27.11.18

Calibano XVI: Naufragio statistico medio


– Che cavolo ci stiamo facendo qui? – È un po’ monotono, Edoardo, ma nessuno ha voglia di farglielo notare. Solo Conan, definitivo simulacro di una sex-symbol dell’ hard sadomaso, è troppo gentile per far finta di niente:

– Stiamo aspettando.

E.guarda fuori dall’oblò. La nave è posata sul fondo di un cratere e la vista non è minimamente cambiata dal momento dell’atterraggio: fango scuro, rocce che chiudono a cerchio la visuale e pioggia grigiastra che cade sottile dal cielo limaccioso.

Fissa il fango che inghiotte silenziosamente le gocce e si sente come in certi pomeriggi dell’adolescenza, mentre a casa di qualcun’altro c’era una festa dove i suoi amici ballavano, accarezzavano e palpeggiavano ragazze un po’ bevute. Veniva a saperlo il giorno dopo, in genere, e si sentiva da cani. Qualche volta gli venivano le orecchie rosse per l’umiliazione, ma affettava un’indifferenza quasi indolente: “Tanto non ci venivo”.

Un frastuono ricco, sontuoso, fatto di singoli clangori metallici prolungati interrompe le sue malinconiche meditazioni, all’istante seguito da una raffica di imprecazioni schiettamente terrestri, anzi italo- padane.

– Che succede? – Chiede, già vagamente conscio.

Voce di Mirella: – Succede che ai ficcanaso vengono tagliati i pendagli.

Silenzio.

Giusto il tempo di ricaricare e la cuginetta riapre il fuoco all’indirizzo di Pelagio, materializzatosi silenziosamente nella zona del disastro per un primo rilievo dei danni. Il tartoide è colpevole di aver sistemato alcuni oggetti sotto altri di diametro maggiore favorendo un crollo all’apertura di un indefinito sportello.

E. senza muoversi dalla sua trincea si augura che l’incidente induca Mirella ad abbandonare i suoi propositi culinari salutisti, permettendo a Pelagio di dedicarsi ai suoi saporitissimi soffritti ed ai suoi lussuriosi dolciumi.

– Cucina Pelagio? – Azzarda quando mezz’ora dopo, Mirella compare in Sala Comando.

– Certo! Così potrai intossicarti un altro po’, riempirti di grassi saturi e colesterolo, intasarti le arterie e crepare dieci anni prima.

E. fa le spallucce ed indica l’esterno, come a dire “perchè preoccuparci del remoto futuro se non siamo sicuri nemmeno del nostro domani?”

Mirella fraintende e si avvicina all’oblò – Gesuuuuuù..... –

Ne sono già successe abbastanza perché E. si alzi a controllare se il Salvatore è davvero venuto a trovarli. Tecnicamente è quindi impreparato alla visione agghiacciante che lo attende al di là del vetro. Un attimo di pazienza… Ecco: adesso ha visto e può cominciare ad urlare. Prima come un tifoso che ha visto negare un rigore chiaro come il sole, poi basso e rauco per non farsi sentire. 
 

Più lucida Mirella chiede a Conan. – Cos’é quello?

La creatura è di color tenebra e ha lunghissime zampe a strisce grigio cancrena e nero fogna che sorreggono un corpo delle dimensioni di una nuvola di temporale, preceduto da un cranio dotato di quattro mandibole armate di un numero improbabile di denti di una sostanza simile a cristallo opaco.

– È un Frugafango. Una forma di vita comune su questo pianeta. Si nutre delle cimici di roccia che estrae spezzando la pietra con i denti.

Mirella si passa un dito sulla fronte, considerando con disagio il frugafango alle prese con un masso grande quanto un’edicola da stazione. Anche Conan guarda ma rimane roboticamente impassibile.

Solo E. continua ad agitarsi come un elettrone rimbalzando contro le pareti.

– Conan, quante possibilità ci sono che quel coso scambi la nave per una roccia e la frantumi? – Chiede Mirella.

– In prima approssimazione direi 10 alla nona contro una. – Totalizza il robot.

E. si obbliga a guardare il frugafango che ha finito di frantumare il masso ed ora cerca le cimici di roccia con la stessa metodica pignoleria di un invitato che al pranzo di natale abbia distrutto una noce.

– Ma Pelagio non c’é? – Chiede Mirella. – Ah, eccolo, Cosa consiglia di fare?

– Ehhh…

– Eh?

Il tartoide non risponde, estrae da un cassetto un’ampia tuta viola e la indossa. Quindi sfila una lunga tavola di legno lucido attraversata da ghirigori blu e ispirato comincia a leggerla, salmodiando con voce nasale.

Fuori il frugafango sta prendendo a calci i resti della roccia distrutta e lancia occhiate cupide verso la nave.

– Pelagio, ma le sembra…

Il pilota allarga le braccia. – I motori sono disattivati perchè io e Conan stavamo facendo una piccola revisione. La Società ha venduto i lanciaraggi di dotazione in un momento di scarsa liquidità. La più vicina stazione di Polizia Galattica si trova a quattro ore a Propulsione Gaalighe 9. – China un po’ la testa per guardarla negli occhi. – Non ho con me le sessantaquattro mistiche candele, ma credo che i miei antenati vorranno ugualmente accogliermi sotto il Grande Eterno Guscio Infinito.

Il frugafango si é rimesso in marcia e adesso i passeggeri della nave possono facilmente vedere le bave verdastre e corrosive che colano dalle mascelle del mostro, gli occhi piccoli del colore della polvere, i peli ispidi del muso enorme ed i movimenti compiaciuti dell’esofago.

– AIUTOooo! – Grida inutilmente E.

Il frugafango dà un botta alla superficie della nave traendone un cupo rimbombo.

– AAAAAIIIUUUUTOOOOO! – Ripete con più convinzione ma poca speranza.

Il frugafango assaggia la nave con le sue mostruose mascelle, la ammacca un pochino, la fa risuonare per un po’ in punti diversi. Sembra perplesso o forse giocoso.

– Forse… – Mormora Pelagio.

Il mostro va avanti per un po’ con i suoi assaggi, dà un certo numero di calci alle pareti ed infine si allontana portando con sé l’antenna per la trasmissione nello spazio Gaalighe e l’antenna per l’Olo-TV, brontolando come un terremoto.

Nella sala passano almeno cinque minuti prima che qualcuno si azzardi a parlare.

La prima a farlo é ovviamente Mirella: – Come é possibile....

Pelagio si sfila la tuta violetta ed annuisce: – Era un cucciolo.






– Una volta questo pianeta era molto diverso. – Pelagio serve una pietanza molto simile per sapore, colore e consistenza ad una parmigiana di melanzane, ma chissà perché nota nel suo settore galattico come “Elderaia Phornix”.

E. a bocca piena si limita ad un vago cenno di stupore, mentre Mirella lo guarda con curiosità:

– Come diverso, non c’erano quei cosi?

Pelagio si serve a sua volta e consegna la teglia a Conan, che riprogrammato in forma biologica, necessita di un nutrimento più congruo di dodici secondi attaccato ad una duecentoventi.

– No, quelli non c’entrano, li hanno messi qui da poco: sono una specie protetta, in pericolo di estinzione.

E. tossisce e trangugia un boccone spropositato di Elderaia Phornix. – Ma è popio nececciario cialvalli?

Mirella lo reprime:

– Una specie vivente è un patrimonio...

– Va bene, va bene, lo so. Scusa tanto. Prego, Pelagio.

– Dicevo che il pianeta era molto diverso, un tempo. È stato costruito dalla Sogni Standard, sulla base di una ricerca di mercato commissionata alla Festina Lente di Algol, allora la più grande agenzia di sondaggi della galassia. Il pianeta doveva essere una sorta di modello: la realizzazione del sogno standard statistico del galattico medio. Doveva, cioè, raggruppare tutti i beni desiderabili per una schiacciante maggioranza della popolazione.

Mirella rabbrividisce. – Che idea allucinante.

Pelagio conferma. – ‘Bastanza. Sono venuto qui un paio d’anni dopo la sua inaugurazione. Allora avevo un altro lavoro. – Punta un dito in direzione dell’oblò. – Qui sorgeva una delle Sale Dello Spettacolo Divertente, lì a fianco il Padiglione Dello Sfoggio di Ricchezza, oltre quella collina i Centri Commerciali dello Shopping Perpetuo. Proseguendo verso il mare si incontravano i Centri Della Salute-Bellezza, gli Stabilimenti Balneari, le Discoteche Sempre Aperte, i Parchi Dei Piccoli Peccati ed i Residence Dei Grandi Peccati. Era tutto previsto, tutto organizzato in un modo impeccabile. Nessuno rimaneva solo. Divertimento, benessere, piccole e grandi trasgressioni: tutto era a disposizione di chiunque avesse abbastanza denaro da permettersi un soggiorno o la residenza sul pianeta.

– Però è carina come idea. – Commenta E., ma uno sguardo della cugina gli fa desiderare di nascondersi sotto un piatto rovesciato.

– Lo scusi sa, Pelagio. – Con lui Mirella è addirittura tenera. 

 

– Beh. Il fatto è che all’inizio tutto andava bene e tutti erano contenti, poi un po’ per volta sono venuti fuori i problemi. Piccoli, all’inizio: qualcuno che non voleva uscire una sera per un leggero mal di testa o un’indisposizione, o anche solo perché aveva voglia di restare solo. E la Sogni Standard interveniva, convinta che chiunque non tenesse un atteggiamento previsto nelle griglie della Festina Lente non si rendesse ben conto di qual era il suo bene. Gli interventi prevedevano la pacifica invasione della casa da parte di comitive festaiole armate di spumanti di marca o di dolci firmati, l’uso di tentazioni erotiche di grande effetto, l’invio di incaricati dotati di sorriso amichevole, pacata allegria, due bicchieri ed un amaro, fino alla larvata minaccia di trattamento medico nei casi più gravi. Questi provvedimenti avevano però efficacia limitata e così la Sogni Standard è stata costretta ad adottarne di più radicali, come il trasporto coatto dell’elemento asocievole al più vicino Luogo Di Ritrovo. Il campanello d’allarme è stato l’episodio di Jaka K’chtorr, un Mirano che aveva massacrato a bottigliate un gruppo di festaioli colpevoli di avergli impedito di terminare un sonetto sulla malinconia del silenzio.

A questo primo incidente ne sono seguiti decine d’altri che hanno rapidamente fatto degenerare la situazione. La Sogni Standard, dopo alcuni incontri con la direzione della Festina Lente ha finito per assoldare qualche migliaio di assaltatori Kerrabbia come scorta ai festaioli in missione. La situazione ha raggiunto un punto di rottura quando in una sola notte sono stati cosparsi di amaro e bruciati vivi quarantasette individui pacati e amichevoli, mentre a convincere un nutrito gruppo di asocievoli asserragliati in un Padiglione Dello Sfoggio Di Ricchezza è stato inviato un battaglione blindato di Kerrabbia che ne ha trucidato centoventidue.



Da quel momento la Sogni Standard ha perduto il controllo della situazione, e – varato un regolamento per i Cortesi Ospiti che prevedeva la fucilazione alla schiena per chi rifiutava un cocktail o si chiudeva in bagno a fumarsi una sigaretta in beata solitudine – ha ingaggiato una divisione corazzata di Kerrabbia per riportare la felicità sul pianeta. In tre anni di guerra civile, gli asocievoli che non avevano abbandonato il pianeta clandestinamente erano stati massacrati senza pietà. Nel Giorno Della Grande Festa Di Chi Sa Vivere, comunque, un attentato al Consiglio d’Amministrazione della Sogni Standard – olive al curaro nel Martini – provocò il fallimento della società e la svendita del pianeta, acquistato da un’associazione ecologista per una sciocchezza. Ma la guerra ha mutato il clima rendendolo com’è adesso: freddo, bagnato e fangoso, un paradiso solo per i Frugafango. Dopo questa esperienza il governo Galattico ha vietato sondaggi e ricerche di mercato, determinando la chiusura definitiva della Festina Lente e di un’altra dozzina di società del tipo.

Nel silenzio seguito al racconto del pilota si ode solo il rumore di mascelle di Conan che, nelle nuove vesti biologiche, non ha ancora imparato a masticare a bocca chiusa.

– E lei Pelagio, cosa ha fatto? – Chiede Mirella.

Il tartoide sorride leggermente e non risponde subito.

– Io… Beh, io ho guidato il commando di asocievoli che ha avvelenato gli amministratori della Sogni Standard. Ma non ci si deve vantare di una cosa simile.

2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Che belli i rapporti familiari...specialmente quando ci si trova in un posto "che una volta era diverso"... ;)

Massimo Citi ha detto...

@Nick: da un certo punto di vista come rapporti familiari sono esemplari... Soprattutto quelli di Mirella con Palagio. In quanto al posto «cge una volta era diverso» basta dare un'occhiata a certi villaggi-vacanza e al diluvio di comento che copre le coste italiane per desiderare intensamente che arrivino gli asocievoli e i frugafango per fare un po' di giustizia...