18.9.14

Fili, ragni, ragnatele e un vecchio romanzo


Non è che mi sia successo nulla, ultimamente, ma ho bisogno di un minimo di tempo per riflettere e provare a buttare giù due righe, tempo che apparentemente mi scivola via dalle dita tra una commissione, un impegno, le piccole incombenze familiari, la madre vedova, le mie disordinate letture e dozzine di altre impedimenta che mi impongono di rimandare - ancora per un'ora, per una mezza giornata, fino a domani - la mia stesura di un post degno di questo nome. 
Esiste sempre la possibilità di predefinire il proprio post scrivendolo qualche tempo prima e creando un meccanismo a orologeria grazie al quale il post uscirà nel momento X, ma io non sono un tipo previdente e non sono mai riuscito a predefinire il momento dell'uscita. Senza contare le volte che google mi ha tradito o che, più semplicemente (o più realisticamente), non sono stato capace di far partire il post quando doveva. 
Risultato finale, sono di nuovo qui con un paio di segnalazioni di valore dubbio e molto poco di originale. 
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Come sono i vostri rapporti con i ragni?
Non scherzo. I ragni intesi come piccole creature a otto zampe che tessono ragnatele con le quali acchiappano mosche o altri insetti per poi mangiarseli - anzi succhiarseli - poco alla volta. 
I ragni sono bestie longeve, i primi ragni ritrovati come fossili risalgono infatti al Siluriano, qualcosa come 420 milioni di anni fa, roba che i famosi dinosauri al confronto sembrano giovincelli senza futuro. 
Non vi sono simpatici? 
Beh, non va. 
Io ho sempre avuto una certa inconfessabile simpatia per i ragni che avevano, per me, oltre a un aspetto francamente buffo il grosso pregio di acchiappare e uccidere le zanzare, le vespe e altri insetti che da bambino mi spaventavano non poco. Ricordo che avevo già allora l'abitudine di dedicare il tempo a guardare un ragno intento a tessere una ragnatela e tuttora, quando trovo un esemplare introdottosi furtivamente in casa, specialmente in montagna, lo acchiappo sotto un bicchiere rovesciato e lo libero nel prato, facendo molta attenzione a non danneggiarlo. Ogni anno i ragni eliminano migliaia di tonnellate di insetti e io non ho voglia di pensare che cosa ne sarebbe del nostro mondo senza i ragni.  
Tutta questa premessa è per presentare un post uscito recentemente sul blog di Silvia Treves (che poi sarebbe mia moglie, inutile nascondersi), intitolato «Sottile ma resistentissima. Come una tela di ragno», dove la sottilcreatura[1] dimostra un'aracnofilia di diversi gradi maggiore della mia, fino al punto di costruire un album di foto di ragni con alcune foto personali (sue). 
Ne consiglio volentieri la lettura sia per motivi di informazione/ formazione che per soddisfare qualche curiosità illecita. In particolare suggerisco un passaggio sul sito cinebloggando, riportato nell'articolo, dove potrete disgustarvi e/o terrorizzarvi con alcune immagini di grandi ragni cinematografici. 
...

E parlando di ragnatele invito i pochi interessanti a sintonizzarvi sul sito di Consolata Lanza (amica personale e collaboratrice di ALIA, anche qui inutile nascondersi), dove la titolare del sito spende qualche parola di elogio verso il mio UKR, uscito da Dudag più o meno un anno fa.
No, non si tratta di quel genere di elogio peloso che chiunque scriva è sempre pronto a tributare a un collega, sia pure della domenica come il sottoscritto, ma è una vera e propria rapida recensione che fa venire l'acquolina in bocca. Giuro, è riuscita a far venire voglia di leggerlo persino a me [2]. 
Non è la prima volta che leggo una recensione a qualcosa che ho scritto e c'è sempre una punta di curiosità nell'accostare parole spese da qualcun altro su qualcosa di proprio. L'aspetto maggiore di tale curiosità - a parte un po' di naturale e inevitabile narcisismo - è la sorpresa nel vedere se e come il recensore ha colto qualche aspetto del testo, se ha capito qualcosa - ovvero se si è permesso al lettore di capire o lo si è malaccortamente sviato - e se, in sostanza, il libro appare come lo si vede e come lo si è scritto o se la sua apparenza è tragicamente (o insperabilmente) diversa da come si credeva. Mi è capitato di scoprire che per taluni lettori il mio testo conteneva temi e aspetti che non sapevo di aver inserito, un sovrapporsi e un intricarsi di spunti e paesaggi che per pochi istanti riuscivano a suggestionare anche me, creandomi l'illusione di un libro infinito nel quale era possibile leggere qualsiasi cosa... 
Poi scendevo a terra e concludevo che era la fantasia del lettore ad aver inserito quei misteriosi e meravigliosi passaggi che io non ero stato in realtà capace di scrivere. E speravo che nessuno si alzasse e dicesse ad alta voce: «Ma io non ci ho visto nulla del genere, qui dentro...».
Posso comunque affermare con gioia e soddisfazione di essere stato stroncato senza pietà da Maurizio Maggiani e da Aldo Busi. Sì, lo so che i due si ritengono due genii che il mondo non si merita, ma comunque è per me fonte di piacere sapere che non sono piaciuto a cotanti personaggi. 
Ma, per concludere il discorso, posso affermare che Consolata ha colto con assoluta precisione alcuni degli aspetti principali del libro, restituendomi un UKR asciutto, pulito, veloce e potente. Una soddisfazione di quelle che migliorano nettamente una giornata. 

[1] Una sottilcreatura (di Nettuno) era un extraterrestre terrorista folle e simpaticamente criminale di un racconto di Sheckley letto in gioventù. Non posso essere certo di Sheckley mentre sono abbastanza certo che mia moglie sia in realtà - anche somaticamente - una delle sottilcreature in oggetto.
[2] In realtà, come mi capita di solito, ho un ricordo insieme vago e maledettamente preciso del romanzo - che non ho più guardato un volta liberatomene - e, come penso capiti a tutti coloro che hanno qualcosa di pubblicato, non sono certo che il libro, lasciato in solitudine, non abbia iniziato a mutare

8 commenti:

AlmaCattleya ha detto...

Ciao! Scusa per l'intrusione, ma mi è stato segnalato il post per un motivo semplice: a me i ragni piacciono tantissimo!!! Li vedo come degli artisti.
Inoltre ho dedicato a un ragno un blog, anzi a una bambina ragno che si chiama Aulonia.
Se ti va, ti allego il link:
http://aulonia.blogspot.it/search?updated-max=2011-01-29T16:42:00-08:00&max-results=7&start=42&by-date=false (è la prima pagina)
L'ho scritto come se fosse un blog personale, una storia che piano piano (molto piano) si forma.
Ciao e in bocca al lupo per tutto

Nick Parisi. ha detto...

Io apprezzo moltissimo i ragni, sono creature meravigliose.

Massimo Citi ha detto...

@AlmaCattleya: niente scuse, è un piacere averti qui. Ho visto il tuo blog e mi sembra molto in tema (;-)
Dai un'occhiata al sito di Silvia: può darti nuove idee su come funzionano i ragni "reali", Grazie della visita!

Massimo Citi ha detto...

@Nick: tutti i peggiori difetti, comunista, napoletano e - peggio di tutto - amante dei ragni. Magari ti piace anche l'horror e il cinema anni '50.
Sei un vero nemico della Patria.

AlmaCattleya ha detto...

Ti ringrazio tanto e darò di certo un'occhiata.
Ti lascio con questa poesia di Emily Dickinson:

The Spider as an Artist
Has never been employed –
By every Broom and Bridget
Throughout a Christian Land –
Neglected Son of Genius
I take thee by the Hand –

Il Ragno come Artista
Non è mai stato impiegato -
Da ogni Scopa e Servetta
della Cristianità -
Figlio Negletto del Genio
Ti prendo per Mano -

Emily Duckinson, 1873

Massimo Citi ha detto...

@AlmaCattleya: grazie, apprezzo molto la Dickinson.

consolata ha detto...

La sfasatura tra quello che si scrive e quello che recepiscono i lettori (quando esistono!) è uno dei grandi misteri, dei massimi crucci e anche delle fonti di sorprese più stimolanti. Io ho da lunga pezza rassegnato le dimissioni quanto a esegeta di quello che scrivo - tanto si sa che scrivendo, anche di fantascienza o di cucina, zompan fuori certe cose che lo scrittore manco sa di avere dentro mentre gli altri le vedono benissimo. Come avere un foruncolo sul naso e non saperlo perché non ci si specchia mai. Baci e abbracci e grazie per UKR.

Massimo Citi ha detto...

@Consolata: mi piace l'idea del foruncolo sul naso, rende bene l'idea di ciò che ci si porta dietro, emerge scrivendo e che ignoriamo. In questo senso scrivere ha anche il grosso pregio di regalarci una tridimensionalità che poco altro può regalare. Il che spiega, però, anche certi inspiegabili attacchi di narcisismo che colgono che scrive ed è - anche poco e male - letto. In questi casi può essere raccomandato, almeno per me, leggere qualche pagina di Saramago o di Mo Yan, tanto per scendere coi piedi per terra.