2.2.12

Dopo


 Adesso che ho dato la notizia, quella che serbavamo in fondo alla gola e in fondo all'anima da qualche mese a questa parte, mi resta soltanto da provare a spiegare che cosa si prova a vedere la propria libreria essere via via spogliata di titoli che devono essere resi per pareggiare i conti con i fornitori . 
Brutto karma? Beh, sì, abbastanza. 
Comunque una chiusura dà poco meno lavoro di un'apertura, lavoro che un magone insistente impedisce di fare serenamente. 
Poi ci sono i clienti, gli appassionati, i lettori, tutti coloro che avevano capito che non tutto funzionava come doveva, ma che fino all'ultimo si sono autoconvinti che la libreria sarebbe durata. 
E qui ne approfitto per un chiarimento che in molti mi hanno chiesto, via facebook, via e-mail o di persona.
La CS avrebbe potuto durare ancora per il 2012.
Ma a patto di un'ulteriore dissanguamento, con perdite a 5 cifre. L'avremmo potuta tenere aperta con i nostri (miseri) stipendi azzerati o quasi - come è stato per il 2011 - e facendo ricorso ai soldi di famiglia, ascendenti e discendenti compresi. 
Quindi no, mi dispiace davvero, ma non esiste. 
Meglio chiudere prima di ricorrere a uno strozzino o di darsi alla rapina ai pensionati fuori dagli uffici postali. 
...
Che cosa significa, davvero, chiudere una libreria? 
Complesso e lungo spiegarlo. Ma giusto ieri un docente di chimica, un discreto lettore che incontravo in genere nei giorni di orario continuato, mi ha illuminato e spero possa farlo anche per chi mi legge. 
Il soggetto non è un soggetto stupefacente o ultracolto. Il nostro leggeva volentieri libri di buon gusto - Paasilinna, McCall Smith, Malvaldi ecc. - ma nulla di eccessivamente complesso. Aveva bisogno di libri per rilassarsi, nulla di più. 
Ieri è venuto in libreria a portarmi le sue «condoglianze» e a chiedermi 3 o 4 libri da leggere. Dopo i convenevoli, i saluti, i rimpianti è venuta la parte davvero interessante: 
– Vede, il vero problema è che chiudendo voi i lettori in Italia saranno di meno. 
– Cioé?
– Io non ho tempo per acquistare i libri. Qualcosa nel week-end, qualche libro strapompato in TV, ma in realtà sono sempre venuto qui perché chiedevo a lei e lei mi pescava sempre qualcosa di leggibile. Tra un esperimento, una lezione, un'esercitazione venivo qui, mi rilassavo, facevo un giro e uscivo con un libro o due. Una volta che voi avrete chiuso qui nei dintorni non c'è più nulla. Solo librerie universitarie che vendono libri di organica o di analitica e nulla di più. Finché durarenno anche quelle. E nessuno che abbia tempo, voglia o la possibilità di consigliarmi qualcosa. Quindi leggerò di meno. Mi porterò una rivista o qualcosa del genere. O andrò a rompere le palle ai colleghi o agli studenti. La chiusura delle piccole librerie di prossimità è una sciagura per i lettori. Ci vuole del tempo per capirlo, ma è così. Siamo e saremo un paese sempre più ignorante. Comunque grazie e i migliori auguri.
...
Aveva completamente ragione? 
Non lo penso, anche per il bene della nostra comune patria. 
Credo che un lettore giovane possa procurarsi qualcosa da leggere per il suo kindle senza grossi problemi. 
Ma il vero problema è: «Chi avrà voglia di farlo, se i lettori sono sempre meno, meno influenti, meno presenti, meno rilevanti? E a chi chiederanno un consiglio onesto di lettura? Ad Amazon o a una delle librerie on line?».
Ma può darsi che sia solo un incubo personale, non datemi (troppo) retta. 
Ma è bene non buttare via queste considerazioni, come si sarebbe fatto con il testo di una distopia alla Orwell o alla Huxley.
Le «piccole librerie di prossimità» sono importanti. Come si vive in quartieri senza negozi, senza cinemi, senza teatri? E senza librerie? 
Beh, ci sono sempre i centri commerciali. 
I «Mall». 
Certo, come no.


17 commenti:

Piotr Rezierovic Silverbrahms ha detto...

Certo, come no.

Kust0r ha detto...

Non passo da queste parti da un po', ed ecco che leggo di questa brutta notizia... Mi spiace davvero.

E non solo per il fattore economico, crisi eccetra (tutte cose pesanti come macigni), ma per tutto quello che immagino avrai costruito, il tempo trascorso e le energie spese, entusiasmo e speranza su questo tuo progetto commerciale, che andava sicuramente oltre il semplice "lavoro per campare".

Il futuro sarà fatto di kindle, ebook e librerie digitrali, è vero, ma anche di città anonime e vuote. Che tristezza...

Massimo Citi ha detto...

@Piotr: indovinato. Il centro commerciale è la negazione del commercio intelligente.
@Kust0r: felice di rileggerti. Hai ragione, non era un semplice lavoro per campare. Ma dopo gli ultimi anni di resistenza mi sento come il difensore di una città caduta. A parte tutto, sento innanzitutto un'immensa stanchezza. La città senza negozi è tristissima, è vero. Ma in fondo è questa la città che stiamo costruendo oggi. Non ho nostalgia per il piccolo villaggino dove tutti conoscono tutti, ma anche l'anonimato dietro una porta chiusa non è il massimo.

Lucrezia Simmons ha detto...

Ed io invece concordo e sottoscrivo quello che ha detto il tuo cliente.
Io per prima, ora che tu chiudi, non cercherò più una libreraia. Ci avevo messo troppo tempo a trovarne una di fiducia che non si burla di me per vendermi per forza qualcosa.
Qualcuno di competente, come te, con cui fare due chiacchiere.
D'ora in poi acquisterò su internet.
Anche perchè detesto i centri commerciali.
Ma immagino che per te sia un fatto anche affettivo.
Fai bene a chiudere: se resistere per tutto il 2012 significava enormi (ed inutili a quanto comprendo) sacrifici allora lascia perdere.
Però mi dispiace.

Massimo Citi ha detto...

@Lady Simmons: Penso anch'io che il mio (ex-)cliente abbia ragione, ma non so valutare l'effetto generale della cosa. In fondo quanto contano le persone che sono alla ricerca di un consiglio piuttosto che di un solido, banale libro adatto per non addormentarsi subito una volta andato a letto? I clienti giovani hanno la necessità di un libraio o se la cavano - bene o male - da soli? E quanto contano tutti coloro che sono stati più o meno volontariamente «bidonati» da un cattivo libro? In fondo nemmeno io so valutare con precisione l'effetto finale dei miei modi, della sia pur celata ironia nei confronti di chi si ostina a comprare Bruno Vespa.
Possibilissimo che siano stati anche i miei modi che tu, evidentemente, apprezzi, a scacciare molti lettori.
Ma, d'altro canto. è questo essere un libraio e fingere di trovare bello un libro anche se dentro di te pensi che sia banale come un tramonto in cartolina, non fa per me.
Ma i librai non sono editor e meno che meno scrittori. Quindi meglio che quelli troppo originali vadano a cantare in un altro cortile.
Ahimé, non volevo presentarmi come un profeta. Semplicemente come qualcuno dotato di un cervello. Discutibilissimo, come sappiamo. Infatti chiudo baracca.
Mi dispiace che tu non abbia sottomano un altro libraio. Purtroppo non posso consigliartene, conosco poco e superficialmente i miei colleghi. E di alcuni penso che se rimanessero solo loro farei a meno dei libri.
In ogni caso la miglior fortuna a te. Sei una lettrice con le idee chiare, una benedizione per chi sta dietro il bancone.

Nick Parisi. ha detto...

Ciao.
Un piccolo post per te su Nocturnia.

Massimo Citi ha detto...

Grazie, Nick. Sono subito andato a vedere. E ho scritto, per la gioia (relativa) del popolo.

SteamDave ha detto...

Anch'io sottoscrivo l'opinione del chimico, e di LadySimmons (ma, prima della chiusura di CS, riusciamo ad accordarci per vederci alemeno una volta lì, aparlare di libri?)

La libreria svolge prima di tutto una funzione sociale - io non ci vado per comperare libri, ci vado per chiacchierare con delle persone che appartengono alla mia tribù.
Ora con chi vado a chiacchierare?
Coi commessi della Feltrinelli?

Ci attendono tempi oscuri.
Ma no cercheremo di tenere accese tutte le candele che abbiamo, giusto?

Massimo Citi ha detto...

@SteamDave: scusa per il ritardo nella risposta ma, come scrivevo, una chiusura dà la stessa quantità di lavoro di un'apertura.
È vero che con la chiusura di una libreria si perde un luogo di incontro e, ovviamente, è questa una delle cose che mi provoca la maggiore angoscia.
Ma devo sopravvivere, nonostante tutto. Il tempo dei rimpianti seguirà, inevitabilmente.
Penso anch'io, comunque, di tenere accese tutte le possibili candele. Possiamo parlarne la prima volta che passi. Se poi riusciamo a vederci anche con Lady Simmons ed altri «torinesi» va più che bene. Ultimo avviso: il magazzino della CS si sta riducendo a una velocità impressionante, anche per le rese per rientrare della nostra esposizione. Ma ci sono ancora, comunque, 30 o 40.000 euro di libri e qualcosa, cercando, si trova : )

Romina Tamerici ha detto...

Eccomi qui... non che in tutto questo abisso le mie parole possano fare la differenza... Forse sono anche l'ultima persona che dovrebbe parlare dato che conosco poco la situazione, però... ti ho nominato per il "Versatile Blogger" (http://tamerici-romina.blogspot.com/2012/02/versatile-blogger.html). Perché te lo dico qui? Beh... una piccola buona notizia non si butta mai via, anche quando tutto il resto è tetro, no?

Massimo Citi ha detto...

@romina: grazie per la citazione e per le tue parole. Adesso devo cercare di darmi un tono, anche per eventuali visitatori che passassero di qui istradati della tua citazione. Insomma, in un modo o nell'altro. lo spettacolo deve continuare. E i libri, fortunatamente, sopravviveranno anche alla mia chiusura. Un grosso abbraccio.

Romina Tamerici ha detto...

Non aspettarti fiumi di folla... non sono famosa nel web. Il mio gesto era simbolico, poi, se qualcuno arriva dal mio post (e me lo auguro!) leggerà quello che ci sarà da leggere e si farà la sua idea della situazione... Non devi certo cambiare umore su comando, la situazione è questa e non parlarne sarebbe solo una subdola omissione. Continua così!

Romina Tamerici ha detto...

Non aspettarti fiumi di folla... non sono famosa nel web. Il mio gesto era simbolico, poi, se qualcuno arriva dal mio post (e me lo auguro!) leggerà quello che ci sarà da leggere e si farà la sua idea della situazione... Non devi certo cambiare umore su comando, la situazione è questa e non parlarne sarebbe solo una subdola omissione. Continua così!

Massimo Citi ha detto...

Beh, qualcuno è venuto, non preoccuparti. La cosa importante, ciò che scalda il cuore, è il tuo sostegno. In quanto all'atteggiamento tenuto, ovviamente scherzavo, non ho voglia nè la possibilità di nascondere la realtà. Anzi, mi sembra importante che siamo quanti più possibile i navigatori che sappiano la situazione. Non perché la CS sia importante, ma perché è importante sapere che cosa sta davvero accadendo nel mondo del libro. Non siamo gli unici, noi, semplicemente, abbiamo deciso di chiudere, ma non saranno pochi quelli che seguiranno. Che cosa resterà? Probabilmente qualche enorme libreria on line, qualche catena di librerie in affanno e poche librerie indipendenti. E questo avrà inevitabilmente effetto sulla qualità della produzione libraria. Se qualcuno ritiene che si tratti di un progresso, si accomodi.

Anonimo ha detto...

La mia tessera è di un viola sbiadito, è passara in molti portafogli diversi. E' stata a Praga, prima che nello stesso hotel ci girassero Mission Impossible diretto da De Palma (sì, all'epoca era economico, anche se è in Piazza San Venceslao), Cracovia, credo tre volte a Londra. E' stata anche in Scozia, a spasso tra le highlands e sull'isola di Skye. E' un pezzo di cartoncino davvero rovinato che mi ha aperto le porte di una formazione lettararia strana e divertente, che mi ha fatto scoprire autori come Philip K. Dick, quando ancora i suoi libri, in Italia, avevevano delle orrende copertine. E' stata la tessera della libreria che mi ha portato dove sono ora, percorrendo strade principali e scorciatoie (alla cassa c'era Pennywise -si firmava così sulla rivista ciclostilata- e, sebbene sicuranìmente mi è stato detto, non ricordo il suo nome).

Anonimo ha detto...

Quello che non mi ha insegnato, di sicuro, è a distinguere bene i tasti, non retroilluminati, di questo laptop...

Massimo Citi ha detto...

Carissimo anonimo. Ne abbiamo ancora, di quelle tessere. Viola, con una piccola civetta, una Minerva in formato tascabile. Pennywise, quello del primo LN, si chiamava Marco, che poi è andato a vendere automobili e poi non so.
Se ti abbiamo condotto su strade inattese e stimolanti, beh, direi che abbiamo fatto soltanto il nostro lavoro. Grazie di tutto.