Periodo infame, questo, indipendentemente - va detto - dalla mie condizioni personali.
È vero che io sono in una situazione non facilissima da spiegare, nella quale l'attesa per la seconda operazione finisce per pesare sulle cose di ogni giorno rendendo tutto complicato, assurdo o troppo faticoso, ma la crisi in atto - o meglio la paralisi autoimposta in attesa della crisi - è diventata un incubo quotidiano, qualcosa che impedisce di ragionare normalmente e che vieta ogni forma di abbandono.
Acquistare un libro, lo sappiamo tutti, è un gesto essenzialmente voluttuario. Si compra un libro per coccolarsi, viziarsi, abbandonarsi a un momento di compiacimento e autogratificazione. Ci sono tanti altri motivi, certo, ma la ragione prima è questa. Tanto è vero che i forti lettori possiedono in genere molto più libri di quanti ne possono leggere entro un tempo ragionevole e per loro qualsiasi sosta in una libreria è un'occasione per aumentare il distacco tra i libri da leggere e quelli già letti.
Questo, perlomeno, in tempi normali.
Tutti hanno i loro momenti no, le loro crisi, i loro periodi di negatività. Ci sono momenti nei quali rifiutiamo la modesta medicina di un libro o ci chiudiamo in casa a tentare di rileggere i libri già letti. Periodi nei quali rifiutiamo il rapporto con la libreria e altri momenti nei quali - Dio solo quanto a ragione - delusi da un autore o da un libro giuriamo di non comprare né leggere più nulla per un po'.
Ci sono momenti nei quali ci consegnamo a un autore e sostanzialmente non leggiamo altro e momenti nei quali leggiamo libri bruttarelli e un po' stupidi o titoli che non si sarebbe creduto di poter apprezzare e che infatti, passato il "periodo" non riusciamo proprio a capire come possiamo avere letto e, entro certi limiti, apprezzato.
Momenti nei quali si ha voglia di rileggere , reincontrare, meditare titoli letti tanto tempo prima e altri nei quali si ha voglia di sorridere dei nostri gusti di un tempo, un po' semplici e un po' generosi.
Le letture sono tante e ubbidiscono a norme e momenti del tutto personali e questo intero genere di fenomeni tocca "a rotazione" tutti i forti lettori, determinandone i moti, le apparizioni, le scomparse e le riapparizioni.
Quando, come in questi giorni, i lettori scompaiono per la quasi assoluta totalità si deve ipotizzare che:
1) siamo nel mezzo di una crisi.
E va bene, lo sappiamo.
2) No, di più. Siamo nel mezzo di una crisi di ignota gravità e sconosciuta durata alla quale i lettori (come gli agenti di borsa, gli speculatori e gli amministratori delegati) non sanno come reagire.
E questo, ammettiamolo, ci fa molta più paura.
È ben vero che una crisi che colpisce per prima la nostra ansia di comportamenti voluttuari ha qualcosa di umano e ragionevole. Nella Germania del 1944-1945, sotto i bombardamenti degli alleati, i giovani tedeschi ballavano e fornicavano in ogni possibile occasione, cercando di disperatamente di dimenticare tutto ciò che li circondava. Oltre un certo livello i comportamenti "voluttuari", insomma, erano non soltanto quotidiani ma anche più o meno socialmente approvati.
Qui siamo soltanto all'inizio, fortunatamente.
Si risparmia.
Si considera meditabondi il saldo in banca.
Ci si chiede se è il caso di vendere o meno quel pacchetto di azioni ricevute o acquistate a suo tempo.
Si compra il giornale tutti i giorni.
Si fanno proiezioni e valutazioni, stime e giudizi. Con la sottile sensazione, comunque, di aver capito poco o niente.
Nel frattempo i camion dei corrieri portano nuove novità presso le librerie.
In vista di Natale.
Osssignùr.
Onestamente, nulla di troppo appetitoso. Nemirovsky, Auster, Roth e Richler tra i bbbuoni ma anche Moccia e Vespa. In mezzo qualcosa di decente comunque c'è, come dice la mia amica Pina di Einaudi. Una caratteristica che comunque fa parte sempre della produzione. C'è sempre qualcosa di buono da leggere.
Non è difficile immaginare come finirà la storia, comunque.
Possiamo arrivare (ovvero scendere) a -20 / -30%, comunque, anche ignorando i giorni di semideserto come questi.
Con un regime come questo CS semplicemente non resisterà e come lei non resisteranno parecchie altre librerie indipendenti.
Che faremo?
Mah, ci penseremo.
Speriamo sia soltanto una paura temporanea...
C'è qualcuno che ha bisogno di un lettore ad alta voce?
7 commenti:
Secondo me un po' è la crisi, ma personalmente da tempo ormai leggo sempre meno e vado sempre meno al cinema perché, semplicemente, non mi attira la "roba" che esce.
In genere mi fregano sempre con qualche titolone che pare chissà cosa, ma che poi delude durante la lettura.
Purtroppo almeno per quanto mi riguarda è evidente che molte cose che ci vengono proposte sono "costruite" dalla copertina al titolo al contenuto, oppure puntano sempre sugli stessi temi scandalosi o popolari per attirare pubblico.
Io non ne posso più di aprire un libro e trovarci scene di sesso violento con bambini o adolescenti, o cadaveri in putrefazione con gente che si vanta di questo o quell'omicidio. E quanti libri di 15enni devono passarci tra le mani prima che la gente si stufi semplicemente di leggere?
Io ormai sto lì lì. Mi scarico ogni tanto qualche libro molto vecchio che leggo con un lettore digitale, ma di libri nuovi non ne sento il bisogno perché non c'è quasi nulla che mi interessi sugli scaffali delle librerie.
Simone
Caro Massimo,
un pò di tempo fa sono stato duro con te sulla questione di Ponticelli.
Da Napoletano sto rivalutando ultimamente detti popolari (tra l'altro nobilitati da grandi autori) che prima mi sembravano espressione della più bassa accettazione di ogni sopruso (e in parte lo credo ancora) e ora invece ne riscopro(quasi) la saggezza.
Perciò, caro Massimo, addà passà a'nuttata.
Rimettiti presto in salute, perchè ci vuole davvero un fisico bestiale per fare anche le cose più piccole e semplici.
che cadano gli dei importa poco, l'importante è che restino gli uomini.
Lasciami dire che mi è piaciuta la descrizione della fasi del lettore forte, con i suoi rifiuti e ritorni... ad ogni riga viene da dire "è vero! Ah, sì! Capita anche a me!".
Per quanto riguarda la crisi... beh, passerà. L'economia mondiale è malata ormai da anni, ma nessuno cura più i raffreddori, aspettiamo sempre che diventino polmonite per fare qualcosa.
Io, per sicurezza, ho scelto proprio questo mese per fare degli acquisti che rimandavo da molto, e virtualmente sono passata anche da voi in libreria... Non mollare, Massimo. Forse la lettura dovrà scegliere nuove modalità (e-book, multimedia...) ma leggere è ancora una necessità per molti.
il tuo post mi ha fatto ripensare a quest'idea: che invece del pil dovremmo misurare il benessere di una nazione sulla base dei consumi in beni voluttuari (libri, cd, film, teatro, viaggi).
non credo che sia originale e quasi certamente è ingenua, però non sarebbe bellissimo sapere che il tuo paese è magari il quinto nel mondo per quantità di denaro speso in libri-o-tutto-il-resto?
(certo, non saremmo i quinti, a meno che fra i beni voluttuari non inseriamo anche gli abbonamenti di calcio e i cellulari... :( )
Caro Alladr, se l'Italia dovesse entrare in classifica sulla base delle sue scelte... bah, è probabile occuperebbe più o meno la posizione che occupa per quanto riguarda le vendite di libri, penultimo o terzultimo posto in Europa. Meglio non indagare troppo, in proposito...
Per Fran: grazie del commento. Spero anch'io sia soltanto un momento, anche se, onestamente, sono un po' dubbioso in proposito. E, tanto per tirare dentro anche Simone, è piuttosto difficile riuscire a immaginare che la gente si butti a leggere thriller seriali. Meglio, probabilmente, imitarlo e leggere vecchi libri...
Per Anonimo Napoletano: ho presente le nostre passate discussioni. Non sono troppo sicuro del valore di alcune battute popolari, ferma restando che spesso esprimono perfettamente la realtà della situazioni. Moltissimi grazie, comunque, per gli auguri. Farò quello che posso, davvero.
Mi è difficile identificarmi con questa Italia di cui leggo sui vari blog e che vedo in televisione, forse sono via da troppo tempo.
Però credo che anche quello che dice Simone sia un segno del fatto che i lettori non possono sparire. Sceglieranno modalità diverse, torneranno sui vecchi libri, ma non smetteranno di leggere.
Almeno io credo che non sia possibile smettere.
riallanciandomi al post di Fran, vorrei aggiungere che: vi sono già tanti di quei libri che non basterebbero cento vite a leggerli tutti.
forse i libri nuovi sono di valore nettamente inferiore a quelli precedenti, ma se non se ne scrivessero (e/o pubblicassero) più saremmo fermi, avremmo perso ogni slancio in avanti.
è un brutto scenario questo, però male che vada i lettori si trasformeranno in antiquari e leggeranno solo i libri vecchi, nelle edizioni già uscite. Se amate gli anni 60, ad esempio, potete comprarvi i giradischi e i pantaloni che si portavano a quel tempo, ma questo non basterà a far rivivere quei tempi.
D'altro canto la letteratura è eterna, se anche dovessimo fermarci un secolo, poi qualcuno ricomincerebbe, pensate al rischio che si è corso nel medioevo di perdere tutti i classici.
perciò il mio confuso post conclude per un sostanziale ottimismo.
se è vero che la storia si ripete, allora è anche vero che l'uomo prima o poi esce dal medioevo.
(mi perdoneranno gli appassionati di Huzinga, uso la parola medioevo come semplice metafora)
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