14.7.11

In arrivo, in ritardo


Come alcuni hanno ormai (abbondantemente) capito, io scrivo.
Scrivo per il gusto di farlo, perché, da un certo punto di vista, non posso farne a meno.
Perché ho letto tanto in vita mia da farmi germogliare dentro il desiderio di farlo anch'io. Perché, probabilmente, ho già dedicato tanto tempo a farlo che smettere adesso mi farebbe provare una sensazione di vuoto intollerabile. 
Si chiama «complesso del Concorde», se avete idea di che cosa vuol dire. Quando qualcuno dedica troppo tempo e troppo denaro a un disegno, fino al punto che continuare a farlo cessa di essere una possibilità per diventare una sorta di fissazione, una malattia mentale sostanzialmente innocua, anche se non priva di controindicazioni. Il meccanismo continua finché l'obiettivo non è raggiunto o... chi costruisce il Concorde lo manda fuori produzione.
Ho provato un certo numero di concorsi, con risultati non eccelsi. Con qualche piccolo successo, ma sicuramente pochi in rapporto allo sforzo profuso. D'altro canto posso chiedermi: «sarebbe andata diversamente, se avessi smesso?». E conosco già la risposta. 
Qualche giorno fa ho saputo che anche l'ultimo concorso al quale ho partecipato è andato «bene». «Bene» nel senso che sono stato tra i primi 10 tra 180 partecipanti, ma il concorso premiava (giustamente) soltanto i primi 5. Uno di quei casi dove si può indifferentemente e contemporaneamente gioire o incazzarsi come lupi. Una strana sensazione, indubbiamente, ma purtroppo non troppo rara per chi scrive da anni e ha partecipato a qualche decina di concorsi.
Ma non sono qui per lamentarmi. Scrivo e le regole del gioco sono queste. Non mi ritengo un fenomeno letterario che qualche oscura potenza sta cercando di sottrarre al piacere delle grandi masse, ma un semplice onesto mestierante che rare volte ha avuto fortuna e in genere ha fatto fiasco. E ripensandoci non mi sembra poi nemmeno troppo strano. Ho sempre scritto ciò che desideravo scrivere, senza preoccuparmi se ciò che componevo poteva piacere o meno. Ho sempre scritto «per me», non per un piacere autistico e un po' snob, ma semplicemente cercando di costruire storie e personaggi che non mi annoiassero. Quando ho iniziato ero ingenuamente convinto che le mie storie fossero «facili» e che potessero davvero piacere a tutti, poi, diventato libraio e raggranellato le prime esperienze di concorsi e case editrici ho capito che no, non ero uno poi tanto facile. Non tanto, credo, per lo stile, quanto per lo sviluppo delle mie storie, per l'assurda fissazione di raccontare personaggi che non fossero del tutto definiti e definibili (come accade nella realtà) e che riuscissero a mutare sotto il naso del lettore, per i troppo frequenti transiti nel gusto - un po' deprimente, lo ammetto - del fallimento e dello scacco, per ciò che mi piacerebbe definire «ansia» di vivere, ovvero la sensazione inafferrabile che qualcosa - un rimorso dimenticato, un desiderio cancellato, un moto di rabbia rimosso - ci impedisca di vivere pienamente la nostra vita anche nei momenti migliori.
Questi erano soltanto i desideri, beninteso. Possibile che non ci sia riuscito. E possibilissimo che di tutta quest'ansia di scrivere si risolva in nulla di fatto. Ma non credo che smetterò di scrivere, comunque. Anche perchè con il tempo ho comunque messo insieme un piccolo gruppo di lettori che non vorrei abbandonare : )
...
Qualche anno, quando mia figlia aveva più o meno una decina d'anni, scrissi per lei una storia. Una storia per bambini, anche se non esattamente «da bambini». Poco più di un centinaio di pagine di un «urban fantasy» molto poco ortodosso.
All'interessata piacque parecchio e ne fui ben contento. In seguito feci un paio di tentativi per «spacciarla» a due grossi editori italiani ma da nessuno dei due ricevetti una risposta purchessia. Normale anche questo, lo so.
Adesso mi chiedo: se mia figlia non è più una bambina e i grandi editori hanno tenuto in spregio la mia povera storia, cosa dovrei farmene?
Riprovare con altri due grossi editori?
Mappercarità. 
Stamparmela per conto mio e (forse) tirare su un centinaio di euro?
Possibile, certo, ma...
Pubblicarla on line e vedere quale accoglienza riceve?
Beh, questa potrebbe essere una possibilità. Una buona possibilità.
Potrebbe essere un piccolo regalo estivo per chi abitualmente mi segue - o almeno così spero. Che sia un regalo, intendo.
Una volta pubblicato on line potrei stamparlo e pubblicarlo in acrobat.pdf in modo che si possa scaricare e leggere anche off-line.
Non mi sembra un'idea così malvagia... Cosa ne dite?


Attendo commenti.
Ma anche scongiuri, contumelie e maledizioni. 
Sono pronto a tutto.


P.S. La storia è intitolata «Coralinda e la gente nera».
Tra i protagonisti: Arlecchino, Aguzza, Elak, Parsiphal, il piccolo Bomber e il tycoon Sgrinfio Katodiko Granbricconi. 






8 commenti:

ha detto...

Mi onoro di far parte della cerchia dei tuoi lettori da alcuni anni. Non ne sono mao stato nè pentito nè deluso, e l'ultimo tuo racconto su Alia, mi ha confermato di vedere giusto (Dio bono, legendo di un protagonista invece che vede "strano".
Insomma a me pare una byona idea.
Aspettiamo sviluppi?

ha detto...

"byona"?
Ottyma.

Anonimo ha detto...

legendo di un protagonista invece che vede "strano".

COME!?

Cmq si, ottyma idea... tanto chiusa nel cassetto fa solo la muffa...

PS Meglio l'epub come formato almeno lo possiamo leggere anche con gli ereader!!!

S_3ves ha detto...

Ma... hai inserito anche la storia di Doppio Kummel? Guarda che è uno dei miei eroi preferiti! Be', io non me lo sogno nemmeno di scaricarmela, ritrova il manoscritto, che sicuramente mi hai regalato dopo avermelo dedicato ("a colei alla quale devo tutto!"), ridammelo e lasciami leggere comoda.

Massimo Citi ha detto...

@fà
Grazie, perbacco. Avevo (e ho) qualche dubbio sul racconto pubblicato su ALIA. Più che altro ho la sensazione di averlo tagliato via un po' in fretta, ma sono felice che ti sia piaciuto. Sul serio.
@anonimo
Obbedisco. Lo pubblicherò anche in e-pub.
@s_3ves
... beh, ecco... non è che il formato elettronico sia poi così scomodo. Ma va bene, va bene ritirerò fuori il manoscritto di Calibano.

ha detto...

Scusatemi,
a furia di tracannare bibite, in questa estate calda mi son bevuto anche il cervello. E allo studio il nostro pc ha i tasti più ballerini di Josephine Baker...

Anonimo ha detto...

Io ho il manoscritto. Ed è più mio che di chiunque altro. Posso vantare un intero racconto a me dedicato dal Citi (grande scrittore) ;-)
Morgana

Massimo Citi ha detto...

...ahem...
La tua partecipazione in questo contesto non era prevista... E comunque dire al proprio padre che è un «grande scrittore» non è serio :)
In ogni caso confermo molto volentieri che il libro è incomparabilmente tuo, anche se dovessero leggerlo altre dieci o dodici persone. Un bacione.