Questo qui a fianco è un Zeppelin, ovvero un LZ (Luftschiff Zeppelin). La foto è una di quelle di repertorio dello Zeppelin Museum di Friedrichshafen. Sono appena ritornato da un viaggio di una settimana nel Baden-Württemberg e in Baviera, tra Freiburg e Ulma, con una visita - forse dovrei dire un pellegrinaggio - al museo dei dirigibili sul lago di Costanza, quello dov'è ambientato il Frankenstein di Mary Shelley, detto per inciso.
La ricostruzione dell'ambiente interno dell'Hinderburg, l'ultimo dei grandi dinosauri dell'aria, era curato (impressionante) e affascinante e il museo era pieno di persone di tutte le età e tutte le possibili lingue e nazionalità. Accomunati da una passione per qualcosa che praticamente per tutti noi era una favola finita male, con l'incidente di Lakehurst, i 35 morti e la fine del dirigibile. Una favola finita in piena era hitleriana con il povero LZ divenuto un elemento della propaganda nazista.
Eppure il fascino delle navi dell'aria rimane, evidentemente, intatto.
Perché sono morti i dirigibili?
Perché erano pericolosi? Certo, gonfiati a idrogeno erano pericolosissimi. Ma gonfiati a elio no.
Ma non credo si tratti solo di questo.
I dirigibili, dal punto di vista militare, erano un incubo. Grandi, relativamente lenti, delicatissimi. Nonostante qualche utilizzo nella prima guerra mondiale, erano essenzialmente macchine volanti di pace. Gentili elefanti adatti al trasporto di cose e persone.
I dirigibili, grossi e fragili, vennero soppiantati dagli aerei grazie allo sviluppo della tecnologia aereonautica conseguente alla guerra. Da qui la loro fine.
Il mondo nel quale viviamo, in sostanza, non è il risultato della migliore tecnologia possibile, ma quello nel quale hanno prevalso le tecnologie dei vincitori. E le tecnologie non si affermano soltanto grazie alla loro intrinseca bontà ma in base alla situazione generale. All'ambiente o all'ecosistema, direbbe un biologo evoluzionista.
Sono importanti, i dirigibili, perché ci dicono qualcosa di fondamentale sul nostro mondo e sul modo nel quale procede l'innovazione tecnologica. Niente marcia trionfale del progresso ma tentativi, errori, fallimenti, amnesie e resipiscenze.
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