26.10.11

Una giornata come tante


«Tu fai il libraio»
Esatto.
Ci sono vari modi di sbarcare il lunario e io lo faccio vendendo libri. Ci sono lavori peggiori e lavori migliori. Per migliori si intende qui: «che danno un'entrata certa e ragionevole», per peggiori, per quanto mi riguarda, quasi tutti quelli che mi vengono in mente.
Però anche così ci sono momenti difficili. 
È appena entrata una studentessa che cercava il libro di Chimica «fotocopiato». 
Non è stata la prima e certo non sarà l'ultima.
Il primo impulso è semplicemente quello di metterla alla porta, ma poi mi sono fermato e ho provato a ragionare. 
E il ragionamento lo potete trovare qui di seguito. 
I libri universitari sono costosi, non c'è dubbio. Anche troppo. Quelli per le facoltà scientifiche anche di più E anche il piccolo sconto offerto dalle librerie è poca cosa rispetto all'apparente megasconto costituito da un libro in fotocopia. «La copia anastatica di un libro», come l'ha chiamata un studente ignoto e farlocco.  
Esempio: libro di chimica di 800 pagine, euro 53,00. Fotocopiato: 800 x 0,03 = 24 euro. Quasi 30 euro - circa sessantamila lire - in meno. 
È pur vero che il libro fotocopiato fa abbastanza schifo, che le molecole senza i colori risultano solo faticosamente comprensibili, che la rilegatura a spirale taglia i fogli e che alla lunga il «libro» comincerà a perdere le pagine e sarà buono da buttare e che portarselo dietro a lezione non è così facile, né raccomandabile se il docente è anche uno degli autori, eccetera. 

Resta il fatto che l'avete pagato ben 30 euro di meno. 
Sono stato studente anch'io, detto per inciso, e ricordo di aver studiato anche su libri usati. Meno me ne fregava della materia in oggetto più ci mettevo convinzione nel cercare il tomo usato. Anche molto, usato. Qualcosina l'ho anche fotocopiato. Ricordo un centinaio di pagine fotocopiate dal glorioso Lehninger di biochimica a completare il testo canonico. Era bello, il Lehninger. A un certo punto lo comprai. Era faticoso, l'esame di biochimica. E il Lehninger mi piaceva davvero. 
Costava, se mi ricordo bene, più o meno trentamila lire. 
Mi rendo conto che provare a spiegare a qualcuno che esiste una sostanziale «eleganza» nella biochimica metabolica e ci sono libri capaci di rappresentarla si rischia di essere ricoverati come pazzi scatenati, ma è proprio vero. 
In sostanza: «come cazzo si fa a fotocopiare un libro senza sapere quanto vale?»
Non ne faccio un problema di disponibilità della famiglia. Per carità. L'università è diventata (troppo) costosa, tanto che adesso ci sono anche i genitori a premere per «risparmiare qualcosa sui libri, a comprarli usati o fotocopiati». Ma i libri non sono - o non dovrebbero essere - semplicemente un insieme di nozioni da ingoiare di corsa fino al giorno dell'esame e da dimenticare il giorno dopo.
I libri sono un discorso, un approccio, una visione del mondo. 
Focopiandoli si rischia, seriamente, non solo di impoverire le case editrici (che va bene, in qualche caso se lo meritano), ma di far aumentare il prezzo del libro - tiratura più bassa = aumento del prezzo di copertina -, prendendo a prestito senza pagarlo il lavoro di autori, traduttori, correttori e tipografi. 
Vi terreste una bicicletta del comune? 
Uscireste da una pizzeria senza chiedere il conto? 
Lo so, non è un concetto così facile da comprendere, ma sono convinto che se da un lato esistano libri che «dovrebbero esistere» esclusivamente in forma di fotocopia - fotocopie viventi, in sostanza - e che potrebbero senza problemi essere scaricati via internet, d'altra parte esistono libri che meritano un po' di sacrificio. Che meritano di rinunciare al prossimo cocktail o alla prossima birra - non è un'invenzione, ho una figlia matricola - per poterli possedere. Che forniscono non soltanto nozioni ma anche un sistema di riferimento per gestirle, comprenderle, assimilarle e farle proprie. 
Certo, anche un libro fotocopiato può svolgere la stessa funzione, ma... riuscireste a tagliare la corda dalla pizzeria se conosceste e stimaste il pizzaiolo? 
E una volta che il pizzaiolo avesse chiuso per fallimento, dove andreste a mangiare la sua leggendaria pizza ai funghi, melanzane e speck? 
Ma ciò che mi colpisce davvero - abbiate pazienza, sono un candido - è la bella faccia da sberle esibita da alcuni studenti, per lo più, faccio notare, con evidenti mezzi per sopravvivere a questa ed altre crisi. Come se uno andasse in giro tutto furbo e soddisfatto per aver fregato una bici o non aver pagato il conto. Il tipo di aria furbetta da un Lavitola qualunque. 
Aggiungete, infine, la mia scarsissima simpatia per gran parte per le copisterie, spuntate come funghi nella zona universitaria, spesso dotate di una professionalità vicino allo zero e che tirano avanti vendendo libri fotocopiati stampati altrove e che li stivano nei dintorni della fotocopieria, anche nel retro di un negozio di parrucchiera (vita vissuta...). 
Credo che faccia parte dell'essenziale disonestà di questo paese «fare i furbi» e non pagare il dovuto. 
E presentarsi con una bella faccia da pirla a chiedere, in libreria: «Avete mica libri fotocopiati?».
«No, però possiamo vendertene uno da fotocopiare». 
Mi consola un pochino pensare che in futuro il libro universitario passerà in gran parte da internet. 
Se finirò sotto un ponte, avrò a farmi compagnia tutti i fotocopiatori della zona.


6 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Il ragionamento non fa una piega, io però, da ex universitario, vorrei allargare il discorso. Sappiamo tutti che l'Università è diventata costosa, vero?
Aggiungiamo poi che in molte facoltà i professori, spessostraricchi personaggi pensionabili da decenni, impongono (e non riesco a trovare altri termini) come parti speciali testi scritti da loro. Spesso poi questi libri sono solo la raccolta di seminari incomprensibili tenuti dal suddetto docente e senza attinenza alla materia. Terminiamo poi dicendo che spesso l'esame attiene quasi esclusivamente alla parte speciale, pagata a caro prezzo ma inutile.
Allora mi chiedo io, e non è una domanda polemica, chi froda di più?
Lo studente o il professore marpione?

Kust0r ha detto...

E che dire quando l'autografo del professore sul suo libro (richiesto per l'esame) diventa condizione necessaria ma non sufficiente per passare la materia?
O peggio ancora quando il libro che dovrebbe servire per l'esame non è andato neanche in stampa, e il tutto fa saltare deliberatamente due sessioni di esami (esperienza personale).

Il fatto è che a volte con la prospettiva di un risparmio facile l'ingenua matricola (e qui parlo anche a titolo personale) perde l'occasione di iniziare a creare una propria biblioteca "tecnica". Con le fotocopie non viene un granchè.

Massimo Citi ha detto...

Scusate l'assenza. Lo so che uno dovrebbe rispondere velocemente ma non sempre mi è possibile.
@NIck: Indubbiamente sono i docenti a frodare di più. Si tratta, tanto per rispondere anche a Kust0r, di soggetti perfettamente candidabili alla virtualità, sia dei libri che personali. Lo stato dell'università, particolarmente nella facoltà umanistiche, è di tipo medievale e mi rendo conto che il mio ciarlare di buoni libri risulta un po' patetico... In tutti i casi sottolineo che la mia simpatia va comunque agli studenti, non foss'altro che per motivi di ricordi personali.
@Kust0r: a peggiorare la situazione già complicata degli studenti capita che alcuni docenti non si preoccupino minimamente di sapere se il loro libro prediletto è ancora in commercio... Capita non poche volte di dover dire allo studente: «Il libro che cerchi non è più in commercio. Un consiglio? Fotocopialo». E non sarebbe nemmeno difficile controllare se il libro è ancora in commercio o meno, ma prevale la pigrizia mentale di sperare che gli studenti riescano ugualmente a trovarlo. Inutile dire quale sarebbe l'uso ideale di questo genere di docenti. Agricoltura? Industria mineraria ed estrattiva? Ecologia urbana?

cily ha detto...

Ciao, io quando ero studente i libri li ho comprati praticamente tutti e condivido quello che hai scritto ma volevo tirare in ballo anche un'altra situazione davanti alla quale mi sono trovata diverse volte e che mi ha costretto a scelte forse poco rispettose.

Classica frase:
"Sul libro di testo non c'è, ma gli appunti presi a lezione saranno sufficienti oppure il capitolo 6 di quest'altro libro"
Ora quello che tipicamente succedeva era che gli appunti erano illegibili perchè il prof era un cane a spiegare e che uno disperato cercasse quel diavolo di capitolo 6 del libro, però comprare tutto un libro solo per un capitolo devo dire che rode abbastanza.

Allora vai in biblioteca e cerchi il famigerato libro e pensi se non di fotocopiare il capitolo 6 di arricchire i tuoi appunti in modo da renderli finalmente sensati.
In biblioteca o non hanno il libro oppure per avere diritto a prenderlo devi fare infinite macumbe in orari assolutamente scomodi rispetto agli orari delle lezioni.

Io sono ingegnere e di queste situazioni ne ho vissute davvero tante.
Voglio dire che il prof poteva fare delle dispense più o meno complete invece di indicare il singolo capitolo del libro.
E soprattutto prendere un libro in biblioteca all'università non dovrebbe essere dannatamente difficile.

Il risultato era che qualcuno comprava il suddetto libro e alla fine si finivano a fare le fotocopie al benedetto capitolo 6.
Forse oggi con internet sarebbe diverso nel senso che le informazioni contenute nel capitolo 6 sarebbero reperibili anche da altre fonti, ma all'epoca era un casino.

Tuttavia sono d'accordo con te, ci sono persone che fotocopierebbero anche l'anima perchè in realtà non credono molto al valore del libro tecnico.

Invece io ho quei 5, 6 tecnici libri che a tutt'oggi uso volentieri anche se forse nel tempo ne sono usciti di migliori perchè non c'è niente di più chiaro del libro su cui hai studiato e sudato.

Cily

SteamDave ha detto...

Facciamo i nomi e i cognomi.
Quando andavo all'università, il professor Bruno, di mineralogia, consigliava il manuale di cristallografia del professor Riagult, suo collega (uno era a geologia, l'altro era a scienze naturali).
Il professor Rigault -che a lezione spiegava benissimo - sconsigliava ai propri studenti il proprio manuale: "È scritto malissimo, non ci si capisce niente, lasciate che lo comprino i geologi".

Mineralogia era un esame insostenibile.
In una bella libreria londinese mi procurai i due volumi Whiley del Cornelis-Kline di mineralogia - testo ottocentesco che da duecento anni veniva aggiornato costantemente.
Bello, chiaro, completo.
Nonostante fosse scritto in inglese da tedeschi.
Rigault - 2 volumi, circa 100 pagine totali, formato B5, 45 biglietti da mille.
Cornelis-Kline - 2 volumi, 600 e rotte pagine, formato A4, circa 40 biglietti da mille.

Arrivai all'esame agguerritissimo.
Il professor Bruno diede un'occhiata ai due volumoni verdi che avevo con me quasi come amuleto, e poi mi chiese di tracciare alla lavagna "lo schema che si trova a pagina 27 del Rigault."
Vi lascio immaginare come andò quell'orale.

C'entra con le fotocopie?
Io credo di sì.

Addendum - impossibile passare Geologia col professor Vezzani senza aver acquistato le circa 2400 pagine fotocopiate (e illeggibili) dei suoi lucidi, disponibili in una copisteria di Via Ormea.
Curioso, eh?

Massimo Citi ha detto...

@steamdave: va benissimo fare nomi, tanto più se si tratta di realtà vissuta. Personalmente ho dovuto dare biologia sulle «dispense» coatte del prof. Mangiarotti. Non ho tentato di studiare altrove, anche perché il programma di biologia di medicina era (ed è) un mare magno nel quale perdersi è la regola. Basta dire che genetica, biologia cellulare, cenni di zoologia e botanica eccetera sono tutti nello stesso esame. Indubbiamente per alcuni soggetti la fotocopiatura è una regola più che un eccezione e mi ricordo di aver larvatamente alluso all'utilità delle fotocopie con gli studenti che cercavano il Rigault - tra l'altro esaurito o vicino ad esserlo. Devono avermi preso sul serio perché non li ho più rivisti. Una volta - e probabilmente tuttora - esisteva una sorta di patto dai tratti mafioseggianti tra librai di moralità dubbia e docenti di evidente rapacità, decisi ad arrotondare il proprio già non magro stipendio a carico dei poveretti che dovevano dare l'esame con loro. Ovviamente la fotocopia è d'obbligo, in questi casi. Ma attenzione: noi stampiamo e distribuiamo un testo per medici e dentisti che costa 35 euro ed ha più o meno 600 pagine. Il docente guadagna più o meno 3 euro a libro, che non ritira ma utilizza per i suoi acquisti. Fotocopiato ne costa circa 20. Più o meno la metà degli studenti lo fotocopia... E non si può proprio dire che sia perché il libro è costoso. Ecco, farei qualche distinzione prima di glorificare la fotocopia alternativa, libertaria e grillesca