Inevitabile che prima o poi dovessi parlarne. A parte le domande ricevute in rete o via e-mail, ci sono anche le domande dei miei clienti più o meno abituali - «è vero che non ci sono più gli sconti sui libri?» - e il dubbio di non pochi che questa legge sia stata un successo per le librerie indipendenti.
Ma è stata un successo?
No, risposta breve e facile facile.
«Già, si vede che sei soltanto un commerciante.»
Può darsi, non lo nego. Ma il fatto è che questa legge - 3 paginette smilze smilze che ho ricevuto dal SIL - non tutela le piccole librerie, non difende i piccoli e medi editori e, più in generale, non sostiene il libro e la lettura.
La legge prevede che lo sconto massimo che si può praticare sulla vendita dei libri è il 15%. Percentuale piuttosto delirante in partenza, dal momento che lo sconto medio che le librerie indipendenti hanno è del 30% scarso. Lo sconto del 15%, comunque, è tassativo per chiunque venda libri al pubblico, quindi anche per le librerie on-line (come Amazon.it). Sale al 20% per le biblioteche e le scuole e al 25% «per realizzare campagne promozionali» promosse da editori «ad esclusione del mese di dicembre».
In sostanza, una libreria indipendente deve praticare uno sconto in partenza esagerato (provate un po' voi a tenere insieme una libreria medio-piccola con personale, spese, affitto ecc. con un 12-13% di margine lordo), aderire per 11 mesi all'anno alle deliranti campagne promozionali degli editori - di interesse ormai relativo anche per i lettori - e mostrarsi felice e soddisfatto per il grande risultato ottenuto.
No, non si può.
Non si può perché le campagne promozionali degli editori con lo sconto del 25% presuppongono - e questo è un aspetto davvero centrale nel discorso - un PREZZO DI COPERTINA più elevato per risultare efficaci. Praticamente, dovendo l'editore incassare 5 euro per il libro pubblicato, dovrà venderlo a 10 euro per includere i costi della distribuzione e promozione più altri 2 o 3 euro per le campagne di sconto. Se il libro verrà scontato del 25%, volendo mantenere un utile (lordo) di 5 euro, l'editore si vedrà obbligato ad indicare in copertina un prezzo di 12 euro. Dodici euro meno il 25% fanno 9 euro. L'euro in più verrà, come d'abitudine, caricato al libraio come si fa sempre in questi casi. Durante gli altri mesi resterà come margine lordo ulteriore.
«Beh, tu ci guadagni sempre un 5% in più».
Non è, ovviamente, vero. Perché le librerie indipendenti non tengono a magazzino il libro acquistato in occasione della campagna promozionale. Perché passati i 120 giorni o giù di lì del pagamento si corre a rendere il libro per banalissimi motivi di liquidità.
Non so più come dirlo: io sono davvero stanco di questo modo di ragionare sui libri. Non si può seriamente pensare di sopravvivere sugli acquisti di un 40% della popolazione, mentre il libro viene presentato come odiosa corvée o abitudine strana, da radical-chic o decisamente da komunisti.
Le campagne promozionali non dovrebbero essere un'abitudine un po' stanca e usurata dall'abitudine, ma una buona occasione per avvicinarsi al libro.
Immagino una settimana di «Festival del Libro», con uno sconto molto alto - anche del 40 o 50% -, che induca chi d'abitudine non legge a provare e chi legge a tentare autori o generi che abitualmente non frequenta.
E immagino, se mi permettete, uno sconto massimo del 5% su un prezzo di copertina normale e non «gonfiato» in vista delle inevitabili campagne di sconto. Se l'editore deve guadagnare i suoi 5 euro per poter sopravvivere, stampi 10 euro sulla copertina. Lo sconto eventuale (del 5%) sarà a carico del libraio.
Molte delle voci che sono circolate in questo periodo: «Una legge che uccide la lettura», «una legge che punisce la vendita on line», «una legge che castiga i lettori» sono più o meno volontariamente e più o meno inconsciamente delle idiozie. Il parere inevitabilmente comico di Altroconsumo sulla «legge che colpisce la lettura», non prende minimamente in considerazione l'organizzazione della distribuzione libraria in Italia, non si preoccupa di capire chi guadagna e chi no nel settore, non registra l'esistenza di colossi pigliatutto - tra i quali giganteggia la Mondadori del nostro sig. Cavaliere Diocelàdato-Guaichilotocca - che puntano in primo luogo a NON diminuire il prezzo di copertina dei libri, e non si sforza di comprendere che con l'attuale numero di lettori italiani (40% malcontati, ripeto, contro il 70% di Germania e Gran Bretagna) la probabile chiusura dei punti vendita sparsi sul territorio rischia di deprimere ulteriormente la lettura.
Una legge come questa raggiunge l'ottimo risultato di presentare al mondo dei lettori i librai indipendenti come formidabile e temibile lobby che ha piegato ai suoi immondi desideri anche i grandissimi editori e i colossi internazionali del commercio on line.
La realtà è che una legge come questa:
- permette ai grandi e grandissima editori di continuare la propria politica di prezzi (troppo) alti.
- non aiuta i piccoli e medi editori, emarginati dal susseguirsi di campagne di sconto che non possono praticare né sostenere.
- non sostiene in alcun modo la lettura né i lettori.
- punisce le librerie indipendenti obbligandole a praticare uno sconto eccessivo e alla lunga letale.
- affossa le biblioteche pubbliche, che se non potranno più godere di sconti deliranti come quelli finora praticati - e da soggetti che non hanno nulla a che fare con le librerie - vedranno i loro i fondi tagliati a livello locale. Senza il contributo dello stato, molto più che a forza di sconti, la lettura gratuita esce di scena.
- colpisce, per motivi che non hanno nulla a che vedere con la diffusione del libro ma riguardano piuttosto la concorrenza commerciale nei confronti delle librerie di catena, le librerie on line.
...
La legge è stata concepita e pensata da un esponente del CX e uno del CD. È stata definita una legge bipartizan.
Non ne dubito.
Per quanto riguarda i libri Feltrinelli, Coop, Mondadori ecc. sono indiscutibilmente tutti dalla stessa parte.
Un po' amaro? Non lo nego. Ma sopravvivo in un mondo che fatico a riconoscere e che certo non assomiglia a quello in cui ho iniziato.
«I libri elettronici vi elimineranno».
Molto probabile. O, quantomeno, modificheranno profondamente il panorama.
Sinceramente, forse, me lo auguro.
2 commenti:
Caro direttore,
Mi si permetta una curiosa osservazione - proprio il giorno in cui entrava in vigore la legge, una nota istituzione gastronomica torinese metteva in vendita il proprio ricettario (per ciò che ho visto, e sulla base delle mie passate esperienze, un libro in tutto e pertutto, con tanto di copertina cartonata, pagine di carta numerate e indice) a 9 euro anziché 25.
Con un evidente tasso di sconto che non mi pare ricada nelle fasce di sconto consentito dalla nuova legge.
Questo fatto curioso ed inspiegabile mi lascia supporre che delle due, una:
. o esistono in Italia persone e gruppi ai quali le leggi non si applicano (inaudito!)
. o esistono sistemi già accesibili ad alcuni, per aggirare la legge appena entrata in vigore (un'altra idea davanti alla quale non si può che provare costernazione)
Con questa le auguro buona giornata, a lei ed ai suoi lettori, e mi ripropongo di passare a vederla di persona al più presto, essendoci un paio di libri che gradirei acquistare da un essere umano e non da una holding con sede alle Cayman.
Cordiali saluti, bla bla bla
Nessun problema. La legge prevede la possibilità di sfuggire alla legge per «libri di particolare pregio, a tiratura limitata (???)» ovvero per «Libri pubblicati da più di venti mesi, dopo che siano trascorsi almeno sei mesi dall'ultimo acquisto effettuato da una libreria o altro venditore al dettaglio».
In sostanza, anche la CS potrebbe vendere allo sconto del 60% o più propri libri usciti da più di venti mesi. Tipo, per esempio, il libro di Consolata o quello di Silvia. O il mio :)
In quanto al messaggio finale, molto volentieri resterò in attesa di una vostra cortese visita.
Omaggi ecc.
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