9.4.13

Essere virali o non essere...


Qualche giorno fa ho avuto modo di leggere un intervento firmato da "Giovanna Storie", apparso nel corso di un dibattito su Linkedin
Un intervento che, dando per assodati alcuni assunti, giunge a ben precise conclusioni. 

Essere valutati per ciò che vali da un editore è quasi impossibile se non appartieni a qualche filone privilegiato[...] anche in questo settore, i privilegiati sono veramente troppi.
Inserirsi in piccoli gruppi semi editoriali emergenti e irrilevanti, quasi quanto me da sola, serve a poco, soprattutto a farti identificare dagli altri “aspiranti” e questo è, in genere, il sistema migliore per farsi dei nemici. Far parte dei “presumer” per un esordiente è quasi obbligatoria ma cerchiamo di limitare i danni. A questo punto, visto che le prospettive più allettanti e difficilmente raggiungibili, almeno nel settore che prediligo (l’eros) mi permetterebbero di guadagnare circa 100 euro l’anno, preferisco impegnarmi in prima persona.
Lavoro alacremente su FB, sono presente su tweet e su tutta una serie di social e mi diverto, scrivo, pubblico... anche se non vedo una beneamata “lira” almeno mi diverto e non faccio solo “numero” per altri.
Ho creato un sito, l’ho collegato a un blog pieno di racconti miei e adesso sto preparando un altro sito dove personalmente cerco di vendere il mio prodotto, come un qualsiasi, piccolo artigiano. [...]

Come si dice: aiutati che Dio t’aiuta.
Una volta la vita scorreva come un fiume, oggi siamo in pieno tsunami evolutivo.

Riassumendo: 
1) gli editori industriali non servono più a nulla - o quasi - per un giovane autore che non sia disposto o non abbia la possibilità di spendere diverse migliaia di euro in corsi di scrittura creativa, consulenze editoriali e quant'altro.  O che non provenga da un altro settore delle spettacolo o dello sport.
2) collaborare con altri autori in un blog collettivo di esordienti è peggio che inutile (il sistema migliore per farsi dei nemici).
3) L'unica via praticabile - e ragionevole - è quella di un piccolo artigianato narrativo, con esiti economici vicini a zero. 

Che dire? 
Beh, proviamo a ragionare, nello stesso ordine.

1) Il punto di partenza, ovvero la tendenziale scomparsa degli editori in quanto promotori di autori, è un dato che chiunque può controllare da sé e con poca spesa. Basta fare un salto alla più vicina Feltrinelli (il nome che ha ormai sostituito quello storico di "libreria") per constatare la sostanziale scomparsa - tra i libri  visibili - di quelli scritti da nuovi autori che NON abbiano frequentato la scuola Holden o che non provengano dalla radio, dalla TV o dai giornali - cartacei o via web. «Il tuo libro nelle Feltrinelli» era il più classico specchietto per allodole - o per polli, e il racconto di quale atroce disillusione si tratti si può facilmente leggere in rete. 
D'altro canto, visto il calo di lettori in atto (dati ISTAT 2011) gli editori stanno risparmiando sul numero di titoli "lanciati", pubblicando soltanto autori già in qualche modo noti [1].  
2) Non è sempre vero, ma lo è un po' troppo spesso. E gli odii in internet sono terrificanti. In realtà collaborare in un blog di narrativa è un'ottima idea, con il piccolo problema - in realtà mai risolto - che qualunque commento, riflessione, appunto, osservazione dovrebbe essere scritto trattenendo il fiato, cercando di essere franchi ma anche comprensivi, attenti, scrupolosi ecc. ecc. Il che non accade quasi mai. 
Ed esiste poi il non piccolo problema per il quale nessuno o quasi ha voglia di leggere gli elaborati del "gruppo di scrittura". In questo senso temo che Giovanna non abbia tutti i torti: a che pro collaborare con altri se te la cavi già benino per conto tuo? Perchè obbligare il tuo possibile lettore e sopportare quelli che sono (o che forse - pensiero demoniaco - sembrano a te) delle vere scarpe? Lo so, espressa così non è gentile, ma frequentare un gruppo, sempre lo stesso, di "aspiranti" che non possono fornire strumenti davvero adeguati agli autori presenti può anche essere una semplice e genuina perdita di tempo. 
In realtà eventuali "autori" un po' più noti a in grado di fornire strumenti più adatti, in primo luogo costerebbero (e non poco) e comunque non potrebbero che creare una dinamica da "scuola di scrittura creativa", dove gli odii reciproci esistono ma vengono taciuti.
Tutte esperienze già viste e vissute. Abbiamo già dato, insomma.[2]
3) la terza via, l'artigianato. 
Un artigianato sostenuto da un lavoro instancabile di passaparola declinato in maniera virale. Possibile, non possibile? Beh, molto dipende dal materiale proposto. Un racconto di 1.000 - 1.500 parole incentrato su una lesbo-trans-sadomaso-nazista e decentemente scritto ha sicuramente qualche possibilità in più di un racconto di 20.000 parole con protagonista un giovine dabbene nella Firenze di inizio '800 o un anziano diseredato nell'Italia dell'immediato dopoguerra. Ma il vero problema, indipendentemente dalla presenza costante su tutti i social network, è la mancanza di un pubblico attento, affezionato e fedele. Chi gira in internet è, nella maggior parte dei casi, un lettore bulimico, abituato dalla struttura stessa della rete a piccoli, fugaci e interminabili "pasti" su millanta diversi indirizzi, saltando con un moto di noia qualunque articolo - o racconto - che superi le 1000 parole. «Ciò che si vuole far leggere deve stare in una videata», insegnano i webmaster e non c'è motivo di dubitarne. 
Personalmente ho notato che i mei testi scaricabili da LuLu o da Scribd godono di maggior fortuna di quelli pubblicati sic et simpliciter sul sito. Immagino - e ho qualche prova in proposito - che gli eventuali interessati scarichino, rimandando la lettura a un momento diverso. A dimostrare che la navigazione in Internet è una pratica che ha a che fare più con "uno sguardo al giornale" o "un'occhiata al rotocalco" che alla pratica della lettura.
Questo significa rinunciare? No, non ho detto questo. 
Come qualcuno avrà intuito ho intenzione di pubblicare gradualmente tutto ciò che ho scritto - qualche migliaio di pagine, credo - in forma di e-book, .pdf e i testi più brevi direttamente sul blog. Come miss "Giovanna Storie" sono giunto alle stesse conclusioni: pubblicare comunque, ovvero farmi leggere. In fondo ciò che muove chi scrive è la speranza di essere letti. Internet è un mezzo che un tempo non esisteva, e anche ammettendo il sostanziale disinteresse di milioni di persone, resta sempre qualcuno disposto a leggere. Non ci guadagno nulla? Beh, non è detto che sia sempre così e comunque non si scrive principalmente per denaro, ma per l'ansia di comunicare. Un'ansia con evidenti sfumature di narcisismo, ne sono ben conscio, ma che può sfociare - in qualche occasione - in frammenti di vero intrattenimento e persino di arte, sia pure povera arte
E io non ho più tempo per aspettare.



  
[1] Proprio su La Repubblica di oggi, 9 aprile, è uscito un articolo a firma Scott Turow che lamenta il trattamento subito negli Stati Uniti dagli scrittori, i cui diritti d'autore vengono massacrati dalla pratica dell'importazione di libri in lingua inglese pubblicati da editori non americani. Su questi volumi, infatti, non esiste alcuna royaltes a favore degli autori. A questo problema non piccolo Turow aggiunge quello della diffusione a mezzo internet di volumi "copiati" da e-book, sui quali, sottolinea comunque, i diritti d'autore sono nettamente più bassi rispetto ai volumi in carta. «Il vero problema è per gli autori di volumi a media tiratura», afferma Turow. Q.E.D.

[2] Con tutto ciò non posso negare di aver tuttora intenzione di lanciare un blog di scrittura, dove massacrare a turno un brano gentilmente fornito da qualcuno, da me, innanzitutto, ma anche dagli altri coraggiosi partecipanti. In questo periodo sono un po' incastrato, ma non ho smesso di pensarci e lo lancerò non appena possibile.
   

7.4.13

«Trane», ovvero John Coltrane




John Coltrane, sassofonista, musicista, compositore, morì di tumore al fegato a soli 41 anni.
Fu un grande musicista e un eccelso sassofonista. A suo tempo studiai a lungo i suoi brani e i suoi assoli, cercando di cogliere il senso del suo procedere musicale, ma riuscendo al massimo a copiarne (in modo non eccelso) la serie delle sue note.
Ancora oggi lo ascolto con una punta di venerazione - non invidia, l'invidia la si riserva ai mediocri - e non escludo di aver abbandonato il sax anche per averlo potuto ascoltare. 
...
In famiglia tutti riconoscono dalle prime note i suoi pezzi più famosi e lo si ascolta in silenzio, quasi come una preghiera. Ho scelto due brani, ognuno un classico. 
L'uno è Naima



L'altro è  My favourite things


Un ottimo ascolto a tutti.   

5.4.13

Putiferio serve una birra


Non è una vera e propria parodia, quella che segue. Soltanto un modo particolare di svolgere uno dei temi del seminario autogestito a suo tempo frequentato: svolgere una storia di genere inserendovi una donna e una birra (o più d'una) rovesciate, il tutto entro le 5.000 battute. All'epoca scelsi come canone la storia per bambini, anche se mi rendo conto che almeno in parte ciurlai nel manico, presentando come storia da bambini un calco che deve parecchio a Roald Dahl e qualcosina a Mervin Peake. Il nome della cameriera della birreria è un piccolo debito verso un cartoon italiano di Gino e Roberto Gavioli, datato 1968: «Putiferio va alla guerra».
Buona lettura, in ogni caso: 


 Putiferio

- Non mi piace la marmellata!
I quattro fecero un passo indietro stupiti.
- Nemmeno quella di ciliege? - Chiese timidamente Acchiappaguai.
- No! - E così dicendo il giovane re gli lanciò un grosso libro scritto da un famoso e noiosissimo filosofo che colpì il povero Acchiappaguai con lo spigolo.
- Ahiahiahiahi! Povero me! Tutta colpa di questo stupido nome.
- Il nome è la conseguenza, sciocco, non la causa. - Paroladoro si lisciò i baffi con le dita. Il sovrano continuava a lanciare loro addosso tutto quello che gli capitava sotto mano urlando come un barbaro dell'Oltreghiaccio e intanto Paroladoro pensava - interrompendosi solo per chinarsi di tanto in tanto: Nove anni. Nove anni di tentativi falliti, di squisite pietanze e di cuochi sopraffini. Tutto inutile. Sua maestà Levomiro Artasio Veniero Ansante Quarto dei Crociferi non mangia altro che polenta, solo polenta cucinata da Manolenta, lo sguattero delle reali cucine. E per giunta fredda. Ahi!
Un arco in legno del Reale gioco di costruzioni aveva centrato la fronte del Primo Consigliere di Sua Maestà, il luminoso Visconte Paroladoro dei Piani Erbosi che ora se la sfregava non solo per l'amarezza ma anche per il dolore.
- Che facciamo?
Erbalunga, il dispensiere e gran confetturiere di corte, si strinse nelle spalle. Teneva il vaso della marmellata dietro la schiena per salvarlo dalla furia del sovrano.
- Voglio andare da Putiferio! Subito! - Urlò sua maestà, rimasto senza munizioni.
- Sentito? Si va da Putiferio. - Disse Paroladoro a Erbalunga.
La real carrozza li trasportò tutti e cinque - Paroladoro, Erbalunga, Acchiappaguai, Ombragrigia e Levomiro IV - nella vecchia, sporca, puzzolente birreria Buccia di patata dove Putiferio, una ragazzina di dodici anni, serviva ai tavoli.
- Bene. Ordinate una birra.
- Ma... Maestà. Io non ho sete. - Annunciò il solito Acchiappaguai.
- É un nostro desiderio. E lo sai che i nostri desideri...
- Sono ordini! - Aggiunsero in coro gli altri.
- I signori desiderano?
I quattro guardarono la ragazzina aggrottando la fronte.
- La solita birra per tutti. - Ombragrigia il guerriero era abituato ad affrontare coraggiosamente la sorte.
Putiferio si allontanò. Fatti due passi inciampò in qualcosa e finì lunga e tirata per terra. Per farsi male non se ne faceva quasi mai: era solo distratta, ma così distratta che non si sarebbe accorta di nulla nemmeno se il locale si fosse riempito di draghi o fosse scomparso per un incantesimo. Si tirò su con la pazienza e la calma di chi tanto ci è abituato e riprese a marciare verso il bancone.
- Io amo quella ragazza! - Annunciò il sovrano.
- Non è degna di voi, maestà. Sapete bene che siete promesso alla meravigliosa Principessa Corallina Birillo Zeffiro Nasinsù di Porto Sagittario.
- A me piace Putiferio. E un giorno o l'altro scapperò con lei. Ma perché non vi cercate una altro re?
Paroladoro si morse le labbra per non dire Volentieri e spiegò: - La gloriosa famiglia dei Crociferi regge Zuberia dai tempi dei tempi e...
- Arriva la birra!
L'unica speranza era che Putiferio inciampasse prima di arrivare nei paraggi. Ma non accadeva mai: in genere arrivava fin davanti al tavolino per poi stramazzare e mandare birra e boccali a inzuppare ben bene i clienti. Stranamente sua maestà in quei casi se la cavava asciutto e contento mentre la sua piccola corte riprendeva la strada di casa fradicia e triste come un gatto caduto in una fogna.
Puntualmente Putiferio arrivò fino a un palmo da loro, fece in tempo a dire - Servit... - per poi inciampare in chissachè e vuotar loro addosso quattro pinte abbondanti di birra scura.
- Scusate, scusate vi prego. Vado subito a prendervi altre quattro birre.
- Per carità. Così ci basta. Quanto vi dobbiamo? - Chiese Erbalunga.
Paroladoro prese con due dita il bordo di pizzo fradicio e macchiato del suo abito di velluto e lo annusò con una smorfia.
Levomiro intanto rideva a crepapelle, si batteva i pugni sulle ginocchia, pestava i piedi per terra e nitriva, e la cosa faceva male al cuore dei suoi cortigiani.
Il Primo Consigliere pagò un ducato e si alzò.
- Bene, torniamo a palazzo?
- NO! - Urlò Levomiro.
Paroladoro si schiarì la gola. - Dicevo... Andiamo a...
- NO! Siete sordo?
- Maestà ma...
- Putiferio! Un'altra birra. Per tutti! - Urlò il giovane sovrano.


4.4.13

La Città e la Città


Questo è il titolo di un romanzo di China Mieville. Due città che vivono l'una accanto all'altra, anzi, l'una dentro l'altra, nelle quali i rispettivi abitanti sono abituati sin dall'infanzia ad ignorare abitanti e case dell'altra, a vivere come se l'altra città si trovasse a migliaia di chilometri di distanza.
Un ottimo romanzo, meritevole di più di una lettura, vincitore di una gragnuola di premi - l'Arthur C. Clarke Award 2010, l'Hugo Award 2010 e il World Fantasy Award 2010 ed è stato nominato al Nebula Award nella categoria Best Novel) che ricrea con drammatica e paradossale attenzione il clima delle guerre e dell'incerta pace seguita alle guerre intestine in Jugoslavia.
Un libro che mi è tornato in mente in questi giorni, ritornando quasi quotidianamente dalla casa dei miei genitori, posta al margine sud del quartiere della Crocetta, a casa mia - posta accanto al CTO, vicino al Po. Un percorso relativamente breve, poco più di un chilometro, che comporta, tra l'altro, superare il lungo cavalcavia di Corso Bramante, sopra il tracciato ferroviario diretto alla stazione di Porta Nuova. 
La Città e la Città è letteralmente rinato davanti a me rendendomi conto che, come tutti i miei concittadini, passo ogni volta accanto ai maestosi resti della FIAT e dell'indotto FIAT, distogliendo sistematicamente lo sguardo dai fabbricati abbadonati, dai capannoni vuoti, dalle gru arrugginite, dalle installazioni dismesse. Letteralmente una seconda città, ma vuota, abbandonata, uno sfondo urbano a metà tra Ballard e De Chirico. Così ieri mi sono armato della mia vecchia macchina foto digitale - non è un'assurdità, è stata acquistata quasi dieci anni fa - e ho fotografato[1] una parte del percorso che faccio a piedi. 

 da Corso Dante, angolo corso Unione Sovietica. 


 in corso Egeo


al retro della vecchia filiale FIAT di corso Bramante


l'ingresso veicoli: 

  

alle vetrine e agli interni:






fino in Corso Bramante, dove, in un altro evo, lavorava anche mio padre.








proseguendo poi sul cavalcavia, accanto alle installazioni semiabbandonate delle FFSS






La Città attuale e la Città dimenticata... Ovviamente i miei percorsi mi lasciano sempre dentro una sensazione di tristezza, un senso di vuoto, anche se indubbiamente aiutano a scrivere ciò che talvolta scrivo...
Queste sono soltanto una piccola parte della Città di Torino anni '60, conosco molte altre vie come queste. Oltre alle vie, strade con molte serrande abbassate, negozi che conoscevo e che ora non esistono più: una topografia della crisi che si allunga ogni giorno.  
Ho talvolta il timore che questo non sia che l'inizio.  
Ma mi sbaglio. 
Spero.

[1] Lo so, lo so, non sono un granché come fotografo, ma non ci tenevo a fare bella figura. L'importante era dare un'idea di come è adesso Torino.

3.4.13

Oggi è mercoledì... domani martedì

 
P.K.Dick
Il fatto che oggi sia mercoledì, di per sé, non è una gran notizia. In fondo succede tutte le settimane. 
Solo che in genere - in genere, sia chiaro, non sempre - di mercoledì esce il nuovo articolo su ALIA Evolution
Questa volta tocca a P.K.Dick, con uno dei suoi romanzi meno riusciti: In senso inverso
Calma, uno dei suoi romanzi meno riusciti significa soltanto non un capolavoro, ma comunque qualcosa che merita leggere. Davvero. Fiondatevi sul sito e leggete. Farete un figurone con quei poveretti che di Dick conoscono solo Blade Runner.
Per il futuro di ALIA Evolution, comunque, sto lavorando ad alcune possibilità, delle quali spero di riferire il prossimo... mercoledì. O giovedì. O quando potrò. In ogni caso tenete botta. A rileggerci presto. 


 
  
 

2.4.13

Amarena e altre storie


Come ho spiegato già un po' di tempo fa, conosco Mario Giorgi da qualche anno. Abbiamo collaborato a produrre alcuni ALIA (qui potete vedere l'elenco completo), e alcuni Fata Morgana, Mario ha pubblicato alcuni libri - tra cui Codice, vincitore del Premio Calvino  nel 1983... ma queste sono tutte cose già dette. Un po' più interessante l'attuale attività di Mario e i libri che ha pubblicato nel frattempo, Amarena, Configurazione Alieno e Con il canto.
L'idea di questo post mi è nata dall'invio, da parte di Mario, dell'antologia Amarena, in vendita a un prezzo ridicolo qui. A questo punto dovrei, si suppone, spiegare che non lo faccio per ricevere 10 eurocentesimi o un quarto di pollo allo spiedo o un chupa-chupa per ogni copia venduta. Ma siamo grandi, al limite adulti, quindi non lo farò. Anni fa, quando esisteva ancora la libreria Mario mi mandò anche Configurazione Alieno, per una possibile pubblicazione. O forse semplicemente per simpatia personale. Fatto si è che qui, di seguito, presenterò in breve i due libri in questione, il primo letto proprio in questi giorni e il secondo letto a suo tempo - e riletto di recente.
Amarena è un'antologia in formato .pdf, 88 pagine in totale, prezzo  2,99 euro. Sei racconti: Amarena, Lara, Sabina, Lavinia, Due piani sopra e Dessert Doxa. Il primo, Amarena, è la storia di un amore - o forse anche solo un'amicizia, un'intimità, una vicinanza - che non riesce a iniziare:

Lei si muoveva, diceva qualcosa, ma io non ascoltavo. Si stirava mollemente e piegava la testa [...] Io credevo che lei fosse indifesa, che fosse una donna debole. Pensavo che avesse bisogno di un po' di calore, ma io non ero il tipo adatto, Credevo di non essere interessante per lei. 

Inchiodato al suo "non credo di essere interessante per lei" il protagonista, in apparenza il più debole della coppia, rivela lentamente la sua aridità, la sua incapacità di comprendere ma anche la sua impotenza, la maledizione che rende i suoi pensieri inutilmente circolari. Un racconto breve ma penetrante, doloroso come una sera nel parco in attesa di qualcuno che non verrà.
Lara, con la protagonista che dà il suo nome al racconto, è la storia di un incidente avvenuto molti anni prima, qualcosa che ha bloccato i suoi pensieri, che ha messo tra parentesi la sua vita, rendendola l'eco di una frase sentita troppe volte da bambina: "L'acqua del mare ti farà bene. L'acqua del mare di farà bene". 
Il racconto fotografa il momento della memoria e dello smarrimento, dell'angoscia di una possibile ripetizione

E lei? Lei ha quasi tentato di affogare sua figlia. Quasi. Non lo ha voluto, non lo ha neanche pensato, ne è sicura. Eppure...
 
Un racconto quietamente disperato, che si fatica a dimenticare. 
Sabina è una giovane archeologa che a rinunciato alla professione per diventare un professore di periferia di filosofia. Una rinuncia costosa ma inevitabile, si finirà per convenire. Lavinia è un semplice equivoco, una storia d'amore poco credibile condotta molto oltre la sua possibile fine. Magistrali i lunghi, oziosi e feroci ragionamenti e autoassoluzioni del protagonista che si ostina rabbiosamente a inseguire una donna inafferrabile. Due piani sopra è il racconto di un incontro evitato per pura presunzione intellettuale e che il tempo, "quindici anni", renderà disperatamente prezioso e ormai perduto. Dessert Doxa, infine, è la cronaca di un monologo interiore condotto durante una discussione tra amici, il sismogramma attentamente accurato di una violenza nascosta che attraversa tutti gli anodini "gruppi di amici" che ognuno ha frequentato. Un racconto affascinante quanto defatigante.
Tutto ciò merita la fatica di spendere 2,99 euro? Beh, fate un po' voi. Tenendo conto si tratta del prezzo di una mediocre rivista o di un primo discutibile in un bar anonimo, direi che è un ottimo modo per spendere i vostri soldi. L'indirizzo per ordinarlo è riportato sopra.  

 

Configurazione Alieno è una vicenda dai contorni tipicamente fantascientifici. Il luogo un centro di studio di un'Europa futura, Altro Spazio - cinquanta, sessant'anni nel futuro - e l'umanità rappresentata è suddivisa in quattro categorie:  esseri vivi, esseri semivivi, esseri artificiali, esseri virtuali.  Sono avvenuti alcuni "incidenti" non ben definiti ma chiaramente del genere eco-catastrofico e uno dei compiti di Altro Spazio è quello di 

[...] accogliere ed esaminare un numero incalcolabile di soggetti di non facile classificazione. Mutanti, mutilanti, ricambi, replicanti, neovampiri, avatar, geishe, idrokamikaze e perfino quattro veteroastronauti [...]  

Poi un giorno ad Altro Spazio risorge un alieno, un ex-cadavere di forma innegabilmente umana ma a suo mondo inaccettabile. E dopo di lui altri "alieni", inspiegabilmente risorti dopo incidenti mortali, forse "lunari", come si autodefiniscono, forse derivati da "ricambi", forse... Una vicenda in apparenza legata alla fantascienza più "classica", ma anche sottilmente parodistica e prondamente straniante. Un buon lavoro, lo giudicai a suo tempo, e anche la recente rilettura non mi ha fatto cambiare parere. Diciamo che quando si parla di sf "italiana" sarebbe bene aver sottomano questo Configurazione alieno, tanto per avere un buon punto di partenza. Il libro si può acquistare qui per 3,99 euro.
...
Un'ultima, curiosa nota. Ho steso questa recensione passando dalla tastiera del pc al tablet, dove ho la copia del romanzo, all'e-reader dove si trova l'antologia. Una trionfo di elettronica per un prodotto perfettamente tradizionale come un paio di libri. Questo, compreso il banale fatto che la recensione uscirà in un blog, penso voglia dire qualcosa di preciso sulla nostra lingua e sul nostro futuro. Ma per il momento non so ancora dire cosa.