Da qualche tempo Davide Mana - curatore e traduttore della sezione in lingua inglese di ALIA - ha cominciato a tradurre in inglese una scelta di racconti di autori italiani tratti dalle quattro edizioni finora uscite dell'antologia.
Una follia?
Un'assurdità?
Un controsenso?
O un esperimento da seguire con attenzione?
Io sono per quest'ultima possibilità, senza nascondermi che c'è almeno un pizzico di shakesperiana follia in questa operazione.
Non si rischia il patetico?
O un'operazione al limite del comico che può ricordare quel vecchio film dove il principe di uno sconosciuto staterello balcanico dichiara guerra agli Stati Uniti?
Perché mai il mondo narrativo che parla inglese dovrebbe prendere in considerazione un pugno di autori italiani - ignoti per definizione nel mondo anglofono - e oltretutto di difficile sistemazione nell'universo della narrativa fantastica?
D'altro canto disporre di una buona traduzione (e sarà buona, potete giurarci) dei nostri lavori può rivelarsi un efficace presentazione presso gli autori che hanno collaborato e collaberanno con il progetto ALIA. Può creare legami più solidi e duraturi, favorire collaborazioni, scambi, confronti.
Un aspetto particolarmente interessante del lavoro di Davide è che questo avverrà in pubblico, presso il blog glossolALIA. Ovviamente in inglese.
Annotatevi questo indirizzo.
E visitatelo.
Assistere step-by-step al lavoro di un professionista ha qualcosa di affascinante.
4 commenti:
Il film era "Il Ruggito del Topo", con Peter Sellers.
E alla fine lo staterello balcanico vinceva.
Detto ciò, non trovo particolarmente patetica l'iniziativa tradursi in inglese.
Potranno essere patetici i risultati - scarse vendite, pessima critica, la strada verso il dimenticatoio, il dileggio, o peggio.
Ma questo lo vedremo se e quando succederà.
Perché sparare a zero è facile.
Mi viene in mente la buonanima di Bonvi, che conservava con cura una fattura per una decina di copie di Sturmtruppen vendute (mi pare) a Caracas.
"Se il signor Moravia può dimostrarmi di aver ottenuto altrettanto..."
Grazie per la precisazione filmografica.
Mi ricordavo un film con il principe di Carpazia (Laurence Olivier) e la ballerina (Marylin Monroe)ma ero quasi certo non fosse quello giusto.
Appunto.
«Patetico» in senso proprio credo possa essere definito buona parte del submondo paraletterario italiano.
Amicale, disperatamente cinico, approssimativo, permaloso, claustrofobico.
Viceversa mi sembra glorioso tradurre ALIA Italia in inglese.
Certo, è un'operazione inconsueta, ma questo non significa che sia impossibile. O che non si debba provare.
È certamente un approccio inconsueto.
Di solito il meccanismo è...
. faccio la via crucis degli editori
. un editore bontà sua decide di pubblicarmi
. vendo a carrettate
. un editore straniero decide di contattarmi (o contata il mio editore)
. si concorda un permesso di traduzione
Noi stiamo saltando gli intermediari.
In particolare gli editori italiani ed i loro meccanismi patetici.
Come dice il vecchio detto cinese "Un cavaliere contro mille"...
Chi lo sa, domani il mondo anglofono, dopo domani l'Oriente. Un giorno giungeremo fino a Marte!
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