21.1.16

Leggere? Spero non mi capiti mai.



Il 15 gennaio escono le statistiche dell'ISTAT sulla lettura in Italia relative all'anno precedente. Quindi del 2015.
Nell'anno appena terminato i lettori di almeno un libro - letto per motivi non scolastici o professionali - sono stati il 42% della popolazione italiana. O, reciprocamente, i non-lettori sono stati il 58% degli italiani. Più in particolare, il Sud italiano continua con un ritardo secolare, dal momento che i lettori sono il 28,8% della popolazione, ovvero meno di una persona su tre. I maggiori lettori, con i soli dati di lettura superiori o intorno al 50%, sono le categorie di età tra i 14 e i 19 anni. I forti lettori - ovvero i lettori di almeno un libro al mese - sono il 13,7% della popolazione (erano il 14,3% nel 2014) mentre i lettori deboli (non più di tre libri all'anno) sono stati il 45,5% della popolazione di lettori. In Italia nove famiglie su cento non hanno un solo libro in casa, ma la moda (intensa in senso statistico) è comunque che il 64% degli italiani non ha più di cento libri in casa.
Nel corso degli ultimi tre mesi di 2015 l'8,2 della popolazione complessiva (ovvero 4,5 mln di persone) ha scaricato o letto almeno un e-book, ovvero un libro elettronico, una percentuale pari al 14,5% della popolazione che fa un uso abituale di internet.


Di particolare interesse, da un punto di vista sociale, il dato che gli italiani di origine straniera - gli immigrati, in sostanza - sono stati lettori di un libro per il 38% circa, un dato non molto lontano da quello della popolazione autoctona e tutto sommato rilevante, soprattutto tenendo conto della diversa competenza nella conoscenza della lingua. Altro dato a suo modo interessante è il calo - inevitabile, da un certo punto di vista - della lettura in tarda età, a partire dai 60 anni in avanti. Altrettanto curioso, anche se indubbiamente agghiacciante, il dato che i lettori sono TUTTI e in TUTTE le classi di età inferiori di numero rispetto al 2010 e che nelle classi di età fino ai 44 anni, lo sono anche rispetto al 2005. 
Guardando con attenzione il grafico, si nota che esiste una frazione di popolazione - di età compresa tra i 45 e i 75 anni - transitata verso il lato sinistro del grafico, che continua, nonostante tutto, a leggere, leggere, leggere, almeno finché la vista e il corpo glielo permettono, presumibilmente la generazione degli anni '60 e '70, ovvero gli anni nei quali la lettura in Italia era in crescita. Preoccupante, viceversa, il netto calo dei lettori del futuro, ovvero le classi di età tra i 6 e i 10 anni e tra gli 11 e i 14 anni.
Ulteriore particolare, suscettibile di diverse interpretazioni, il dato che la spesa per i libri sia calata. tra il 2010 e il 2014, del 18% mentre la spesa per tutti gli altri generi, alimentari compresi, sia calata del 6%. Il che è anche il motivo, nemmeno troppo segreto, della profonda crisi del settore commerciale librario. 


«I libri non si mangiano mica», dirà qualcuno, ma a parte l'ovvietà della cosa, si possono avanzare altre ipotesi. La prima a venire in mente, un po' ridicola ma verificabile, è che un buon quarto degli acquisti di libri è condotto nel periodo natalizio e i natali, dal 2010 a oggi, sono stati nettamente più poveri rispetto agli anni precedenti. In secondo luogo la bassa inflazione riferita ai libri cartacei in commercio, in terzo luogo il prezzo decisamente inferiore degli e-book - da un terzo del libro cartaceo ai leggendari 0,99 € di tanti volumi in commercio - che ha favorito una diminuzione reale della spesa riferita al comparto librario. 
Ultimo dato, più volte segnalato, il fatto che i lettori siano anche frequentatori di musei, spettatori di teatro, assidui consumatori di cinema mentre i non-lettori il massimo che riescono a fare è passare ore e ore davanti alla televisione.  Il che, fatalmente, rimanda alla senescenza crescente della popolazione italiana...
Tutto ciò detto, il panorama, prima ancora che desolante, è comunque quello di una popolazione che invecchia davanti alla televisione mentre sempre più bambini e ragazzi sembrano non avere altro passatempo che i social network sul telefonino.  
Un punto di vista banale, sul modello di «non esistono più le mezze stagioni» o «il pianeta si scalderà anche, ma oggi fa proprio freddo»? Non lo nego. Ma la differenza non è nel non dire ovvietà, ma nel cercare di fare qualcosa in proposito. Esistono speranze per la lettura? Certo, la lettura è affascinante e ricompensa chi gli si dedica, ma il problema è quello di creare occasioni di incontro. Nulla di simile a pletoriche «giornate del libro» o a iniziative come #ioleggoperché, ma un lavoro sul territorio, a contatto con la popolazione. Proprio quello che il governo non fa, proponendo un assegno da 500 per il giorno di compleanno dei diciottenni, augurandosi (a parole) che venga utilizzato per fini culturali e di formazione, quando è ovvio che ad acquistare libri saranno coloro che normalmente leggono, mentre chi non lo fa se ne guarderà bene
Con soli 500 euro sarebbe possibile organizzare almeno un'iniziativa di lettura in un quartiere o in una piazza o altre migliaia di iniziative a basso costo e grande risultato, avendo in mente la crescita culturale della popolazione. 
Se invece ciò la proposta è una mancia ai giovani perché votino il PD di Renzi... 
Ma questo è davvero tutt'altro discorso.

 

17.1.16

Parlando di musica



... viene naturale continuare con un gruppo conosciuto grazie a FNAC di Torino. Già, FNAC, il gruppo librario (e non solo) che è stato sostituito in Via Roma dall'ennesimo store di moda. Che poi il dubbio che viene è: «ma quante vite e quanti corpi bisognerebbe avere per riuscire a soddisfare tutti i grandi marchi della distribuzione di abbigliamento?» Quasi da scriverci un racconto di sf.
Dicevamo, presso la FNAC, più meno tre anni fa mi capitò di ascoltare un brano di un gruppo per me ignoto, i These New Puritans forse più noti come TNP. Il loro album, Hidden [2010], mi colpì a sufficienza da acquistarlo. Un comportamento dovuto all'abitudine del personale di FNAC di selezionare tre album la settimana e proporli ai clienti, dando loro la possibilità di ascoltarli in cuffia. Piccolo particolare di scarsa importanza nell'economia della vicenda, il fatto che sbagliai il disco che stavo ascoltando e ne acquistai un altro – di heavy metal di limitato interesse – e che dovetti sostituirlo il giorno successivo. 
Hidden entrò così nel gruppo di dischi che ascolto con sufficiente regolarità, anzi che ascoltiamo, dal momento che con buona frequenza i dischi che piacciono ad uno piacciono anche all'altra. Fino ad un paio di mesi fa quando, grazie a Spotify, richiedendo i TNP tanto per ascoltare i loro dischi più vecchi, incontrai un disco del 2013, titolo Field of Reeds.  Questa volta, in assenza di FNAC e disponendo soltanto nelle vicinanze di quegli insipienti babbei [*] della Feltrinelli Village ordinai il disco tramite IBS. 
Un ottimo disco, dove  ai tre componenti di base del gruppo – i gemelli Jack e George Barnett e Thomas Hein – si sono aggiunti una serie di fiati (flicorno, tromba, corno francese, trombone tenore, trombone basso e tuba) e due violini, una viola, un violoncello e un contrabbasso. Il risultato è stato decisamente notevole, come si potrà apprezzare nel pezzo che presenterò. 


Resta da dire che i TNP sono stati accreditati come gruppo di HipHop e di Post-punk nel loro primo disco mentre vengono presentati adesso come gruppo di Post-rock e New Classic. Categorie che, come per la letteratura, più che aggiungere chiarezza determinano un grado più o meno accettabile di indeterminatezza.  Quanto al video, lungo poco più di sette minuti, preferisco non ipotizzare alcuna interpretazione, posso soltanto dichiarare di apprezzarlo non poco.


 [*] Insipienti babbei non è un insulto rivolto al personale, sia pure non eccelso, della Feltrinelli, ma alla stessa concezione di una "libreria ad alta rotazione" dove è possibile trovare soltanto libri rinunciabili, musica ovvia e cancelleria fetish.  In ogni caso la Feltrinelli di 8Gallery merita particolare attenzione perché non ha ancora saputo della morte di David Bowie. Sarà bene che qualcuno vada ad avvisarli, poveri ragazzi.

12.1.16

Chi se ne va


David Bowie è morto. 
Sinceramente una notizia che, una volta smaltita la sorpresa, mi ha lasciato curiosamente freddo. Come se, in un certo senso, la morte di Bowie fosse un semplice episodio, sia pur rilevante, in una vita interminabile. 
No, non intendo dire banalità tipo «Resterà sempre con noi» o «È andato a comporre musica direttamente per Dio», ma semplicemente osservare che Bowie ci ha abituato a una tale quantità e varietà di apparizioni da suscitare il dubbio - immotivato ma impossibile da rimuovere - che egli fosse comunque "altrove" rispetto al resto del mondo. Non è affatto male per un personaggio dalle mille facce, divenuto tutt'uno con l'essere umano che lo impersonava. 
Le apparizioni di Bowie in veste di attore sono state numerose - dal marziano de L'uomo che cadde sulla Terra al re dei Goblin in Labyrinth, a Niklas Tesla in The Prestige al Maggiore in Merry Christmas mister Lawrence - ma tutto sommato non così abbondanti da lasciare un ricordo indelebile, ma in qualità di compositore e cantante ha fatto davvero di tutto o quasi. È passato da Space Oddity a The man who sold the world (un riferimento al romanzo di Cordwainer Smith, uno dei tantissimi richiami alla letteratura fantascientifica del Nostro) e Hunky Dory a Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, creando non pochi dubbi sulla sua sessualità - come si trattasse di qualcosa di realmente importante -, a Diamond Dogs e poi a Heroes e alla Berlino della fine degli anni '70.  Seguì il Bowie anni '80 di China Girl e di Blue Jean e poi l'esperienza biennale con i Tin Machine. Poi gli anni '90 aperti con Outside, disco, ancora una volta, assolutamente inatteso. E poi la parte più recente - e l'ultima - della carriera, con gli album The Next Day e Blackstar. Tutti dischi che ho quantomeno ascoltato più volte, anche se devo ammettere una particolare passione per Outside e per i Tin Machine


Ma se provate a ricostruire mentalmente le apparizioni di Bowie nei vari decenni ne avrete un ritratto complesso, ricco di sfumature e ricchissimo di influenze. Provare a stilare anche solo per sommi capi l'elenco di tutti i musicisti con i quali ha collaborato nel corso della sua vita sarebbe come stendere l'elenco telefonico di una città di media grandezza. 
Ma la sensazione di non avere ancora terminato di conoscerlo è comunque presente e questo breve e superfluo commento è soltanto l'ammissione di una felice sconfitta. David Bowie accompagnerà questo mondo ancora per bel pezzo, persino quando io non ci sarò più. 
Il che è seccante, ammettiamolo.  
...
Per chiudere tre pezzi scelti nella lunghissima carriera di Bowie. 
Il primo è Space Oddity:


Il secondo è con i Tin Machine, Under the God

 
E il terzo è tratto dall'album Outside, Hello Spaceboy, in compagnia dei Nine Inch Nails


 

8.1.16

Il rientro nella gehenna

Sì, sono rientrato da qualche giorno, ma sono ancora stupito di come si possa sopravvivere in città. 
No, non scherzo. 
Vivo in città, grandi e piccole, praticamente dalla nascita, ma non ho mai provato con tale intensità il disgusto per l'aria che ci costringiamo a respirare. L'uso dell'automobile è divenuto in molti casi essenziale o praticamente irrinunciabile, con l'ottimo risultato che siamo noi stessi, vi coacta, a determinare il nostro lento avvelenamento. 
Poi, certo, ci sono quelli che risparmiano sulla revisione dei mezzi commerciali, i poveri scemi che sgasano anche quando sono fermi, coloro per cui una grossa auto è una protesi a un'insufficiente personalità o a un'insufficiente intelligenza, ma resta il fatto che sono gli scarichi del traffico privato a contribuire per l'80% allo scarico di particolato fine. 
E c'è poco da girarci intorno. 


Questo grazioso «mare» che sembra cingere le alpi marittime nel cuneese, è in realtà uno strato di nuvole che giunge intorno ai 1000 m s.l.m. e che per una settimana ha completamente nascosto Pinerolo e Torino, sia di giorno che di notte. Le nubi "persistenti" e l'inversione termica sono un indice di inquinamento da particolato in corso. Ovviamente questo non significa che io ritenessi le nubi basse in questione una produzione degna dell'atmosfera di Venere, ma comunque, viste dai 1350 m. s.l.m., non è che venisse una gran voglia di ritornare in città. 
E che non si tratti di un fenomeno passeggero o di breve durata lo si intuisce anche da altre immagini:

  
La suggestiva "isola" in mezzo alle nubi è un monte appena sopra Barge.


Qui siamo dalle parti di Paesana. 

E qui, sotto le nubi, Cavour e Bagnolo Piemonte. In altro, a sinistra Pinerolo. Un po' sulla destra l'Abbazia di Novalesa. Se ci credete.
...
Ha persino nevicato un pochino, su in montagna. 
Il 2 e il 3 di gennaio. 


Qui mia moglie che tapina sotto la neve. 
Dopo la neve, comunque, siamo ritornati alla situazione precedente: 


Con il sole e una temperatura mite in montagna e la Gehenna giù in città. 
Nota a margine, il margine bianco che si vede sui fianchi delle montagne è - di nuovo - formato da nubi basse. 
...
Comunque sono tornato. 
Aaarghhhh...
Ho millanta cose da fare sul piano personale e cominciare il lavoro per la prossima ALIA. 
Da leggere ed eventualmente editare un paio di racconti. 
Da scovare una copertina appena decente.
Compiti da far tremare i polsi, sperando di sopravvivere a questo inverno di scarto. 
In chiusura una foto della mia cana che, coraggiosamente, ci ha accompagnato in montagna: 


L'espressione è la solita: «O mi porti fuori o mi dai da mangiare. O anche tutti e due»