14.9.11

Giunti al termine


Il romanzo Sick Building Syndrome è arrivato alla fine, cioé al capitolo 23.
Ventitré capitoli e ventitre autori. Un esperimento, ovviamente, dagli esiti comunque sorprendenti. 
È pur vero che nessuno si è ricordato di spiegare chi mai ha composto più volte il numero della polizia, richiamando l'attenzione del mondo sulla vecchia casa, ma pazienza, il risultato finale è comunque buono. 
Interessante notare come il meccanismo della narrazione sia proceduto allargando gradualmente il senso ultimo della vecchia casa, da locus diabolico e maligno fino a speranza/minaccia di un mondo alieno e inafferrabile, tanto estraneo all'universo umano da presentarsi automaticamente in modo minaccioso e temibile.    
Qualcosa di lovecraftiano? Difficile negarlo, ma un Lovecraft armato di orrori moderni, di un'ansia-paura-desiderio per l'integrità del corpo che non è facile trovare nelle carte del vecchio signore di Providence. 
Altrettanto interessante la relativa povertà di moti dell'anima, angoscie esistenziali, percezioni alterate, visioni terrificanti e fantasie malsane. Molti degli autori hanno preferito insistere - nuovamente - sulla disintegrazione fisica piuttosto che sull'autodistruzione psicologica, sul frazionamento esasperato in parti spezzate del corpo piuttosto che sulla scomposizione psichica dei propri personaggi. D'altro canto faceva fatalmente parte del gioco il dover rinunciare a qualsiasi forma di approfondimento psicologico, limitandosi in genere a tratteggiare rapidamente un profilo che necessariamente si esaurisse in poche pagine. Qualche personaggio - Hans o Shlomo, per esempio - è riuscito a sopravvivere da un autore all'altro, ma incarnato in un tenebroso (e relativamente facile da un punto di vista narrativo) modello ultraumano, come è relativamente facile incontrare in una produzione cinematografica. 
Il peso dei fantasmi cinematografici e del fumetto nelle scene più o meno choc ha comunque avuto un peso notevole. La sensazione di partecipare a uno script cinematografico è stato in certi momenti curiosamente eccitante, parlo della sensazione di «montare» un romanzo come si sarebbe fatto con una pellicola o con un albo.  
Trattare la narrazione in questo modo «nuovo» è stato sicuramente inconsueto (e divertente) per uno come me, abituato ad allineare parole, immagini e psicologie in assoluta solitudine.   

Ciò che mi rimane è una carrellata interminabile di suggestioni e immagini - con non poche ottime idee giustamente sacrificate per l'organizzazione ferrea del lavoro comune - e il piacere un po' sornione di poter rileggere quando voglio un romanzo insieme mio e non-mio. 
Un romanzo che, se non l'avete letto, potete trovare

QUI.

Un bilancio comunque positivo, del quale ringrazio di cuore tutti i 22 autori. 
E ovviamente, mi dichiaro disponibile a riprovarci : )


1 commento:

SteamDave ha detto...

Ottime osservazioni.
Il discorso sulla disintegrazione fisica anziché psicologica mi ha fatto venire un'idea storta - c'è più Hodgson che non Lovecraft nella nostra storia.
Così, un'idea en-passant.
Ci sentiremo ancora, comunque, per i livelli segreti.