Ormai arrivati praticamente tutti i libri per il Natale è forse il momento di provare a tirare le somme - tendenziali - di un fine anno molto "diverso" dai soliti, segnato da una crisi dalle dimensioni ancora non del tutto definite e che peserà non poco sugli acquisti di tutti.
Un'occhiata a "Bookshop" - ahimé deturpato in copertina da una foto di Sandro Bondi - può essere di una qualche utilità, particolarmente l'articolo che riguarda la Fiera di Francoforte e il suo risultato per le case italiane. Ebbene, secondo «Bookshop» gli italiani questa volta si sono mossi in modo intelligente e accorto, preoccupandosi essenzialmente di vendere piuttosto che di acquistare a ogni prezzo ragionevole o irragionevole il best-seller di successo. Buona nuova che, se ovviamente mette in rilievo i mezzi ridotti dalle grande case editrici italiane, evidenzia anche uno degli elementi fondamentali del nuovo corso italiano: il lancio e il sostegno agli autori di casa. Basti pensare a Paolo Giordano e ai suoi numero primi per capire quanto "pesino" ormai gli autori italiani nel panorama editoriale. Non è ovviamente un problema di qualità - sulla quale anche nel piccolo mondo di LN-LibriNuovi il libro di Giordano ha provocato qualche discussione - ma di un problema puramente di mercato. Giordano (ma anche Fogli, Camilleri, Carofiglio, Vitali, Manfredi tanto per citare gli autori in classifica) è in grado di "reggere" il mercato straniero? O, semplicemente, il suo libro e il suo stile sono ottimi per il mercato italiano e basta?
Comunque sia l'aria che tira è quella di una certa larvata tendenza all'autarchia. I best-seller locali costano meno, questo è sicuro, e un autore "cresciuto" in casa è una sicurezza anche per il futuro.
Ex-allievo di Baricco e della scuola Holden, Giordano viene comunque a dirci che il passaggio attraverso le «scuole»per chi intende "esordire" direttamente nella serie A del libro è fondamentale, praticamente irrinunciabile. Notizia non esattamente buona per tutti coloro che non hanno né il tempo né la voglia e ancora meno il denaro per passare alla Holden… A loro resta comunque la possibilità - Patrick Fogli prima di esordire con Piemme si è sempre occupato di computer - di battere la via del giallo, del thriller, del mistery tutti generi che in questo momento godono comunque di una vita ricca e felice.
Tutto questo significa un miglioramento, un passo avanti per la letteratura italiana? Difficile dirlo. Il libro di Giordano ha una dimensione personale-familiare tutto sommato piuttosto comune nella tradizione italiana degli ultimi cinquant'anni, questo è indiscutibile, ed è onestamente difficile definirlo una fatto nuovo. Più "nuovi" in questo senso sono gli autori teenager che negli ultimi mesi hanno pubblicato romanzi Fantasy. Teenage-Fantasy, chiamiamola così. Fresca, un po' ingenua e inevitabilmente ispirata ai maestri del genere, a cominciare ovviamente da Tolkien. Sono romanzi un po' "riservati", in realtà, nel senso che chi li compra e li legge ha all'incirca la stessa età degli autori. Anche qui voler parlare di valore letterario è almeno arduo. Resta il fatto che un romanzo scritto da un giovanotto diciassettenne costa decisamente meno all'editore della traduzione di un romanzo straniero scritto da qualcuno che non sta più o meno consciamente imitando Tolkien...
Autarchia, si diceva.
Effettivamente il numero di titoli tradotti è in diminuzione. Di qualche piccolo punto percentuale, certo, ma in maniera sensibile. I nuovi autori italiani hanno qualche spazio in più, parrebbe. Se vengono dalla Holden o da qualche altra scuola di scrittura o se hanno 16-17 anni e una fissazione per Tolkien partono comunque avvantaggiati. In alternativa possono dedicarsi al noir (qualsiasi cosa significhi) con qualche fondata speranza di giungere alla pubblicazione.
Un quadro comunque complesso e aperto a molte interpretazioni... In ogni caso non troppo diverso, per lo meno in apparenza, da quello straniero.
5 commenti:
Massimo, un altro post pessimista, proprio adesso che il calendario insiste nel dire che è dicembre e le strade sono tutte illuminate.
Siccome a me il periodo natalizio piace molto, soprattutto la tanto maltrattata parte commerciale che mi offre una scusa per comprare oggetti e dolciumi per tutte le persone a cui voglio bene, ci ho messo un bel po' prima di scrivere un commento... però adesso lo faccio, e non ha niente a che vedere con la premessa del commento (sono prolissa e devo fare premesse, perdonami).
Trovo che lo spunto più interessante di questo post sia il fatto che finalmente qualcuno scriva a chiare lettere che sia necessario frequentare dei corsi e studiare per diventare scrittori. Insomma, assistiamo giornalmente al massacro di grammatica e sintassi, ci vuole coraggio a dire ai diciassettenni moderni: "va bene, anche tu puoi diventare famoso, ma nota bene, perfino Tolkien era uno STUDIOSO di LINGUISTICA, ti toccherà imparare qualcosa."
@Fran
Ma il libro di P. Giordano lo hai letto? Perle del calibro di "occhi spalancati come due oceani" e simili. Per favore, lasciamo perdere. Che occorra prima leggere molto e studiare è verissimo. Non tutti è detto che, pur facendo le suddette cose, imparino a scrivere. Il best seller dell'anno lo conferma.
No, certo che non l'ho letto, io mica sono una scrittrice :-)
A parte gli scherzi, "diventare famosi a tutti i costi" sembra l'unica cosa interessante per il quindicenne odierno, e mi sembrava se non altro decente ricordare che non si diventa scrittori senza uno sforzo serio. Un corso e uno studio, non leggere un bignamino, ecco...
Tra l'altro se non sbaglio Massimo ne parlava in uno dei suoi articoli sull'editoria...
Caro Massimo Citi,
scusami se ti scrivo a sproposito, ma, poiche' ho nuovamente avviato il dibattito sulla ''vexata qaestio'' del pagamento delle opere agli autori sul blog ''Letteratitudine'', vorrei informarne te e i tuoi ''aficionados''. Sarei felice di sapere come la pensa un libraio.
Saluti Cari
Sergio Sozi
Poi, intervengo a proposito: studiare grammatica e sintassi e frequentare le ''scuole di scrittura'' odierne (cosa molto recente, sappiamo) son cose diverse. Io consiglierei i giovanissimi di studiare l'italiano a SCUOLA e a CASA e di scambiare opinioni con coetanei, adulti, insegnanti e, se possibile, con scrittori di una certa esperienza.
E questo, aspettando che risorgano i caffe' letterari di una volta, che erano aggregazioni ottime e spontanee.
Saluti Cari e Auguri Natalizi
Sergio Sozi
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