29.9.14

Parole in pentola


Parlare di ciò che non ha nemmeno iniziato a scrivere è un interessante esperimento. Si crea un'aspettativa (un minimo di aspettativa dice qualcuno in fondo alla sala) senza apparentemente pagare pegno.
In realtà non posso esattamente dire che non ho nemmeno iniziato a scriverlo. Ho già stabilito il nome del pianeta, le sue dimensioni - è una delle cosiddette Superterre, con una gravità maggiore di quella terrestre, stancante pur senza essere intollerabile - ne ho descritto il primario del sistema, ne ho definito il problema principale, ho stabilito il momento della sua apparizione, di quale insieme di pianeti fa parte, di quale momento della loro storia e, soprattutto, ho definito che sarà un racconto della serie della Corrente [*]. 
Non dite "Ecchissenefrega", vi prego. O perlomeno non ditelo a voce troppo alta. Non è vero che scrivo solo racconti del ciclo della Corrente, innanzitutto. Sto lavorando - e il finale non dovrebbe essere più lontano di una cinquantina di pagine - a un romanzo di sf che NON si svolge sui mondi della Corrente, dove - anzi - la Corrente non esiste e non è mai esistita. Non solo, ma dove la fisica, comunque un po' pressapochista, di noialtri scriventi di sf non permette connessioni con tempi ragionevoli tra sistemi stellari troppo lontani. Un universo fatto di Gravastar e di traghetti per i sistemi stellari a portata di mano e ricco di razze extraterrestri che nel ciclo della Corrente non esistono. Quando il romanzotto sarà finito, riguardato, editato ecc. ecc. sarete comunque i primi a saperlo, promesso. 
Ma torniamo sul tema principale: il racconto lungo per la Corrente. L'idea del testo mi è nata leggendo notizie di vario genere e di varie fonti sull'ISIS, ovvero sull'Esercito Islamico, sul nuovo Califfato e sulle terre "conquistate" dalla nuova Jihad.

Dire che non sono d'accordo con costoro è quantomeno riduttivo. Diciamo che se io con le mie idee mi trovo allo zenit (in senso puramente geografico), l'ISIS e i suoi seguaci si trovano al nadir. Non solo sono violentemente maschilisti, di mentalità pressoché medievale, di un'intolleranza furiosa e sanguinaria, organizzati secondo regole e modi tipicamente fascisti (il fondamentalismo islamico è, secondo numerosi intellettuali arabi, la forma contemporanea del fascismo in ambiente islamico), educati secondo regole fatte di un conformismo retorico e di una fede assoluta, pronti ad essere utilizzati per azioni disumane, ma sono soprattutto organizzati in modo tale da abbandonare le proprie vesti personali per divenire una struttura cieca, pronta ad essere immolata nel nome di un potere semidivino. 
Questo genere di strutture mi hanno sempre terrorizzato e nel contempo inesorabilmente incuriosito. Risolvere il rapporto non facile che esiste tra il proprio Io cosciente e il proprio id - pur con tutte le ambiguità possibili contenute in due termini tanto generici - con l'ingresso in campo di una terza entità terza collettiva e mistica è da sempre un modo per risolvere dolori e sofferenze. Ma l'aspetto più interessante di questa entità terza, questo Ea collettivo, è la sua possibilità di eliminare dal gioco il desiderio sessuale, normalmente confessato penosamente a se stessi e che ora virtualmente scompare, eliminando l'altro sesso dall'orizzonte degli eventi. Scomparsa che, ovviamente, non è definitiva come si desiderebbe, ma che permette lo stupro come igiene del proprio istinto lungamente negato.
L'aspetto centrale di questo genere di condotta è proprio il maschilismo assoluto che i militanti dell'ISIS (come di qualsiasi organizzazione sostanzialmente monosessuale e fanatica nata anche - e storicamente soprattutto - in ambienti cristiani ed ebraici) scelgono arretrando la propria età ai 9/10 anni, quando le bambine non esistono nel proprio universo e ogni scelta è magnifica, grandiosa e degna del sacrificio estremo. 
In sostanza chi si trova a scontrarsi con i militanti dell'ISIS deve fare i conti non solo con un fanatismo religioso intollerante e grondante odio, ma soprattutto con il desiderio profondo e dichiarato di eliminare l'altro, il diverso, il deviante dal proprio universo.


A questo punto non è difficile capire che cosa mi sia scattato nella mente e che genere di racconto scriverò. Ovviamente non è facile, anzi, ma esplorare profondamente il lato intollerante, fanatico, mistico e monosessuale che possiedo come tutti è un buon lavoro che merita tutto il mio impegno. 

Come si intuirà le idee - in fantascienza come in ogni genere di narrazione - nascono sempre da fatti reali, il modo di modificarle e mutarle nasce dal desiderio di esprimere il proprio modo di vedere e interpretare la realtà il più sinceramente possibile. 
Che non significa sempre onestamente, ahimé.
Ma ci proverò, giuro. 
Cosa ne farò del racconto una volta scritto? 
Bella domanda.
Diciamo che è un po' presto per decidere. Molto dipende dalla sua lunghezza. In ogni caso è probabile che se rimango sotto le cinquanta cartelle il suo destino è sulle pagine del prossimo ALIA. Altrimenti lo metterò in vendita. Diciamo a un prezzo compreso tra 1,00 e i 3,00 euro. 
Ma di questo ne riparleremo.
 



[*] nel caso vi venisse la curiosità di sapere - è sempre possibile, people are strange - che cos'è la Corrente e che cosa sono i Mondi della Corrente potete scaricare gratis due racconti lunghi da LuLu e due racconti breve da Scribd qui, qui, qui e qui. Piccola nota a margine: il primo dei racconti lunghi è apparso su ALIA 1 e i due racconti brevi sono apparsi rispettivamente su ALIA 2 e su Fata Morgana 10, Colori. L'ultimo  nato della Corrente si trova nell'antologia ALIA Evo, l'ultima della serie ALIA, che potete scaricare qui o nel sito di Amazon.it dietro modesto pagamento. Esiste anche un romanzo lungo del ciclo, ma di questo parlerò in un'altra occasione.  

25.9.14

Dinosauri, burocrati e (avi)homini sapiens


Vi piacciono i dinosauri?
Non dite di no. Tutti, o per lo meno in molti, abbiamo guardato con passione e reverenza le immagini dei vecchi rettiloni su libri, riviste e in TV, insieme eccitati e blandamente terrorizzati all'idea che i dinosauri esistessero ancora in qualche sperduta e nascosta piaga della Terra. Poi siamo diventati grandi e i dinosauri sono finiti insieme al Lego, alle figurine e al fucilino sparatappi in qualche scatola in soffitta o in cantina, anche se è inevitabile ammettere che un articolo, un docu o un libro possono ancora replicare quel piacere da bimbi.
Qui vi parlerò di un romanzo di sf dedicato ai dinosauri e ai loro degni discendenti, gli uccelli, nel quale, sciaguratamente, sono presenti anche membri della nostra soffocante ed eccessiva specie. 
Il che può persino considerarsi il suo difetto principale.
Ma non corriamo. 
Soltanto due parole per una piccola promessa. 
Qualche tempo fa e proprio qui ho dichiarato di aver letto molto in questi ultimi mesi. Questo articolo e quelli che seguiranno daranno una scorsa a tutti i titoli letti ultimamente, se non altro per lasciare qualche traccia nella mia memoria. Questo non significa che non dedicherò più spazio ad altri argomenti - per quello che posso dirne io e qui - ma il riferimento principale saranno i libri letti. Sarò un po' meno "ufficiale" di quanto non sia su LN-LibriNuovi, tuttavia gli articoli che mi parranno degni finiranno anche sulle pagine della rivista. 
Fine del pistolotto e delle promesse.   



Il libro di questo giro è di Michael Swanwick, Ossa della Terra. C'è una schema all'inizio del libro, più o meno a pagina 6. Si tratta di un frammento di storia della Terra, a partire dal Triassico inferiore (248 mln di anni fa) fino al Cenozoico (dai 65 mln di anni fa fino ad oggi). Bene, non trascuratelo come si farebbe con una tavola periodica degli elementi affissa nell'aula di Chimica. No, non trascuratela dal momento che vi permetterà di seguire più o meno agevolmente un romanzo decisamente complesso.
Ma cominciamo dall'autore, Michael Swanwick. Nato nella contea di New York nel 1950, ha vinto il premio Hugo cinque volte nella categoria «racconti» e in quella «racconti brevi». Ha vinto anche il premio Nebula nel 1991 con il romanzo «Domani il mondo cambierà» [Stations of the tide]. È entrato nel gruppo degli scrittori che seguo con interesse a qualche volta con passione dai tempi del suo romanzo «Cuore d'acciaio» [The Iron Dragon's Daughter] tradotto da Fanucci nel 1995 e ripubblicato da Mondadori nel 2011. Un esempio eccellente di anti-fantasy, perlomeno della sua versione tolkeniana, con i suoi elfi sfruttatori e criminali.
Ossa della Terra è un romanzo di viaggi nel tempo, apparentemente ortodosso, con tanto di possibili paradossi, fatali incontri con se stessi, gite per il jet-set in un rifugio del Cretaceo e paleontologi divenuti dal 2034 star della scienza contemporanea, anno nel quale il viaggio nel tempo è divenuto pubblico e possibile teoricamente per tutti gli esseri umani (ricchi). 
Ma l'aspetto davvero sorprendente della tecnologia dei viaggi del tempo è la sua origine aliena e il suo essere un "prestito" da parte di una civiltà nettamente più avanzata, quella degli Immutabili. E nel lontano futuro si nasconde l'elemento centrale del romanzo che non vi racconterò per ovvi motivi, caso dei casi decideste mai di comprare il libro. 
Il romanzo procede su un ampio ventaglio di stazioni temporali, ubicate tra i 225 mln a.c. e i 250 mln d.c., e parla di fondamentalisti cristiani e dei loro attentati, di sanguinarie rivalità tra i paleontologi,  di sesso e di fantasie sessuali, dei dilemmi di un burocrate della sicurezza e di un vecchio, anzi di un enigmatico Vecchio che conosce l'alfa e l'omega della specie umana. 
La visione regalata del romanzo è grandiosa, abbagliante e malinconica, un «sense of wonder» che non molti romanzi di sf riescono ancora a dare, anche se non manca qualche difetto [*]. 
Il difetto principale è quello della dispersione - o se preferite dell'eccessiva ricchezza - dei temi affrontati. Personalmente condivido fino ai punti e le virgole l'evidente antipatia di Swanwick per il fondamentalismo cristiano antievoluzionista, ma averne sceneggiato le pessime manovre ha finito con lo sviare il romanzo, obbligandolo a mettere in scena un Robinson Crusoe collaterale per gli umani perdutisi nel Cretaceo che, necessariamente, abbassa il ritmo della vicenda. Altrettanto meritoria la polemica condotta tra le righe verso il mondo accademico, con sesso e gelosie professionali a far da controcanto alle meraviglie del mondo perduto, ma tale da rubare la scena ai veri protagonisti del libro, i dinosauri e il mondo del Cretaceo.


«Sei il solito moralista pudibondo».
No, non è così. Il sesso non mi disturba affatto, anzi, men che meno il racconto di fantasie sessuali più o meno sregolate e sfrontate, ma lo tollero male quanto arriva a interrompere il procedere della vicenda. Mi rendo conto che una delle letture possibili del sesso in ambito sf è quello di rendere più umani e accettabili i personaggi e mi rendo conto che si tratta di uno strumento poco utilizzato dal sottoscritto, ma se al posto dei sauri scatenati mi trovo a dover sopportare smancerie e pensieri irriferibili tendo a irritarmi. Sono fatto così, abbiate pazienza. 
Ancora poche righe, comunque, per sottolineare la competenza davvero notevole di Swanwick nel raccontare dei «suoi» dinosauri, una competenza evidente e ben spesa che rende alcune delle sue pagine memorabili come se provenissero da un vero diario di viaggio. In particolare lo ringrazio per i suoi T.Rex in versione giovanile, deliziosamente feroci e assolutamente folli come è giusto che sia. 
Se vi capita sotto mano il libro non mancate di leggerlo, ne vale davvero la pena. E arrivederci al prossimo libro.  





[*] L'edizione italiana è di 265 pagine, l'edizione in lingua originale nell'edizione economica è di 383 pp. (vedi amazon.com). Tenendo conto che il rapporto tra italiano e inglese scritti è in genere di 4:3 - e che non avevo voglia di ordinare il libro in inglese giusto per togliermi ogni dubbio -, se ne desume che la traduzione italiana dovrebbe essere di 353 pagine. Ma proviamo a tener conto che l'edizione in lingua originale è di 33 righe per 54 battute mentre l'edizione italiana è di 40 righe per 60 battute, ne abbiamo così 383 * 33 * 54 = 505.560 battute per l'edizione originale e 265 * 40 * 60 = 636.000 per l'edizione italiana. In sostanza la legge del 4:3 parrebbe confermata e la Mondadori non è colpevole di tagli a carico del testo. Rara avis... 


Michael Swanwick, Ossa della Terra [Bones of the Earth]
Mondadori Urania «I Capolavori»,n° 1605, aprile 2014 (rist.), ed. orig. 2002,
pp. 265, € 4,90, trad. Roberto Marini

idem e-book [epub], € 2,99

22.9.14

Strategie involutive


E così anche un blog "storico" come Strategie evolutive, nome gouldiano del blog di Davide Mana, chiude. Resterà Karavansara, il suo blog in lingua inglese. Dove, solo qualche giorno fa, è apparsa una breve spiegazione alla chiusura di SE:

There’s a story about a guy that opened a pub just so he could have somebody to talk to.
It’s a story I used to tell when explaining why I started my blog.
There’s a bit about that story that usually did not get in the telling.
It is the bit about the day the guy realized his patrons were no longer talking to him, except to say “shut the f*ck up and gimme a beer!”
The guy closed his pub.
End of the story. 

Un blog come un pub, dove scambiare qualche parola. 
Sì. È un termine che ci può stare.
Come ci può stare che arrivi il giorno in cui si decide che ciò che si regala al blog costa più di quanto può rendere. Soprattutto se, come è capitato a Davide, si è costretti a econonomizzare il tempo come il denaro.
SE era un blog generoso. Un blog quotidiano, dove i perdigiorno come il sottoscritto potevano leggere qualcosa più o meno appena svegli. 
Una brutta abitudine leggere appena svegli, ma sempre meglio che sentire il GR o i TG.
Ero sempre d'accordo? 
No, ma il discorso non è quello. Davide aveva (e ha, nel suo blog in inglese) un modo di accostarsi agli autori, ai musicisti, agli attori, ai personaggi a tutti quelli, in breve, che permetteva di incontrare nel suo blog, fatto più di cenni biografici che di semplice estetica letteraria, cinematografica o musicale. Davide riusciva a rendermi simpatici - o quantomeno a farmi tollerare - anche scrittori letterariamente inconsistenti o cineasti di quarta fila, semplicemente raccontandomi nel suo modo caratteristico alcuni aspetti secondari delle loro vite. 
C'era uno sforzo di unire le vite, le storie e il loro esito letterario proiettandoli in un universo "altro", dove non aveva importanza se gli alieni avevano come principale differenza con gli umani le antenne sulla testa, mentre ne aveva molta di più la funzione, il lavoro, il sostegno dato ad altri autori, l'impegno per promuovere la narrativa fantastica e, in ultima analisi, l'arte - o quantomeno il  buon artigianato. C'era un enorme rispetto verso coloro che avevano e hanno fatto il possibile perché esistesse anche un'arte "minore", dove era probabile ripescare qualcosa di unico, di prezioso, di inatteso.
Mi divertivano le sue intemerate contro i piccoli, inutili e noiosi esperti di qualsiasi cosa, contro coloro che giudicano, che considerano con occhio critico qualsiasi iniziativa. Anche qui mi capitava di non essere d'accordo, anche se inevitabilmente dovevo riconoscere che contarsi le pulci addosso non era un buon modo per fare critica né per sostenere un certo genere di narrativa. 
Mi amareggiava il suo ripetere che l'Italia è un paese di m..., pieno di sfigati che una volta pubblicate due righe si permettono di giudicare e di polemizzare a vuoto con tutti, e che in Italia non era possibile emergere né riuscire a creare qualcosa di nuovo e di buono insieme. 
Così come ero -  e sono - stupito nel sentirlo lamentarsi di furti e copiature del suo blog. Un fenomeno incomprensibile per me che, da bravo perdigiorno, per pura pigrizia non postavo mai nulla di utilizzabile per chi avesse voluto fare bella figura [1]. 
Davide era ed è un individuo parziale, umorale, intollerante, rancoroso e strafottente ma anche colto, scrupoloso, appassionato e divertente. Riusciva a creare e a portarsi dietro antipatie livide e tuonitruanti disprezzi. Poteva odiare qualcuno anche dormendo o mangiando, una caratteristica che ho, in qualche modo, sempre apprezzato in lui. Io non sono così coerente, le antipatie prima o poi mi si scolorano e gli odi finiscono nel dimenticatoio. 
Il blog di Davide era per me il modo per mantenere in rapporti, dopo il suo esilio in Astigianistan e la chiusura della mia libreria.
Ma non credo che ci perderemo di vista solo per questo, sia chiaro.
Davide ha fatto molto per il progetto ALIA, che adesso non conta un tappo ma che verrà probabilmente ricordata come un buon esempio di narrativa fantastica nata qui in Italia. A riprova che in Italia puoi avere tutto il successo che desideri solo una volta morto.
Sicché ora SE è morto. 
Viva SE, comunque.
E ci rivedremo da qualche parte là fuori.
Se hai bisogno di qualcosa, sono qui. 

 


[1] Un po' diverso il discorso per LN, abbondantemente saccheggiato da quando esiste. Ma la mia differenza di parere con Davide è profonda, a questo riguardo, e credo che dovremo parlarne con calma davanti a una pizza. 

P.S. Questo post esce in contemporanea qui e sul blog http://aliaevolution.wordpress.com/

18.9.14

Fili, ragni, ragnatele e un vecchio romanzo


Non è che mi sia successo nulla, ultimamente, ma ho bisogno di un minimo di tempo per riflettere e provare a buttare giù due righe, tempo che apparentemente mi scivola via dalle dita tra una commissione, un impegno, le piccole incombenze familiari, la madre vedova, le mie disordinate letture e dozzine di altre impedimenta che mi impongono di rimandare - ancora per un'ora, per una mezza giornata, fino a domani - la mia stesura di un post degno di questo nome. 
Esiste sempre la possibilità di predefinire il proprio post scrivendolo qualche tempo prima e creando un meccanismo a orologeria grazie al quale il post uscirà nel momento X, ma io non sono un tipo previdente e non sono mai riuscito a predefinire il momento dell'uscita. Senza contare le volte che google mi ha tradito o che, più semplicemente (o più realisticamente), non sono stato capace di far partire il post quando doveva. 
Risultato finale, sono di nuovo qui con un paio di segnalazioni di valore dubbio e molto poco di originale. 
...
Come sono i vostri rapporti con i ragni?
Non scherzo. I ragni intesi come piccole creature a otto zampe che tessono ragnatele con le quali acchiappano mosche o altri insetti per poi mangiarseli - anzi succhiarseli - poco alla volta. 
I ragni sono bestie longeve, i primi ragni ritrovati come fossili risalgono infatti al Siluriano, qualcosa come 420 milioni di anni fa, roba che i famosi dinosauri al confronto sembrano giovincelli senza futuro. 
Non vi sono simpatici? 
Beh, non va. 
Io ho sempre avuto una certa inconfessabile simpatia per i ragni che avevano, per me, oltre a un aspetto francamente buffo il grosso pregio di acchiappare e uccidere le zanzare, le vespe e altri insetti che da bambino mi spaventavano non poco. Ricordo che avevo già allora l'abitudine di dedicare il tempo a guardare un ragno intento a tessere una ragnatela e tuttora, quando trovo un esemplare introdottosi furtivamente in casa, specialmente in montagna, lo acchiappo sotto un bicchiere rovesciato e lo libero nel prato, facendo molta attenzione a non danneggiarlo. Ogni anno i ragni eliminano migliaia di tonnellate di insetti e io non ho voglia di pensare che cosa ne sarebbe del nostro mondo senza i ragni.  
Tutta questa premessa è per presentare un post uscito recentemente sul blog di Silvia Treves (che poi sarebbe mia moglie, inutile nascondersi), intitolato «Sottile ma resistentissima. Come una tela di ragno», dove la sottilcreatura[1] dimostra un'aracnofilia di diversi gradi maggiore della mia, fino al punto di costruire un album di foto di ragni con alcune foto personali (sue). 
Ne consiglio volentieri la lettura sia per motivi di informazione/ formazione che per soddisfare qualche curiosità illecita. In particolare suggerisco un passaggio sul sito cinebloggando, riportato nell'articolo, dove potrete disgustarvi e/o terrorizzarvi con alcune immagini di grandi ragni cinematografici. 
...

E parlando di ragnatele invito i pochi interessanti a sintonizzarvi sul sito di Consolata Lanza (amica personale e collaboratrice di ALIA, anche qui inutile nascondersi), dove la titolare del sito spende qualche parola di elogio verso il mio UKR, uscito da Dudag più o meno un anno fa.
No, non si tratta di quel genere di elogio peloso che chiunque scriva è sempre pronto a tributare a un collega, sia pure della domenica come il sottoscritto, ma è una vera e propria rapida recensione che fa venire l'acquolina in bocca. Giuro, è riuscita a far venire voglia di leggerlo persino a me [2]. 
Non è la prima volta che leggo una recensione a qualcosa che ho scritto e c'è sempre una punta di curiosità nell'accostare parole spese da qualcun altro su qualcosa di proprio. L'aspetto maggiore di tale curiosità - a parte un po' di naturale e inevitabile narcisismo - è la sorpresa nel vedere se e come il recensore ha colto qualche aspetto del testo, se ha capito qualcosa - ovvero se si è permesso al lettore di capire o lo si è malaccortamente sviato - e se, in sostanza, il libro appare come lo si vede e come lo si è scritto o se la sua apparenza è tragicamente (o insperabilmente) diversa da come si credeva. Mi è capitato di scoprire che per taluni lettori il mio testo conteneva temi e aspetti che non sapevo di aver inserito, un sovrapporsi e un intricarsi di spunti e paesaggi che per pochi istanti riuscivano a suggestionare anche me, creandomi l'illusione di un libro infinito nel quale era possibile leggere qualsiasi cosa... 
Poi scendevo a terra e concludevo che era la fantasia del lettore ad aver inserito quei misteriosi e meravigliosi passaggi che io non ero stato in realtà capace di scrivere. E speravo che nessuno si alzasse e dicesse ad alta voce: «Ma io non ci ho visto nulla del genere, qui dentro...».
Posso comunque affermare con gioia e soddisfazione di essere stato stroncato senza pietà da Maurizio Maggiani e da Aldo Busi. Sì, lo so che i due si ritengono due genii che il mondo non si merita, ma comunque è per me fonte di piacere sapere che non sono piaciuto a cotanti personaggi. 
Ma, per concludere il discorso, posso affermare che Consolata ha colto con assoluta precisione alcuni degli aspetti principali del libro, restituendomi un UKR asciutto, pulito, veloce e potente. Una soddisfazione di quelle che migliorano nettamente una giornata. 

[1] Una sottilcreatura (di Nettuno) era un extraterrestre terrorista folle e simpaticamente criminale di un racconto di Sheckley letto in gioventù. Non posso essere certo di Sheckley mentre sono abbastanza certo che mia moglie sia in realtà - anche somaticamente - una delle sottilcreature in oggetto.
[2] In realtà, come mi capita di solito, ho un ricordo insieme vago e maledettamente preciso del romanzo - che non ho più guardato un volta liberatomene - e, come penso capiti a tutti coloro che hanno qualcosa di pubblicato, non sono certo che il libro, lasciato in solitudine, non abbia iniziato a mutare

8.9.14

Il Sole dei soli



Karl Schroeder, canadese di evidente origine germanica, è nato nel 1962 da una famiglia mennonita - gruppo religioso sul quale merita sapere qualcosa di più - ed è uno degli autori di sf che ultimamente è apparso più spesso in traduzione. 
Tra i primi a pubblicarne un racconto tradotto è stata ALIA nel 2009. Lo so, è dura non fare la ruota a questo punto del discorso ma mi farò forza e resisterò. L'antologia nella quale compariva è ALIA Anglostorie nell'ottima traduzione di Davide Mana con il racconto Corona, venti pagine di eccellente sf perfettamente all'altezza con gli altri autori dell'antologia, gente come Ted Chiang, Michael Moorcok o Lillian Csernica. Ricordate il nome del traduttore - nonché, per quanto mi riguarda "scopritore" dell'autore canadese per i lettori italiani - perché ritornerà più avanti. 
Schroeder ricomparve, comunque, in un'antologia pubblicata nel Millemondi Urania nella primavera 2012. Il suo racconto, quasi cinquanta pagine e con protagonista Gennady Malianov, era Dalla lontana Cilenia, nella traduzione di Annarita Guarnieri. A seguire, nel 2013, un altro racconto in Urania Millemondi Estate, Il fantasma di Laika, nella traduzione di Marcello Jatosti, con ancora una volta protagonista Gennady Maliakov e infine nel luglio 2014 in Urania 1608 con il racconto Contenimento, scritto con Tobias S. Buckell e tradotto da Flora Staglianò. 

Nota a margine, tutti i tre i racconti sono stati a suo tempo inseriti in un Year's Book da David G. Hartwell e Kathryn Cramer, rispettivamente nei numeri 16, 17 e 14 della rassegna annuale. Lo so benissimo che le date non quadrano per nulla, ma di questo dovrete chiedere informazioni alla Mondadori che ha pubblicato alcune rassegne degli Year's Book a ritroso rispetto alla data d'uscita originale.
Ma tutto ciò dovrebbe aver convinto che fosse arrivato il momento di pubblicare un romanzo di questo autore. E il momento è arrivato nel luglio di quest'anno, con il romanzo Il sole dei soli [Sun of Suns], primo del ciclo Virga, ed. originale 2006, nella traduzione di Silvia Castoldi e Marco Passarello. E, ovviamente a fungere da introduttore dell'opera l'immancabile Davide Mana, primo traduttore italiano dell'autore canadese. 
Altro aspetto interessante del volume è l'editore. 
Un editore nuovo nel settore fantascienza, zona42, a tentare di dimostrare che in Italia è possibile stampare un libro di sf e venderlo senza essere completamente pazzi e senza puntare a liberarsi in fretta di una corposa eredità. 
Il Sole dei soli è un romanzo di più di trecento pagine, ambientato in un mondo sicuramente singolare rispetto ai consueti pianeti extrasolari tipici della space opera

Virga è una sfera di dimensioni planetarie piena d'aria. Al suo interno, privo di gravità, si muovono isole, alberi e città tenute insieme da un misto di forze centrifuga e centripeta, e trasportate dai moti convettivi della masse d'aria che riempiono la sfera. Ad alimentare la vita di Virga c'è Candesce, il Sole dei soli, da cui deriva tutta l'energia disponibile. 

In questo genere inatteso di luogo si svolgono le avventure di Hayden Griffin, patriota di una nazione perduta, irredentista deciso a vendicarsi di un ammiraglio colpevole di aver massacrato i suoi congiunti nel corso dell'invasione della sua piccola nazione. La situazione politica all'interno della sfera Virga, infatti, è quella di un insieme di piccole stati rissosi e guerrafondai che non perdono occasioni per cospirare, tradire, complottare e guerreggiare in una situazione che richiama alla mente eventi ed eroi del nostro passato. 
Nel corso di un intervista concessa a Nicola Parisi, infatti, è lo stesso Schroeder a dichiarare: 

... Il Sole dei soli e i suoi sequel [...] hanno un tono da XIX secolo  e, stilisticamente fanno parte della tradizione Steampunk, ma sono ambientati tra mille anni nel futuro [...]

Il risultato è un romanzo vivacissimo, ricco di tensione e ricco di riferimenti divertiti alla tradizione letteraria, ai diari di viaggio in luoghi inospitali e ai topoi del romanzo di cappa e spada e di marineria. Non manca, nella serie di avventure di Griffin, anche un incontro con i pirati e con il mito di Emile Anatene, «un damerino [...], un uomo colto, dai gusti raffinati. Uomini come lui possono diventare gli assassini più feroci e lui era tra i massimi esempi.».
Leggere Il Sole dei soli è stato decisamennte divertente e lo consiglio a chi ama la fantascienza ma anche lo steampunk e il romanzo di avventura storica. 
Quanto a zona42 davvero un ottimo inizio. Insieme a Desolation Road di Ian McDonald (di cui potete leggere qui una buona recensione) un'accoppiata notevole. La sf non è morta, evidentemente, e editori di questo genere sono qui a dimostrarcelo. 



N.B.: Questa recensione esce in contemporanea sul blog Fronte & Retro e in LN-LibriNuovi.

4.9.14

Coordinate del ritorno


Dopo quasi due mesi eccomi di nuovo qui, incerto e dubbioso sulla funzione di un blog oltre che, inevitabilmente, sulla mia stessa medesima funzione nella vita. 
Hai passato buone vacanze? Sì, grazie, abbastanza, nulla di grandioso o di fantastico ma quanto mi bastava per vivere e sopravvivere. Sono ancora vivo, e non è poco. Da novembre dello scorso anno fino a luglio di questo sono stato colpito da una depressione che aveva assai poco di psicologico e molto di reale. Ho stretto i denti e ho iniziato una terapia psicofarmacologica cercando nel frattempo di fare fronte ai miei impegni. Alla fine ce l'ho fatta, anche se - inevitabilmente - ho il timore non piccolo di una possibile ripresa con l'arrivo dell'autunno. Non è uno scherzo, il problema sono i livelli di serotonina endogena nel sangue che devono rimanere sufficientemente alti, pena la ricomparsa dei sintomi che schematicamente si possono presentare così: 

Depressione - Farmaci per la cura della Depressione
agitazione, ansia, apatia, comparsa di inspiegabili problemi fisici (mal di schiena e mal di testa), difficoltà di concentrazione, insonnia/ipersonnia, mancanza del desiderio sessuale, pensieri di morte, perdita d'interesse generale, tendenza al pianto, tristezza.

Che, con l'esclusione del mal di schiena e del mal di testa e dell'insonnia posso dire di aver provato tutti. 
Cosa si fa, a parte ciò che si deve fare, negli oceani di tempo che, in quanto semidisoccupato & depresso, ci si trova a dover impegnare? 
Beh, non si scrive. Né sui blog, né romanzi o racconti. Lo so, ho scritto il racconto per ALIA Evo, «Farfalle e zanzare», ma onestamente non ho idea di come ho fatto. Diciamo che l'ho affrontato come un impegno fondamentale per la mia sopravvivenza e l'ho terminato. Ma ho lasciato che il mio (ennesimo) romanzo si coprisse metaforicamente di polvere - il che non è un gran danno per la letteratura italiana - ho iniziato un paio di racconti che puntualmente non ho finito, ho trascurato questo disgraziato blog mentre ho cercato di condurre comunque avanti sia LN LibriNuovi che Alia Evolution. Trovando naturalmente poveri, trascurati, incolori e faticosi i miei interventi, ma facendo finta di niente e consolandomi pensando al grande futuro che ho dietro le spalle. 
Ma a parte questo, che cosa si fa?
Si legge. Si legge come dei coatti - anche se non si scrivono recensioni, un po' perché si teme di non essere all'altezza delle proprie aspettative (un giudice assassino, il proprio SuperEgo) e un po' perché si sa o si sospetta che tanto quelle non le legge nessuno e se le legge ovviamente non sarà d'accordo e penserà: «guarda come non ha capito nulla 'sto qua. Chebbeduino».
Ma si legge molto, in tutto credo più di un centinaio di libri. Saggi scientifici, romanzi di formazione, racconti fantastici, opere fantascientifiche, romanzotti d'azione, gialli & polizieschi... riviste, mensili, trimestrali, ebdomadarii, pamphlet, diari di viaggio, zibaldoni, annali, cronache... una montagna di carta che, una volta più o meno libero della mia Dep. ho cercato di sistemare da qualche parte in casa. E si ascolta musica, si vedono film e telefilm, in qualche modo si cerca di far sgocciolare via i momenti. Come se potessimo contare su una quantità infinita di tempo... 


E adesso? 
Potrebbe anche essere un fuoco di paglia, questo. Nel senso che non so bene se riprendere il mio contatto quotidiano con il blog o lasciarlo perdere. Intorno a me c'è un'aria di sgombero preoccupante, come se tutti avessero finalmente capito che con il blog non parli a TUTTI ma soltanto a quattro amici di penna che via via se ne vanno («... e se prima eravamo tre a ballare l'hully gully, adesso siamo in due a ballare l'hully gully..»). No, non sono preda della Dep. ma sono seriamente perplesso sull'utilità di uno strumento che procede in senso inverso rispetto ai tempi della rete. 
«Checcazzovuoidire?»
Semplice. Ciò che scrivo sul mio blog richiede in genere almeno una trentina di righe giusto per riuscire a definire un tema, avanzare qualche ipotesi sulla sua origine e sul suo destino, proporre qualche interpretazione, definirne il senso, salutare e andarmene. 
«Tutta 'sta roba? Ecche palle!»
In rete funziona FB ma soprattutto una cosa come twitter, dove con centoquaranta caratteri puoi riempire di melma chiunque senza dover fornire uno straccio di motivo. Su twitter puoi fare eccellenti esercizi di humour, per carità, creare calembour, aforismi (brevi), pseudodefinizioni ecc. ecc. ma molto difficilmente riuscirai a esprimere qualcosa che colpisca a fondo il/i tuo/i interlocutore/i. Ed è giusto così, a pensarci bene, perché tutti usiamo internet come un elettrodomestico da compagnia, come la TV ma con in più l'illusione di godere di un istante di notorietà. Infatti è altamente improbabile riuscire ad apparire in TV in qualcosa di diverso da un disperato cenno di saluto, anonimo in una massa di anonimi. 
Ma il mio vero problema è che io non ho conti di sistemare, non devo sostenere a ogni costo la mia squadra, il mio politico preferito (ma esistono?), il mioqualunquecosa con i mieicolori e non sono capace di creare calembour.  Sicché è piuttosto probabile che rinunci a twitter, rinunciando così ai copiosi investimenti che le major della comunicazione stanno spostando dai Blogger a Facebook e a Twitter. 
Da "La Repubblica" di qualche giorno fa. 
A rileggerci, credo. 
E parlerò di libri, credo.