E con il numero sessanta si ferma la prima parte de il Mare Obliquo. Come spiegavo nella scorsa puntata la seconda parte è in fase di costruzione, ma ci vorranno alcuni mesi per vedere la prima puntata. Spero che questa prima parte vi abbia se non altro distratto e condotto poco a poco in uno strano e bizzarro mondo. Come continuerà il blog, onestamente non so ancora dirvelo, tenendo conto anche del momento... In ogni caso grazie a chi ha letto, integramente o anche solo in parte e arrivederci e a rileggerci presto.
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Una parete solida di nebbia dove i loro passi suonano dispersi, spaventati. Il pavimento di Maurr mostra crepe, incrostazioni di splendore. L'erba luminosa, venata di sottili ragnatele brune è divenuta più alta e il rumore, un boato immane che sembra provenire da ogni lato della caverna, rende loro impossibile anche solo scambiarsi una parola.
Klog
si passa la mano sul viso, nemmeno lui saprebbe dire se bagnato di
umidità o di sudore. Cammina curvo, fissando l'ombra opaca della
strada. Lì, su quel sentiero in leggera salita che corre sottile tra
alberi altissimi ha dimenticato perfino il timore per i Mela e si
affanna a cercare di non perdere il contatto con gli arcieri Oscuri.
Questi non mostrano emozioni né stanchezza e non sembrano più
turbati che durante una marcia di esercitazione.
Plinio
e Matushka camminano vicini, scambiandosi ogni tanto piccoli gesti di
conforto: un tocco sul braccio o un buffetto sulla spalla. Non
l'aveva mai pensato, Klog, ma vederli così affiatati e amici gli
suscita insieme una sensazione di solitudine e un brivido di piacere.
Mai gli era accaduto di sentirsi solo: «forse sto invecchiando»
pensa «o forse, semplicemente sto maturando... anch'io sarei felice
di avere una dhovinje, mezza donna e mezza fata, che marcia
accanto a me, che mi dimostra affetto e della quale preoccuparmi...
che pensiero buffo... invece...» guarda il neek che procede di buon
passo, il volto bagnato di nebbia e gli occhi puntati nei varchi
chiari tra gli alberi a cercare la sorgente di tutti i mari dell'orlo
del mondo.
Non
sa cosa pensare del mezzo-notturno. I momenti nei quali lo
incuriosisce e quelli nei quali lo detesta si equivalgono. Ma si può
provare simpatia per una persona che non riesce a tollerare la
propria stessa esistenza? Non servirà a molto, al neek, trovare le
Acque del Centro. Comincerà subito dopo a cercare altro, un'altra
fissazione turberà la sua mente, un'altra passione visiterà i suoi
sogni rendendoli inospitali, aridi e affannosi. Klog sente che il suo
cuore ha adesso un nuovo peso, sa che i fratelli immobili l'hanno
riconosciuto, ne hanno fatto il loro araldo, la loro voce. Una parte
di sè vorrebbe ribellarsi, ritornare alla condizione di pelosetto
dispettoso nella quale è cresciuto e ha finora vissuto, ma le loro
voci glielo impediscono. Sa che basterebbe fare il vuoto nei pensieri
per ritrovarli, per sentirli, per diventare come loro. Testimoni dei
grandi cieli che scorrono rapidi, di acque e stagioni, sentinelle
della regolarità del mondo, del suo grande ciclo.
Un
vento leggero muove la nebbia, forma immagini velate, illusioni
scintillanti. Basso Ohkme fissa ogni minima cosa con lo sguardo
affamato dell'artista che ha timore di veder impallidare nel ricordo
la bellezza di quel luogo. Il boato profondo fa vibrare la terra
sotto i loro piedi, le acque del centro si avvicinano.
La
strada di Maurr si interrompe. La nebbia si è alzata, gli alberi
sono scomparsi. Il cielo basso è carico di riflessi viola e grandi
nubi ruotano lentamente come in un incubo rallentato. Camminano
sentendosi tanto minuscoli e indifesi da non riuscire più a
comprendere neppure se sono vivi o no. Solo il cielo a ruota della
caverna e il boato, un boato tanto immane e continuo da essere
divenuto inafferrabile.
L'Oscuro
non ha bisogno di parlare. Li chiama verso il limite della strada e
indica l'abisso. Sette grandi corsi d'acqua, ciascuno largo centinaia
di braccia precipitano nel buio. Sette fiumi d'argento si gettano
senza sosta nel gigantesco varco che conduce al buio delle profondità
della terra.
Gudre-Yinnu
si inginocchia sul bordo di roccia per cercare il fondo del titanico
passaggio. Ma non si vede fondo, non si coglie alcun movimento. Tanto
profondo deve essere il pozzo che da esso non sale vapore, come se la
cascata si frangesse tanto più in basso che nulla da esso riesca a
fuggire.
Gli
Oscuri osservano lo spettacolo con la loro stessa intensità.
Evidentemente non è possibile che uno spettacolo di una misura tanto
superiore a quella dei viventi divenga un'abitudine.
Le
macchine volanti, fatte della stessa stoffa della quale sono tessuti
i mantelli degli Oscuri riposano sotto una gigantesca tenda. Sono tre
enormi palloni, lunghi, leggeri e carenati come navi, trattenuti a
terra da corde coperte di Maurr. Al loro ventre sono assicurate
grandi ceste.
Un
Oscuro prende posto in un curioso abitacolo di legno posto a prua
della nave e gli altri prendono posto nelle ceste. Li imitano, troppo
storditi dal rumore e dallo spettacolo per aver voglia di discutere.
Sicuramente non esiste altro modo per valicare l'abisso delle Acque
del Centro.
Si
alzano in volo silenziosamente, mossi dal vento circolare che agita
gli alberi affacciati sull'immane gorgo.
Klog
si ritrova nella cesta con Basso Okme e un paio di arcieri Oscuri.
Nessuno proferisce parola, ben conscio che comunque nel fragore delle
acque che precipitano nell'abisso qualsiasi altro suono sarebbe
inafferrabile.
La
nave costeggia i bordi dentellati delle terre che si affacciano sulle
acque del centro e si solleva verso le grandi nubi che danzano appese
all'altissimo soffitto di roccia della caverna. «Si sale» si dice
tra sè. «Speriamo di non andare a battere una bella capocciata. E
poi finire a testa in giù nell'acqua.» Si sporge leggermente.
Riesce solo a scorgere le acque bianche di schiuma che precipitano
nell'ombra insondabile. «Là sotto ci sono gli altri regni dei quali
parlavano gli Oscuri. Dove ci sono le ombre-locusta. Già solo il
nome mi dà i brividi.» Ma forse è solo il freddo umido a farlo
rabbrividire da capo a piedi.«Se cascassi a capofitto a testa in giù
dove sbucherei? Mi piacerebbe chiederlo a qualcuno di questi
signori-che-sanno-tutto. Dall'altra parte del mondo o semplicemente
nell'increato?»
2 commenti:
E' stato un piacere seguirti in questa prima parte dell'avventura.
Nick: è stato un vero piacere avere un lettore affezionato come te. A presto!
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