21.4.07

Folle e pedofilo


Libri strani ne escono. Anche se non poi così tanti come si potrebbe credere.
Strani nel senso di bizzarri, non nel senso di assurdi.
Di libri assurdi, viceversa...
Per non parlare dei libri inutili.

Questa volta a farmi esitare prima di mettere il libro a scaffale è stata la copertina.
Da un lato un uomo anziano e baffuto con i pantaloni rimboccati al ginocchio e un paio di calzettoni arrotolati alla caviglia. Pantaloni con bretelle portati ben sopra la vita. Basco sulla testa.
Dall'altra una serie di immagini a cornice del titolo: "Arte e follia in Adolf Wölfli", di Walter Morgenthaler.
Ovviamente l'uomo ritratto in ultima di copertina è proprio Adolf Wölfli, svizzero, condannato per pedofilia e successivamente internato nel 1895 nel manicomio di Waldau dove è morto nel 1930.
Walter Morgenthaler, invece, è uno psichiatra svizzero diventato famoso per lo studio del caso di Wölfli.
Il libro, infine, è edito da Alet, editore capace di tutto. In senso buono.
Pubblicato per la prima volta nel 1921 e meritoriamente tradotto e ristampato nel 2007.

Wölfli è considerato un esponente della "Art brut", ovvero dell'arte che non rispetta le norme codificate. Neppure la separazione tra testo e immagine. E, infatti, dando un'occhiata alle riproduzioni poste in mezzo al volume si trovano collage, spartiti circondati e assediati dalle immagini, appunti interrotti da fregi, decorazioni, miniature, riproduzioni di ispirazione sacra stese con un senso del colore che ha del meraviglioso. Che Wölfli fosse un artista non c'è dubbio. Le sue opere hanno qualcosa di eccessivo - troppe cose in troppo spazio - o forse semplicemente danno la sensazione che cogliere l'intera immagine sia impossibile e si debba inseguirla millimetro per millimetro. Il risultato, comunque, è vertiginoso.

Ma Wölfli non era un povero pazzo da canzone di Sanremo.
Prima di finire in manicomio si è fatto due anni di prigione perchè condannato per pedofilia. In manicomio litigava con tutti, infermieri e pazienti, perché non riconoscevano la sua arte. Non era un uomo simpatico, evidentemente. Non era innocuo e non suscitava pietà.
Eppure dalla sua mente autistica, tormentata e rabbiosa, sono nate immagini meravigliose.
Ecco, forse ognuno di noi ha le potenzialità per fare qualcosa di grande. Il problema è che può trascorrere una vita senza che la potenzialità diventi possibilità. Ma quell'unica, esile promessa è probabilmente il motivo per il quale uccidere qualcuno - anche un assassino - è davvero un peccato imperdonabile.

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