12.10.07

Uno sguardo unico

Questa è una fotografia scattata ai «Portici del libro». Il cugino It che appare dietro il bancone dei libri è mia moglie, Silvia. La mia complice nel mettere al mondo la creatura pestifera che appare alla fine di qst post. Fine della parentesi familiare.
Quando qualcuno tira fuori le foto della famiglia è possibile abbia cattive intenzioni. È vero, in un certo senso.
Riferisco qui di un paio di cose che mi sono capitate, rimarchevoli, almeno per me.
La prima: ho portato a termine la presentazione della quale ho sproloquiato nel post precedente.
È andata bene, anche se le copie vendute sono state in tutto due (2). I presenti, un manipolo di eroi dei quali ben cinque o sei non li conoscevo personalmente.
Mi hanno fatto notare che l'orario della mia presentazione era il più vigliacco possibile, ma non importa. In fondo sono uno scrittore periferico e sconosciuto, quindi è normale che mi abbiano cacciato in fondo alla lista.
Eugenio Pintore è stato un presentatore magico. Mi ha fatto chiacchierare ma senza eccessivi sbrodolamenti e mi ha fatto anche un paio di domande sulle quali temo di essere andato a farfalle. «Il tema del tempo nei tuoi racconti…»
Gesù, non ci avevo mai pensato. Mi venivano così.
Prova un po' a spiegare i movimenti che fai per andare in bicicletta o suonare uno strumento musicale. Prova un po'. Ricostruiscili mentalmente. Descrivili.
Ho remato parecchio ma qualcuno ha poi commentato che ho detto cose molto intelligenti. Qualcun altro che non era poi così chiaro ciò che volevo dire.
È possibile siano vere entrambe le cose.
Comunque provare a spiegare perché fai così, scrivi così e che cosa volevi dire è praticamente impossibile. Sei costretto a ravanare parole sempre con la sensazione che scrivere non ammette chiacchiere né spiegazioni. E questo lo sapevo già da me.
Ringrazio comunque di cuore il buon Eugenio che mi auguro di avere ancora come interlocutore. Io mi sono divertito, spero che anche per lui sia stata almeno un'esperienza decente...
La seconda cosa rimarchevole riguarda un amico, compagno di avventure letterarie, stimato traduttore, abile divulgatore scientifico e scrittore di talento.
Parlo di Davide Mana, membro di spicco della magica equipe di ALIA.
Sul suo blog (senza nemmeno avvisarmi) ha scritto:
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Ora, com’è il libro di Citi?
Beh, ragazzi, scucite i quattordici euro e leggetevelo.
E’ molto tascabile, piacevole al tatto, facilmente ottenibile on-line.
E’ meglio di un Urania, e non rischia di sfaldarsi per l’umidità.E’ meglio dei due terzi della narrativa che si pubblica nel nostro paese - ad esser conservativi nella stima.
E cosa sono, ormai, quattordici euro?
Se però volete sapere com’è leggere il libro di Citi…. ah, allora il discorso è diverso.
Cercate di ricordare, se ci riuscite, la prima volta che avete letto Ballard.O Jack Vance.O H.P. Lovecraft.O Haruki Murakami.
Badate bene, con questo non voglio dire che la scrittura di Citi assomigli in alcun modo - per forma o temi - a quella di Ballard, Vance o Lovecraft, o Murakami.
Massimo Citi è un autore maturo, con unproprio stile.
Come la Coca Cola è The Real Thing.
Ma la sensazione che si prova nel leggere queste storie è la stessa che si prova nel leggere l’opera di uno di quei colossi.L’impressione, fortissima, di trovarsi davanti a qualcosa di radicalmente nuovo e diverso da ciò che si è letto finora.
Qualcosa che diverrà un termine di paragone, un punto di riferimento.
E cosa si può desiderare di più dalla lettura, se non incontrare una prospettiva diversa.
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Bene. Davide ha fatto un centro pieno.
La cosa alla quale tengo di più è provare a fare qualcosa di originale. A essere, in un certo modo, unico. Ma non unico in senso stirneriano o per l'illusione di sentirmi un genio. Semplicemente perché unico è il mio sguardo (come quello di tutti) e unico è il mio modo di elaborare le esperienze. Nulla di più di questo, nulla di più di un tranquillo navigare nella vita di ogni giorno elaborandomi le mie personali cavolate e provando, in separata sede, a farne una storia, un luogo dove non sono mai stato, un'emozione che non ho provato così in quel momento.
Chi scrive ha l'obbligo morale di essere originale. Per fedeltà a se stesso. Tradire se stessi è il vero tradimento.

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