria». 
Sinceramente ho qualche dubbio sul fatto che il mancato intervento o pochi interventi significhino un giudizio di valore. Prescindendo dai miei racconti, ho letto racconti brevi di un certo pregio non solo di Nick ma anche scritti e pubblicati da Orlando, da Argonauta Xeno, da Consolata Lanza nonché da altri autori. Nulla che si potesse catalogare come semplicemente come «munnezza» o  che si potesse catalogare come «tentativi falliti di presunti autori».  Anzi. Tra i pochi interventi che li hanno seguiti, comunque, sottolineo la presenza dei miei. Sono un editor fallito e un oscuro recensore ma non riesco a resistere alla tentazione di commentare. In qualche caso persino di avanzare qualche proposta. 
Non so se gli autori ne siano stati particolarmente contenti, ma non posso farne a meno. Se scrivi, ti leggo, è matematico. 
In questo senso credo che la risposta alla prima domanda, la «domanda principale», non possa che essere «Sì, ha senso pubblicare i propri brani sul blog». Anche se...
Personalmente ho pubblicato (finora) sul blog 13 racconti. Per raggiungerli è sufficiente cliccare sotto la scritta in alto a sn del mio blog «racconti perduti e ritrovati». Ho iniziato il 18.1.2012 e l'ultimo l'ho pubblicato il 18.10.2012. In totale sono 13 racconti in dieci mesi, poco più di un racconto al mese. Interessante notare come i commenti siano stati decrescenti, in maniera praticamente inversa alla lunghezza dei racconti. Ovvero, più il racconto era lungo - e non dò alcun giudizio estetico su di essi - meno interventi apparivano.
La conclusione evidente - a meno che i racconti più lunghi siano anche i miei peggiori, cosa che onestamente fatico a credere - è che i racconti più brevi siano letti integralmente nel corso di un passaggio sul mio blog, mentre i racconti più lunghi vengono rimandati, leggiucchiati per sommi capi o decisamente ignorati, magari facendosi un appunto mentale tipo «sì, sì, poi lo leggo».



E così dalla narrativa siamo arrivati a toccare la struttura stessa della comunicazione a mezzo internet. Una comunicazione breve, rapida, talvolta ritagliata nei tempi risicati della giornata. Un genere di comunicazione che parrebbe eliminare in partenza la possibilità di pubblicare racconti che superino le 2-3 cartelle. Discorso diverso, ovviamente, per i romanzi pubblicati in forma di e-book o di .pdf. L'atteggiamento del possibile lettore è diverso nel momento in cui decide di scaricare un testo più lungo e di leggerselo con calma sul netbook, sul tablet o sull'e-reader. 
Il risultato finale di tutta questa zuppa è in apparenza soltanto uno: «Sì. Si può pubblicare narrativa sul proprio blog, purché sia breve». Un atteggiamento che inevitabilmente penalizza i racconti che vanno dalle 5 cartelle fino alle 50.
«E io lo pubblico a puntate!»
Questa è stata la conclusione dell'ottimo Nick, che pubblica un suo racconto di 25-30 cartelle in diverse puntate. 
È una scelta condivisibile? 
Ha di buono la possibilità di essere letto ugualmente grazie alla brevità dei "capitoli" presentati, ma anche il difetto di rischiare - come per i romanzi d'appendice - di scontare una caduta di interesse se nel breve brano proposto non accade qualcosa di drammatico, raccapricciante o comunque memorabile. E questo finisce, ovviamente, per influire sulla struttura del testo, che rischia una drammaticità artificialmente introdotta per mantenere un buon ritmo di lettura, mentre, in parallelo, si può finire col rendere bidimensionale un personaggio o un ambientazione, dal momento che non si può perdere un mezzo capitolo per presentarli decentemente. 
Ma magari si può pubblicare un inizio di racconto invitando i lettori a scaricare il resto in .pdf.
O si può... 
Mah...
Beh, per quanto mi riguarda continuerò la pubblicazione dei miei racconti «perduti e ritrovati», se non altro perché la pubblicazione sul blog è un ottimo sistema per non perderli un'altra volta. E per poterli in seguito riunire in un'antologia. 
Ho appunto appena ritrovato un mio vecchio racconto...
No, vabbè. Uscirà a novembre. 
...
Non credo possa esserci una conclusione degna a questo post, se non una lunga serie di interrogativi. Ai miei quattro gatti e sedici lettori commentare, riflettere e criticare.
In ogni caso ripeto la promessa già fatta in un mio post: creerò un blog dove ospiterò testi miei e di che vorrà partecipare, aperti a commentiti, critiche, osservazioni, idee, suggerimenti, reprimende, cattiverie e critiche gratuite.
Concludo con alcuni racconti brevissimi - max 20 parole -, - max 20 parole -che pubblicai qualche tempo fa sul blog (5.5.08) e che, debitamente corretti, mi sembrano ritornati di piena attualità. Si tratta di racconti di tema fantascientifico e che sono praticamente certo che verranno letti. 



 
 Ucronia:
«E questo Giuseppe Garibaldi, chi era?» Chiese il Re delle due Sicilie.
«Un generale nizzardo morto in Sud America, maestà»

Space Opera:
«L'attacco è avvenuto durante la breve eclissi del primario del pianeta. Non c'è nessun segnale dalle astronavi nemiche.»

Viaggi nel tempo:
«Cazzo, nonno, lo sai che mi assomigli da matti?»
«Lo so, papà»

Distopia:
«Per visitare i ruderi della civiltà principale del terzo pianeta della stella Sol si invita a scendere al prossimo scalo»

Cyberpunk:
«Quei fottuti bastardi mi hanno bannato e non posso più accedere allo scambio di personalità peer-to-peer»

   

12 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

A distanza di alcuni giorni dalla pubblicazione della prima parte i risultati in quanto a riscontri, feedback e commenti sono stati estremamente deludenti quindi sto un poco ripensando alla mia strategia.
Sinceramente non so neanche se seguiterò a pubblicare il seguito online .
Colpa mia, ero stato avvertito anche da te. Ci ho voluto provare ed è andata male, nessuna delusione comunque: sono tentativi che vanno fatti.
Oggi come oggi se dovessi rispondere alla tua domanda se sul fatto che possa avere un senso pubblicare racconti lunghi sul web risponderei di no.
La struttura del web non aiuta, almeno nel mio caso.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: al tuo posto continuerei. Anche perché il racconto pubblicato rimane e può essere ripescato in un secondo momento da qualche lettore o da te. Io pubblico i miei racconti sul web per questo, anche per creare un insieme di racconti leggibili sul web. Per creare una piccola abitudine, per la quale è necessario - innanzitutto - tempo. Poi è possibile che il racconto fosse oggettivamente "debole", ma sinceramente ne dubito : )
Continua, dai retta.

Marcella Andreini ha detto...

Quando leggo un racconto su un blog in realtà non lo leggo sul blog!! lo copio su word, a volte lo stampo. Il perchè non lo so e le domande che ti poni me le pongo anch'io. Forse vedo la pagina che scorre e io sono della generazione di quelli che la pagina la girano? Il mio cervello ormai è formattato per girare le pagine?! Sapessi quanti racconti in pdf ho stampato! Il tuo ultimo racconto pubblicato è sul mio desktop in attesa di essere letto e sappi che lo leggerò. E per confessare ancora la mia incoerenza devo dire che i commenti e soprattutto le critiche anche negative (magari con l'aggiunta di un suggerimento) ai miei racconti mi fanno molto piacere, più le critiche dei complimenti. Però credo (e questo è l'inno alla mia incoerenza) che un blog che contenga solo racconti possa funzionare. Ora smetto di farneticare e torno nel mio blog :)

S_3ves ha detto...

Prima domanda: «io sono un gatto o un lettore?». Ok, partirò dalla seconda domanda.
Come legge un lettore? (secondo me un gatto legge a zampate e balzi,se nulla muove il gatto non gioca).
Il lettore, invece, se può legge con metodo e di seguito, quindi roba corta se ha poco tempo. E, sempre perché ha poco tempo, non può mettere da parte cinque cartelle online come farebbe con un libro che poggia sul comodino. Quindi ciao ai racconti più lunghi. Agganciare l'attenzione di un lettore continua a restare una faccenda complicata.
Come Marcella Andreini anch'io preferisco girare le pagine, leggere a schermo mi sa di precarietà e di lavoro. Ma migliorerò. Quindi leggerò volentieri anche a schermo su questo futuro blog.
Ma dato che scrivo vorrei averne un tornaconto anche da autore, e non solo in termini di cose da leggere. Mi piacerebbe che il blog diventasse un po' un'atelier, una bottega artigiana, un luogo virtuale dove ci si insegna a scrivere (e quindi anche a leggere) a vicenda. Per esperienza so che chi scrive spesso non è consapevole di come lo fa. Un po' perché a lavorare è, almeno in parte l'emisfero destro, un po' perché quasi tutti noi abbiamo imparato a scrivere da soli, d'istinto. Poi però, a furia di tentativi, si comincia a far più caso alla struttura: le descrizioni e i dialoghi, il loro reciproco equilibrio, la scelta di tempi e punti di vista ecc. Gli snodi del racconto, da dove partono diverse vie che, se scelte, condizioneranno il finale ecc. Sarebbe bello a ogni racconto aggiungere una paginetta tipo «come l'ho fatto» (paginetta, non autopanegirico) e confrontarsi anche sulle scelte «strutturali» possibili. Si potrebbe fare?

Massimo Citi ha detto...

@Marcella Andreini: sono d'accordo, perbacco! Anch'io prediligo i commenti perplessi o le franche e precise critiche a dei complimenti il più delle volte superficiali. Per disporre di strumenti ben temprati è necessaria qualche critica, possibilmente ben centrata. Ecco, il problema nasce quando la critica non è ben mirata e si perde tempo a rispondere che «no, non avevo proprio quell'intenzione» o che alla 10a riga ho sì scritto "velame" ma non intendevo con quello alludere, sbagliando, al sartiame di una nave. Il problema della critica è che può essere, come l'arte, il tipo di richiamo al quale troppi rispondono senza essere chiamati. Ma è comunque meglio una critica a vuoto che un'apprezzamento vago o insincero.
Comunque sono abbastanza convinto anch'io che un blog di soli racconti - e di discussione sui racconti pubblicati - possa avere miglior fortuna. Uno dei problemi dei nostri blog è proprio quello di essere ineguali, inconclusi, volubili, altilenanti, talvolta legati all'attualità, talvolta dettati dai nostri personali gusti. Se uno sceglie un blog di narrativa sa già di dover disporre di una certa quantità di tempo e di dover riflettere prima di ogni lettura e ogni intervento.

Massimo Citi ha detto...

@S_3ves: dal momento che condividiamo una casa, un letto e una figlia sai già che cosa ne penso. Un Atelier - ma è una fissa la tua per questa parola - o un'officina narrativa è esattamente ciò che ho in mente. Senza contare che questo mi permetterà di massacrare come meritano i tuoi testi.
«Come l'ho fatto» è una buona idea, a patto di riuscire a difendersi dai molti maestri senza cattedra, dai troppi giovani gggeni otre che da qualche crostaceo malintenzionato, sul genere di quelli che girano in rete. Ragionare e discutere sul modo di giungere a una soluzione narrativa - qui ho fatto così perché, e non ho fatto questo perché... - può essere un modo per moltiplicare le capacità narrative di chi legge e scrive.

cily ha detto...

Due cose.
La prima è che almeno io non sto leggendo i racconti che pubblichi.
Di solito appena li leggo li commento, ma in questo periodo leggo di fretta e distrattamente perciò i tuoi racconti sono ancora segnalati nei miei feed come non letti e appena avrò tempo li leggerò. Non mi piace strapazzare i racconti leggendoli per sommi i capi. Specie i tuoi che se ti perdi qualche frasi non segui più il senso...(colpa del tuo stile così essenziale in cui ogni parola conta!)

La seconda è che Atelier mi piace moltissimo... ma anche officina!
Aspetto che il tuo progetto si concretizzi perchè mi pare un'idea davvero SPECIALE!
E ribadisco che ti seguo anche quando non commento! :P

Massimo Citi ha detto...

@cily: grazie per tutto, commenti, apprezzamento, osservazioni, ecc. L'officina/atelier - poi si deciderà, sempre che si debba scegliere - partirà con il nuovo anno. Non preoccuparti per i tuoi tempo di lettura: una neomamma ha alcuni privilegi.

Argonauta Xeno ha detto...

Forse dovrei fare come Marcella, non sono mai a mio agio quando leggo al pc. L'attenzione vaga, gli occhi si lamentano. Devo dire che hai azzeccato il mio profilo. Molto spesso mi faccio un appunto mentale (o su google reader) in previsione di momenti migliori. Se però passa troppo tempo, è probabile che mi dimentichi o decida di sostituirlo con qualcos'altro. Penso che ci sia una lunghezza limite, anche se non saprei quantificarla. Ho letto post molto lunghi, con un po' di fatica, ma sono arrivato in fondo.
I post sul mio blog (grazie per la citazione!) di narrativa, ben radi e solo per metà miei, sono probabilmente tra i meno letti. Penso che un certo calo sia fisiologico, anche se dato il numero non altissimo di visite, le oscillazioni giornaliere non consentono di identificare un chiaro trend. Però la flessione nei commenti c'è di sicuro, un po' come quando pubblico qualcosa su un tema di nicchia. Forse c'è anche un certo imbarazzo a esprimersi riguardo il lavoro altrui. Altri blogger che hanno messo in download racconti in formato ebook spesso di lamentano del feedback scarso rispetto al numero di scaricamenti.
Se un domani dovessi decidere di pubblicare un racconto più lungo, probabilmente lo farei a puntate o forse in ebook. Non mi è ancora capitato.

Massimo Citi ha detto...

@SX: il calcolo delle agenzie pubblicitarie è quello di una reazione ogni duemila "provocazioni" in forma di volantino, spot tv o radiofonico o su quotidiani. Quindi non è poi strano che su 100-150 passaggi al giorno nessuno commenti un brano di narrativa. Senza contare che un giudizio serio, motivato, ben centrato richiede competenza, attenzione, sensibilità e intelligenza. Come dire, la perfezione. Insomma, il blog parrebbe lo strumento meno adatto alla pubblicazione di racconti. Non sto a ripetere la lunga zuppa presentata nel post, ma sono comunque convinto che sia possibile, non solo, sia anche utile. Se sai che su un certo blog esce una narrativa in qualche modo interessante ci ritornerai. E anche se non commenti non la lascerai perdere. Il problema è creare storie interessanti, ma questa è proprio tutta un'altra partita :)

Davide Mana ha detto...

Il fatto che il riscontro sia minimo è una triste verità - che si pubblichi a puntate sul blog, che si renda disponibile il testo per lo scarico gratuito.
Persino se li vendi, non te li commentano.
Gli unici sempre presenti sono i detrattori, che fanno notare che le caporali basse sono meglio delle virgolette, o altre cose del genere.
Ma uno che ti dica "mi è piaciuto perché..."
Ah, quello mai.
E poi ci sono quelli che se posti la foto di un cane zoppo te la rebloggano per tutta la blogsfera, se posti un racconto fingono di non averti mai conosciuto.
Ma noi non scriviamo per l'applauso della folla, giusto ;-)
(anche se, sapere per lo meno quanti leggono ciò che scriviamo...)

Massimo Citi ha detto...

@Davide: pochi, certamente. Siamo in concorrenza con troppi passatempo più divertenti. Dai quotidiani fino a qualche bella rissa verbale. Ma io non dispero, anche se mi rendo conto che non è un lavoro breve.
Il motivo reale per il quale si cerca un giudizio è - ovviamente - egoistico. «Il tuo protagonista è un farlocco assolutamente incredibile» è una buona critica, nonostante le apparenze. Cominciare a ragionare sui propri personaggi e sul perché si comportano così e cosà fa un gran bene alla nostra scrittura. Un po' meno al nostro amor proprio, ma poi si guarisce.
La percentuale dei giudizi è sempre bassissima e di questi molti sono attenti a banalità assolute come le virgolette o i puntini di sospensione.
Vero, verissimo.
Ma dire qualcosa di ragionevole su un brano altrui non è facile. Si rischia una rispostaccia a muso duro (sia benedetto Nic, lui sa perché) e un rancore più o meno millenario. Il problema vero, temo, è la quantità di allegri pirloni che sparano in rete il loro primo - o secondo o ennesimo - prodotto dalle loro manine, aspettandosi un'applauso a scena aperta. Per passare per uno mediamente serio non resta che insistere: nessuno è così scemo da perdere troppo tempo per un applauso che tarda. Anche se, come dici giustamente, si rischia di aspettare ancora più lungo un applauso.
Due volte più furbi o tre volte più scemi? : O