23.1.08

A che cosa serve un editore? Capitolo 3


Sono contorto e quindi ritorno al primo post sul tema, ovvero al capitolo 1.
Ricordate? Elvezio Sciallis, lettore attento e acuto oltre che a sua volta autore, comunica a chiunque passi sul suo blog che non ha più intenzione di scrivere di libri editi a spese degli autori, autoprodotti eccetera. Una scelta che sembra andare nella direzione esattamente opposta alla scelta di autoproduzione che viene sempre più spesso adottata nel campo musicale e cinematografico.
Io, libraio e da lungo tempo collaboratore - oltre che editore, ma questo ha molta meno importanza - di una rivista di recensioni, non posso che dargli ragione. Assolutamente e completamente ragione.
Interrogo il me stesso di una decina di anni fa.
Che cosa avrei pensato di questo me stesso più vecchio, così reciso nel negare una possibilità a un nuovo autore?
Non troppo bene, certo.
«Bello st...zo».
Eppure penso di avere delle ragioni.
Altro passo indietro. Ricordate Viligelmo D. che ha speso cinque milioni per restare nessuno? Ho affermato che tale scelta smascherava un atteggiamento profondamente sbagliato nei confronti della narrativa.
Non sbagliato in un senso astrattamente morale. Siamo soltanto esseri umani, quindi lasciamo pure la morale a chi si illude di non esserlo.
Sbagliato nel senso di controproducente, ovvero autolesionista e ingannevole.
Perché controproducente?
Semplice. La fama di certi editori arriva ovunque. Essere pubblicati da uno di loro (ricordate "La Garaunta"?) è sicuro indizio quantomeno di un testo non curato né redatto o rivisto da nessuno che non sia l'autore o, al massimo, qualche amico o conoscente più o meno competente. Mentre scrivo mi basta alzare lo sguardo per vedere un mezzo scaffale carico di questo genere di libri inviati alla libreria o alla redazione di LN, libri mal impaginati, peggio corretti e con copertine nella migliore delle ipotesi artigianali, nella peggiore semplicemente grottesche.
Un aspetto importante ma spesso trascurato del libro è che esso è, entro certo limiti, un'opera collettiva, frutto del lavoro dell'autore ma anche di chi ne ha curato l'edizione, del correttore di bozze, del grafico che ne ha scelto la copertina, del tipografo che lo ha realizzato. In questo senso affidare il proprio libro a un editore di vanità (questa è la definizione corretta, anche se un po' deprimente) è un modo egregio per sprecarlo - se vale qualcosa - o per autoilludersi e non imparare nulla sulla natura dei libri se il libro non vale granché o non vale nulla..
La funzione di un buon editore possiamo dire stia tutta in questa capacità di trasformare un sogno grezzo sognato dal suo solo autore in un sogno che tutti abbiano potenzialmente la possibilità di sognare. La realtà è che spesso i libri autoprodotti nascono per la stragrande maggioranza già morti. Una volta assolta la loro breve funzione di autoillusione diventano come quei ritagli di giornale che raccontano della volta che si è vinta la gara di biliardo o si è vinto un premio per la ceramica, dimenticati in un album e da nascondere ai figli.
Scopo di un buon editore è pubblicare libri che non scadano.
Ma che cosa debbono fare gli autori che non riescono ad arrivare alla pubblicazione?
Autoprodursi?
Può non essere un'idea da buttare via.
Cito da un intervento di Davide Mana sul suo blog strategie evolutive:

. un titolo originale - credetemi, è di una difficoltà pazzesca.
. una bella copertina - assoldare un professionista per l'illustrazione potrebbe non essere una cattiva idea. Esistono siti nei quali artisti di professione e dilettanti mettono in mostra le proprie opere. Farci un giro e cercare contatti potrebbe essere una buona idea.
E poi necessario ricordare che una copertina non è semplicemente una figura con un testo appiccicato sopra, ma deve avere un certo design.
Scelta di caratteri (font, dimensione, colore, effetti), posizione dei diversi elementi e quant'altro è fondamentale - si può ammazzare un'immagine bellissima o aggiungere carattere ad una figura qualunque.
. editing e impaginazione professionali - un font di buon gusto, testo giustificato, interlinea che renda agevole la lettura, niente refusi, formattazione consistente…
Ne abbiamo già parlato ma lo ribadiamo: non limitarsi a Word o OpenOffice per preparare il testo finale, ma usare una cosa tipo LaTeX o Scribus.
Fin qui, per la parte di produzione del libro.
Lo scopo è quello di lucidare al massimo la nostra gemma, se vogliamo che brilli fra il pattume.
Veniamo ora alla promozione del nostro prodotto
. ISBN - primo e fondamentale accorgimento, distingue i libri seri dalle opere dei dilettanti. Costa, ma ci garantisce la rintracciabilità globale del testo; in questo modo anche le librerie on-line potranno ordinare e rivendere il volume.
. un sito di presentazione che riprenda illustrazione e design del volume, e che regali un capitolo in formato pdf e il wallpaper della copertina, per fare in modo che i lettori si facciano un'idea non solo della qualità del testo, ma anche della qualità dell'oggetto.
È probabilmente il caso di spendere 25 euro e comprarsi un dominio.
Il sito dovrà anche accogliere un calendario delle nostre apparizioni pubbliche (ne parliamo fra un attimo), e magari un po' di blog per informare lettori e curiosi delle nostre attività.
Non sarebbe male poi avere un booktrailer (lo si fa con flash o con synfig) breve e di buon gusto da piazzare in giro sulla rete… YouTube, MySpace, siti e blog di amici e supporter etc.
. sbattersi - a morte. Conferenze, presentazioni, saloni, sagre di paese, serate in parrocchia, corsi per i boy scout. Senza svendersi, ma bisogna essere presenti.
Si comincia in piccolo, ovviamente, ma poi ci si può allargare. Senza bruciare le tappe.
Serve a vendere più libri?
Non credo.
Ma conoscere di persona i lettori potrebbe aiutarci a capire perché certi elementi di ciò che scriviamo piacciono ed altri no.
E le nostre foto circondati dal pubblico faranno un figurone sul nostro sito.


E se invece si volesse proprio cercare un editore interessato?
Beh, ne parliamo nella prossima puntata...

2 commenti:

Davide Mana ha detto...

Posto copia su Alia Evolution....

Massimo Citi ha detto...

È il minimo, dal momento che buona parte del post l'hai scritto tu...