12.9.13

Ficcare il naso nel giardino del vicino




No, non è un mio hobby, ma sta diventando una tendenza evidente dei blog e dei blogger. 
Possibile sia un problema di rientro - di cosa parlo, quando, perché parlo - ma una parte delle idee dei miei (pochi) post originali vengono da una veloce sbirciata dai blogger che tengo normalmente d'occhio. Ma ultimamente ho la sensazione ci sia ben poca trippa per gatti. Pochissime o nessuna recensione - di libri, film, dischi o diquellocheviapare - nessun commento sulla situazione nazionale o internazionale, qualche riflessione un po' ovvia sulla scrittura, qualche piccola (e comprensibilissima) pubblicità ai propri lavori... commenti sparsi, molto personali, molto pratici, molto quotidiani. Sicché la mia sensazione è quella di gettare un occhio nel giardino del vicino che, in apparenza, si fa i cavoli suoi, medita, rilegge i propri appunti, fantastica su qualcosa. 
No, non mi sto lamentando, ma semplicemente mi chiedo com'è che una generazione di blogger attenti, talvolta rabbiosi o polemici, sia rifluita su un atteggiamento tanto biedermeier, pronti a discutere sulla decorazione della pendola del salotto o sulla qualità della rilegatura dell'ultimo libro acquistato, ma che non trova la forza di commentare, tanto per dire, la qualità media della produzione libraria o filmica contemporanea, anche solo per affermare (per assurdo) che è tutto bellissimo, splendido, meraviglioso. 
Devo ammettere che ho particolarmente gustato il commento a quattro mani  Rosa Shocking allo stomachevole libro vincitore del premio Bancarella, Ti prego lasciati odiare di Anna Premoli, apparso sul blog di Davide Mana e l'ottimo commento di Elvezio Sciallis al film Carrie, apparsi entrambe in agosto, ma al di fuori di questi due eccellenti esempi non ricordo molto altro. Certo, certo, io stesso non posso affermare di aver offerto granché ai miei visitatori, ma mi permetto di far notare che per tutto agosto ho continuato la pubblicazione di recensioni sul sito di LN, quindi non mi sento particolarmente in colpa. La vera domanda, quella che non mi lascia in pace, è: «Ma ci rendiamo conto della situazione in cui ci troviamo?». 
Ci rendiamo conto della qualità dei libri che ci offrono? Della qualità dei film, delle musiche? Della qualità media dell'offerta televisiva? Del grado di violenza che permea i rapporti umani a ogni livello? Della disperazione che traspare sotto lo svacco di ogni idea e ogni speranza? Della sopravvivenza di un ceto politico e imprenditoriale ormai coniugabile soltanto al passato remoto? 
E potrei continuare per altre mille righe.
Ecco, in un momento simile, passare il tempo a spiare nel giardino del vicino mi sembra un sintomo fin troppo evidente di disperazione. Di quella «disperazione senza desideri» della quale parlava Peter Handke.
No, non sto chiamando nessuno alla lotta, cerchiamo di non essere ridicoli. Anch'io continuerò a pubblicare i miei testi, commenterò piccoli fatti, racconterò di casa mia, del mio cane e della mia gatta, ma continuerò a chiedermi se ci rendiamo conto che siamo chiusi ognuno nel nostro giardino. E che uscirne non è facile.     


P.S.: lo so, oggi avrei dovuto pubblicare un'altra parte de Le bambole in volo, ma non me la sentivo e probabilmente provvederò domani. Non perdete la speranza.

2 commenti:

cily ha detto...

Ciao sono finalmente tornata da queste eterne vacanze di lavoro con i bambini e oggi sono tornata a fare la passeggiata di routine con il più piccolo.
Siamo passati davanti alla solita grande libreria. Mi fermo e do un'occhiata alla vetrina. Enorme piena di libri nuovi.
E il mio pensiero è stato "Non ne leggerei nessuno, manco se me li regalassero".
Ecco, per me è davvero insolito.
Mi ricordo che quando andavo in biblioteca e potevo prendere solo due libri era sempre un dramma scegliere quali.
Ora come ora se la libreria in questione fosse una biblioteca non avrei problemi.
E i giornali non li riesco più a leggere. A volte le notizie mi fanno talmente arrabbiare che ci metto un'intera giornata a sbollire, così come alcune notizie mi fanno stare male e con difficoltà riesco a distaccarmene.
Per il resto...ti ringrazio moltissimo per le tue recensioni che a dispetto dell'enorme vetrina mi fanno ancora venire la voglia di leggere!

Massimo Citi ha detto...

@Cily: mi fa molto piacere rileggerti. Debbo ammettere che è così anche per me. Una vetrina di "libri nuovi" mi dà esattamente la stessa sensazione di sottile disgusto, peggiorato se entro e dò un'occhiata ai tavoli e agli scaffali. Ho passato letteralmente la vita a protestare - a voce, per iscritto, sul web, ovunque - contro una politica libraria che ci avrebbe condotti a vendere molto copie dello stesso libro (anche se non COSI' tante come sognavano i grandi editori) piuttosto che molti libri di tipo diverso, per vedere infine realizzato il mio incubo: una vetrina di libri che, a parte le copertine, i titoli e i nomi degli autori, sono sostanzialmente lo stesso, inutile, fatuo, stupido libro. E il risultato è quello che ci si può aspettare: meno lettori, meno soldi che girano, meno spazio ai nuovi autori, meno curiosità, meno vita. Il risultato è un intero settore che soffre ogni anno di più e dove le chiusure non si contano più.
Quanto alle recensioni di LN, ti ringrazio, anche se debbo ammettere che si tratta in genere di libri già usciti da un po' o decisamente fuori commercio, il che non è un buon segnale per settore...