Come stupirsi se la libreria - questa come le altre - è semivuota e poco frequentata?
Ma voi, avete voglia di leggere?
Domanda non facile da fare e da farsi, me ne rendo conto, che giro ai lettori di questo blog.
Normalmente leggo sempre almeno due o tre libri insieme e in questo periodo non sono da meno. Il grosso problema è che sto leggendo:
1) Mr. Lars sognatore d'armi di P.K. Dick, recentemente riedito da Fanucci ma pubblicato dall'autore nel 1967 e tradotto (male) in italiano da Mondadori più o meno all'inizio degli anni '70.
2) Insieme, la sera prima di dormire, sto (ri)leggendo Il sorriso del fenicottero di S.J.Gould, eccellente saggio di biologia evoluzionistica, pubblicato da Feltrinelli nel 1984.
3) Nei tempi morti sto terminando Il quarantesimo orso sottotitolo La saga di un barone pazzo nelle rovine dell'impero zarista di Renato Monteleone, edito da Gribaudo nel 1995.
Totale, un libro del 1967, uno del 1984 e uno del 1995. Cioé uno di 44 anni, uno di 27 e uno di 16. Tre buoni libri, detto per inciso.
La vera domanda a questo punto potrebbe essere: «Ma non hai dei buoni libri da leggere, in libreria?».
Ecco, qui sta il problema, un dubbio che mi perseguita: dove sono finiti i nuovi libri?
Certamente parte del problema è mio. Sono oppresso dalla situazione non brillante della libreria e non ho nessuna voglia di imbarcarmi in nuove letture. Non riesco a immergermi profondamente nel testo perché ho una mezza dozzina di grossi problemi che mi impediscono di concentrarmi, ma credo che il problema non sia tutto lì.
Escono gialli a dozzine, ma non riesco a calarmi nei panni dell'ispettore o del profiler incaricato di dipanare la matassa. Ho letto di recente un discreto giallo di Ben Pastor, nome de plume di Maria Verbena Volpi Pastor, autrice italiana naturalizzata statunitense, protagonista il tenente Martin Bora della Wehrmacht, impegnato nella lotta contro Il signore delle cento ossa in una Lipsia della primavera del 1939. Discreto giallo, dicevo, ma assai poco «attuale» nell'Italia del 2011.
Idem per Teatro d'ombre di Archange Morelli di e/o, discreto giallo di scuola inglese, ambientato nella Costantinopoli del XV secolo.
Al di fuori dei gialli escono soprattutto romanzi di autrici (Gioconda Belli, Marcela Serrano, Natasa Dragnic, Margherita Oggero, Anne Tyler, Catherine Dunne, tanto per citare qualche nome) che, ahimé, in questo periodo non mi attirano nemmeno un po'. Saggi politici più o meno consapevolmente ripetitivi, incentrati tutti sulla crisi in atto o sulla persistenza ormai cronicizzata del tumore B.
In sostanza, per un lettore come me, scientificamente curioso e narrativamente imprevedibile, c'è poco da mordere. Inevitabile, quindi, il ritorno ai libri già letti, alle nuove traduzioni, alle riedizioni.
In sostanza, se ripenso al mio personale atteggiamento cesso di stupirmi del vuoto in libreria.
Ma proviamo ad allargare un po' il campo.
Vicino a casa mia c'è il multiplex del Lingotto.
Periodicamente dichiaro in famiglia: «Mi piacerebbe, domenica, andare al cinema».
Con tutto ciò, sono più o meno sei mesi che non vado al cinema.
«Trenta euro per un film che non mi convince, sarà il caso?»
E passo la mano.
Dischi?
Lasciamo perdere, per carità.
Premesso che NON sono un esperto, raramente mi capita di ascoltare - per radio o in internet - pezzi che desidero profondamente possedere.
Ultimi dischi acquistati: Heligoland dei Massive Attack (ottimo!!) e The king of limbs dei Radiohead (non poi così male), dopodiché mi limito a riascoltare pezzi e gruppi già sentiti e risentiti.
Non me la sento proprio di spendere 19 euro per un disco che temo mi deluda.
Insomma, probabilmente sono io che mi sono rimbambito. Poco male, si dirà.
Ma non escludo del tutto la possibilità che sia l'offerta a latitare.
Non escludo che la miopia delle Major dello spettacolo stia sterilizzando il panorama.
Non escludo che i nuovi autori (di libri, di film, musicali) siano costretti a lavorare lontani dai riflettori, tentando con poco successo di farsi notare da possibili fruitori.
Non escludo che il gigantismo delle Major sia in questo periodo un grosso ostacolo all'affermazione di qualcosa di nuovo, per il semplice terrore di rimetterci dei soldi.
Provate a pensare all'età media degli autori finora citati...
Personalmente sto invecchiando, ma mi ripugna l'idea di leggere autori che stanno invecchiando come il sottoscritto e che lentamente perdono la voglia, il desiderio e il talento di scrivere o suonare, ma che sono sempre cavalli sui quali puntare per la corporation o la casa editrice di turno.
Detto questo, posso anche tornare a far la guardia al bidone di benzina...
8 commenti:
Si stava meglio quando si stava peggio?
Ovvero: non esistono piu' i libri(canzoni, film, ...) di una volta?
Brutta cosa la vecchiaia...
;)
Maurizio
Probabile.
Che sia la vecchiaia incipiente a farmi parlare,cioé. Non ne dubito.
Eppure il dubbio non mi abbandona.
Il sospetto che escano pochi libri interessanti e nuovi.
Ma forse, semplicemente, è che le trame e le vicende sono da tempo terminate e resta soltanto da raccontare per l'ennesima volta ciò che una persona di cinquant'anni e passa ha già letto e probabilmente già vissuto :)
Io voglia di leggere ne ho ancora, al limite manca il tempo.
O i quattrini.
Rivolgendomi ormai prevalentemente al mercato anglosassone, l'offerta è vastissima e articolata - anche e soprattutto suille cose nuove.
Da cui, un'idea - ok la vecchiaia, ok tutto il resto, ma non sarà che, per loro politiche incomprensibili, gli editori nazionali non pubblicano più libri che piacciano a quelli a cui piace leggere?
Che insomma il meracto sia orientato a soddisfare quell'italiano medio che legge 0,73 libri l'anno?
Insomma, non sarà che si pubblicano preferenzialmente libri che arrivati a tre quarti li si lascia perdere?
Ciao Steamdave.
Gli editori italiani hanno la fissazione di azzeccare il best-seller, ovvero il libro che gli sistemerà il bilancio. Tanto più in questo periodo.
Il risultato è quello di prevedere un libro standard (magari tradotto) che sembri perfettamente adatto per piacere a un universo umano abbastanza vasto. Il vero problema che il best-seller studiato a tavolino in genere non funziona, ovvero che sia il tipico libro che il lettore non termina, con la sensazione netta di averlo già letto...
C'è il nuovo album dei Death Cab for Cutie "Codes and Keys"; dopo una decina di ascolti, mi permetto di dire che hanno fatto un bel lavoro. Il nuovo romanzo di Ray Pollock (Elliot - 2011) non sembra male. Libri usciti in primavera, ma che poi ho letto in estate: "Il diavolo in blu" di Mosley (il primo di una serie e, forse, il più riuscito), "Winesburg, Ohio" di Sherwood Anderson (entrambi Einaudi). Di Winslow è uscito da poco "Le belve", non so come sia, ma se non hai letto "Il potere del cane", ti consiglierei molto vivamente di farlo.
I buoni libri ci sono, poi se si vuole rileggere per andare sul sicuro, allora è un'altra questione, ovvio che anche cercando con cura ti possa capitare il nuovo romanzo che non ti convince... (ma se non lo paghi...:).
Ciao Enzo!
Mi fa molto piacere rileggerti su queste pagine e ti ringrazio per i consigli. L'insieme dell'articolo, in realtà, voleva richiamare l'attenzione sul momento poco piacevole dell'editoria italiana e il momento deprimente persino per chi lavora in libreria. Non dubito affatto che comunque continuino a uscire buoni libri, ma ciò che mi impressiona è la quantità di cloni o tentativi di best-seller in costante uscita.
Poi aggiungi il problema, del tutto personale, di essere un appassionato di fantascienza, ovvero più o meno un sopravvissuto, un reduce, un esiliato... Uno sfigato, in sostanza :)
Sui cloni: io è dal 2005-2006 che li vedo. Quando è partita l'ondata Larsson (trilogia che ho letto come molti all'epoca). Ad agosto- settembre sono usciti:
-La svolta di Tim Winton
-Il demone a Beslan di Andrea Tarabbia
-I poeti morti non scrivono gialli di Bjorn Larsson (un Larsson vivo, non Stieg)
-[Classici] La Castelvecchi ha pubblicato una bella versione di Adam Bede di Gerge Eliot
-Marshall McLuhan di Douglas Coupland
-Come diventare se stessi di Lipsky-Wallace
-Le edizioni Codice hanno mandato in libreria: Tutto, e di più di David Foster Wallace
-Transeuropa ha pubblicato il lavoro di Sarah Shun-lien Bynum, Madeileine dorme (osannato in patria: le prime tre pagine sono di lodi ad opera di Franzen, svariati premi Pulitzer e altri).
Se vuoi continuo.
Il problema della SF. Fondamentalmente è un genere che non ha un mercato, un target che poi legga quanto prodotto (a differenza del fantasy dove i libri li scrivi anche a 16 anni, e te li pubblicano! C'è l'Einaudi...).
Ci sono alcuni (pochi autori) mi riferisco a Richard K. Morgan, Ian M. Banks, Andreas Eschbach che hanno scritto/scrivono su livelli medio/alti. Non conosco però la situazione all'estero. Sono un fan di PKD, niente space opera per me (la criticava anche PKD) e la fantascienza che può attrarmi dovrebbe avere caratteristiche molto complesse, per cui ho rinunciato a cercarla.
Piacere mio.
E.
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