15.7.19

Il Mare Obliquo 21

Re Artamiro, sempre più inquieto, assiste a un'apparizione enigmatica e agghiacciante il cui significato resta oscuro a tutti tranne, forse, a lui.
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– Ma è assurdo, osceno! – Re Artamiro, pallido come un fantasma si affretta ad abbassare il coperchio sul grande piatto ovale. – Chiama F'Nevre, subito!
Ant'Kìsiel, siniscalco di Sua Volontà, il viso di un bel colorito verdastro si allontana dalla tavola con un'urgenza tanto sollecita quanto sospetta, scostando con gesti febbrili la pesante stoffa che separa la sala da pranzo dalla sala delle Udienze della grande tenda reale.
Artamiro, gli occhi sbarrati come un indemoniato si porta alle labbra la coppa dove Aihara, il suo coppiere ha versato il suo vino preferito, uno Tsardia di sei anni prima. Lo squisito vino è giunto appena a lambire le labbra del Re che egli sobbalza come se qualcuno l'avesse punto a tradimento e con un urlo di raccapriccio scaglia il contenuto della coppa contro la stoffa della tenda.
– Che accade, vostra Volontà? – Chiede accostandosi alla sedia reale, Liest Tamu Hiniun di Markand.
Il Re indica senza parlare il liquido che cola lento ed untuoso sull'elegante stoffa della tenda.
Il Nobile Syerdwin accompagnato dai gridolini di orrore delle donne e dai commenti scandalizzati dei cortigiani accosta il viso al liquido osceno che lentamente sgocciola a terra. Un odore di putredine si sprigiona dalla minuscola pozza formatasi a terra, un insieme, parrebbe, di mefitiche acque paludose, interiora di pesce e solo gli dei sanno cos'altro.
Nel rialzarsi in piedi il Syerdwin oscilla come un vecchio mentre il suo volto si è fatto del colore della cenere.
– Temo si tratti di un qualche tipo di magia, Seliest. Tutti noi abbiamo veduto il color ambra dello Tsardia versatovi dal vostro coppiere come credo che i vostri camerieri abbiano portato in quel vassoio il tacchino che attendevate e non…
– E chi osa colpirmi con la magia, qui, nella mia casa? – Urla Re Artamiro. – E come è possibile che i maghi e negromanti seduti a questa tavola non si siano accorti di nulla?
È Rusting, l'anziano negromante di Casa Orsaia il primo a levarsi per difendere l'onorabilità della categoria.
– Nessuno, Vostra Volontà. Nulla nelle mie dissezioni e nelle mie osservazioni profetizzava questi eventi, quindi non può essersi trattato di materia magica, ma probabilmente solo di una sorta di scherzo da illusionista. – Rusting ha l'abitudine quando parla di spingere innanzi a sé la considerevole epa, come se essa costituisse un pegno ed insieme una misura del suo successo. – Ho analizzato, prima di sedermi a questa tavola, le interiora di un colombo allevato con riso brillato, polvere d'argento e sangue di rana ed in esse vi era solo…
– Vi prego, Rusting. – Lo interrompe il Duca Rossiter di Telegin. – Abbiamo lo stomaco già abbastanza scombussolato così.
Il negromante lo guarda con disgusto. – I fenomeni naturali non dovrebbero suscitare disgusto, io credo, comunque la materia con la quale abbiamo a che fare non può essere sostanza magica, ma materia volgare, prova ne sia la persistenza alla vista ed all'olfatto.
– È notevole come siate in grado di tirare queste conclusioni senza neppure avvicinarvi, Liest Rusting. – Commenta Tamu Hiniun. – Ma di questo genere di cose ancorché grandissimo non siete l'unico esperto.
Già. – Re Artamiro indica con il dito puntato Drjol il giovane mago Gu'Hijirr. – Sentiamo cosa ne dici tu, rospo.

Con il permesso di vostra maestà vorrei avvicinarmi. – Risponde questi.
– Prego.
Mentre il Gu'Hijirr, seduto al lato più lontano del tavolo da Artamiro, inizia a risalirlo per giungere in prossimità di sua Volontà, nella sala entrano due Silvani che recano con loro un uomo dai lunghi capelli bianchi e dalle mani bianche e sottili come quelle di un musicista.
– F'Nevre, maledetto, eccoti qua. – Lo accoglie Re Artamiro. – Prova un po' a guardare cosa c'è nel piatto che mi hai cucinato. Lasciatelo andare, voi due.
L'anziano cuoco si inchina stupefatto e solleva il coperchio del vassoio. Nel piatto dorato, contornato da eleganti decorazioni fatte di frammenti di legno marcio, chiodi arruginiti e altri oggetti di incerta natura, giace il cadavere gonfio e pallido di una creatura dagli arti sottili come matite e dal corpo oscenamente arrotondato. Sugli arti si impiantano dita adornate di unghioni spezzati e la testa della creatura non ha occhi nè naso, solo un bocca ampia priva di labbra dalla quale spuntano denti acuminati del colore del corno.
– Per gli dei! – Urla F'Nevre. – E cos'è mai quest'orrore?
– Cos'è, eh? Lo chiedo a te cuoco che mi hai fatto portare a tavola questa… cosa. – Ribatte Artamiro. – Fai commercio con il Signore delle Ombre, forse? O creature come queste sono comuni nella real cucina?
– Sul mio onore, Vostra Volontà, io posso giurare anche sotto tortura che in questo vassoio c'era solo un tacchino di venti libbre cucinato con broccoli, peperoni e cipolla rossa, che ho affidato ai servitori, che possono giurare di aver annusato e visto con me.
Mentre il povero cuoco si affanna a giustificarsi mulinando le braccia come un direttore d'orchestra Drjol si è chinato sulla carcassa armato di un paio di pinzette e di una lente d'ingrandimento, non prima di aver deposto nelle proprie narici due pezzetti di stoppa imbevuti di acqua di menta.
– Un praticante. – Commenta Rusting disgustato. – Con il permesso di Vostra Volontà…
– Ma sì, vai pure a prendere aria. – Grida il Re. – Anzi andate tutti. Voi invece: Drjol, Liest Tamu, Duca Rossiter, F'Nevre rimanete.
Con un sospiro di sollievo i cortigiani si alzano e si allontanano commentando chi disgustato chi divertito lo strano evento.
– Duca Rossiter coma sta Tiatikenn? – Chiede Artamiro mentre il giovane mago Gu'Hijirr se ne sta chino sulla creatura a tratti toccandola leggermente con le pinzette.
– Non troppo bene, Vostra Volontà. Egli delira ancora parlando di una grande Ombra che sta divorando l'orlo del mondo e di presagi che ha visto nelle acque e nel cielo. Solo con grande fatica riescono a fargli prendere pochi cucchiai di brodo ogni giorno ed egli è molto dimagrito.
– Maledizione, quel trombone di Rusting può dire ciò che vuole ma questa è stata magia bella e buona. Senza la copertura di Tiatikenn siamo esposti alle nefandezze di Sealghan l'Evocatore.
– È possibile, Seliest. Sealghan gode di grande fama anche presso il nostro popolo, ma siamo sicuri che la sua lealtà non abbia prezzo? – Chiede Tamu Hiniun.
– Un prezzo l'avrà senz'altro, ma finora i miei emissari non sono riusciti a fissarlo.
– I maghi sono bizzosi, Vostra Volontà e altezzosi come primedonne. Non credete che un mago giovane e potente come Sealghan non avrebbe mai e poi mai lavorato agli ordini di Tiatikenn? Ora se la situazione è cambiata…
– Già, Rossiter, la situazione è proprio cambiata.– Approva meditabondo Re Artamiro. – Credo proprio che dovrò…
Shlome! – Grida Drjol allontanandosi di scatto dalla creatura nel vassoio. – Schlome DRI!
"Ombra fuggi!" Traduce mentalmente Artamiro mentre volge lo sguardo verso il giovane mago Gu'Hijirr che appoggiato con la schiena alla parete della tenda compie strani gesti con le mani.
– È vivo! – Urla Tamu Hiniun portando la mano alla spada. 

 
Artamiro è un uomo coraggioso, ma la vista della creatura priva di occhi che brancica spasmodicamente nel vuoto cercando di levarsi in piedi è troppo anche per lui.
– Uccidetelo, presto! – Ulula Sua Volontà alzandosi di scatto e rovesciando il pesante sedile.
Ant'Kìsiel sceglie proprio quel momento per rientrare nella tenda al cospetto del Re, interrompendo il gesto del Duca Rossiter che stava per colpire con la spada la reale portata. Il Siniscalco ha recuperato un po' di colore che perde immediatamente alla vista della creatura.
– Bbb..uong-giorno Re Artammmiro. – Pronuncia una vocina sottile e lagnosa come quella di un bimbo prossimo a scoppiare a piangere.
Impietriti i presenti guardano l'esserino che compie una sorta di inchino malfermo sugli arti orribilmente sottili. – Godeeete voi di buo-ona salute?
Macchinalmente Artamiro annuisce.
Chi ti manda Schlome? – Chiede Drjol che ha ritrovato coraggio. – Da dove vieni?
La creatura ride, una risatina simile ad un insopportabile cigolio. – Mmmi mmmanda il mmmio Sinniore. Per parrrlare con te, Artammmiro.
Parla allora. – Risponde il Re.
L'oscurrità è vicina, Re Artammmiro. I suoi connf-fini avanzaannno. Guuarda nel tuo ssspecchio, Artammmiro. Vedddrai il Mmmmonndo ed il suo rrrovescio…
Schlome! Riconosco i tuoi passi! – Grida ad un tratto Drjol, sollevando un oggetto metallico ricoperto di verderame.
La creatura si volta di scatto verso il mago e apre smisuratamente la bocca mostrando la sua dentatura da incubo pronta a colpire ed uccidere.
Il giovane mago lo fronteggia agitando l'amuleto e pronunciando parole che non fanno parte di nessun linguaggio dei popoli del Mondo. – Parla, Schlome, su, ti attendiamo.
L'essere si muove a scatti, come se una forza invisibile lo tenesse. – Re Artamiro! … Tu vivi da una sola parte di una moneta… – La voce della creatura è mutata, divenendo un cupo borbottio rabbioso, interrotto da ansiti e singhiozzi. – … Sei cieco Artamiro… sei cieco e spaventato… Il mio Signore ti ammonisce, Re… degli Uomini… Sotto questa terra… ve ne sono… innumerevoli…. oltre questo cielo… innumerevoli… –
– CHI È TUO SIGNORE? Parla Schlome, sono sui tuoi passi. – Ripete Drjol.
– … innumerevoli… innumerevoli… se vuoi vincere devi vincere il tuo sguardo, Artamiro.
Dopo aver prounciato quell'ultima frase la creatura si interrompe di scatto. Per un attimo apre e chiude la bocca come se stesse per pronunciare un nome.
– Parla Schlome, parla ancora! – Grida il mago Gu'Hijirr spingendo davanti a sè l'amuleto.
Per un istante i presenti hanno la sensazione che qualcosa nel loro sguardo si sia alterato: improvvisamente tutti gli oggetti, le luci e le ombre, i visi ed i corpi appaiono piatti e privi di spessore, come quando si guarda con un solo occhio. Il calice posto davanti a F'Nevre il cuoco è divenuto una bizzarra decorazione metallica della sua camicia, mentre la spada tenuta in mano dal duca Rossiter sembra appoggiata ad un orecchio di Drjol, posto ad un passo da lui.
Artamiro si strofina furiosamente gli occhi, terrorizzato e lo stesso fanno gli altri, mentre la creatura come un foglio di pergamena, scompare rapidamente arrotolandosi su se stessa fino a scomparire.
– È finito, è finito! – Urla di sollievo F'Nevre, non appena la creatura è svanita, lasciando al suo posto nel vassoio un tacchino arrosto, attorniato da succulente verdure, ma ormai freddo.
– Drjol! Da dove veniva quella cosa? – Chiede Re Artamiro, le mani tremanti come quelle di un vecchio.
– Da molto lontano, Vostra Volontà. Dal Mondo-Oltre-Lo-Specchio. Ma qualcuno lo ha guidato fin qui, un mago infinitamente più potente di me, di Tiatikenn o di Sealghan. Un mago che tiene in mano le chiavi della sostanza prima del mondo: l'Ombra. – Il giovane Mago Gu'Hijirr guarda l'amuleto che tiene ancora in mano con aria instupidita e solo dopo qualche secondo ricorda di rimetterlo nella sua borsa.
– E chi è questo mago? – Chiede Ant'Kìsiel, ripresosi prima degli altri per l'ottima ragione che fino al grido del cuoco ha tenuto gli occhi chiusi rimanendo sotto il tavolo.
– Queidhen l'Unico, forse, o un tempo il grande Kerfilluan o…
– O il conte-Mago Teardraet. – Dice a bassa voce il Liest Tamu Hinhiun. Solo Artamiro lo ode e annuisce lentamente.

– Ma cosa significava quello che la creatura ha detto? – Si domanda il duca Rossiter. – "Per vincere devi vincere il tuo sguardo", cosa mai può significare?
Artamiro si alza in piedi con la cautela di un ammalato. – Temo di saperlo, duca Rossiter. E temo anche di sapere cosa mi attende ora.
– Devo avvertivi, vostra Volontà. In quel messaggio ho percepito una grande minaccia. – Lo ferma Drjol. – Chiunque vi abbia mandato un tale messaggero lo ha fatto per terrorizzarvi e spingervi a…
– Per spingermi a chiedere aiuto a chi temo. A chi mi chiederà di fare e dire cose che nemmeno io riesco ad immaginare. – Replica Artamiro enigmaticamente. – Lo so Drjol, grazie. Ma questa è l'unica via che mi è rimasta e non posso fare altrimenti. – Il Re guarda uno dopo l'altro i suoi interlocutori e per ultimo il suo sguardo si ferma su Ant'Kìsiel. – Alle mie spalle c'è chi scava per farmi cadere non appena vorrò fare un passo indietro, non è vero siniscalco?
Il Primo Consigliere del Re lo guarda a bocca aperta. – Non capisco Vostra Volontà.
Artamiro ride. – Non è una bella strada, questa, Ant'Kìsiel e non cercherei di prendere il mio posto. Arrivederci Signori!
I due Silvani si affiancano al re che esce dalla sala mentre il Siniscalco si affretta a seguirlo protestando la sua fedeltà, ma Artamiro non sembra neppure udirlo.

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