12.11.11

Once upon a time... Prima parte


In che cosa consiste fare il librario?
Un non-lavoro, secondo alcuni. Un ciondolare felicemente da un libro all'altro, conversando con anime superiori e fini intelletti. 
Un lucrare, sia pure in qualche occasione non del tutto conscio, alle spalle di poveri autori, complici gli editori e i distributori e che soltanto la magnifica e poderosa rivoluzione telematica riuscirà a spazzare via. 
Un lavoro come tanti, da prendere o abbandonare in rapporto al quibus e alle occasioni. 
...
Comincia qui il mio breve viaggio in un lavoro antichissimo, nato molto prima della stampa e subito dopo la nascita di mezzi per conservare la cultura un po' più maneggevoli di un muro o del tramezzo di una caverna.
Scriverlo sarà probabilmente, spero, divertente. In quanto all'essere utile, beh, permettemi di dubitarne. In ogni caso potrete tenerlo come ricordo dei tempi nei quali esistevano ancora librerie indipendenti.
Sullo stile vi permetto di osservare che non è questo il tono adatto a un funerale o quantomeno a un'agonia, un morire ogni giorno un po', un vedere il cielo che lentamente si chiude su di voi. 
Ma io sono soltanto un libraio, non Sigfrido.
I miei nemici - perché ne esistono, anche se loro ignorano di essere tali - sono catastroficamente seri. Nervosi, intolleranti, un filino cocainomani. 
Ecco, io sono e mi sento molto diverso.


...
Per quanto mi riguarda, in che cosa consiste il fare il libraio?
Beh, stare dietro un bancone più o meno lungo, manovrare libri, arredare / svuotare scaffali, comporre vetrine, ripiani, scalini, spazi espositivi, tavoli, piani inclinati...; compilare ordini e spuntare rese; verificare l'esistenza o la morte di un particolare libro; costruire bibliografie, consigliare - e sconsigliare, anche se non è cosa da tutti - letture; suggerire biblioteche, inventare assortimenti di libri per un compleanno, anniversario, genetliaco, ricorrenza e festeggiamento; organizzare + partecipare a presentazioni con autori con o senza rinfresco finale - il primo, comunque, ha il doppio o il triplo del pubblico -, nel caso intervenire e apparire spiritoso e divertente; presidiare allestimenti e box presso convegni, fieredellibro, incontri; interpellare colleghi  e brontolare / lamentarsi all'unisono con loro; fare pacchetti, tagliare la carta per fare pacchetti, creare fiocchi, recuperare sacchetti, utilizzare arredi di cartone dell'editore X per esporvi i libri dell'editore Y o viceversa; distribuire cataloghi, specimen, quartini, capitoliprimi, volantini pubblicitari, riviste autogestite e riviste eterogestite; sostenere, promuovere, elogiare pubblicamente lo scrittore Z, tacendo anche solo l'esistenza dello scrittore W perché Z non s'adonti; schierare i libri in occasione di preminobel, rimembranze, tristi anniversari, giornate della memoria; organizzare e partecipare a Portici di Carta, Marciapiedi di Carta e Bastioni di Carta; sorvegliare (inutilmente) le copisterie della zona universitaria per evitare la fotocopiatura di ogni genere di libro; accogliere comunque in modo (abbastanza) gentile chi apre la porta per chiedere biglietti del tram, il negozio che si trovava lì vent'anni prima, libri scolastici usati, libri universitari fotocopiati, per vendere un'enciclopedia ritrovata nella cantina del nonno, per avere notizie del libro scritto dal bisnonno e misteriosamente scomparso da ogni catalogo; segnalare novità sul sito-della-libreria e preventivamente leggiucchiarle, giusto per non fare la figura del passacarte dell'editore di facile consumo; seguire dibattiti, battibecchi, scazzi, divorzi e riconciliazioni nel mondo editoriale per non fare la figura dell'analfabeta comunicativo e mediale...
...
Questo era soltanto un antipasto. In delle prossime puntate affronterò la Domanda che molti si pongono: «Ma i suggerimenti del mio libraio vanno presi sul serio?» e anche la domanda (minuscola): «Perché tanti librai se la tirano così maledettamente?».
Resistete...



7 commenti:

cily ha detto...

Bellissimo post!
Ci sono cose che nemmeno immaginavo ma che mi piacciono tantissimo.
Consigliare biblioteche, allestire per un compleanno, anniversario etc...molto molto bello!

Insomma mi pare di capire che buona parte del tuo lavoro è spostare e ridisporre i libri a seconda delle stagioni, delle festività e quant'altro.
Un po' come cambiare sempre il vestito a seconda dell'occasione.
In pratica far ruotare i libri in modo che cambiando posizione possano saltare all'occhio (un po' come faccio io con i giochi di Caterina).

Leggendo quello che hai scritto mi venivano in mente i librai di cui si legge nei libri (La Storia Infinita &co.) qualcuno che conosce perfettamente le cose che ha dentro il negozio e le valorizza e le nasconde e le propone e le sconsiglia come fossero prodotti suoi.

Un po' come fa il mio fruttivendolo che ad esempio a me dà delle mele bruttine ma saporite che tiene nel retrobottega perchè sa che le preferisco, mentre in bella mostra mette le mele giganti di Biancaneve, o che se glielo chiedo mi sceglie le albicocche mature al punto giusto per fare la marmellata e me le mette da parte.

Ecco come lo hai descritto è davvero affascinante e davvero il libraio è colui che ha la capacità di proporre il libro, ci deve pensare, non è facilmente sostituibile perchè non è un semplice magazziniere.

Mi pare davvero che occorra del talento per farlo così come lo hai descritto tu. E credo anche che non sia affatto noioso.

Complimenti e BUON LAVORO!

Cily

S_3ves ha detto...

Ciao libraio
Due note di volata, dettate, temo, dalla mia animaccia docente.
1) Ma i librai, se la tirano? Non sarà un alibi inventato dai non-clienti che non si sognerebbero di entrare in libreria nemmeno se i librai si prostrassero al loro ingresso lasciandosi calpestare? E poi, quelli che vendendo libri se la tirano, non saranno commessi delle lbrerie di catena che tentano di mascherare la tragica verità: che non sanno che cosa si vendono (vita vissuta)?
2) Da docente a non-docente: se un tizio entra in libreria chiedendo serafico se si vendono libri fotocopiati merita di essere mandato a quel paese. Gentilmente, se ci tieni, e - per accontentare la mia vena docente - DOPO avergli spiegato tutto sulla crisi del settore librario (che, va da sé, non viene pagata dai grandi editori).
Sì, lo so, è meglio che io non abbia rapporti con la clientela.

Massimo Citi ha detto...

@cily: la parte divertente del mio lavoro ne è, ahimé, soltanto una parte, soprattutto di questi tempi. Ci sono poi anche la contabilità, il lavoro finanziario e contributivo, gli obblighi sociali, le revisioni biennali... tutto cose nate apposta, mi vien voglia di dire, per sgonfiare il mio amore per il lavoro di libreria.
Poi è vero che un libraio conosce (abbastanza) bene che cos'ha in magazzino e l'esposizione è un elemento importante, tanto che ci ritornerò su in uno dei prossimi post.
@s_3ves: il tirarsela è terribilmente umano. Te la tiri perché fai un lavoro che un sacco di gente sogna di fare. Ma spesso non hai nessun merito nel tuo apparire come un libraio. Tra apparire ed esserlo ci passa un bel po' di differenza e un oceano di tempo.
Personalmente prenderei volentieri a calci gli autori di una domanda tanto idiota - fatta in una libreria, poi - ma mi trattengo e cerco di spiegare loro come pur non avendo proprio tutti i torti, non hanno minimamente ragione, soprattutto nel confondere la cultura con la semplice erudizione.

Piotr ha detto...

A mio parere, sono pochi i mestieri che, pur basandosi sul principio dello scambio merce-denaro, possono comunque non essere classificati come "commercio"; e il mestiere del libraio è uno di quei pochi.

E sono pochi i librai che seguono quest'opportunità offerta dalla loro professione, quella di rimanere librai e non decadere (perché di decadenza si tratta) a livello di puro commercio di oggetti.

Tu, caro Max, sei un raro esempio di negoziante non-commerciante. Temo che questo non ti aiuti affatto nel tuo progetto di restare libraio sena la "ex-" davanti, ma è quello che sei. Chi ti ha visto in libreria lo sa: quando entra un cliente hai la faccia interrogativa che esprime "chissà cosa vorrà" e non "chissà cosa posso vendergli". Il metro quadrato della libreria in cui ti trovi meno a tuo agio è quello della cassa: sembra sempre che stai lì occasionalmente, in sostituzione di qualcun altro. e quando parli coi clienti, hai l'espressione più vicina a quello dello studente sotto esame ("Orpo, chissà se ho da qualche parte quello che cerca...") che quella del piazzista ("Uhm... vediamo se riesco a convincerlo che questo è un capolavoro...).

Sei un pessimo venditore. Sei un gran libraio. Lo resterai anche quando (speriamo nella sesta decade del ventunesimo secolo) non andrai più la mattina in via Ormea. Potrai fare la fame, finire a pulire i cessi dei cinema, vivere di sussidi e pensioni ridicole, ma non diventerai mai un ex-libraio. Al massimo. un libraio senza libreria.
Rassegnati.

Massimo Citi ha detto...

@piotr: è difficile fare un'aria sicura di sé se non si è davvero certi di se stessi e del proprio ruolo. Ecco, io mi sento spesso un personaggio di Murakami, un semplice osservatore della realtà, il perenne sostituto di qualcun altro, in paziente attesa del suo ritorno.
Mi fa molto piacere il tuo giudizio, naturalmente, ma dubito di potermene inorgoglire come si deve. Da libraio supplente rimango in attesa del verolibraio, colui che sa vendere e sa convincere la gente che ciò che gli ha venduto è esattamente ciò che desideravano : )
La pensione da fame è ciò che mi aspetta, in ogni caso... Se è un po' tardi per morire giovane, posso sempre rifarmi con un morte prematura. Dovrei almeno lasciare un buon ricordo...

Anonimo ha detto...

"Sei un pessimo venditore. Sei un gran libraio."
Una frase che riassume perfettamente la tua più intima essenza di libraio, mi piace moltissimo.
Mi piace anche questo post, anche se hai allegramente glissato su tutte le parti tediose e complicate del tuo mestiere (vedi contabilità per esempio), ma forse è questo che fa un vero "blogger": scrive di una vita un po' "rivissuta",altrimenti che divertimento ci sarebbe?
In ultima analisi,parlando da saltuaria "dipendente" ti posso dire che sì, sei un ottimo libraio, ma sei anche un ottimo capo.
Morgana

Massimo Citi ha detto...

@morgana: vero, ho volutamente cancellato la parta pallosa del mio lavoro e ho dimenticato di dire che alcuni dei lavori indicati non riappaiono da un po' causa crisi. La cosa più divertente, comunque, sono le presentazioni dove sei lì a «fare il libraio» e dove hai un ruolo ben preciso e rispettabile, dove puoi andare dall'Autore o - se se la tira poco - dall'autore, a richiedere una dedica sul suo libro per la signorina che non si osa...
In quanto al tuo lavoro, beh, una volta stabilito che sono pochi quelli che si appassionano davvero (sarà una questione di sesso?), per Natale ti ho già opzionato, aspetto notizie : )