8.11.10

Non leggere




Quali e quanti siano i lettori in Italia più o meno lo sappiamo.
I lettori - di almeno un libro all'anno - sono il 45% della popolazione italiana.
A questi vanno aggiunti un 9-10% della popolazione che nel corso dell'anno hanno «letto» o consultato una guida turistica o un libro di cucina, di falegnameria, di orticoltura oppure hanno letto ciò che loro stessi per primi non considerano un libro. Un «Giallo Mondadori», un «Harlequin» o un «Urania» acquistati in edicola o al supermercato. Curiosa distinzione, questa, evidentemente acquisita anche dal lettore che si declassa e semplice semi-lettore se legge Ellroy o Vinge. Comunque, con variazioni intorno al 2-3% in rapporto agli anni, il numero di lettori in Italia raggiunge il 55%.
Ma proviamo a scavare un pochino, ciò che il libro che sto leggendo in questi giorni - Giovanni Solimine, L'Italia che legge Laterza, 2010 - permette di fare, non solo, ma anche creando e incrociando i possibili percorsi.
L'Italia, purtroppo, è tutto fuorché unita. Parlando unicamente dei lettori in senso statistico, ovvero il famoso 45% di lettori, la loro percentuale è poco sopra il 50% al Nord, sotto il 50% al centro e meno del 40% al Sud e nelle isole, con l'eccezione della Sardegna, al 49,6%.
Non solo, si legge di più nei centri urbani che in provincia. Si legge di più se si è donna (51,6% contro il 38,2% dei maschietti), si legge di più se si è giovani e, infine, si legge di più se:
- Si utilizza il computer
- Si leggono i giornali
- Si ascolta la radio
- Si praticano altre attività culturali come andare al Cinema, a Teatro, alle mostre e nei musei...
e...
- ...Si guarda la TV (anche se non per più di tre ore al giorno).
Si legge poco o niente, viceversa, se l'unico consumo culturale praticato è la TV.
Non perché la TV è oggettivamente nemica della lettura, come detto, ma perché non si è in grado di fruire di altri media più o meno culturali.
I tanto vituperati adolescenti «sempre appiccicati al computer» leggono libri (esclusi gli scolastici) per più del 60%, con una quota che, se generalizzata ci spedirebbe dalle parti dei paesi culturalmente sviluppati, mentre se fosse soltanto per i cinquantenni dirigenti, professionisti o imprenditori staremmo comodamente sotto il 50%...
Ma è possibile?
È ragionevole?
No, evidentemente.
I laureati italiani leggono (molto) meno dei loro colleghi tedeschi o inglesi. «Negli anni successivi all'iscrizione all'albo o all'avvio dell'attività lavorativa, i professionisti cominciano a leggere sempre meno», spiega Solimine. Il motivo? Non immediatamente facile capirlo: la carenza e la povertà delle attività di formazione degli adulti e di aggiornamento professionale.
Come dire che se non si è «obbligati» o indotti a leggere si tende a farlo sempre meno.
In Italia gli imprenditori non investono in formazione: «Solo il 32% delle imprese italiane organizza interventi di formazione in itinere e ci collochiamo per questo al terzultimo posto in Europa, subito (e brillantemente, N.d.R.) prima di Grecia e Bulgaria, ma dietro a Ungheria, Polonia, Romania, Portogallo, Irlanda...»
E questo è soltanto una delle assonanze tra i dati disponibili.
Come il fatto che gli italiani sono in coda alle classifiche europee per quanto riguarda gli acquisti pro capite di libri, sono in coda per l'utilizzo delle biblioteche - i cui stanziamenti sono drasticamente diminuiti negli ultimi anni, in coda nella lettura di testi professionali...
«Alle nostre spalle troviamo solo pochi paesi dell'area meridionale del continente (Grecia, Malta, Portogallo) o molto poveri come Romania e Bulgaria. […] [In più] I dati disponibili sono spesso disomogenei. Per esempio in Italia è considerato «lettore forte» chi legge 12 libri all'anno, mentre in Francia questa qualifica viene attribuita a chi ne legge almeno 20»
Germania e Gran Bretagna ci superano di un 20% (un 65% di lettori).
La Francia di una decina di punti, e si tratta di un paese paragonabile al nostro per numero di abitanti e reddito pro capite.
E, tanto per cancellare eventuali illusioni, è opportuno ricordare che la lettura di libri in formato elettronico - kindle ecc. - totalizza un 5% del fatturato librario americano - che calcolando il prezzo di partenza più basso si può considerare un 10% del totale dei libri venduti - mentre in Italia siamo ai... prefissi telefonici: 0,2-0,3% del mercato.
CHE FARE?
Bella domanda.
Si può cominciare con l'affermare che NESSUNO dei governi degli ultimi 20 anni ha fatto qualcosa per la lettura in Italia. Qualcosa di più è stato fatto a livello di amministrazioni locali, ma non è difficile immaginare che con gli interventi del ministro Tremonti anche quel poco verrà interrotto.
Viceversa servono incentivi alla formazione per adulti, iniziative di sostegno alle biblioteche, una legge sul libro che difenda il sistema di piccole e medie librerie sparse sul territorio nazionale e l'occasione e la possibilità di aprirne in tanti centri attualmente privi di librerie - tenendo conto che la diffusione della lettura viaggia parallelamente alla presenza sul territorio di punti vendita - programmi televisivi in fasce di alto ascolto dedicati ai libri e alla lettura, nuovi sceneggiati televisivi autoprodotti ispirati a saggi storici e a romanzi, biblioteche scolastiche presenti ed affidate a soggetti competenti, iniziative di sostegno alle lettura rivolte ai deboli e medi lettori - un po' sul modello del libro di Salgari a suo tempo regalato dall'amministrazione comunale di Mantova, scuole comunali di educazione alla lettura... E poi mille e mille altre idee che vengono e verranno in mente con il procedere delle iniziative...
La lettura è fondamentale per lo sviluppo di un paese. La lettura, ovvero la cultura.
Senza investimenti in cultura non è difficile immaginare quale sarà il futuro di questo paese.
Senza cultura si è indifesi ed esposti a tutte le mode più futili e idiote, ovviamente, ma soprattutto si è indifesi nei confronti delle bugie di qualsiasi governo che faccia della menzogna la propria condotta quotidiana.
È il caso di fare esempi?
Senza cultura, senza letture le parole perdono il loro significato, si sfaldano, suonano vuote e senza senso, grigie e oscure. Si ha la sensazione di essere tagliati fuori, di non riuscire a comprendere ciò che si muove. Si diventa diffidenti ma senza speranze, confusamente spaventati e aggressivi, vinti senza combattere.
Lasciarci ignoranti è un'attività che occupa profondamente diverse persone.
Non sarebbe il caso di lasciarle senza lavoro?


10 commenti:

Andrea Bonazzi ha detto...

Di leggere ancora no, ma di comprare libri ho smesso del tutto.
O quelli, o la possibilità di mangiare tutti i giorni: non c'è più margine per entrambe le cose.

Glauco Silvestri ha detto...

Bellissima analisi. :)

Massimo Citi ha detto...

Caro Andrea
Sacrosantamente vero che i libri costano cari. Ma libri a un prezzo accettabile - a 3 o 4 euro - si possono trovare in edicola o presso bancarelle, librerie dell'usato, librerie remainder's. Ne ho una lunga e ininterrotta conoscenza e tuttora mi capita di comprare 3 o 4 libri presso bancarelle o remainder's.Il che dimostra che sono un MALATO e non un libraio. Ci sono poi le biblioteche, ovviamente. Ed è il caso di ricordare i libri disponibili in formato .pdf on line? Non dubito che non esistano più i margini per acquistare libri, ma crepino pure i librai (?!)... ci sono sempre migliaia e migliaia di libri disponibili!

gelostellato ha detto...

No
io i libri li compro ancora
è proprio dalla libreria che non riesco a staccarmi
quasi tutto ciò che compro so di poterlo comprare in rete o leggere a scrocco o avere in mille altri modi
è la concentrazione fisica dei libri, il trovarmici in mezzo, il piacere dell'essere circondato da mondi-oggetto, a cui non so rinunciare
ma detto questo, che non centra col post

grazie per l'analisi ristretta di un libro che non leggerò per evitarmi depressioni
è triste verità
davvero
è inevitabile declino da non lettura

ti contesto, in senso buono, solo una cosa:
"Senza cultura si è indifesi [...] nei confronti delle bugie di qualsiasi governo che faccia della menzogna la propria condotta quotidiana."
Ecco, io credo invece che senza cultura OGNI governo farà della menzogna la propria condotta quotidiana.
Dobbiamo imparare e insegnare a difenderci in generale, non nel particolare.
:)

Davide Mana ha detto...

Io ricordo i compagni di corso che erano"troppo impegnati" per leggere.
Ancora oggi, il discorso è quello - troppi impegni, troppo da fare, cose serie di cuioccuparsi, mica libretti di fantascienza, e così via...
È l'idea che leggere sia una cosa che si fa nel tempo perso, quando proprio non c'è nulla da fare.
Che sia poco elegante, che dia un'immagine poco vincente...
"Ci vediamo domani?"
"No, devo leggere un libro..."

Suona come una pessima scusa.
"Ci vediamo domani?"
"No, devo andare in palestra..."

Caspita, che vita intensa che fai...

C'è poco da fare.
Se oltretutto i mangiapaperback da stazione sono classificati aparte, significa proprio che non c'è alcuna speranza.
Si continua a guardare senza vedere, si continuano a curare le apparenze...

Massimo Citi ha detto...

@gelostellato: anch'io ricordo il mio atteggiamento verso le librerie «altrui» ormai 30 anni e passa fa. La sensazione de «la concentrazione fisica dei libri, il trovarmici in mezzo, il piacere dell'essere circondato da mondi-oggetto, a cui non so rinunciare». Non avrei potuto dirlo meglio, davvero. Hai perfettamente ragione, i termini vanno invertiti: ogni governo diverrà menzognero in presenza di un popolo ignorante.
@davide: verissimo, la sensazione che si sente in giro è proprio quella di una sottile intolleranza verso chi legge, l'interna, nascosta e malignamente divertita percezione che a leggere siano «donne senza poppe e uomini senza pippo». Ma non mi sembra nuova, come notavi anche tu. Tutti abbiamo avuto compagni di scuola che sogghignavano quando si parlava di libri letti, compagni di scuola che - inevitabilmente - hanno in seguito avuto smaglianti carriere. A noi sono rimasti i sogni che, in una vita breve come quella degli esseri umani, non è poi tanto poco : )
Il problema è soltanto quello di resistere all'amarezza.

Anonimo ha detto...

A me il discorso del grande complotto, del governo che fa di tutto per non farci leggere proprio non va giu'. Non riesco proprio ad immaginare silvio, o chi per lui, che nel chiuso della sua stanzetta decide che non si debba leggere. Cosi' come si dice che sono le televisioni che rovinano gli italiani... secondome me ci riusciamo benessimo da soli: siamo fatti cosi'. L'occasione non fa l'uomo ladro.

PS Sicuramente pero' il governo non fa nulla per modificare questo stato di cose...


PPS ti prego cambia sto verbo che non se po' senti':
Si può cominciare con l'affermare che NESSUNO dei governi degli ultimi 20 anni hanno fatto

Massimo Citi ha detto...

Chiedo scusa per il conflitto tra soggetto e verbo in «nessuno dei governi HANNO fatto...», purtroppo scrivendo affrettatamente come mi capita, gli errori sfuggono.
In quanto alle osservazioni di anonimo debbo dirmi, ahimé, completamente in disaccordo. Non credo sinceramente, com'è ovvio, che Silvio o chi vuoi passi il tempo chiedendosi come fare a lasciare gli italiani ignoranti come bestie. Non lo credo per il semplicissimo motivo che è sufficiente far finta di nulla perché la situazione non cambi di una virgola e che, anzi, peggiori.
In questo, mi ripeto, nessuno dei governi degli ultimi vent'anni ha fatto qualcosa per sostenere la lettura e la cultura degli italiani. È pressoché miracoloso - e mi dispiace non averlo sottolineato a sufficienza nel corso del post - che il numero dei lettori non sia diminuito nonostante che i lettori vengano spesso presentati come dei falliti rompiballe, noiosi, pignoli e occultamente di sinistra. Più o meno come Goebbels parlava della «kultur» e i fascisti del culturame.

Anonimo ha detto...

Esatto.
Come appunto dicevo io: non si fa nulla per peggiorare lo stato pietoso della cultura italiana.
Non si fa nulla per migliorarla.
Forse per ignoranza stessa: sono altre le priorita'. In un paese dove le cose piu' importanti da leggere su un giornale sono una mignotta minorenne, una casa a montecarlo sapere se uno zio e' necrofilo oppure no, penso non ci sia spazio per la Cultura.

Massimo Citi ha detto...

In realtà anche per seguire le vicende della cuginicida o della casa del Finicognato è necessaria un minimo di cultura, la stessa che serviva alla fine dell'800 per seguire la vicenda di Jack lo Squartatore o negli anni '60 quelle dello strangolatore di Boston. Il problema non sono tanto i gusti delle persone che possono essere anche triviali e ovvi, ma l'impossibilità di coltivarne altri per mancanza di cultura. In questo senso è comprensibile il discorso sulla volontà di alcuni - vogliamo citare gente come Vespa o come Fede? - di coltivare un proprio pubblico, necessariamente dai gusti elementari. Non è tanto che la cugina assassina non meriti interesse, per capirci, ma è il modo di presentarla ad essere basso e volgare. E volgari si desidera rimangano i gusti di tante persone. Senza questa volgarità come farebbero a campare i vari Vespidi delle trasmissioni TV? E dove si troverebbero polli che acquistino i tanti prodotti inutili venduti tramite TV? Come vedi il rapporto tra commercio - di oggetti, di mentalità come, soprattutto, di ideologie - passa necessariamente attraverso la condizione di sostanziale ignoranza di buona parte degli italiani. Nessuno veglia nottetempo per mantenerli in queste condizioni, ma sicuramente si tratta di una condizione particolarmente fruttuosa per i soliti noti e per chi vive di diritti televisivi.