Dopo lunga e complessa gestazione è nato ed è uscito e disponibile il nuovo romanzo di Vittorio Catani, «Il quinto principio», pubblicato in Urania classici.
Un romanzo con il quale ho un rapporto un po' particolare che temo mi impedirà di essere sereno e imparziale nel giudicarlo [1]. Questo senza contare il rapporto che ho con l'autore, un amico dal quale mi separano i chilometri - Torino e Bari sono agli antipodi d'Italia - ma non le idee e il giudizio sul mondo.
Quindi invito coloro che passano su questo blog a scomodarsi fino a raggiungere la più vicina edicola e impadronirsi del romanzone (535 pagine in corpo times 10...). Per alcune ottime ragioni, alcune generali e che riguardano il rapporto tra lettori e fantascienza in Italia, altre semplicemente legate alla gioia e al piacere della lettura.
Tra le prime dirò che mi sembra molto importante che sia uscito un VERO romanzo di fantascienza scritto da un autore italiano. Un elemento sicuramente inconsueto e basilare in tempi nei quali gli autori italiani di fantastico sembrano avere al massimo di 17 anni di età e paiono capaci solo di (ri) scrivere cloni tolkeniani, senza avere la più pallida idea del passato del fantastico - in Italia e all'estero.
Catani ha scritto un romanzo ricco e poderoso, dal'intreccio felicemente ( e finalmente) complesso e ricco di personaggi che colpiscono il lettore. Ha immaginato il futuro di una Terra dove la democrazia si è spezzata e impoverita fino a morire, dove un'élite di poche centinaia di individui decide di avvenire e speranze di miliardi di persone, dove l'ambiente naturale è scomparso, sostituito da un rovente e arido incubo chimico, dove la privacy è definitivamente morta, sconfitta dalla PEM - la protesi elettronica mentale.
De «Il quinto principio» pubblicammo in anteprima su ALIA 2005 parte di uno dei capitoli centrali del libro, «Breve scalo in Antartide», scegliendo uno dei passi dove ci sembrava che più chiaramente trasparisse il senso profondo del mutamento epocale del nostro pianeta.
Di molto personale aggiungo una certa, fatale, invidia nel vedere come Vittorio sia stato abile nel condurre avanti senza ritardi o sbavature diverse vicende che si snodano parallele nel corso del romanzo e di concluderlo degnamente, senza le inevitabili "cadute" di tono, ahimé piuttosto comuni nel romanzi di distopia.
È meglio che non aggiunga altro, adesso.
Che a parlare sia il romanzo.
[1] Chiarisco, per evitare commenti, critiche, sogghighi e cachinni, che sono uno dei "lettori" in anteprima della prima stesura del romanzo.
Una "fatica" che mi onora.
Un romanzo con il quale ho un rapporto un po' particolare che temo mi impedirà di essere sereno e imparziale nel giudicarlo [1]. Questo senza contare il rapporto che ho con l'autore, un amico dal quale mi separano i chilometri - Torino e Bari sono agli antipodi d'Italia - ma non le idee e il giudizio sul mondo.
Quindi invito coloro che passano su questo blog a scomodarsi fino a raggiungere la più vicina edicola e impadronirsi del romanzone (535 pagine in corpo times 10...). Per alcune ottime ragioni, alcune generali e che riguardano il rapporto tra lettori e fantascienza in Italia, altre semplicemente legate alla gioia e al piacere della lettura.
Tra le prime dirò che mi sembra molto importante che sia uscito un VERO romanzo di fantascienza scritto da un autore italiano. Un elemento sicuramente inconsueto e basilare in tempi nei quali gli autori italiani di fantastico sembrano avere al massimo di 17 anni di età e paiono capaci solo di (ri) scrivere cloni tolkeniani, senza avere la più pallida idea del passato del fantastico - in Italia e all'estero.
Catani ha scritto un romanzo ricco e poderoso, dal'intreccio felicemente ( e finalmente) complesso e ricco di personaggi che colpiscono il lettore. Ha immaginato il futuro di una Terra dove la democrazia si è spezzata e impoverita fino a morire, dove un'élite di poche centinaia di individui decide di avvenire e speranze di miliardi di persone, dove l'ambiente naturale è scomparso, sostituito da un rovente e arido incubo chimico, dove la privacy è definitivamente morta, sconfitta dalla PEM - la protesi elettronica mentale.
De «Il quinto principio» pubblicammo in anteprima su ALIA 2005 parte di uno dei capitoli centrali del libro, «Breve scalo in Antartide», scegliendo uno dei passi dove ci sembrava che più chiaramente trasparisse il senso profondo del mutamento epocale del nostro pianeta.
Di molto personale aggiungo una certa, fatale, invidia nel vedere come Vittorio sia stato abile nel condurre avanti senza ritardi o sbavature diverse vicende che si snodano parallele nel corso del romanzo e di concluderlo degnamente, senza le inevitabili "cadute" di tono, ahimé piuttosto comuni nel romanzi di distopia.
È meglio che non aggiunga altro, adesso.
Che a parlare sia il romanzo.
[1] Chiarisco, per evitare commenti, critiche, sogghighi e cachinni, che sono uno dei "lettori" in anteprima della prima stesura del romanzo.
Una "fatica" che mi onora.
2 commenti:
Ma guarda... l'avevo preso proprio questa mattina. Pero' e' un urania supplemento, non un urania classici (che fra l'altro non esistono piu')
Anche io l'ho comprato ieri, e lo leggerò appena trovo un secondo (di tempo).
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