Per "vecchie letture" intendo qui l'opera di Cordwainer Smith che ho ripreso in mano e riletto in questi mesi. Opere come L'uomo che comprò la Terra, L'uomo che vendette la Terra, riuniti da Mondadori in Nostrilia e Sabbie, tempeste e pietre preziose, pubblicato - magari qualcuno se ne ricorda - dalla Libra di Malaguti. So che circolano opinioni anche profondamente diverse su Cordwainer Smith e mi è capitato di leggere qualche stroncatura da parte di lettori di sf appassionati di hard sf, probabilmente delusi dalla tecnologia rarefatta e inafferrabile del mondo di C.S. Personalmente trovo il mondo di Smith, così profondamente remoto e così separato dal nostro, un vero miracolo narrativo che non smette di risvegliare in me inattese e imprevedibili suggestioni e sogni. Un mondo complesso e completo, una mitologia postmoderna, insondabile e struggente. Certamente qualcosa di profondamente diverso dalla sf, ma che - come per Lem e Sturgeon - può toccare profondamente il lettore disorientato e stupidamente immemore della nostra profonda e casuale natura.
Ho anche riletto altre piccole cose. Urania ripescati nella casa di montagna compilati con i piedi da sciagurati e malpagati traduttori - o forse libri semplicemente massacrati dall'intervento "editoriale" di F&L -, iniziato senza finirlo un libro di China Mieville, del quale penso molto bene ma che non mi è parso urgente terminare, letto e terminato I have landed del grandissimo S.J. Gould, del quale - volendo - potete leggere una breve scheda qui e un po' faticosamente, lo ammetto, letto e terminato Gormenghast 2 di Merwyn Peake, un fantasy straordinario che, perlomeno a me, ricorda per ispirazione, fantasia e gusto dell'assurdo nel descrivere luoghi e personaggi «Le botteghe color cannella» di Bruno Schulz. Lo so, un ebreo polacco e un inglese di formazione cinese non paiono avere molto in comune, ma se non ci credete leggeteli contemporaneamente...
I libri letti per LN, la rivista, sono stati parecchi. Al momento LN e il suo destino sono in bilico, in attesa della riuni0ne di redazione prevista per il 14/12, ma la lettura - come è normale - non si è mai fermata. Si legge per recensire su LN, certo, ma prima di tutto per se stessi.
Una perfetta stanza di ospedale di Yoko Ogawa unisce due racconti giovanili della scrittrice giapponese, il primo che dà il titolo al libro e il secondo, «Quando la farfalla si sbriciolò», uniti dalla gelida e meticolosa attenzione nella scrittura. Il primo racconta la perdita di un giovane fratello, il secondo la scomparsa dal mondo di tutti i giorni di Sae, madre della protagonista, rinchiusa in un ospizio per anziani e destinata a svanire lentamente dal presente e dai ricordi. Due racconti dolorosi per tema ma sensibili e delicati nella scansione e nella fredda vibrazione dei sentimenti.
Senza allontanarsi dal Giappone è possibile divertirsi e imparare qualcosa leggendo A morte lo Shogun di Dale Furutani, americano di origine nipponica autore della trilogia del samurai Matsuyama Kaze, qui contrapposto a Tokugawa Ieyasu, primo Shogun del Giappone. Kaze, alla ricerca della figlia dei suoi ex-signori, rovinati dall'avvento al potere di Tokugawa, sarà chiamato a sconfiggere un tenutario di bordello per pedofili e, nel contempo, evitare la cattura da parte degli uomini dello Shogun. Ovviamente Kaze, eroe della trilogia, riuscirà nell'impresa e nel farlo riuscirà anche a sventare una complessa trama guadagnando le stima e la considerazione dello Shogun Movimentato, divertente, scrupolosamente costruito come i due precedenti, un buon romanzo da compagnia .
Nota a margine, A morte lo Shogun è stato un gentile e gradito omaggio della Marcos y Marcos, nella persona di Grazia e Marco, titolari della casa editrice. Ovvi i ringraziamenti a questo punto. Ringraziamenti che posso estendere anche per la ricezione de Il tartufo e la polvere di Stefano Quaglia, curioso giallo di ambientazione albese - nel senso di Alba, capitale del tartufo - condotto dall'ispettore Arnaboldi, milanese e single catapultato nell'aromatica patria del tartufo a risolvere un assassinio piuttosto bizzarro. Libro non ancora terminato ma sicuramente gradevole, soprattutto per la scommessa di scrivere un giallo facendo uso di uno stile colloquiale.
Ringraziamenti per ringraziamenti, inserisco nell'elenco anche la Feltrinelli che mi ha fatto avere Porco tedesco di Knud Hamsun, danese di madre tedesca che racconta della sua non facile infanzia. Cresciuto negli anni '70 in una città «talmente piccola che finisce ancora prima di cominciare» si sentirà dire «per il resto della giornata e per tutti gli anni e tutta la vita» la breve frase - che dà titolo al libro: Por-co-te-de-sco! Por-co-te-de-sco! Por-co-te-de-sco!
Un libro sottilmente crudele, fatalmente grottesco e a tratti disperatamente comico.
Non mi è stato regalato, invece, Sette chiese di Milos Urban, sottotitolo «romanzo gotico praghese» e l'ho (non senza fatica) letto facendo attenzione a non macchiarlo, gualcirlo o smarrirlo essendo tuttora di proprietà della libreria. Non senza fatica, ho scritto, perché Sette chiese è un libro lentissimo - a volte ipnotico, in altre occasioni decisamente soporifero - nel raccontare la vicenda del suo protagonista «dal nome impronunciabile» e poliziotto fallito, del cavaliere Matyas Gmünd e del suo impresentabile amico-servo Prunslik e di Rozeta, creatura cupamente attraente. Un romanzo non soltanto lento ma anche talvolta incomprensibile senza avere sotto mano una carta - sia storica che contemporanea - di Praga. In particolare delle chiese e dei conventi.
Importante osservare che "gotico" nel contesto di questo romanzo ha un significato poco narrativo e molto architettonico, laddove "gotico" si oppone a "barocco". In senso proprio, dal momento che la serie di omicidi - superbamente raccontati, lo ammetto - nascono da motivi, per l'appunto, architettonici. Difetto fondamentale del romanzo, comunque dotato di una suo cupo e ossessivo fascino, è l'essere stato tradotto. Lo so, sembra un controsenso, ma per un italiano leggere un romanzo tanto profondamente basato sulla storia di Praga e della repubblica Ceca è un'operazione sinceramente priva di senso. Se qualcuno conosce - bene e profondamente - la storia della capitale della Repubblica Ceca probabilmente si divertirà una sacco leggendo della sacrosanta vendetta condotta contro gli architetti del regime comunista, altrimenti meglio lasciar perdere.
Altra delusione, anche se non così cocente, il libro di Nick Mamatas, Come mio padre ha dichiarato guerra all'America, abbandonato a due terzi della lettura dopo un inizio smagliante. Provate a immaginare di riuscire, aiutandovi con un manuale self-made, a costruire una bomba atomica. Dopo aver costruito la vostra personale atomica potrete anche, come Daniel Weinberg, dichiarare il vostro villino indipendente dagli Stati Uniti e "giocare" all'indipendenza come un piccolo stato autonomo. Ovviamente dovrete fare i conti con la stampa e i media e prepararvi psicologicamente alle folle che verranno a chiedervi asilo politico. Il romanzo di Mamatas è molto buono ma, come capita spesso a romanzi e film nati da una singola, ottima idea, finisce per trascinarsi straccamente dopo le prime magistrali 20-30 pagine. Come mi capita anche al cinema, il secondo tempo l'ho passato masticando mentine e me ne sono andato prima dei titoli di coda...
Un libro che, invece, ho letteralmente divorato è stato Deserto americano di Percival Everett. Mi è persino capitato, cosa che non mi accade spesso, di spiare con angoscia, man mano che continuavo la lettura, il ridursi delle pagine ancora da leggere...
Il titolo previsto dall'autore per il romanzo era Making Jesus, un titolo che appare, a lettura terminata, molto più adatto al tema dell'anodino titolo scelto dall'editore americano. Ted Street, il protagonista, è infatti chiamato a un'improbabile resurrezione dopo una vita che lui per primo giudica largamente insufficiente. Docente universitario senza genio nè particolari capacità, quarantenne con alle spalle una storia assurda con una studentessa mezza matta, insoddisfatto del matrimonio, incapace di comunicare con i figli, Ted decide di suicidarsi ma, mentre viaggia iin auto verso il luogo dove intende porre fine alla propria vita, viene ucciso da un camion nel corso di un incidente automobilistico. È lui per primo a giudicare una conclusione ovvia alla sua vita incolore il fatto di non essere nemmeno riuscito a condurre in porto il suo suicidio. Risvegliatosi nel corso della propria funzione funebre, Ted ritorna e casa e si rende gradualmente conto del grigiore sconcertante della propria vita, della sua aridità, della distanza con la moglie e i figli. Perseguitato dai media, minacciato da sette religiose convinte che lui, Ted, sia l'Anticristo in persona e concupito dall'esercito che vede in lui il prototipo di una possibile futura armata di immortali, il risorto verrà prima rapito da un gruppo di fanatici ultrareligiosi guidati da Big Daddy, caporione obeso e fanatico e in seguito sequestrato dall'esercito e deportato a Rosswell, New Mexico, dove sarà oggetto di un numero esorbitante di esami clinici la cui unica, inevitabile conclusione è che lui è morto.
Ted riuscirà a fuggire da Roswell e ritornare da Big Daddy. Lo sfiderà e riuscirà a liberare i bambini tenuti prigionieri. Diventerà un angelo, «Il morto che ha liberato 27 bambini», ma lui raggiungerà un'altra conclusione: «Non sono un angelo. Non esiste un dio nel nome del quale io agisco da emissario. Non sono un salvatore. Non sono un messia. Finalmente, in questa vita, sono soltanto una persona rispettabile.» Ted sceglierà di morire, ma finalmente pacificato con se stesso. Un ottimo libro, che merita leggere e rileggere.
Altri ottimi libri? Profumo di ghiaccio di Yoko Ogawa (sono due, lo so, ma quando un'autrice piace, piace) e X di Cory Doctorow. Il primo racconta di Ryoko, fidanzata di Hiroyuki, morto per suicidio. Lei è decisa a scoprire i motivi del gesto e ricostruisce gradualmente la vita di Hiroyuki, scoprendone gradualmente aspetti e interessi che ignorava. Hiroyuki appassionato di matematica ed eccellente pattinatore su ghiaccio, la sua famiglia che lui aveva celato presentandosi come orfano e figlio unico, un concorso di matematica a Praga dove è avvenuto qualcosa di inconfessabile. Il cammino di Ryoko è lento, inatteso e doloroso. Il ricordo di Hiroyuki ne uscirà almeno in parte trasfigurato ma anche più completo, definitivo. La morte potrà essere accettata. Un romanzo dalle atmosfere fredde e soffuse, delicatamente vicino alla morte ma anche, non poi così stranamente, consolante.
Il secondo, X - titolo dell'edizione originale Little brother - è un romanzo che è stato definito il 1984 dei nostri giorni, con più che qualche ragione. Little brother - romanzo disponibile gratuitamente in rete nel sito dell'autore - è la storia di un hacker di diciassette anni di età che mira a sopravvivere in un college noiosissimo e diretto da gente che non ha le idee troppo chiare sulla libertà personale e sulla privacy altrui. Marcus, w1n5t0n per il amici, ha imparato come imbrogliare tutti gli marchingegni e i programmini utilizzati dalla scuola per controllare i ragazzi della scuola e non se la passerebbe nemmeno troppo male se non fosse per l'attentato che colpisce il centro di San Francisco. Viene arrestato con altri tre amici e "trattenuto" dai membri del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Alla fine liberato e minacciato «non parlerai mai a nessuno di quel che è accaduto qui, mai. Sai che in tempo di guerra per i traditori è ancora in vigore la pena di morte?», Marcus decide che quanto gli è accaduto non dovrà rimanere segreto. Che la democrazia può essere disobbedienza, ribellione, disordine, irrisione, dileggio. Inventa una rete locale di connessione utilizzando una playstation e combatte contro il regime autoritario che negli US si va rafforzando.
Spesso divertente, a momenti francamente agghiacciante, un ottimo romanzo che ci spiega come la libertà - ovvero la possibilità di comunicare - sia sempre di più un problema di conoscenza e competenza informatica.
La rete di connessione di Marcus contro il Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
Due modalità diverse di comunicazione, nel primo non esiste un centro, nel secondo tutto deve passare dal centro... Due modi molto diversi di vedere la realtà.
...Area fantascientifica, per concludere.
Un romanzo di Harry Turtledove, L'Ultimo Reich del ciclo Crosstime Traffic. Appena iniziato a leggere ma veloce e gradevole. Senza contare l'idea geniale di aver immaginato non la solita Germania che vince la seconda guerra mondiale ma una Germania che vince la prima. Provate un po' a immaginare l'America piena di soldati con il chiodo sulla testa, una lingua inglese dalla pronuncia un po' teutonica e gli scienzati ebrei fedeli al kaiser...
Poteva anche essere un discreto romanzo di sf Skyland di tale David Carlyle. Certo, il fatto che a un primo esame non paia esistere un "David Carlyle" tra gli autori di sf anglosassoni, come il fatto che non esista un traduttore, non mette troppo di buon umore: «ma come, ricominciamo con gli autori italiani con il falso nome inglese?» Certo, c'è il problema che i personaggi del romanzo sono tutti adolescenti e che quindi il libro sia a tutti gli effetti uno juvenile, categoria non ancora compresa e poco frequentata dall'editoria italiana e che non viene presentata come tale ai lettori. Ma il problema principale è che il romanzo non termina affatto a pagina 261... Esiste una seconda parte di Skyland. Ma dove? Chi l'ha scritta? È già stata scritta? Esiste in inglese? O in russo? O in cinese?
Mah.
In ogni caso se avete in mente di regalarlo a qualcuno avvisatelo che il libro termina prima che i nostri arrivino al confronto decisivo i nemici. Prima che la fanciulla si innamori fatalmente - ricambiata - del protagonista maschile. Prima che sia chiarito il motivo per il quale la Terra è al momento fatta di NxN frammenti che, misteriosamente, non si sono sparsi per il sistema solare. Prima che, insomma, si capisse qualcosa di quest'accidenti di romanzo...
Ultimissima nota per il primo volume del ciclo di Budayeen di George Alec Effinger, L'inganno della gravità. Un romanzo pubblicato dalla Nord nel 1989 con il titolo "Senza tregua" (da dove cavolo l'hanno preso un titolo del genere?) e che riappare vent'anni dopo (forse) in una nuova traduzione. "Forse" perché Hobby & Work non ha scritto da nessuna parte il nome del traduttore...
Comunque un buon romanzo, un hard-boiled ambientato in un delirante incrocio di culture. Il tipo di ambiente dove si vorrebbe abbandonare gente come Calderoli o Borghezio, tanto per vedere come se la cavano...
...
Basta, stop, fine.
Mi fermo qui.
Se non siete d'accordo con i miei giudizi, beh, scrivetemi.
In tutti i casi buona lettura e, a meno non ci siano fatti nuovi ed eclatanti, a rileggerci nel nuovo anno.
Auguri a tutti.
Di cosa... beh di quel che preferite.
Ho anche riletto altre piccole cose. Urania ripescati nella casa di montagna compilati con i piedi da sciagurati e malpagati traduttori - o forse libri semplicemente massacrati dall'intervento "editoriale" di F&L -, iniziato senza finirlo un libro di China Mieville, del quale penso molto bene ma che non mi è parso urgente terminare, letto e terminato I have landed del grandissimo S.J. Gould, del quale - volendo - potete leggere una breve scheda qui e un po' faticosamente, lo ammetto, letto e terminato Gormenghast 2 di Merwyn Peake, un fantasy straordinario che, perlomeno a me, ricorda per ispirazione, fantasia e gusto dell'assurdo nel descrivere luoghi e personaggi «Le botteghe color cannella» di Bruno Schulz. Lo so, un ebreo polacco e un inglese di formazione cinese non paiono avere molto in comune, ma se non ci credete leggeteli contemporaneamente...
I libri letti per LN, la rivista, sono stati parecchi. Al momento LN e il suo destino sono in bilico, in attesa della riuni0ne di redazione prevista per il 14/12, ma la lettura - come è normale - non si è mai fermata. Si legge per recensire su LN, certo, ma prima di tutto per se stessi.
Una perfetta stanza di ospedale di Yoko Ogawa unisce due racconti giovanili della scrittrice giapponese, il primo che dà il titolo al libro e il secondo, «Quando la farfalla si sbriciolò», uniti dalla gelida e meticolosa attenzione nella scrittura. Il primo racconta la perdita di un giovane fratello, il secondo la scomparsa dal mondo di tutti i giorni di Sae, madre della protagonista, rinchiusa in un ospizio per anziani e destinata a svanire lentamente dal presente e dai ricordi. Due racconti dolorosi per tema ma sensibili e delicati nella scansione e nella fredda vibrazione dei sentimenti.
Senza allontanarsi dal Giappone è possibile divertirsi e imparare qualcosa leggendo A morte lo Shogun di Dale Furutani, americano di origine nipponica autore della trilogia del samurai Matsuyama Kaze, qui contrapposto a Tokugawa Ieyasu, primo Shogun del Giappone. Kaze, alla ricerca della figlia dei suoi ex-signori, rovinati dall'avvento al potere di Tokugawa, sarà chiamato a sconfiggere un tenutario di bordello per pedofili e, nel contempo, evitare la cattura da parte degli uomini dello Shogun. Ovviamente Kaze, eroe della trilogia, riuscirà nell'impresa e nel farlo riuscirà anche a sventare una complessa trama guadagnando le stima e la considerazione dello Shogun Movimentato, divertente, scrupolosamente costruito come i due precedenti, un buon romanzo da compagnia .
Nota a margine, A morte lo Shogun è stato un gentile e gradito omaggio della Marcos y Marcos, nella persona di Grazia e Marco, titolari della casa editrice. Ovvi i ringraziamenti a questo punto. Ringraziamenti che posso estendere anche per la ricezione de Il tartufo e la polvere di Stefano Quaglia, curioso giallo di ambientazione albese - nel senso di Alba, capitale del tartufo - condotto dall'ispettore Arnaboldi, milanese e single catapultato nell'aromatica patria del tartufo a risolvere un assassinio piuttosto bizzarro. Libro non ancora terminato ma sicuramente gradevole, soprattutto per la scommessa di scrivere un giallo facendo uso di uno stile colloquiale.
Ringraziamenti per ringraziamenti, inserisco nell'elenco anche la Feltrinelli che mi ha fatto avere Porco tedesco di Knud Hamsun, danese di madre tedesca che racconta della sua non facile infanzia. Cresciuto negli anni '70 in una città «talmente piccola che finisce ancora prima di cominciare» si sentirà dire «per il resto della giornata e per tutti gli anni e tutta la vita» la breve frase - che dà titolo al libro: Por-co-te-de-sco! Por-co-te-de-sco! Por-co-te-de-sco!
Un libro sottilmente crudele, fatalmente grottesco e a tratti disperatamente comico.
Non mi è stato regalato, invece, Sette chiese di Milos Urban, sottotitolo «romanzo gotico praghese» e l'ho (non senza fatica) letto facendo attenzione a non macchiarlo, gualcirlo o smarrirlo essendo tuttora di proprietà della libreria. Non senza fatica, ho scritto, perché Sette chiese è un libro lentissimo - a volte ipnotico, in altre occasioni decisamente soporifero - nel raccontare la vicenda del suo protagonista «dal nome impronunciabile» e poliziotto fallito, del cavaliere Matyas Gmünd e del suo impresentabile amico-servo Prunslik e di Rozeta, creatura cupamente attraente. Un romanzo non soltanto lento ma anche talvolta incomprensibile senza avere sotto mano una carta - sia storica che contemporanea - di Praga. In particolare delle chiese e dei conventi.
Importante osservare che "gotico" nel contesto di questo romanzo ha un significato poco narrativo e molto architettonico, laddove "gotico" si oppone a "barocco". In senso proprio, dal momento che la serie di omicidi - superbamente raccontati, lo ammetto - nascono da motivi, per l'appunto, architettonici. Difetto fondamentale del romanzo, comunque dotato di una suo cupo e ossessivo fascino, è l'essere stato tradotto. Lo so, sembra un controsenso, ma per un italiano leggere un romanzo tanto profondamente basato sulla storia di Praga e della repubblica Ceca è un'operazione sinceramente priva di senso. Se qualcuno conosce - bene e profondamente - la storia della capitale della Repubblica Ceca probabilmente si divertirà una sacco leggendo della sacrosanta vendetta condotta contro gli architetti del regime comunista, altrimenti meglio lasciar perdere.
Altra delusione, anche se non così cocente, il libro di Nick Mamatas, Come mio padre ha dichiarato guerra all'America, abbandonato a due terzi della lettura dopo un inizio smagliante. Provate a immaginare di riuscire, aiutandovi con un manuale self-made, a costruire una bomba atomica. Dopo aver costruito la vostra personale atomica potrete anche, come Daniel Weinberg, dichiarare il vostro villino indipendente dagli Stati Uniti e "giocare" all'indipendenza come un piccolo stato autonomo. Ovviamente dovrete fare i conti con la stampa e i media e prepararvi psicologicamente alle folle che verranno a chiedervi asilo politico. Il romanzo di Mamatas è molto buono ma, come capita spesso a romanzi e film nati da una singola, ottima idea, finisce per trascinarsi straccamente dopo le prime magistrali 20-30 pagine. Come mi capita anche al cinema, il secondo tempo l'ho passato masticando mentine e me ne sono andato prima dei titoli di coda...
Un libro che, invece, ho letteralmente divorato è stato Deserto americano di Percival Everett. Mi è persino capitato, cosa che non mi accade spesso, di spiare con angoscia, man mano che continuavo la lettura, il ridursi delle pagine ancora da leggere...
Il titolo previsto dall'autore per il romanzo era Making Jesus, un titolo che appare, a lettura terminata, molto più adatto al tema dell'anodino titolo scelto dall'editore americano. Ted Street, il protagonista, è infatti chiamato a un'improbabile resurrezione dopo una vita che lui per primo giudica largamente insufficiente. Docente universitario senza genio nè particolari capacità, quarantenne con alle spalle una storia assurda con una studentessa mezza matta, insoddisfatto del matrimonio, incapace di comunicare con i figli, Ted decide di suicidarsi ma, mentre viaggia iin auto verso il luogo dove intende porre fine alla propria vita, viene ucciso da un camion nel corso di un incidente automobilistico. È lui per primo a giudicare una conclusione ovvia alla sua vita incolore il fatto di non essere nemmeno riuscito a condurre in porto il suo suicidio. Risvegliatosi nel corso della propria funzione funebre, Ted ritorna e casa e si rende gradualmente conto del grigiore sconcertante della propria vita, della sua aridità, della distanza con la moglie e i figli. Perseguitato dai media, minacciato da sette religiose convinte che lui, Ted, sia l'Anticristo in persona e concupito dall'esercito che vede in lui il prototipo di una possibile futura armata di immortali, il risorto verrà prima rapito da un gruppo di fanatici ultrareligiosi guidati da Big Daddy, caporione obeso e fanatico e in seguito sequestrato dall'esercito e deportato a Rosswell, New Mexico, dove sarà oggetto di un numero esorbitante di esami clinici la cui unica, inevitabile conclusione è che lui è morto.
Ted riuscirà a fuggire da Roswell e ritornare da Big Daddy. Lo sfiderà e riuscirà a liberare i bambini tenuti prigionieri. Diventerà un angelo, «Il morto che ha liberato 27 bambini», ma lui raggiungerà un'altra conclusione: «Non sono un angelo. Non esiste un dio nel nome del quale io agisco da emissario. Non sono un salvatore. Non sono un messia. Finalmente, in questa vita, sono soltanto una persona rispettabile.» Ted sceglierà di morire, ma finalmente pacificato con se stesso. Un ottimo libro, che merita leggere e rileggere.
Altri ottimi libri? Profumo di ghiaccio di Yoko Ogawa (sono due, lo so, ma quando un'autrice piace, piace) e X di Cory Doctorow. Il primo racconta di Ryoko, fidanzata di Hiroyuki, morto per suicidio. Lei è decisa a scoprire i motivi del gesto e ricostruisce gradualmente la vita di Hiroyuki, scoprendone gradualmente aspetti e interessi che ignorava. Hiroyuki appassionato di matematica ed eccellente pattinatore su ghiaccio, la sua famiglia che lui aveva celato presentandosi come orfano e figlio unico, un concorso di matematica a Praga dove è avvenuto qualcosa di inconfessabile. Il cammino di Ryoko è lento, inatteso e doloroso. Il ricordo di Hiroyuki ne uscirà almeno in parte trasfigurato ma anche più completo, definitivo. La morte potrà essere accettata. Un romanzo dalle atmosfere fredde e soffuse, delicatamente vicino alla morte ma anche, non poi così stranamente, consolante.
Il secondo, X - titolo dell'edizione originale Little brother - è un romanzo che è stato definito il 1984 dei nostri giorni, con più che qualche ragione. Little brother - romanzo disponibile gratuitamente in rete nel sito dell'autore - è la storia di un hacker di diciassette anni di età che mira a sopravvivere in un college noiosissimo e diretto da gente che non ha le idee troppo chiare sulla libertà personale e sulla privacy altrui. Marcus, w1n5t0n per il amici, ha imparato come imbrogliare tutti gli marchingegni e i programmini utilizzati dalla scuola per controllare i ragazzi della scuola e non se la passerebbe nemmeno troppo male se non fosse per l'attentato che colpisce il centro di San Francisco. Viene arrestato con altri tre amici e "trattenuto" dai membri del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Alla fine liberato e minacciato «non parlerai mai a nessuno di quel che è accaduto qui, mai. Sai che in tempo di guerra per i traditori è ancora in vigore la pena di morte?», Marcus decide che quanto gli è accaduto non dovrà rimanere segreto. Che la democrazia può essere disobbedienza, ribellione, disordine, irrisione, dileggio. Inventa una rete locale di connessione utilizzando una playstation e combatte contro il regime autoritario che negli US si va rafforzando.
Spesso divertente, a momenti francamente agghiacciante, un ottimo romanzo che ci spiega come la libertà - ovvero la possibilità di comunicare - sia sempre di più un problema di conoscenza e competenza informatica.
La rete di connessione di Marcus contro il Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
Due modalità diverse di comunicazione, nel primo non esiste un centro, nel secondo tutto deve passare dal centro... Due modi molto diversi di vedere la realtà.
...Area fantascientifica, per concludere.
Un romanzo di Harry Turtledove, L'Ultimo Reich del ciclo Crosstime Traffic. Appena iniziato a leggere ma veloce e gradevole. Senza contare l'idea geniale di aver immaginato non la solita Germania che vince la seconda guerra mondiale ma una Germania che vince la prima. Provate un po' a immaginare l'America piena di soldati con il chiodo sulla testa, una lingua inglese dalla pronuncia un po' teutonica e gli scienzati ebrei fedeli al kaiser...
Poteva anche essere un discreto romanzo di sf Skyland di tale David Carlyle. Certo, il fatto che a un primo esame non paia esistere un "David Carlyle" tra gli autori di sf anglosassoni, come il fatto che non esista un traduttore, non mette troppo di buon umore: «ma come, ricominciamo con gli autori italiani con il falso nome inglese?» Certo, c'è il problema che i personaggi del romanzo sono tutti adolescenti e che quindi il libro sia a tutti gli effetti uno juvenile, categoria non ancora compresa e poco frequentata dall'editoria italiana e che non viene presentata come tale ai lettori. Ma il problema principale è che il romanzo non termina affatto a pagina 261... Esiste una seconda parte di Skyland. Ma dove? Chi l'ha scritta? È già stata scritta? Esiste in inglese? O in russo? O in cinese?
Mah.
In ogni caso se avete in mente di regalarlo a qualcuno avvisatelo che il libro termina prima che i nostri arrivino al confronto decisivo i nemici. Prima che la fanciulla si innamori fatalmente - ricambiata - del protagonista maschile. Prima che sia chiarito il motivo per il quale la Terra è al momento fatta di NxN frammenti che, misteriosamente, non si sono sparsi per il sistema solare. Prima che, insomma, si capisse qualcosa di quest'accidenti di romanzo...
Ultimissima nota per il primo volume del ciclo di Budayeen di George Alec Effinger, L'inganno della gravità. Un romanzo pubblicato dalla Nord nel 1989 con il titolo "Senza tregua" (da dove cavolo l'hanno preso un titolo del genere?) e che riappare vent'anni dopo (forse) in una nuova traduzione. "Forse" perché Hobby & Work non ha scritto da nessuna parte il nome del traduttore...
Comunque un buon romanzo, un hard-boiled ambientato in un delirante incrocio di culture. Il tipo di ambiente dove si vorrebbe abbandonare gente come Calderoli o Borghezio, tanto per vedere come se la cavano...
...
Basta, stop, fine.
Mi fermo qui.
Se non siete d'accordo con i miei giudizi, beh, scrivetemi.
In tutti i casi buona lettura e, a meno non ci siano fatti nuovi ed eclatanti, a rileggerci nel nuovo anno.
Auguri a tutti.
Di cosa... beh di quel che preferite.
1 commento:
Mica male come lista!
Mi compiaccio, naturalmente, per la precedenza accordata a Cordwainer Smith, autore nei confronti del quale la mia venerazione è, notoriamente, illimitata.
Se non piace ai gearheads, beh, che si leggano il loro Greg Egan e non rompano le tasche.
Un giorno, forse, capiranno.
E poi il secondo Gormenghast!
Vedremo mai il terzo, a coronamento della trilogia?
Adelphi troverà la forza per pubblicarlo?
E dire che gli inglesi ci avevano addirittura fatto uno sceneggiato televisivo!
E poi, sorvolando su una marea di titoli doverosamente annotati, la chiusura sul povero Alec Effinger - col senno di poi l'unico autore cyberpunk che avesse capito dove stavanmo andando.
When Gravity Fails ha dei grossi buchi, ma rimane imprescindibile.
Ci ristamperanno anche gli altri?
Mah!
Comunque, davvero, una lista impressionante!
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