31.1.17

Il narcisismo maligno di Donald Trump


Trump ha appena cominciato e già turba i sonni del mondo. 
Con il suo incredibile blocco degli arrivi da sette paesi musulmani, promulgato senza escludere le green card ovvero chi lavora negli States da tempo – da cui infinite grane per i poliziotti – e non includendo paesi altrettanto musulmani ma presso i quali Donaldo ha proprie rappresentanze commerciali o diretti interessi, paesi come l'Arabia Saudita, la Turchia, l'Egitto, gli Emirati del Golfo, il Pakistan o l'Indonesia, ovvero la nazione con la maggior percentuale di seguaci del Corano, ha immediatamente dimostrato che cosa si intende con la locuzione «Interesse privato in atti pubblici».
D'altro canto, con il genero Jared Kushner divenuto consigliere senior della Presidenza, direi che i nostri ricordi di un certo Silvio Berlusconi e delle sue ridicole «uscite» dalle sedute del governo quando si doveva discutere di temi che in qualche modo lo riguardavano, sono divenute innocue storielline da raccontare la domenica pomeriggio in un ricovero per anziani. 
Trump – da vero padrone delle ferriere – non ha la più pallida idea di come funziona una democrazia e, in definitiva, se ne frega di saperlo. L'importante per lui è il gesto marinettiano o l'osare d'annunziano, l'auto-lanciarsi sul mercato, pronto a essere fruito da un pubblico ingenuo, entusiasta, provinciale e desideroso di un qualche genere di consolazione dopo aver perso il lavoro, i risparmi e la possibilità di mandare il figlio al College. Trump in realtà non si preoccupare realmente che i suoi ukase entrino definitivamente a far parte della legislazione statunitense, l'importante è che appaiano e che provochino un'adeguata quantità di rumore e di polemiche. Lo scontro è la vera passione di Trump, la trasformazione dello polemica politica in guerra più o meno violenta. Poter annoverare avversari e alleati e schierarsi contro i primi. 


I nemici di Trump – divenuti nemici dell'America – sono (alla rinfusa): i cinesi, i radical-chic, i paesi musulmani (quelli che non commerciano con lui), i poveri che sperano in un sistema sanitario efficiente, i newyorkesi, i californiani, i mangiacrauti (tedeschi) e i mangiaranocchie (francesi), Michael Moore, i messicani e i canadesi, i giudici non ubbidienti, i sudamericani, i coloured, gli immigrati latinos non cubani, la Silicon Valley... e qui mi fermo non perché ho finito i nemici di Trump ma per non scrivere un elenco interminabile. 

Tra gli amici di Trump si segnala comunque un certo Stephen Bannon, capo strategia della Casa Bianca, ovvero un genuino nazista della Virginia come da scheda linkata. Pare essere sua l'idea geniale di impedire ai musulmani dei sette paesi orfani di imprese trumpesche di accedere negli USA. 
Ma se Bannon ha avuto l'idea è stato Trump a firmare l'ordinanza, quindi la responsabilità è, in ultima analisi, sua. 
Per descriverlo in un suo articolo un giornalista americano, Robert Kuttner, ha utilizzato una categoria tratta dal DSM:

Nel 1984, lo psichiatra Otto Kernberg ha descritto una malattia conosciuta come Narcisismo Maligno. A differenza del narcisismo comune, si tratta di una grave patologia.
È caratterizzata dall'assenza di coscienza, da una patologica ricerca di potere e grandiosità e da un'inclinazione sadica alla crudeltà.

Direi che non c'è molto di più da aggiungere. 
Alla prossima.


2 commenti:

Glò ha detto...

Fb è tutto uno schierarsi tra chi irride Trump e chi minimizza le sue scelte e decisioni, non so più che pensare...
Tu dici (e io concordo) che è lo stesso T. a creare appositamente scontro e fermenti, altri che sono i gli avversari perdenti e i media a farlo.
In questa totale confusione c'è davvero da temere il peggio.

Massimo Citi ha detto...

@Giò: onestamente ho molti dubbi che siano i nemici di Trump a organizzare casini come quello del Muslim Ban... poi. ovviamente, quando il tuo nemico si sbaglia ne approfitti ma nulla più di questo. Ho spesso la sensazione che i giornali diano molto spazio alla manifestazioni contrarie e Trump, anche a rischio di pomparne la riuscita, ma i media sono fondamentali in democrazia – con tutti i problemi e gli equivoci che creano o favoriscono – mentre Donaldo, che non li ama, è un vero, genuino pericolo per la democrazia.