10.2.12

Elmer...


«Come, con ciò che ti succede ti preoccupi di pubblicare un racconto? 
Non soltanto ciò che accada a te - che sarebbe già sufficiente, per carità - ma anche tutto ciò che sta accadendo: le condizioni metereologiche, le condizioni sociali, quelle economiche, quelle esistenziali e psicologiche...»
Beh, e io cosa posso farci?
Sgolarmi da questo blog per ottenere l'accordo - prevedibile - di quattro amici? 
Volantinare per la strada? Affiggere manifesti in libreria - finché esiste? Improvvisarmi hacker senza competenze né cognizioni? 
No, meglio parlar d'altro. Anche perché l'unica altra cosa che so fare è scrivere. 
«Scrivere... mah, mah, mah...»
Ma vai a...
...
Questo racconto è apparso a suo tempo su LN-LibriNuovi, numero 3 dell'estate 1997. In coda al fascicolo, com'era antica tradizione della rivista. Non è un racconto serio, sia chiaro, ma un semplice gioco nato dagli esercizi sui tempi verbali nati nel seminario (autogestito) di scrittura creativa che si teneva nei locali della libreria. 
Più che una celebrazione del sottoscritto ha la funzione di ricordare altri momenti ed altri tempi. Momenti felici, non è vero Roberto? 
Buona lettura a tutti. 
...

Elmer, i tempi mancanti e la fine dell'Universo

- Io oggi uscirò e poi rientrerò dalla finestra!
Sua moglie, Rita, non sollevò neppure la testa dal libro. - SEI uscito poco fa e adesso SEI rientrato dalla finestra. Fai sempre confusione, Elmer.
Elmer si infilò tutte e due le mani in tasca e sporse in avanti il mento. Non sembrava un tipo aggressivo, nonostante tutto, solo un filino esasperato. - Ma non ho detto che non uscirò mai più e non rientrerò mai più dalla finestra, mi pare. Se l'ho già fatto ciò non significa che non lo farò più. Non è vero?
- Beh, allora dovresti dirlo che vuoi farne un'abitudine. Niente di male.
- NON voglio che sia un'abitudine. O forse tra un po' lo vorrò ma...
- Tra un po' cosa significa?
- Bah, qualche minuto, o forse un'ora, o magari tra cinque anni.
- Tra cinque anni... In un futuro remoto. Curioso, non esiste il futuro remoto, mentre il passato remoto...
- Quello sì. Esiste. Io uscii e rientrai dalla finestra.
- ... uscii dalla finestra ecc.
Elmer non rispose. Anzi, non risponde. La finestra si specchiava negli occhiali di Rita, di forma rettangolare se considerata nella sua sede abituale, il muro, e allungata e curva negli occhiali della moglie.
- Il futuro remoto potrebbe essere una cosa tipo: io vorrozzi, o io vorrongo o io vorrorrò. - Elmer prendette una sedia, (la sedia si lasciò prendere), si sedette e si sedò. (temporaneamente).
- Vorrorrò va bene. - Rita si guardò le dita come per controllare se ci fossero ancora tutte. Nella mano destra sì, piegate ma tutte. La sinistra non si seppe, probabilmente mai. (Ma la Sinistra non si sa né sa, probabilmente, mai).
- E allora provo. - Disse Elmer. - Io vorrorrò che diventi un'abitudine rientrare e riuscire dalla finestra, conciossiacosachè abbia abitato al piano rialzato in due camere cucinotta abitabile riscaldamento autonomo, vista sulla collina - quando non c'è nebbia - affarone disponibile subito chiamare al 0337/211290.
- Ma sei sicuro che lo vorrorrai? Non si può mai sapere cosa si possa volere o desiderare in un remoto futuro. Forse sarebbe più prudente...
Elmer sorrise saputo. - Ci vorrebbe un condizionale futuro, un CONDIZIONURO. Bello eh?
- Già, adesso coniugamelo. Almeno provaci, dai. Giuro che poi mi metto la giarrettiera e lascio che tu mi spii da sopra l'armadio.
- Non si dovrebbero dire queste cose quando ci sono i lettori.
- Ma poi i lettori li mando via.
- Se è così. Ci proverò. - Elmer guardò verso il soffitto. - Poi quando lei si mette... insomma poi, è veeeeero che ve andaaaaateeee?
- Ti si sono allungate le vocali, Elmer.
- Me le ha prestate una bambina, era per provarle. Effettivamente sono un po' lunghe. Non mi stanno bene?
- Nemmeno un po'. Me lo fai il condizionuro, allora?
- Io vorroratti? Io vorrorrozzi? Io vorrorroi?
- Io vorrorroi è perfetto. Ti piace di più la giarrettiera azzurra o quella nera?
- Nero, sempre nero, attizza il desidéro.
- Aspetta che me lo scrivo. No è perché... Ma dovranno lasciare aperto il foglio, altrimenti se lo piegano, si sta stretti (... «mi piace stare stretto a te»...) Sì, va bene, ma è buio e tu come la vedi la giarrettiera al buio?
- Si potrebbe tentare di diventare personaggi di un romanzo. Potremmo mettere un avviso: "Elmer e Rita ragazzi di trentasette e trentaquattro anni offronsi come protagonisti (... «è sufficiente personaggi» ...) Sì, va bene... Si offrono come personaggi o protagonisti per romanzo di formazione, avventura, sperimentale ecc. ecc. Tassativamente esclusi i romanzi autobiografici e sentimentali. Telefono solo ore pasti tzzz tzzz tzzz.
- Esclusi anche quelli pornografici.
- Beh, ma...
- Esclusi.
- E se...?
- Se l'autore lo chiede, va bene. Ma non di più di una volta ogni cinquanta pagine. E niente cose strane. E poi anche i romanzi si chiudono. Bisognerebbe diventare personaggi di un quadro o di un film. - Rita estrae l'orologio dal panciotto del gilet di Elmer. - Si è fatto tardi.
- Già, fuori c'è ancora luce, ma è solo perché non è cambiata la descrizione.
La luce nella stanza dolcemente declinava. Gli ultimi raggi di sole illuminavano tiepidi le scarpe lucidissime di Elmer.
« tiepidi, curioso, avrei giurato fosse inverno.» Pensò Elmer.
- Ti sei lucidato le scarpe, stamattina, bravo. Comunque adesso si è fatto davvero tardi. - Commentò Rita. - Si è fatto tardi e tu non hai ancora finito la tua frase.
- Aspetta. Dunque: Io vorrorroi che uscire e rientrare dalla finestra diventasse un'ab....
- Un'ab?
- Sarà giusto usare diventasse?
- E un Congiuntivo futuro?
- Un CONGIUNTURO? Potente, come dire...
- Diventossèro?
- Io vorrorroi che uscire e rientrare dalla finestra diventossèro un'abitudine carina e... Ma, un momento, io non voglio che diventi un'abitudine. Nemmeno tra cinque anni o tra sei mesi o tra vent'anni (...«trapassato futuro»... mormorò Rita) non me ne frega niente di farlo, io voglio salire sull'armadio e spiarti mentre...
- Basta, Elmer. E poi c'è un problema.
- Quale problema?
- Senti?
Nell'ingresso la pendola battè dodici rintocchi.
- E allora? - Elmer non capiva e continuava a sorridere. - E allora? É mezzanotte, anzi lo era, e questa notte... La cantava Fred Buscaglione.
- Tu non sei uscito e rientrato per la seconda volta dalla finestra, nonostante tu l'abbia detto. C'è una contraddizione insanabile, lo capisci?
- Cristo, è vero. E quindi?
- Eeeeeh...
- No!
- Temo che...
- Cazzoooooooooo!....
Il tempo di un sospiro e l'universo (il loro universo, per fortuna), con calma rassegnazione e una certa eleganza si piegò su stesso fino a scomparire con un delicato "Plop", come una bolla di sapone risucchiata nella cannuccia.
In quanto al lettore non piegò il foglio, ma Elmer non riuscì ugualmente a vedere Rita con la giarrettiera nera. Perlomeno non in questo racconto. Ed è un peccato perché Rita ha due (o forse tre o cinquantacinque, nessuno l'ha scritto) bellissime gambe.







5 commenti:

cily ha detto...

Davvero spassoso...
Mi piace moltissimo il futuro remoto "io vorrorò" e anche il congiunturo...
Ottimo racconto da leggere bevendo un caffè mentre i cuccioli dormono tutti e due (MIRACOLO!).

Un'ultima considerazione.
Lo sai vero che ci sono delle cose molto sfiziose(il foglio piegato, le vocali da provare etc) che hai messo tutte insieme in un racconto breve senza preoccuparti di "sprecarle" (come sempre!), tirando fuori un racconto saporito e denso e che invece Ciccio Baricco avrebbe usato e annacquato per scrivere un intero libro? ;)

Cily

Massimo Citi ha detto...

@Cily: ogni tanto capitano inaspettati ma pochi momenti di pace, non è vero? Mi fa piacere di averti fatto compagnia. In quanto a «sprecare» è una tendenza da scrittore ignoto. Se fossi pagato forse anch'io... no, sono troppo egocentrico e non ce la farei a risparmiarli per il prossimo libro. In ogni caso, a parte tutto, sono piccole cose che passano in mente scrivendo, nulla a che vedere con i lussuriosi fondali di un CiccoBaricco.

gelostellato ha detto...

Carino, sì!
Grazie per la lettura domenicale :)

Nick Parisi. ha detto...

Letto anche io. Non potevo certo mancare. ;)

Massimo Citi ha detto...

@gelostellato e nick: sono contento vi sia piaciuto come piccola compagnia domenicale. In fondo molto di ciò che si scrive non potrebbe né dovrebbe ambire ad altro che a fare compagnia. Lo so, ha un sapore di casalighitudine, ma anche passare il tempo letterario a minacciare il suicidio e a praticare la depressione non mi sembra un bel programma. Soprattutto poco interessante, alla lunga.