13.9.17

Parliamo di libri?


In questa lunghissima, rovente e minacciosa estate sono inciampato in un romanzo-fiume, La città del Cratere di Alastair Reynolds, più o meno 660 pagine stampate in spazio 1 e carattere max 10. L'ho acquistato e lo sto leggendo, nonostante abbia a suo tempo acquistato e interrotto la lettura a metà di Absolution Gap e sia riuscito a perdere – senza averlo letto – Redemption Ark. Questo parrebbe preludere a un giudizio negativo sui due romanzi in questione, ma sinceramente non mi sento di affermarlo. Diciamo che Absolution Gap supera di molto le mie capacità intellettive o, perlomeno, la capienza del mio cervello nell'immagazzinare nuovi personaggi. Ma questo La città del Cratere non sembra essere eccessivamente affollato e si lascia leggere senza eccessivi problemi. Quanto alla sua riuscita, beh, sono a pagina 545 e finora non si è ancora sciolto nessuno degli interrogativi via via seminati attraverso le sue pagine, ma la vicenda sembra avvitarsi come è giusto e necessario e quindi spero in un finale memorabile. 
Spero. 
In ogni caso mi sento di suggerirne la lettura pur se non ancora terminato. La vicenda della flotta delle astronavi generazionali e dell'eccezionale / abominevole Sky, per quanto risulti la storia parallela e (finora) minore – anche se evidentemente chiamata a riunirsi a quella di Tanner Mirabel – ha una potenza narrativa non piccola e sprigiona un grado notevole di suggestione. 

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Un libro terminato e che mi ha profondamente colpito, divertendomi e insieme sollevando inquietanti interrogativi, è Un miliardo di anni prima della fine del mondo di Arkadi e Boris Strugatzki, pubblicato per la prima volta nel 1976 e tradotto da Paolo Nori per Marcos y Marcos nel 2017. 


«Un miliardo…» l’abbiamo sempre considerato tra i nostri romanzi preferiti, perché era come un pezzetto delle nostre vite, molto concreto, molto privato, pieno di persone concrete e di avvenimenti reali. Come si sa, non c’è niente di più piacevole che ricordare i propri guai quando son poi andati a finir bene (Boris Strugatzki)

Così scrisse fratello Boris nella presentazione del loro romanzo, un romanzo per il quale i due fratelli furono costretti a rompere il contratto con Aurora, la casa editrice che aveva commissionato loro il testo a a farlo pubblicare – a puntate – da un rivista. In apparenza nelle pagine sonnolente, piene di té, caffé, liquori, cucine trascurate e studi professionali improvvisati e disordinati non c'è e non c'era molto di temibile o di pericoloso per il defunto regime sovietico, tanto è vero che il romanzo non fu proibito né sequestrato, ma ciò non toglie che il testo dei fratelli Strugatzki possegga un "sottotesto", come lo chiamano i due fratelli, che ha qualcosa di sottilmente inquietante per chi lo legge. L'esistenza possibile di un'entità come «L'universo Omeostatico» [L'omeostasi, è la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità interna delle proprietà chimico-fisiche che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale stato di equilibrio deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso dei precisi meccanismi autoregolatori] e il complotto che parrebbe complicare l'esistenza degli scienziati – impedendo loro di dedicarsi alle loro ricerche utilizzando qualsivoglia sistema, dall'alcool a misteriose donne che tendono a scomparire dopo averli irretiti – è chiaramente un'assurdità. O no? Ne siete assolutamente certi? 
I fratelli Strugatzky ne dubitano, come fa supporre il romanzo,  e evidentemente si permettevano qualche dubbio anche sugli orizzonti progressivi del socialismo reale. 
Un romanzo divertente – a tratti sinceramente spassoso –, ricco di dialoghi vivaci, condotti nell'appartamento di Maljanov, disordinato studioso rimasto solo per l'estate e nelle cui stanze si susseguono discussioni, confessioni, rammarichi, dubbi, lamentele, lasciando al lettore, spettatore di un'assurda recita teatrale, una costante e imprecisa sensazione di indefinito allarme. Davvero un piccolo capolavoro. 


Costellazione familiare, di Rosa Matteucci, è il racconto di una perdita, in apparenza. La perdita della madre e, in precedenza, del padre, narrati con «il consueto, lucido puntiglio e con quella lingua ardita e immaginosa che è soltanto sua», come recita la seconda di copertina. La madre, in particolare, è un soggetto poco comune:

…Aborriva il parafernalia di melensaggini da donnetta piccolo borghese, compresa la sottomissione servile al marito e ai figli. La funzione della maternità, a suo avviso, faceva della donna un mero contenitore biologico, equivalente a un sacello usa e getta, e non era mai stata una libera scelta. Per questo motivo, e non perchè fosse una Crimilde, detestava i pargoli, le facevano ribrezzo. 

In compenso ella ha un'inesausta passione per i cani, le cui esigenze prevalgono costantemente su quelle della figlia, disprezzata per le sue bieche esigenze umane come mangiare e per la sua adolescenza maldestra e intollerabile, dotata com'è di «due tettone enormi, escrescenze che disgustarono mia madre, teorica del seno-coppa-di-champagne» e per il suo carattere timoroso, furtivo, incerto e disgraziatamente proclive a preferire il padre, individuo capace di rovinare più e più volte la famiglia con le scommesse e il gioco d'azzardo ma che ama sinceramente la figlia. 
La protagonista, la figlia poco amata e ancor meno apprezzata dalla madre, conduce una vita misera e disordinata, continuando a disprezzare il proprio corpo e talvolta animata e insieme ridicolizzata dalla frase della madre: «Ricordati che sei una bambina tedesca». Si aggrega a un gruppo psicodrammatico dedito all'astrologia – La Costellazione familiare – guidato dal «facilitatore» Renato Wok, vaga per la campagna in compagnia del cagnetto materno e nel frattempo elabora mentalmente a getto continuo immagini salvifiche della morte della madre, dopo la dipartita del padre in un incidente automobilistico.
Il tempo passa e finalmente Raffaella, madre recalcitrante, viene ricoverata in un ricovero per anziani, dove non si dà comunque per vinta e lascia che il suo carattere indomito e superbo prevalga sulle abitudini del mesto luogo:

Ogni pomeriggio, verso le diciassette e quaranta, mia madre centellinava l'aperitivo, come sua sempiterna abitudine. Volle anche patatine, mandorle salate e olive, tutto un repertorio di porcheriole atte a suscitare la sete. Era talmente malridotta, in ogni caso, che poteva soddisfare qualunque suo desiderio. 

Giunge infine il giorno della scomparsa della madre, che lascia la giovane prostrata e confusa. Ma un'appartenente al gruppo della Costellazione le dimostrerà che, in fondo, sua madre in qualche modo bizzarro e personale l'amava e che, nonostante tutto, lei era importante.
Un romanzo esagerato, in qualche caso confuso e disperato, come è costume di Matteucci, ma che tra un sorriso e l'altro riesce a rappresentare la profonda ambiguità del rapporto tra madre e figlia. Un romanzo che regala una curiosa, divertita tristezza. 

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Avrei voluto parlare di Domani il mondo cambierà di Michael Swanwick, ma debbo ammettere che non è affatto facile farlo.  Sicché decido che è meglio ridargli un'occhiata e parlarne su queste pagine in altra occasione.
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Per chiudere vi propongo un brano di musica classica, una passacaglia in sol minore per clavicembalo di Haendel. Il motivo della sua presenza in queste pagine è legato al lavoro su ALIA Evo 3.0, lavoro che sto conducendo in contemporanea alla pubblicazione su questo blog. 
Un brano musicale che vi ritornerà in mente quando leggerete il lungo racconto di Maurizio Cometto ivi contenuto. Buon ascolto!

 

10 commenti:

Senzapre7ese ha detto...

La città del cratere mi tentava, ma mi sono lasciato scoraggiare dalla mole. Pur non avendo letto niente di Reynolds, sospetto che non sia per me (ho iniziato Il prefetto, ma un capitolo è troppo poco per esprimere un giudizio).
Invece non vedo l'ora di leggere il racconto di Maurizo Cometto, come sai la musica è la mia grande passione. :-)

Maurizio ha detto...

Grazie Massimo. Tra l'altro, voglio leggere un libro degli Strugatzky il prima possibile. Derek, spero apprezzerai il racconto e l'antologia intera.

Massimo Citi ha detto...

@Senzapre7ese: effettivamente non posso onestamente dire di essere rimasto soddisfatto dal buon Reynolds. Non gli mancano le idee, per carità, ma i personaggi appassionano poco e procede per accumulazione, senza riuscire a trovare un elemento drammatico che colpisca fino in fondo. Questo sembra essere il destino anche della Città del cratere che sto conducendo straccamente alla fine. I suoi libri sono impressionanti, non c'è dubbio, ma le dimensioni non corrispondono alla qualità. My 2 cents, ovviamente. Quanto al racconto di Cometto è relativamente breve – 34 o 35 pagine – ma estremamente abile nella costruzione. e la passacaglia di Haendel vi ha un ruolo nient'affatto secondario.

Massimo Citi ha detto...

@Maurizio: il libro degli Strugatzky è strano, per molti versi deludente – ci si attende la materializzazione degli alieni da un momento all'altro – ma si rivela potente nelle pieghe prese da quelle che sembrano parole scambiate casualmente. Uno dei pochi libri che ho letto che merita una seconda lettura.
Il brano di Haendel ha qualcosa di cinematografico, come una colonna sonora perfetta per ciò che avviene. Hai pensato di dedicarti al cinema? *_*

Maurizio ha detto...

@Massimo: si, anche se non capisco come mai nessun produttore di Hollywood mi abbia ancora telefonato. ;-) Il brano di Haendel mi è stato suggerito da un amico, esperto di musica classica; andava a pennello come data di composizione e, quando l'ho ascoltata, ho capito che era giusta anche come atmosfera evocata.

Orlando Furioso ha detto...

La tua minirecensione del libro degli Strugatzki mi ha così "poco" colpito che l'ho ordinato su amazon non appena terminato di leggerla (prima ancora di leggere i commenti!) Sento che lo amerò, il libro :)
Anche ciò che ci dici sul libro di Matteucci mi affascina e m'attira... ma sto comprando davvero una marea di libri (siamo sul compulsivo andante/pericoloso) e, per ora, "me lo segno" soltanto. Ma "me lo segno" con più d'una stella.
Tra parentesi adoro, e invidio (parecchio) la tua capacità di riassumere in poche righe l'atmosfera di un libro, le tematiche e ciò che si chiama banalmente "riassunto". Rasenti, permettimelo, la perfezione. (Se l'invidia potesse colpire, proprio adesso dovresti sentire una bella fitta da qualche parte; fammi sapere :DD )
Il brano musicale lo ascolterò più tardi da casa.
Grazie per le sempre preziose segnalazioni.

Massimo Citi ha detto...

@Maurizio: il tuo problema è quello di scrivere in italiano, problema che condividiamo in molti in un paese di semianalfabetismo di ritorno. Comunque l'abilità non è quella di conoscere il brano giusto per un testo ma quella di riconoscerlo.

Massimo Citi ha detto...

@Orlando: fortunatamente l'invidia non ha assunto una forma sensibile, nel tuo caso, e sto abbastanza bene...
A parte gli scherzi: l'esercizio di recensire – o quantomeno di presentare un libro - è un'abitudine professionale, presa per poter descrivere in poche parole un testo. Sai quando uno chiede «ma com'è 'sto libro?» e devi dargli una risposta in pochi minuti, anche in quanto - diosolosaperché - altri hanno bisogno di te proprio in quel momento... Tieni comunque conto che personalmente non sono mai particolarmente soddisfatto delle mie rece, più che altro perché temo sempre di aver dimenticato qualcosa di fondamentale o comunque di molto importante e che tutti riderannno alle mie spalle leggendola. Che ci vuoi fare, sono così.
Mi auguro di cuore che i fratelli Strugatzky ti piacciano, in ogni caso. Sono grandi autori.

Glò ha detto...

Arkadi e Boris mi tentanto da tempo, do precedenza a questo titolo, dunque. Dalle tue parole è assolutamente nelle mie corde.
Il libro della Matteucci mi incuriosisce, tengo presenti le tue considerazioni.

Evviva ALIA Evo 3.0 e da Maurizio non possiamo che avere belle conferme *_*

Massimo Citi ha detto...

@Giò: Arkadi e Boris sono una grande coppia di autori, a cominciare da Stalker – Picnic sul bordo della strada – un grandissimo romanzo. Questo è curioso ma a suo modo perfetto. Quanto alla Matteucci è un mio vizio, me apprezzo lo stile fatto di un bric-a-barc demenziale. Maurizio ha dato una grande conferma delle sue doti nell'ultimo ALIA. Lo leggerai a fine ottobre / inizio novembre. Un abbraccio.