19.8.11

A proposito di Coralinda


Avevo promesso alla fine di luglio di pubblicare un eBook, me lo ricordo. 
Un piccolo romanzo scritto per mia figlia e regolarmente rifiutato da importanti editori. Bene, oggi è il 19 agosto e del romanzo non c'è traccia. 
Male, molto male.
Beh, sono andato via per qualche giorno.
In luoghi dove non c'era la connessione wi.fi.
E quand'ero a casa mi sono occupato di altre cose. Ho letto, studiato, mi sono informato, ho cercato di capire che cosa stava accadendo. 
Insomma, ho fatto qualcosa di simile a delle ferie. 
Ma non dovete pensare che mi sia dimenticato di Coralinda. Ho imparato a usare calibre per ottenere un eBook dal testo, con qualche inevitabile piccolo e grande problema che ho dovuto risolvere. Adesso ho qui sul PC una copia - ancora provvisoria, ma leggibile - del testo in formato eBook. Non sono bravo, lo so, ma cerco di cavarmela come posso. 
Adesso il mio problema è quello di pubblicare il testo in un formato ragionevole, gratuito e facilmente accessibile per tutti. Ho visitato alcuni siti cercando di farmi un'idea del servizio offerto. Entro la prossima settimana spero di riuscire (finalmente) a pubblicare il mio Coralinda. Intanto, così per stimolare un pochino la curiosità generale, ho pensato di pubblicare un frammento tratto da pagina 42. 
Perché proprio pagina 42?
Beh, perché 42 è un numero oscuramente importante (vero Piotr?) e poi perché si trova grosso modo a metà del romanzo (in questa impaginazione, perlomeno) e può dare un'idea se merita o meno leggere anche il resto. 
Rimanete collegati, presto arriverà anche l'eBook!
Ovviamente qualsiasi suggerimento o consiglio sarà il benvenuto.

...
Finora Somma Zero si è mantenuta fedele alla sua politica. Ma non essendo un'ingenua ha dato ordine a gruppi scelti dei suoi di tenere d'occhio le civiltà umane, lasciando credere ai grandisuole che l'unico interesse delle blatte stesse nell'immondizia e nella sporcizia che gli umani erano così abili a produrre in grandi quantità.
Da qualche tempo, tuttavia, Somma Zero comincia a sospettare di aver sbagliato tutto e che, tirate le somme, avesse ragione la precedente regina-madre.
"gente così grossa, così troppamente grossa pensa di essere importantemente importante"
"sporco, sporco, sanno produrre soltantemente sporco. Per fare una minimamente cosa ne sciupano altre dieci."
"stupidi, sono propriamente stupidi, sono capaci di portare in giro soltantemente i loro grossamente piedi e le loro teste vuotamente vuote."
Le frasi della precedente regina-madre, compresi gli avverbi che sostituivano imparzialmente aggettivi e congiunzioni, le tornano spesso in mente, soprattutto all'inizio della giornata. Da quando, poi, il lago Sognamacchia è diventato una pozzangherona puzzolente dalla quale escono senza sosta mostriciattoli di ogni tipo, Somma Zero si sta chiedendo se non sia il caso di impiegare il resto della sua vita (altri ventiquattromila anni circa) a sterminare l'umanità schiacciandola sotto i piedi dei suoi Bekamuti. 
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8 commenti:

Piotr Rezierovic Silverbrahms ha detto...

Pagina42 sembra sommamente interessante, mio maxamente Max. Congiuntamente alle 41 precedenti e alle altrettantemente conseguenti, da grandisuole qual sono, attendo sperabilmente Coralinda. Anche perchè 42 è Risposta a Domanda Fondamentale, ma ha sensatamente senso soprattutto quando fraternamente accompagnato da altri numeri numerici. Orsù.

Massimo Citi ha detto...

Ciao Piotr!
Vedo che hai intuito come parla la predecessora di Somma Zero. Non so, a me probabilmente sarebbe sempre piaciuto poter dire «Teste vuotamente vuoto» riferendomi a certi conoscenti o vicini di casa... In ogni caso presto arriverà il romanzetto. Abbi pazienza ancora qualche giorno. Ho ripreso a lavorare e ho un mezzo miliardo di cose e cosucce rimaste da fare dalla fine di luglio.

Anonimo ha detto...

Mi associo all'orsù del mio collega... insomma, parto per le mie vacanzine senza averlo visto, accidenti...

Fran

Massimo Citi ha detto...

Accidenti, accidenti, accidenti... Contavo di pubblicare Coralinda entro domani. Se te ne vai prima - tipo stasera - scrivimi subito, ti invio Coralinda almeno in formato .pdf. Fammi sapere! E grandissimi auguri di buone vacanze.

Piotr Rezierovic Silverbrahms ha detto...

(1/2)
Mio caro Max,
qui c’è evidentemente qualcosa che non va. E purtroppo per te (e per tutti noi), non è in Coralinda che c’è la magagna, ma in tutto quello che porta Coralinda ad essere un e-book gratuito.
Non ho assolutamente niente contro la scrittura e lettura gratis, ci mancherebbe. Scrivo testi in rete più o meno da quando Internet è uscita dal CERN, e la quasi totalità della mia produzione è (e resterà, temo) gratuita. Però qualche domanda Coralinda la accende per forza. Siamo entrambi lettori, qualifica indispensabile e irrinunciabile per provare a parlare di libri; e possiamo provare a riepilogare cosa uno cerchi in un libro. Per “cercare qualcosa”, in questo caso, intendo solo quel poco che basta a convincermi di acquistarlo, non una regola filosofica: ebbene, la risposta più semplice è “basta che mi piaccia un po’”. E va bene. Può piacermi qualsiasi cosa, anche l’autobiografia di Lavitola edita dalle Edizioni Paoline, e tutto sommato è compito dell’ufficio marketing degli editori capire se quello che mettono in stampa io avrò voglia o meno di comprarlo. Però, porcaccia miseria zozza, è anche vero che un lettore legge, e nel farlo impara a leggere meglio, a selezionare: e questo succede per forza, anche se un lettore non vuole. Insomma, se da piccolo vai al cinema a vedere “Vacanze di Natale” e ti esalti per le tette al vento della gnocca di turno e per le sonore scorregge del comico grassoccio, poi cresci, e “Vacanze di Natale 32” non lo vai a vedere più (a meno che tu non vada al cinema una sola volta all’anno, proprio per vedere tette e sentire scorregge). E non so se andrai a vedere Cameron o Lars von Thiers, Sorrentino o i fratelli Cohen, ma in ogni caso eviti De Sica e amici.
Ora, è evidente che le librerie sono piene di libri omologhi a “Vacanze di Natale”: anzi, forse la cosa è un po’ peggio, perché in un cinema si proietteranno quanti? trenta, cinquanta film al massimo in un anno, mentre in libreria i titoli sono migliaia: e quindi si formano le sezioni, con un sacco di peculiari e specifici “Vacanze di Natale” per ogni sezione. E ci si abitua. Reparto gialli: qui troverò descrizioni precise e un po’ dialettali di provincia italiana, o qualche freddo ispettore scandinavo, o al limite il solito giornalista-detective di Chicago. Saggi politici: qui Vespa, tremila giornalisti, ottocento portaborse, tutti pronti a spaventarmi con qualche riassunto di lezioni che ho già vissuto in diretta (e allora a che mi serve il riassunto)? Libri per bambini, ragazzi, adolescenti: qui si potrebbe quasi provare a fare uno studio comparato tra la prosa usata e l’età presunta del lettore, a prescindere dalla storia. In fondo è giusto, almeno in questo caso, ma ecco, il punto è il solito. L’offerta è prevedibile, pacifica: e forse è vero che la maggior parte dei recensori non leggono ciò che recensiscono, se le cose stanno così. E probabilmente la gente compra solo quello di cui conosce, in un certo senso, già il contenuto, la storia, la lingua.
Coralinda no. La prima cosa che ho pensato dopo averlo letto è che era il frutto di tutta una serie di equilibri complicati, che io non credo sarei riuscito a mantenere per un intero romanzo. Per un racconto, forse, ma per un romanzo no. E poi mi sono chiesto se mentre mantenevi questi equilibri lo facevi con la fatica che immagino, o se invece il crinale ti si apriva davanti lineare, senza sforzo. Coralinda è un regalo, ma è anche una storia. È destinato, almeno formalmente e in prima battuta, ad una persona dall’età complicata, perché è quell’età stessa ad essere crinale, quell’età in cui non puoi più rifugiarti in una sintassi e in un lessico elementari, ma non puoi neppure strizzare gli occhi agli accademici con riferimenti dotti e sottili.
(continua nel post seguente)

Piotr Rezierovic Silverbrahms ha detto...

(2/2)
(continua dal post precedente)
Coralinda è un libro di fantasia – cazzarola quanta ce ne deve essere voluta – ma vuole essere metafora, e questo è un altro confine, anzi un doppio vincolo: puoi far scendere animali nelle fogne, ma devi tener viva sempre la doppia lettura, quella fantastica dei gatti che parlano e quella metaforica dei topi di fogna a due zampe che insozzano il mondo (e mica tutti si chiamano Swift); e con tutti i rischi che la cosa comporta, perché quasi ogni azione deve mantenere entrambe le valenze. Per di più, la metafora non è banale metafora, ma è satira: quindi c’è in vincolo autoimposto del vetriolo, e quello esterno della riferimento alla cronaca.
Tutto un gioco di equilibri. Ma anche e soprattutto un gioco tout court: e mantenere l’ordito e lo spirito giocoso, vista la destinazione e la destinataria, dev’essere stata la fatica più grossa.
Ora, come scrive Massimo Citi è cosa naturalmente opinabile: a me capita di apprezzarlo parecchio (“In controtempo”, lo confermo adesso che è passato del tempo, resta un gran bel libro che meriterebbe una tiratura ad almeno quattro zeri), ma c’è ci potrebbe trovarlo troppo lontano dal mainstream, troppo “legato alle sue passioni di genere”, potrebbe dire il famoso agente marketing della Grande Casa Editrice, come il fantastico, la fantascienza, la satira politica. Però, anche in questo caso, la profondità giocosa di Coralinda – che va ben oltre anche il livello della satira – è cosa che può vedere chiunque, anche uno come me che non fa certo il critico di mestiere. E nel contempo diverte.
E allora c’è davvero qualcosa che non va. Cosa si dice sempre all’amico che si vede restituire il manoscritto rifiutato dal lettore d’una casa editrice? Si dice sempre “Non pensarci, e consolati: più della metà delle cose che trovi in libreria sono molto peggio del tuo libro”. Lo si dice sempre, e spesso è anche vero. Non dovrò mica spiegare a te i misteri e gli obbrobri della distribuzione e dell’editoria, no?
Però, se non pubblicano Coralinda, allora c’è davvero qualcosa che non va, perché non è un libro banale. E se questo succede, ho paura che dipenda dalla caduta verticale dei toni di grigio, dalla perdita della capacità di leggere a più livelli, dall’abitudine alla fruizione arruffata, dalla mancanza crescente di giudizio e di pensiero critico. Qualcuno disse che si compra il tal giornale non per essere informati sui fatti, ma perché si vuole leggere quei fatti alla maniera in cui vuole sentirseli raccontare. Ribadire, confermare, rassicurare: e diciamocelo francamente, che altro può cercare, tanto per continuare l’esempio, chi ogni giorno spende più di un euro per comprare “Il Giornale”?
Se è davvero così, il futuro editoriale di Coralinda è segnato: perché Coralinda è invece un libro-crinale, un libro-ponte, sia dal punto di vista dello stile, sia da quello del contenuto. I commessi delle librerie Feltrinelli non saprebbero catalogarlo, non saprebbero in quale bancone metterlo. Ed è forse proprio per questo che rischi di non vederlo mai pubblicato.
Ma, come ho detto all’inizio, se non lo vedrai stampato, significa che c’è qualcosa che non va. Ma purtroppo non è qualcosa che non va in Coralinda, ma in Italia; o, se siamo particolarmente sfigati, nel mondo.
Ciao,
P.

Massimo Citi ha detto...

«...ho paura che dipenda dalla caduta verticale dei toni di grigio, dalla perdita della capacità di leggere a più livelli, dall’abitudine alla fruizione arruffata, dalla mancanza crescente di giudizio e di pensiero critico.»
Eccomi servito. Uno invita un lettore a un commento su un libro letto e ne riceve (gratis) un affilato e penetrante commento sullo stato attuale delle cose.
Retoricamente, che dire?
Non posso che confermare tutto ciò che affermi, lasciando per il momento perdere «Coralinda». Anch'io ho spesso la sensazione che si vada perdendo l'abitudine a riflettere su se stessi e a ponderare prima di aprire la bocca. Ho il dubbio che buona parte di ciò che si legge sia in primo luogo chiamato a confermare noi stessi e la nostra personale weltanshauung. D'altro canto non viviamo in un mondo dove chi produce si industria a offrirci ciò che ci riteniamo ci piaccia? O ciò che si ritiene debba piacerci? Il superIo viene umiliato, l'Id occupa ogni piccolo spazio e in mezzo a tutto ciò l'Io, dimenticato, tace.
Stando così le cose non mi sorprende che Coralinda non trovi un editore, anche perché il suo autore, il sottoscritto, non è che si sia poi ammazzato di fatica per trovarlo. Ma non per snobismo e nemmemo per una sorta di aristocratico distacco. No, mi avrebbe fatto piacere trovare un editore ma virata la boa dei cinquanta - e non lontano quella dei sessanta - ho semplicemente deciso che non meritava sbattersi più che tanto per vedere il proprio nome scritto insieme a quello di Feltrinelli, Rizzoli o Mondadori. Ho un altro lavoro, per quanto complesso e insicuro, e posso sfogare la mia insana mania per la scrittura rifilando i miei parti ai passanti.
Mi fa molto piacere ciò che mi scrivi, davvero, e posso assicurarti che il gioco di equilibrio non è stato poi così inavvertito. D'altro canto davo settimanalmente un capitolo al piccolo mostro - ora grande e splendido mostro - e accoglievo tutti i dubbi, le perplessità, gli entusiasmi e le delusioni. È stato grande scrivere su commissione e lavorare per un solo lettore. Il grande mostro ama tuttora «Coralinda» e soprattutto mi unisce virtualmente al personaggio.
Cosa posso volere di più? :)

Piotr Rezierovic Silverbrahms ha detto...

Hai ragione, non c'è niente di più da chiedere a un libro. Vedi? C'era anche quest'ulteriore equilibrio, che non conoscevo: quello della scrittura come dialogo. E' veramente una cosa bella, Max: una cosa che nessun editore al mondo può provvedere, anche fosse disposto a farlo.
E, da lettore, sono molto contento d'aver fruito - anche se solo come occasionale spettatore d'angolo - di questa bella storia.