È un po' difficile riprendere a scrivere sul questo blog quando si ha la sensazione che le cose stiano correndo troppo velocemente, che la situazione precipiti con una rapidità inattesa.
Esagero?
Me lo auguro.
Ma il problema è la sensazione che ogni giorno le cose slittino senza ritorno verso un gradino più basso.
Provate a ripensare a ciò che riempie i giornali ogni giorno.
Agli insulti a un'etnia o a un popolo, che siano i «porci» romani o i «ladri» Rom.
Alle insinuazioni sul possesso o meno di una casa.
Ai deputati pagati perché passino dall'altra parte.
Alle rovine de L'Aquila che tali rimarranno, a quanto pare, a lungo.
Alla scuola deturpata dai ridicoli simboli leghisti. Detto per inciso la svastica nazista aveva una storia molto più ricca e una grafica decisamente più notevole di un risibile fiorellino da esercizio con il compasso.
Al cemento che avanza, agli omosessuali picchiati, alle donne vendute ai sessanta-settantenni cocainomani, alle tangenti proprie e improprie... e mi fermo qui.
Tutte cose che in altri tempi avrebbero suscitato furiose esistenze, vivaci polemiche, rabbie che sarebbero esplose per le strade e in TV.
Ma non ora.
Ora non più.
Ci abituiamo. Chiniamo la testa.
«Con la testa vuota si annuisce meglio», come ha scritto qualcuno su uno striscione affisso sul retro della facoltà di fisica.
Con la testa vuota, si può aggiungere, e il portafoglio pure.
L'ha scritto di recente l'IRES-Cgil. Negli ultimi dieci anni gli stipendi dei dipendenti sono diminuiti di 5.000 e passa euro.
E così sorge la necessità di fare cassa. Di vendere i beni di famiglia, raggranellando qualcosina per spese impreviste. Vendersi l'oro.
Vicino a dove abito - quartiere di civile abitazione, zona Nizza - hanno aperto di recente tre negozi specializzati nell'acquisto di oro. Tre, in un quadrato di 200 m2 di lato.
L'oro si è molto rivalutato, di recente, causa crisi economica. Commerciare in oro conviene, molto di più di quanto convenga venderlo.
Cosa metterà la gente nei cassetti svuotati, nei piccoli , nascosti anfratti, nei miniscrigni dove conservava l'orologio d'oro ricevuto dal nonno nel giorno della comunione o la collanina ricevuta dalla zia per il proprio compleanno?
Altro denaro che passa di mano, dal moribondo ceto medio alla classe di neofeudatari che ha comprato l'Italia. Coloro che promettono di scacciare i Rom che minacciano i nostri cassetti ormai vuoti, l'oro che non possediamo più.
Quelli che i vecchietti stupidamente indignati per «le nigeriane che salgono sul pullman con la carrozzina» voteranno ancora.
E ancora.
Senza riuscire a capire chi li sta derubando.
Esagero?
Me lo auguro.
Ma il problema è la sensazione che ogni giorno le cose slittino senza ritorno verso un gradino più basso.
Provate a ripensare a ciò che riempie i giornali ogni giorno.
Agli insulti a un'etnia o a un popolo, che siano i «porci» romani o i «ladri» Rom.
Alle insinuazioni sul possesso o meno di una casa.
Ai deputati pagati perché passino dall'altra parte.
Alle rovine de L'Aquila che tali rimarranno, a quanto pare, a lungo.
Alla scuola deturpata dai ridicoli simboli leghisti. Detto per inciso la svastica nazista aveva una storia molto più ricca e una grafica decisamente più notevole di un risibile fiorellino da esercizio con il compasso.
Al cemento che avanza, agli omosessuali picchiati, alle donne vendute ai sessanta-settantenni cocainomani, alle tangenti proprie e improprie... e mi fermo qui.
Tutte cose che in altri tempi avrebbero suscitato furiose esistenze, vivaci polemiche, rabbie che sarebbero esplose per le strade e in TV.
Ma non ora.
Ora non più.
Ci abituiamo. Chiniamo la testa.
«Con la testa vuota si annuisce meglio», come ha scritto qualcuno su uno striscione affisso sul retro della facoltà di fisica.
Con la testa vuota, si può aggiungere, e il portafoglio pure.
L'ha scritto di recente l'IRES-Cgil. Negli ultimi dieci anni gli stipendi dei dipendenti sono diminuiti di 5.000 e passa euro.
E così sorge la necessità di fare cassa. Di vendere i beni di famiglia, raggranellando qualcosina per spese impreviste. Vendersi l'oro.
Vicino a dove abito - quartiere di civile abitazione, zona Nizza - hanno aperto di recente tre negozi specializzati nell'acquisto di oro. Tre, in un quadrato di 200 m2 di lato.
L'oro si è molto rivalutato, di recente, causa crisi economica. Commerciare in oro conviene, molto di più di quanto convenga venderlo.
Cosa metterà la gente nei cassetti svuotati, nei piccoli , nascosti anfratti, nei miniscrigni dove conservava l'orologio d'oro ricevuto dal nonno nel giorno della comunione o la collanina ricevuta dalla zia per il proprio compleanno?
Altro denaro che passa di mano, dal moribondo ceto medio alla classe di neofeudatari che ha comprato l'Italia. Coloro che promettono di scacciare i Rom che minacciano i nostri cassetti ormai vuoti, l'oro che non possediamo più.
Quelli che i vecchietti stupidamente indignati per «le nigeriane che salgono sul pullman con la carrozzina» voteranno ancora.
E ancora.
Senza riuscire a capire chi li sta derubando.
4 commenti:
Nel passato recente la vendita dell'oro è stata la spia di uno scivolamento verso il basso, di un nuovo punto di non ritorno: l'oro alla patria, con tutta la sua retorica d'accatto. E l'oro ceduto dagli ebrei per salvarsi e comprato a prezzi stracciati dagli "altri", non solo i fascisti e nazisti "attivi", ma quelli della zona grigia, forse incapaci di "fare del male", ma portati a voltare la testa dall'altra parte, e a non chiedersi da dove veniva quell'oro. Quelli della zona grigia, insomma.
Ho l'impressione fortissima che il futuro sia grigio. Non nero, (non così nero e non subito, almeno) ma grigio. Grigio per il nostro sfinimento che non ci lascia la forza di incazzarci, per l'ignoranza di troppa gente che non "sa", non si documenta e quindi non è ancora troppo allarmata. Grigio per la mancanza di una linea di resistenza salda, di un chiaro "oltre questa NO". Una cappa di delusione che ci è poco a poco scivolata sulle spalle. Pesa, e tanto, ma piano piano ci siamo abituati a portarla. Non ce ne accorgiamo nemmeno più.
OK, premesso che io l'unico oro che ho da vendere, è quello di Capitan Findus...
Premesso ciò, dicevo, ciò che mi colpisce sempre, di questi negozi - che stanno spuntando un po' ovunque, occupando il guscio vuoto di vecchie attività defunte - è il cartello, l'insegna.
"Compro oro".
Che suona definitivo.
Quasi aggressivo.
Niente chiacchiere, nente cortesie, niente finezze.
Ce l'hai l'oro?
Io lo compro.
E fuori dai piedi.
@Silvia
È probabilmente paradossale ma più la situazione si fa pesa meno la gente ha il desiderio, la voglia, la volontà di ribellarsi. Più facile fare esercizio di acquiescenza, di umiltà, di rassegnazione. La zona grigia nasce da lì. E dal silenzio talvolta interessato, talvolta semplicemente beota degli oppositori ufficiali.
...
@davide
Io ho venduto tutto il mio oro a 21 anni per comprarmi uno stereo... I negozi di acquisto di oro sono lì per una funzione vergognosa, più o meno come i monti dei pegni. Non contano che uno possa ritornare, a meno non sia un topo d'appartamento. In ogni caso meglio non farsi notare e bisbigliare: «questa spilla vale al massimo 15 euro al grammo...». Ti pago (poco) e fuori dalle balle.
Ho letto da qualche parte, e forse ho anche conservato il ritaglio, di un paio di scarpe, piuttosto economiche, che contengono nella suola un rilevatore di metalli: per rastrellare la spiaggia alla ricerca di oggetti preziosi senza farsi sgamare. Persi magari dai turisti russi, gli unici doviziosi abbastanza da non scavare una trincea con la paletta in caso di smarrimento di un lingotto da collo. Proposta: compriamocele tutti, poi organizziamo gite al mare con passeggiata sulla battigia, e alla sera ci dividiamo i proventi. Così potremo smetterla di lamentarci sempre noi comunisti, e praticare la sana politica del fare. E l'aria fresca fa bene anche al cervello, passano le idee nere e ci prepariamo a affrontare il futuro da ottimisti, con l'oro che avanza. E loro che sono già avanzati, e non si riesce proprio più a liberarsene.
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