11.5.07

finzioni

È accaduto!
Incredibile, ma è uscito un libro dal titolo: «Come parlare di un libro senza averlo mai letto».
L'ha scritto Pierre Bayard, psicanalista e professore di Letteratura francese pubblicato l'editore excelsior 1881, piccolo editore neonato & raffinato.
Conformemente a quanto ho annunciato all'inizio di questa seconda vita del Blog Fronte&Retro sto parlando di un libro che non ho letto, ma ho la sensazione che ci sia qualcosa di paradossale in questa affermazione. Come sostenere che A contiene B e, contemporaneamente, B contiene A.
Nello stesso universo.
Paradossi e impossibilità logiche a parte, "parlare di un libro senza averlo letto è un'arte", dice Bayard.
Verissimo.
Per motivi di lavoro almeno una volta al giorno qualcuno mi chiede: "questo l'ha letto?".
Tutti o quasi credono che si possa umanamente leggere una porzione significativa dei libri che escono. Che, perlomeno in Italia, sono oltre i 50.000 (cinquantamila) all'anno.
Personalmente leggo tra gli 80 e i 100 libri all'anno, ovvero tra lo 0,0016 e lo 0,0020 della produzione editoriale annua. In altre parole esiste 1 probabilità su 500 che alla domanda: "questo l'ha letto?" io risponda: "sì".
E magari aggiunga: "ma non è granché".
Se uno ci imbrocca meriterebbe il libro in omaggio, viene da pensare.
Quindi per le restanti 499 volte si tratta di fingere. Non dichiarando spudoratamente: "Sì l'ho letto" se non è vero, ma imparando a girare intorno al libro, mettendo insieme tutte le proprie nozioni su quella particolare letteratura, ricordando qualche recensione letta di fretta, qualche notizia afferrata qui e là, sforzandosi di ricordare la scheda informativa dell'editore e, infine, cercando di portare gradualmente il discorso su un titolo affine ma personalmente letto o del quale si possa riferire impressioni di persone (per me) fidate spacciandole come proprie.
Lo so che non è bello, ma molti lettori vivono nella speranza di trovare un buono zio che guidi le loro letture e nell'incarnare tale zio benefico non faccio del male a nessuno. Se non altro a lavorare in libreria si sviluppa un certo fiuto, si conoscono e riconoscono le politiche editoriali e si ha un'idea a priori (comunque spesso fondata) sul valore possibile di un romanzo o di un saggio.
Quindi non solo non ho letto il libro di Bayard, ma credo anche che non lo leggerò.
Potrei scriverne uno io, anche se non sono un cattedratico di Francia.
Ma non mi pare il caso.
No, non è il caso.

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