17.9.13

La ragione postuma


Il libro del quale parlerò oggi è stato uno degli ultimi ad essermi arrivati in libreria e ricordo di averlo portato a casa quasi di corsa, in uno degli ultimi giri nella mia ex-libreria. 
Lo portai a casa per un'inutile curiosità, una curiosità scaduta, come avevo fatto per tante altre volte, tanto per rendermi conto con un maggior grado di competenza dello stato che già allora ritenevo semicomatoso del commercio librario nazionale. 
Il libro è Pazzi scatenati, usi e abusi dell'editoria italiana, editore Effequ, autore Federico Di Vita. nato la bellezza di 27 anni dopo di me e che, avanzo il dubbio, ha capito quanto basta sull'editoria italiana e sulle sue condizioni. 
Il libro è uscito nel 2011, ovvero questa è la data stampata nel colophon ma a me è arrivato a febbraio 2012, quindi direi che è perlomeno uscito negli ultimi giorni del 2011 ed è entrato in distribuzione con l'inizio dell'anno nuovo. È un libro piuttosto svirgolato, nel quale si alternano riflessioni, commenti, osservazioni, dati economici e gestionali a brani di tipo narrativo, lunghe interviste - qualcuna anonima -, esperienze personali, frammenti biografici, maledizioni, scongiuri e verosimilissimi racconti di sciagure a venire. Leggerlo d'un fiato non m'è riuscito, un po' troppo romanocentrico, qualche volta troppo sbilanciato sul presentarsi come amicone denoantri, altre volte dannatamente personale, ma comunque in definitiva leggibile e consigliabile, a tratti freddo e preciso come un bisturi, in altri semplicemente e spaventosamente spietato nell'affermare che il commercio librario in Italia, così com'è diventato, è destinato a una lungo, faticoso e disperante tramonto, cui seguira una notte che nessuno riuscirà anche solo vagamente a intuire.
Ma cerchiamo un attimo di capire che cosa è successo in questi ultimi anni. 
Ultraschematicamente possiamo dire che gli editori "puri" sono sostanzialmente scomparsi (basterà ricordare Giulio Einaudi, Valentino Bompiani o Angelo Rizzoli?), sostituiti da gruppi proprietari con un management che con i libri e la cultura non ha in genere alcuna affinità. Se il modo di interagire degli editori puri con le librerie era basato sul rispetto reciproco, «io lavoro bene e penso che anche tu lo faccia», il management d'impresa in Italia - come ovunque nel mondo - ha puntato sul possesso della filiera produttiva per ridurre i costi: dalla tipografie, alla distribuzione, alla promozione, alle librerie. Le librerie, già. Le librerie indipendenti, di prossimità ma non solo, sono state le prime a pagare il conto dell'accellerazione imposta dai grandi gruppi. Cinque gruppi, Mondadori, RCS, GEMS, DeAgostini e Giunti formano l'80% del venduto nazionale di libri. Mondadori e Giunti in particolare dispongono non solo di una propria distribuzione ma anche di una propria diffusa e capillare catena di librerie (Mondadori in franchising e Giunti al Punto), dove i termini di acquisto dei volumi sono incomparabilmente migliori di quelli previsti per i librai privati. Di catene di librerie, comunque, ne esistono diverse altre. La Feltrinelli, innanzitutto, poi la Coop, FNAC (che ultimamente non sta troppo bene, vero), Ubik (legate al gruppo GEMS), le Edison e le Mel Bookstore. Tutte queste librerie possono utilizzare sempre la legge Levi praticando costantemente un 15% di sconto, dal momento che lo sconto ricevuto per l'acquisto è uguale o superiore al 40% mentre lo sconto concesso alle librerie indipendenti è del 27% o poco più [1]. La legge Levi è stata introdotta per "difendere i piccoli punti vendita", si è detto e scritto. Ma si trattava di una legge utile (disperatamente utile, aggiungo) ai grandi editori - e ai loro punti vendita - per difendersi dal mostro Amazon e dai suoi sconti che sbancavano completamente il mercato. Amazon Italia può lavorare in perdita per anni, i nostri amici grandi editori no. 
Ma il vero problema che il libro solleva è che i medi editori, ovvero i veri editori, quelli che vivono esclusivamente delle proprie vendite, hanno difficoltà sempre maggiori a entrare e e rimanere sul mercato. Costretti a concedere sconti troppo elevati per poter godere di un'esposizione periferica e defilata nelle librerie di catena, costretti ad accettare rese anche prima dell'effettivo accredito delle vendite, tagliati fuori dalle vetrine delle maggiori librerie, dal momento che i grandi editori pagano l'esposizione in vetrina. Il risultato inevitabile è che i medi editori sono costretti a tagliare i propri investimenti e a rimandare sine die i testi meno immediatamente vendibili, anche per non ritrovarseli nelle rese anche prima che il pubblico si sia reso conto della loro esistenza. Editori costretti a smettere di essere tali, in sostanza. Quanto ai piccoli editori, infine, il prezzo della distribuzione è diventato proibitivo e le grandi librerie sono escluse in partenza. L'unica loro possibilità è quindi la vendita diretta on line, con tutti i problemi di visibilità che ne derivano. In un settore così evidentemente colpito finiscono d'altro canto per rovesciarsi da qualche anno a questa parte tutti coloro che, dotati di lauree in materie umanistiche, non possono più entrare nel mondo scolastico, con tutte le deformazioni e gli orrori di stages gratuiti interminabili e uno sfruttamento selvaggio della manodopera qualificata da editori a loro volta alla canna del gas. 
«Ma esiste sempre la possibilità di diventare scrittori», qualcuno proporrà, un'eventualità ovviamente divenuta improbabile dal momento che l'editoria media, quella davvero vivace e attiva, deve tagliare per prime le uscite degli esordienti...
Rimane sempre la possibilità di autopubblicarsi, di fare self-publishing, magari passando da Amazon. Ma su questo preferisco non esprimermi. Diciamo che ne parlerò in una prossima puntata. Per il momento mi basta sapere di avere avuto (inutilmente) ragione e vi consiglio di cercare e leggere il libro di Federico Di Vita. Ne vale la pena [2]. 


P.S.: del libro è uscita un'edizione aggiornata che potete trovare qui. Ulteriori info in proposito da parte dell'autore nel suo commento al mio post.

[1] ovviamente il grado di libertà nella scelta e nella composizione del magazzino del quale godono i responsabili di tali librerie è praticamente pari a zero.  
[2] qui, comunque, un altro interessante link a un altro autore che sembra avere qualcosa da dire. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Massimo,
sono Federico di Vita - l'autore di "Pazzi scatenati", e per prima cosa ti ringrazio della tua lettura.
Per seconda ti dico che è uscita, circa un anno dopo la prima, una seconda e molto aggiornata edizione del libro per la minuscola Tic (sì, questo libro ha una vicenda editoriale piuttosto curiosa, del resto... poteva essere altrimenti?), e aggiungo che nel nuovo tentativo ho provato ad emendare alcune delle tue giuste osservazioni critiche, spero di aver migliorato il testo limando caratteristiche quali la romanocentricità o l'eccessiva svirgolatezza. Si trova qui, per chi ne avesse interesse, la nuova edizione:

http://e-commerce.ticedizioni.com/libri/15-pazzi-scatenati-di-federico-di-vita-9788890644030.html

il prezzo è lo stesso della vecchia e il libro migliore. Mi permetto di segnalarlo solo per questo.

Per il resto ti ringrazio caldamente della lettura.
Federico

Massimo Citi ha detto...

@Federico: e io ti ringrazio del commento. Avevo intuito che il libro non dovesse aver avuto una vita facile come, immagino, non l'avrai avuta tu. È la sensazione di essere visto come un mezzo matto, un veggente, una cassandra, uno jettatore quella che fa più male. Io l'ho provata più di una volta e immagino che almeno qualche volta devi averla provata. Ho comunque indicato l'indirizzo della nuova edizione del libro e creato un link alla pagina. Buon lavoro!