28.9.19

Il Mare Obliquo 34

 
Il rapporto tra Teardraet e Lie Maldanea procede tra l'indifferenza e una curiosità reciproca inesauribile. L'incontro con un gruppo di musici è un'occasione per conoscersi un po' di più, anche se non si tratta di un'esperienza del tutto piacevole.

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Il gruppo di musici entra esitante ma con una modesta solennità nella piccola sala adornata delle armi più antiche della Casa di Teardraet, accolto dal silenzio che scende improvviso nel piccolo gruppo di cortigiani.

– Salute a Voi, Signore di Baran e Verhida, salute a Voi, Lie Maldanea di Casa Wessiun, salute e felicità a voi tutti dame e gentiluomini. – Il piccolo musico, un Boldhovin vestito con una sgargiante giubba gialla con grossi alamari, troppo luccicanti per essere d'argento, si inchina un paio di volte socchiudendo gli occhi, come se la luce delle lampade fosse troppo forte per i suoi occhi del colore del peltro.

– Grazie. Altrettanto sia per te e per i tuoi compagni.– Con serietà ironica Teardraet si inchina leggermente a sua volta. – Qual motivo vi ha spinto ad abbandonare le calde terre dell'Isola dell'Ermellino per venire a suonare sotto i cieli grigi del Nord?

– Quale ragione muove ogni creatura sotto ogni cielo? La fame, mio signore, il desiderio di tenere più a lungo possibile il corpo unito all'anima, cosa che potrà apparire volgare ai Sapienti di Dancemarare, dei quali per nostra buona ventura ignoriamo le opere.

Una risata si leva dal gruppo di cortigiani mentre il Boldhovin estrae dall'interno della giubba un piccolo flauto con il quale accenna un'aria veloce che accompagna con il movimento rapido dei piedi. Dopo un paio di battute a seguirlo è il direttore della piccola orchestra, Mastro Hàlua, un musico dalla pelle abbronzata dal sole, vestito della lunga tunica dalla rigatura sottile tipica degli Uhban. Questi impugna uno strano strumento che Lie Maldanea, che non ha mai perso di vista l'Uomo dal momento del suo ingresso nella sala, ha mentalmente definito "un'arpa a manovella con zucca". Il suono prodotto dallo strumento assomiglia al canto di un coro a bocca chiusa: a tratti nasale, esitante, in altri momenti aperto, potente, simile ad un profonda vibrazione che sorga dalla profondità della terra. Con poche, lunghe note il musico crea un potente sostegno alle scintillanti variazioni del boldhovin seguite poi dal contrappunto di un flauto ad ancia e dal ritmo cupo di un tamburo basso.

La fine dell'esecuzione è segnata da alcuni passaggi velocissimi condotti sulle scale diminuite della musica Uhba, poco nota a Nord del Drew, ed è accolta con applausi e mormorii di ammirazione da parte del piccolo gruppo di ascoltatori.

Senza nemmeno il tempo di riprendere il fiato i musici attaccano un secondo pezzo, un'interpretazione molto personale di una ballata tradizionale delle Isole del Golfo di Dwyn.

– Cosa ti sembra di questi musici? – Si china a chiedere Teardraet a Mastro Nerubavel, seduto di fianco a Maldanea, approfittando di un momento di riposo della piccola orchestra.

– Fembrano molto abili. Difgraziatamente ciò che odo io non è alla portata delle voftre orecchie e temo che renderebbe la mufica inattefa per gli fteffi mufici, fe poteffero udirla con le mie orecchie.

Teardraet sorride. – Spero che non si tratti di una sofferenza, ciò che ti infliggo. E Voi, Lie Maldanea, cosa mi dite?

La giovane Syerdwin annuisce. – Sono molto bravi, secondo il mio parere poco erudito. Molto vivaci senza essere volgari. Anche presso casa Wessiun vi era l'abitudine di tenere concerti. Più impegnativi o forse dovrei dire più inutilmente noiosi. Ma la mia opinione non è di quelle che finiscono sui libri, temo.

Le opinioni che terminano sui libri raramente sono le più interessanti, Lie Maldanea. – Commenta Aue Bediun, Ministro di Teardraet. – Per quanto mi riguarda direi che questi musici hanno abbondamente meritato alcuni buoni pasti ed una piccola scorta di denaro per i tempi difficili.

Teardraet non risponde alle frasi del suo ministro, improvvisamente serio, come se un ricordo molesto l'avesse allontanato da lì. 

 

Maldanea osserva per un attimo il volto del marito senza stupore per poi rispondere con un cortese cenno di assenso alla proposta di Bediun. Ormai ha imparato a non provare più ira o smarrimento per i bruschi salti d'umore del Conte-Mago al pari dei suoi pochi cortigiani: il maestro d'Armi Wensaaliun, il Messo della Casa Irqu Tanidiun, il Consigliere Personale Doghiun e gli altri tre consiglieri della Casa con le proprie dame.

I musicisti riprendono posto al centro della sala e dopo un ampio inchino si preparano a riprendere il concerto.

– Mastro Hàlua, conosci il Lamento di Quimby? – Li interrompe bruscamente Teardraet.

Il capo dei musici alza il capo dalla sua strana arpa e fissa gli occhi scurissimi in quelli del Conte-Mago. – Sì, signore.

– Sai anche eseguirlo?

– Certo. Tuttavia non desidero farlo.

– Nemmeno se fossi certo che questa è la mia volontà?

Mastro Hàlua si alza in piedi lentamente guardando fisso davanti a sé. Dopo una lunga esitazione replica: – Ne sarei dolente ma nemmeno in questo caso, signore.

Teardraet lo guarda fisso. – Lo sai che in questo modo mi sfidi, Mastro Hàlua?

L'uomo risponde con un breve cenno di assenso.

– Bene, allora. Procedi pure con i temi che avevi scelto. – Conclude Teardraet dopo un lungo attimo di silenzio. – Sarò lieto di ascoltare.

Con un'evidente espressione di stupore il musico torna a sedersi e afferra il suo strumento quasi con sollievo, come se non ci fosse che quello in grado di rassicurarlo sulla verità delle cose.

Ma la richiesta del Conte-Mago ed il successivo diverbio ha incrinato la magia della musica della piccola orchestra, che nella seconda parte del concerto suona senza estro né allegria, commettendo molti piccoli errori e limitando al massimo le parti virtuosistiche.

Al termine del concerto i musici si ritirano salutati da un applauso affrettato e deluso del piccolo pubblico.

– Bediun! – Chiama il Conte-Mago non appena la corte di Baran e Verhida è rimasta la sola occupante della sala.

– Sì Signore?

– Ti prego di raddoppiare qualsiasi beneficio o pagamento tu abbia deciso a favore dell'orchestra di Mastro Hàlua

Se Bediun prova stupore per quella decisione non lo mostra minimamente. – Mi sembra un provvedimento molto opportuno, Conte Teardret. – Si limita a commentare.

– Ti prego anche di esprimere loro la mia stima oltre che per la loro evidente maestria, anche per il rispetto che portano alla propria arte. Un bene raro di questi tempi.

– Sarà fatto, conte.

Teardraet si guarda intorno rasserenato, soffermandosi sui volti incerti o compiacenti dei membri della propria corte.

– Lie Maldanea, vi chiedo l'onore di accompagnarvi nei vostri appartamenti.

La dama Syerdwin sembra riprendersi da un sogno ad occhi aperti ed esita per un attimo prima di rispondere.

– Certo. Ma se la mia risposta fosse negativa potrei forse averne benefici maggiori, cosa dite Ministro Bediun?

Questi sorride educatamente. – Non saprei cosa consigliarvi, Lie Maldanea.

– Potete accompagnarmi Conte Teardret. Ubbidirò al mio cuore, non seguirò le bizzarre vie dettate dall'intelletto. – Maldanea si inchina leggermente. – Vi ringrazio Conte.

Teardraet annuisce rigido e la affianca mentre abbandona la sala. 
 





– Mi accorgo che la mia condotta non ha trovato la vostra approvazione, Lie Maldanea.

La giovane Wessiun accarezza Difiduanna, come di consueto appollaiata sulla sua spalla, lancia uno sguardo distratto sui ritratti appesi nel lungo corridoio che unisce le tre ali del palazzo.

– Non potete accettere di vivere senza inutili tormenti conte Teardraet?

Il Moeld scuote lentamente il capo. – Ogni cosa deve avere un termine, Lie Maldanea. Ogni divertimento, ogni passione. Perché accettare che sia la cieca mano di una morte idiota a porre termine ad ogni cosa? Perché non provocarla, precederla, ridicolizzarla? La musica vive per il tempo che qualcuno la esegue e viene udita, poi, come un ricordo, tace fino al prossimo risveglio. Ma cosa ne è delle ballate che più nessuno canta o ricorda? Dove finiscono? Non sono dunque morte e defunte come tutte le creature che nessuno ricorda più, il cui nome coperto di polvere cade senza risonanza?

– E voi credete che affrettare il termine, la fine, sia un modo ragionevole per scongiurarla? Non vedete a quali perversioni del pensiero conduce la vostra intelligenza?

– Queste perversioni sono una compagnia abituale per me, Lie Maldanea. Vivere a lungo significa rassegnarsi ad una lunga solitudine. Questi pensieri sono i fiori che nascono da un terreno così arido. Non vi chiedo di amarli né di comprenderli. Vi chiedo al massimo la stessa condotta ostentata da Aue Bediun: una condiscendenza ironica, temperata dal denaro che riceve dalla mie casse.

Lie Maldanea si blocca di colpo. – No. Sapete che non è possibile, e non mi avete condotto fin qui solo per chiedere la mia complicità. Potete mentire a voi stesso fino a questo punto?

– Posso, Maldanea. Posso essere molto infelice tentando di non esserlo. Vi prego di non continuare questa inutile discussione. Adesso terminerò di accompagnarvi ai vostri appartamenti, vi saluterò con la consueta cortesia che ben conoscete e potrò tentare di dimenticare le vostre parole.

– Cos'è il Lamento di Quimby? – Chiede all'improvviso Maldanea.

– Lo ignoro.

– Capisco. Credo che questo sia per voi uno scherzo.

– Una sfida, nulla di più. Mastro Hàlua poteva ammettere di non conoscerlo, poteva eseguire un cosa qualunque, oppure poteva tenere l'atteggiamento che ha tenuto, l'unico degno di stima e considerazione. Tutto qui.

– Se considerate il mondo come un teatro di pupazzi finirà per stancarvi, conte Teardraet.

– Può essere già accaduto. Buona giornata Lie Maldanea.



2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Sto recuperando, per adesso complimenti!

Massimo Citi ha detto...

@Nick, sei uno sventato, ma lo sai che ne ho ancora altrettanto da pubblicare... un'altra trentina di episodi... In ogni caso ti ringrazio di cuore, sperando che il resto sia almeno all'altezza.